Ansia è la parola che usiamo spesso per descrivere il nostro stato d’animo inquieto.
Spesso non si tratta di ansia come categoria nosografica psichiatrica però ci sentiamo agitati, carichi di tensioni e in uno stato di sgradevole preoccupazione.
Vorremmo che una specie di bacchetta magica ce la scrollasse via di dosso.
Che fare?
L’umore si fa ancora più inquieto e facilmente diventa uno stato di malinconia diffusa.
Tristezza, malinconia e siamo pronti per dichiararci in preda a depressione.
Ansia e depressione sono due termini purtroppo tristemente diffusi, è il caso di dirlo, ma molte volte non siamo realmente colpiti da questi disordini affettivi come la psichiatria li ha descritti e classificati.
Probabilmente non abbiamo bisogno di farmaci.
Cosa possiamo fare allora?
Sicuramente provare ad ascoltarci, in silenzio e quiete, se ci è possibile, prestiamo attenzione e ascolto interiore a cosa sta succedendo dentro noi stessi.
Potremmo renderci conto di aver sempre desiderato qualcosa che ancora non abbiamo raggiunto o di aver bisogno di qualcosa che mai è stato nostro.
Forse il senso di sentirsi al sicuro, protetti, non così esposti al mutevole variare degli eventi.
Invece forse potremmo incontrare dentro di noi un ricordo di qualcosa che in questa fase della nostra vita non è più con noi.
Non è semplice decodificare nei suoi elementi costituenti lo stato complesso che qualifichiamo come ansia o come depressione e possiamo anche confondere questi due diversi modi di essere della psiche che a volte si presentano insieme.
Cosa ci gioverà?
Senza alcun dubbio trarremo un giovamento, anche piccolissimo, dal dedicare qualche istante all’ascolto interiore.
Non fuggire quindi dallo stato difficile e doloroso ma cercare di “stare con” il nostro stato d’animo, non abbandonare noi stessi, non ignorare quello che la nostra psiche sta cercando di segnalarci.
Respirare sarà un altro piccolo aiuto che possiamo dare a noi stessi, con calma e lentamente.