Depresse ?
In Italia 5 milioni di persone soffrono di depressione, diagnosticate, secondo i dati dell’OMS.
Il 15% sono donne e l’8% uomini, circa il 10% sarebbero adolescenti tra 14 e 24 anni.
Nel mondo intero sempre le stime dell’OMS riferiscono 330 milioni di persone in depressione.
Si tratta di cifre spaventose, per la sofferenza personale che portano, tutti ce ne rendiamo conto.
Naturalmente, da altri punti di vista, il problema delle persone con depressione causerebbe scarsa produttività lavorativa per ricorrente assenteismo.
In realtà la depressione è un fenomeno ad altissima complessità troppo spesso liquidato con cure farmacologiche.
Il primo rischio da valutare è che la sintomatologia depressiva possa essere il risultato di gravissime patologie a carico del cervello o anche di altri distretti corporei, di mancanza di nutrienti vitali, di eccesso di alimentazione squilibrata nel metabolismo degli zuccheri semplici e complessi.
Tra le patologie gravi e gravissime che producono anche un quadro depressivo troviamo il cancro, l’ictus, il Parkinson, il diabete e malattie cardiovascolari.
E’ stato stimato dalle proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di morte e disabilità mentre nel 2030 diventerà la prima causa.
E’ noto il primo rischio a carattere suicidario.
Inoltre la patologia determina una così scarsa propensione all’azione che i pazienti tendono a trascurare se stessi e il proprio stato di salute generale.
Non sono interessati a nulla e tantomeno a occuparsi delle pratiche di prevenzione di vari malanni anche molto gravi.
Si tratta di un problema planetario, al pari dei cambiamenti climatici, a cui sono chiamati a fare fronte i governi nazionali.
Viene in mente a questo punto il nostro governo che si impantana con incredibile facilità dietro al miraggio concretizzato di poltrone e vantaggi personali e non esita, ancora nel terzo millennio, a raccontare favole agli elettori.
Il punto di vista dello psicologo:
una sorta di Check up periodico delle proprie condizioni psicologiche, anche in assenza di sintomi e/o psicopatologie, gioverebbe infinitamente ad avere sottomano la propria situazione psicodiagnostica.
Utile per orientarsi nei vari marosi dell’esistenza.
Repubblica in festa
Oggi è il 2 giugno, in Italia si festeggia la Repubblica, conquista politica dal 1946 con referendum istituzionale.
Per settantadue compleanni la Repubblica è stata commemorata con qualche anno più intensità che in altri anni.
Questa attuale festa della repubblica odierna sembra più sentita di altre volte, nel senso che anche persone apparentemente lontane dalla vita politica e istituzionale hanno portato il proprio pensiero su questi fatti.
Hanno acceso la televisione per vedere la sfilata militare, per partecipare in qualche modo a queste commemorazioni.
Chi ha potuto si è recato in via dei Fori Imperiali a Roma per assistere dal vivo alla parata e vedere le personalità politiche nella loro veste ufficiale.
In cielo hanno rombato le frecce tricolori salutate dal naso all’insù di molti piccini e più adulti.
Perché quest’anno ci siamo interessati più che gli altri anni?
Perché gli ultimi eventi politici per la formazione del governo esecutivo hanno allarmato animi e menti di molti, intellettuali e persone comuni.
Repubblica deriva dal latino, Res Publica , cosa pubblica, cosa di tutti noi
Eppure mentre sembrano coinvolgerci anche più del necessario nelle loro beghe per il potere, in realtà la nuova casta si sta installando a dispetto di tante dichiarazioni di cambiamento.
La psicologia che dice?
La psicologia è il cambiamento nel senso che gli psicologi sanno e possono favorire cambiamenti nelle persone e nei gruppi e quindi nella collettività.
Chi non è psicologo sa determinare e gestire il cambiamento sano, proficuo, intelligente, virtuoso?
In quanto psicologa ho forti riserve, ben sapendo che il cambiamento incontra solide resistenze dall’interno per la persona perché la natura umana di adattamento cerca la stasi e tutte le attività sono guidate dalla ricerca più o meno consapevole di sciogliere tensione.
Vogliamo “acquietarci” di nuovo nell’omeostasi, cioè all’originario punto di equilibrio.
Il cambiamento è un “lavoro” per l’organismo psichico e mentale e solo in presenza di forte motivazione e di varie circostanze favorenti si instaurerà.
Cromoterapia verde
Verde si ottiene combinando il giallo e il blu.
E’ il colore predominante nella natura dalla primavera all’autunno.
È simbolo della speranza perché indica il rifiorire della vita stessa anche dopo condizioni avverse.
In altre tradizioni il Verde si ritrova, ad esempio, sul volto di Visnù nell’induismo e lo è anche il corpo della Venere di Fidia.
E’ verde il mantello di Kherz, il grande saggio che illuminò Mosè. Pure la cappa di San Giorgio che sconfigge il drago viene raffigurata di questo colore.
Nella mitologia celtica rintracciamo il predominante colore dei prati nei Pascoli delle Isole Felici, come lo è lo stemma di Irlanda.
Nell’antico Egitto l’animale sacro che non si può uccidere è il Gatto ed ha gli occhi verdi.
Il raggio verde che la tradizione popolare vuole come ultimo istante della luce solare prima che il sole scompaia dietro l’orizzonte è quello capace di trapassare ogni cosa, come la luce dello smeraldo a cui lo associa l’alchimia di Paracelso.
Quindi è un colore confortante, che calma e rassicura, come Madre Natura, rinfrescante e tonificante.
Si dice anche però verde di invidia o anche essere al verde proponendo così l’aspetto bipolare di ogni simbolo, buono e positivo ma anche dal doppio significato.
Nei sogni, in considerazione alle associazioni del sognatore, si tiene presente anche un aspetto rappresentativo di desideri non ancora realizzati, come una natura non ancora fiorita, e così anche pulsioni latenti.
Interessante osservare che questo tono cromatico evoca emozioni “acide” se unito a una punta di giallo. Invece diventa rassicurante, pur mantenendo la prerogativa di colore freddo quando si carica di una punta di blu, rafforzativa della calma.
In Home Therapy viene suggerito per creare ambienti che inducano calma, nel senso di serenità, quindi non un riposo quieto ma suggerisce un luogo operativo.
M. L. Von Franz
Su M. L. Von Franze si è tenuto poco tempo fa un convegno a Roma molto interessante.
Molto interessante per la partecipazione di studiosi della più celebre allieva di Carl Gustav Jung, arrivati a Roma dalla Svizzera, patria dei grandi della psicologia analitica.
Si celebravano i venti anni dalla scomparsa della M.L.Von Franz ricordando i suoi punti salienti.
Il giornale Vogue le fece un’intervista ancora molto attuale e da questa riporto qualche stralcio illuminante:
When Marie Louise Von Franz was an eighteen – year – old student, she met Carl Gustav Jung.
All she knew about him was that he was a famous psychologist.
What she knew of psychology came down to the way a teacher had thought Hamlet with a freudian explanation and Faust with a junghian explanation.
A decisive turn into the conversation came when Jung told the group of student who’d come to see him about a female patient :
that patient had had a vision of being on the moon.
Questo incipit mi è parso alquanto sugestivo e volentieri riporto qalche altro brano dell’intervista, per gentile concessione della redazione che ne ha divulgato copia.
Intanto possiamo dire che la M.L. Von Franz in quegli anni era creatura alquanto razionale.
Lei stessa dice all’intervistatore di aver pensato ” but she wasn’t on the moon” !
Splendida la risposta di Jung che, guardandola negli occhi , come lei stessa ci dice, le rispose “Yes, she was”.
Queste sintesi linguistiche sono tra quelle che a me fanno amare molto la lingua inglese.
E con ciò lo psichiatra svizzero le sintetizzò che ciò che accade psichicamente è reale, anche se ancora nessuno è mai andato sulla luna, a quel tempo .. e ciò che accade fuori può essere secondario, come conseguenza di quello.
La sera racconta l’autrice di aver pensato che le sarebbero occorsi almeno dieci anni per digerire questa impostazione che le aveva suggerito that old man ma poi ci dice che it took me all my life dove it è naturalmente riferito alle parole ascoltate.
ft studium
Ho dato al mio studio di psicologia e psicoterapia il nome di ftstudium.
Perchè?
Facili latinismi per dare un tono di scientificità?
No, la risposta è un’altra.
Vediamo l’etimologia, che sempre aiuta nella comprensione:
dal lat. studium ‘applicazione, zelo, amore, passione…’; connesso con il verbo lat. studere ‘applicarsi a, dedicarsi a, studiare, desiderare’ (exercere studia ‘dedicarsi agli studi’).
Ne consegue per studiare il significato di ‘fare oggetto di applicazione mentale costante e metodico una disciplina, un argomento, un’arte o una tecnica al fine di apprenderla, valendosi del sussidio di libri o di altri strumenti, spesso sotto la guida di un insegnante’
Ecco che la spiegazione mi è parsa la vera essenza del mio lavoro con i miei pazienti di sempre:
porre passione e dedizione nello studiare, da parte mia, per mantenere sempre approfondito e aggiornato il mio contributo alle persone che chiedono il mio intervento.
e sia applicazione, da parte dei pazienti che frequentano il mio studio, di quanto andiamo insieme ragionando.
Lasciamo da parte il latino per ricordare che nella nostra lingua italiana studiare concentra in sé i nuclei fondamentali che hanno caratterizzato l’antecedente latino fin dalle prime attestazioni: passione, assiduità, applicazione, pratica, dedizione profonda, desiderio (di imparare).
Il tutto finalizzato alla conoscenza.
Le altre accezioni del termine (‘impegno, cura in un’attività, in un obiettivo che ci si prefigge’ così come il significato di ‘ricercatezza, artificio’ ad esempio nel vestire, nel comportarsi in un certo modo, o come quello di ‘gesto calcolato’) sono da ritenersi secondarie.
Queste premesse ci raccontano un senso profondo di accoglienza, verso chi bussa alla porta del mio studio, per procedere insieme a “studiare” il percorso migliore per il paziente.