PSICOLOGIA, FELICITA' E HOME THERAPY
Per informazioni e appuntamenti+39 06 78 22 934 | +39 339 670 56 59

SERENITA’

la Serenità, parola tranquilla che evoca atmosfere chiare e rilassanti, sembra sfuggire di mano a molte persone.

Sto ponendo attenzione a quante difficoltà psicologiche del nostro tempo siano legate a mancanza di serenità nell’animo delle persone.

Perchè?

“Lo spirito creativo si afferma dove regna la serenità”
Le Corbusier

La Serenità è uno stato d’animo quieto, una omeostasi in cui la mente si adagia nel presente e rilassa se stessa.

Così facciamo spazio alla possibilità di creatività in noi stessi, verso nuove idee, soluzioni, creazioni.

Si svolgono le consuete attività con la pace in fondo al cuore e i gesti rallentano, il volto assume un’espressione rilassata e più bella, proto al contatto amichevole con l’Altro.

E’ uno stato normale che appartiene a tutti ma con facilità si perde, per molti sembra addirittua uno stato felice che non conoscono più da tempo.

Ritrovare la serenità

Non è per nulla difficile, basta conoscere le tecniche giuste e applicarle.

In primo luogo dobbiamo essere rilassati, riconoscere quindi che la tensione o la smania che a volte si impadronisce di noi è il primo nemico della serenità e per questo va allontanata in modo risoluto.

Il respiro è sempre il migliore alleato: semplicissimi respiri lenti e lunghi, non è necessario che siano respiri profondissimi quanto invece lunghi e consapevoli.

Continuare così a respirare, ponendo cura soprattutto all’atto espiratorio, accompagnando fuori l’aria in semplicità, finche non sentiremo, in breve, che siamo già più calmi.

Calmi però non significa sereni perchè la serenità che desideriamo ha qualche caratteristica in più, porta con sè uno stato pacifico che si avvicina molto all’armonia interiore e da qui il passo è breve verso lo stato di felicità.

La felicità infatti riposa su uno stato sereno della mente che solo così riesce a cogliere quelle piccole e frequenti cose positive, piacevoli, fortunate, che attraversano la vita di tutti.

Moltissimi però non se ne accorgono.

Read More

ANSIA E LAVORO

Avete mai pensato in quale misura le nostre attività quotidiane influiscono sullo stato di ansia?

Qui vi dico come influiscono:

Partiamo dal fatto che l’ansia è un fenomeno normale di cui tutti facciamo esperienza in modi variabili da persona a persona.

L’ansia si potrebbe dire un aspetto inevitabile del vivere quotidiano però spesso si tratta di semplice tensione:

accade quando siamo preoccupati fino a trovarci tesi e in apprensione per eventi futuri.

Come non preoccuparci troppo

Se riusciamo a dedicarci ad un lavoro appassionato da fare con le nostre mani mentre sentiamo avvicinarsi il temuto stato di ansia, possiamo contruibuire a frenarlo, in molti casi a dissolverlo.

come è possibile?

Accade perchè l’ansia è un fenomeno complesso universale, appartiene alla sfera delle emozioni, si sperimenta come l’attesa di qualcosa di spiacevole e indefinito.

Ma portiamo la nostra attenzione su un lavoro manuale e la mente si trovarà ad occuparsi di una cosa diversa.

Cosa accade in questo caso alla mente?

Viene spostato il focus attentivo con conseguente concentrazione dell’attività cerebrale sul nuovo “compito” che ci siamo dati.

Proviamo a capire meglio:

possiamo tornare a una raffigurazione didattica, che si studiava in psicologia fisiologica e si chiama Omunculus motorio.

Di cosa si tratta?

è un modo visivo, un visual thinking si direbbe oggi, per mostrare quali aree del cervello sono coinvolte nelle varie parti del corpo e tutto ciò che le riguarda, come dolore, piacere, attivazione nervosa, calma.

Queste aree cerebrali sono rappresentate come una sorta di bizzarra figurina umana, sulla corteccia cerebrale, con alcune parti grandi e altre più piccole, corrispondenti alle zone del corpo considerate.

Le mani e tutto ciò che le riguarda sono nel nostro omuncolo grandissime, specie i polpastrelli e questo perchè molta parte corticale è interessata a ciò accade alle mani.

Lavorando in punta di dita quindi attiviamo una vasta area della nostra corteccia cerebrale, concentriamo la nostra attenzone sul lavoro che stiamo svolgendo con le mani e lo stato di tensione diffusa che chiamiamo ansia si scioglie progressivamente.

Read More

Ansia mai più?

Torniamo all’Ansia.

Come affrontare quei momenti di tensione e agitazione emotiva che arrivano improvvisamente?

E’ intuitivo che diventa prioritario calmarsi

Sicuri di sapere come si fa?

Ci sono tecniche specialistiche, dal training autogeno di consolidata tradizione psicoterapeutica a molto semplici respirazioni.

Anche sulla semplice respirazione tuttavia nella mia pratica clinica rilevo che moltissime persone in qualche modo sbagliano

Intanto è bene sottolineare QUESTO:

per generare uno stato di calma quando sta arrivando l’ansia, cioè si stanno attivando sistemi neuroendocrini precisi che mobilitano all’azione, indurre uno stato disteso e tranquillo non è immediato.

Non è intuitivo soprattutto.

Occorre ESPIRARE fuori l’aria che già è nei pomoni, questo è il primo punto.

Inutile fare dei grossi respironi che sono inspirazioni profonde, da non fare in questo mometo.

prima FUORI L’ARIA e quindi la andiamo a riprendere in modo lento per poi tornare a focalizzarci sul buttarla fuori, svuotare i polmoni.

Senza esagerare, prendo aria e la espiro fuori, senza trattenerla, senza spingere nè in entrata nè in uscita.

prendo aria e poi fuori aria.

Giova ripeterselo, come un mantra, proprio con queste parole.

Lentamente, dentro di sè continuare a ripetere, e a fare, questo semplice quanto vitale piccolo esercizio.

In realtà basterebbero pochi secondi, ma se siamo molto bloccati, preoccupati, impauriti e tesi ci può volere qualche minuto.

Se ci pensiamo è un minuto piacevole, ci stiamo dando la libertà di respirare col ritmo naturale, tranquillo e calmo che è proprio dei mammiferi in stato di normale riposo.

Se vogliamo proprio strafare potremmo anche cercare di abbassare le spalle, sempre troppo contratte ed aprire il torace, come a voler distendere la zona dei muscoli pettorali.

Ampia, si apre alla luce (di notte è la stessa cosa) in una suggestione di pensiero di “prendere luce ed aria sul petto”.

Facile davvero, ditemi poi come è andata!

Read More

disordine domestico e ansia

L’ansia e  disordine domestico potrebbero essere due opposti: chi sente ansia, cerca di fare ordine, a volte compulsivamente, a volte ossessivamente.

Consideriamo il disordine domestico come una difficoltà psicologica della mente nel dare funzioni al proprio spazio: perchè quell’ambiente si riempie di troppe cose? a cosa servirebbe in origine quello spazio?

Quando il funzionamento psicologico, a volte sopraffatto da eventi o emozioni difficili, non riesce a mantenere la funzione e lo scopo degli  ambienti domestici, si può avvertire un disagio, una tensione nervosa, un malumore. Lo chiamiamo  ansia.

Ed ecco allora perchè possiamo accostare ansia e disordine domestico: la mancanza di ordine esterno riflette come uno specchio sporco un disordine interiore, tra desideri e realtà, tra aspettative e delusioni, tra immaginario e senso pratico.

Si accumulano tanti frammenti tra  ricordi, oggetti in cui proiettiamo possibilità future, cose che non servono, cose che non siamo sicuri a cosa potrebbero servire.

Va smarrita la funzione delle cose, il loro scopo.

La prima cosa da chiedersi allora, se vogliamo affrontare il disordine domestico e la conseguente ansia è:

a cosa mi serve questa cosa? mi rende felice?

In Home Therapy ci occupiamo anche di queste operazioni preliminari, per raggiungere poi il vero benessere abitativo.

Ambiente caotico è luogo che chiede aiuto, che ha perso il suo senso vero. E’ luogo in cui non circola aria, si potrebbe anche dire.

Oggi si ama dire “energia” mutuando il termine dalla fisica anche se spesso non ci è ben chiaro il suo significato, quindi uso con molta cautela questo termine.

Comunque nei nostri spazi abitativi si sente dire che circola poca energia o cattiva energia, per riferirsi ad una forza che attivi e mantenga movimento e vitalità. Una forza lavoro perchè la casa, magari ci appare inerte ma in senso molto lato e figurato essa “lavora” per noi.

Home Therapy ci spiega in che modo…

Read More

disturbo ossessivo compulsivo

L’ansia qualche volta diventa il nemico numero uno della nostra vita e produce il disturbo ossessivo compulsivo.

Se non è curata, diventa insopportabile e così la mente stessa prova a liberarsene.

Produce un antidoto. L’ossessione mentale.

Purtroppo questo è uno dei casi in cui non riesce a produrre un antidoto sano, efficace e opportuno

Cosa fa? Vi chiederete …

Produce un nuovo sintomo per liberarsi della sofferenza del primo sintomo, che era l’ansia.

Quale è questo nuovo sintomo? una nuova ossessione.

L’ossessione dei pensieri e / o dei comportamenti.

Si scivola nel disturbo ossessivo compulsivo che si impone alla natura razionale della persona “obbligandola” con forza indomabile a ripercorrere circuiti di pensiero o di gestualità che non hanno nulla di comprensibile o di utile.

La persona che ne è afflitta è la prima a non voler compiere questi rituali: quali sono?

la ricerca ossessiva di una parola che non torna in mente, l’oggetto che non sappiamo più dove si trovi, forse lo abbiamo visto per ultima volta tanti anni fa.

Queste coercizioni mentali compaiono in modo improvviso, ogni volta che l’ansia, legata a circostanze di vita anche banali, si rende intollerabile.

Questo passaggio dall’ansia al meccanismo ossessivo nella sua ripetitività diventa presto un passaggio rapidissimo, dell’ordine di un quarto di secondo e quindi non è percepito dal livello di coscienza ordinario.

Il risultato è che la persona si trova imprigionata nel “dover compiere” azioni, comportamenti o pensieri assillanti anche in situazioni inappropriate.

Al lavoro, a scuola, in famiglia.

Quando il problema si mantiene a lungo negli anni diventa ingestibile al soggetto stesso che ne è afflitto che ricorre contro ogni propria ragionevolezza e volontà a questi espedienti ossessivi.

Nell’immediato, possono dare uno pseudo sollievo dall’ansia che ha scatenato tutto il fenomeno.

Ne consegue che molte persone “candidate” a questo disturbo trovano sollievo in ansiolitici prescritti dal medico in modo terapeutico, cioè come cura e  con la frequenza prescritta, non all’occorrenza.

 

Read More

Sei ansioso? antidoto!

L’ansia qualche volta diventa il nemico numero uno della nostra vita. Sei ansioso.

Se non è curata, diventa insopportabile e così la mente stessa prova a liberarsene.

Produce un antidoto.

Purtroppo questo è uno dei casi in cui non riesce a produrre un antidoto sano, efficace e opportuno

Cosa fa? Vi chiederete …

Produce un nuovo sintomo per liberarsi della sofferenza del primo sintomo, che era l’ansia.

Quale è questo nuovo sintomo dell’ansioso?

L’ossessione dei pensieri e / o dei comportamenti.

Si scivola nel disturbo ossessivo compulsivo che si impone alla natura razionale della persona “obbligandola” con forza indomabile a ripercorrere circuiti di pensiero o di gestualità che non hanno nulla di comprensibile o di utile.

La persona che ne è afflitta è la prima a non voler compiere questi rituali

 ricerca ossessiva di una parola che non torna in mente

l’oggetto che non sappiamo più dove si trovi, magari lo abbiamo visto per ultima volta tanti anni fa.

Queste coercizioni mentali compaiono in modo improvviso, ogni volta che l’ansia, legata a circostanze di vita anche banali, si rende intollerabile.

Questo passaggio dall’ansia al meccanismo ossessivo nella sua ripetitività diventa presto un passaggio rapidissimo, dell’ordine di un quarto di secondo e quindi non è percepito dal livello di coscienza ordinario.

Il risultato è che la persona si trova imprigionata nel “dover compiere” azioni, comportamenti o pensieri assillanti anche in situazioni inappropriate.

Al lavoro, a scuola, in famiglia.

Quando il problema si mantiene a lungo negli anni diventa ingestibile al soggetto stesso che ne è afflitto

egli ricorre contro ogni propria ragionevolezza e volontà a questi espedienti ossessivi che, nell’immediato, danno uno pseudo sollievo dall’ansia che ha scatenato tutto il fenomeno.

Ne consegue che molte persone “candidate” a questo disturbo trovano sollievo in ansiolitici prescritti dal medico in modo terapeutico, cioè come cura , non all’occorrenza.

 

Read More

ANSIA DA PRESTAZIONE

Ogni volta che dobbiamo compiere una prestazione il nostro corpo reagisce all’attività della mente.

Cosa fa la mente? registra immediatamente il fatto che siamo chiamati a compiere qualcosa e saremo giudicati. Non solo la nostra prestazione ma tutta la nostra persona!

SBAGLIATO!

Può essere una gara come esempio tipico ma per la nostra mente è una prestazione anche il voler parlare con il propio figlio di qualcosa che riteniamo importante.

Sbaglierò? Riuscirò a farmi capire? Otterrò l’effetto desiderato?

O nei casi più “forti”: mi giudicheranno negativamente?

Da qui  seguono previsioni catastrofiche di risultato negativo: non mi chiameranno più, perderò il posto, mio figlio perderà fiducia in me, non sono un buon padre, un buon atleta, un buon collega, un buon amico e via discorrendo.

Cosa c’è di reale in questa fuga di pensieri?

  1. sto per fare qualcosa che mi impegna e considero importante

  2. sarà giudicata la mia prestazione

E niente altro è reale, è tutta una proeiezione personale che innesca meccanismi nella mente che si impaurusce e nel corpo fisico che in automatico partecipa con reazoni fisiologiche normali di allarme.

Quello che sfugge è il punto 2. e cioè: non io stesso e il mio valore sarà giudicato ma è solo la mia prestazione, quella di quel momento che verrà valutata.

Del resto è molto in auge in questi anni che è orribile l’atto del giudicare: Non devi giudicare! Tu stai giudicando! 

Sfugge di nuovo una cosa fondamentale e cioè che l’azione del giudizio è connaturata alla natura umana per districarsi nel mondo, per orientare il proprio comportamento ed è prevista dal sistema cognitivo di ogni essere pensante.

Magari può essere un bene sforzarsi di non incollare giudizi di valore sulle persone “giudicandole” in toto  come sbagliate, sciocche, o peggio ancora.

Il riconoscere però che una azione è sciocca o sbagliata è un’azione sana di mente.

Molto utile, ricordando sempre di non applicare le nostre personali categorie di bene e di male alla totalità sell’altro.

Read More

Ansia, come eliminarla

Avere problemi da risolvere conduce a soffrire emotivamente.

Compare ansia dentro di noi.

Gli esseri umani viventi hanno problemi, chi di più chi di meno.

L’ansia è una reazione normale, tutti svariate volte nella vita ne fanno esperienza, anche se con frequenza molto variabile da persona a persona e da situazione a situazione.

L’ansia è una dimensione inevitabile del vivere umano con cui ci dobbiamo confrontare.

Fenomeno complesso e universale l’ansia appartiene alla sfera delle emozioni avvertite come sgradevoli.

Si manifesta con  una sensazione di attesa indefinita, quasi una minaccia incombente.

Comporta uno stato di irrequietezza psichica.

La reazione di allarme non dovrebbe allarmarci per se stessa: è comune anche agli animali ed è la migliore possibilità che abbiamo per riconoscere pericoli veri da quelli fslsi.

Nell’animale tutti i comportamenti di attacco o di fuga comportano cambiamenti fisici come l’aumento del battito cardiaco, della vigilanza, della sudorazione, la  diminuzione della salivazione eccetera.

Per fortuna anche l’essere umano è un animale e dispone nel proprio patrimonio filogenetico di queste stesse risorse.

Risorse??

E’ importante afferrare bene il concetto che l’ansia, per quanto sgradevole e a volte terribile non è affatto pericolosa ma anzi ci aiuta a capire la situazione e a prendere le giuste misure del caso.

A patto che non ci facciamo catturare dalla paura di aver paura e quindi la vediamo come una nemica da combattere, invece che una risorsa che ci sta dicendo qualcosa di noi.

Cosa ci sta dicendo?

Che dobbiamo stare all’erta, che forse è presente un pericolo, che occorrono tutte le nostre forze e le nostre capacità.

Infine ci dice pure che possiamo farcela, altrimenti saremmo già morti da millenni e invece, per quanto possa sembrare a volte il contrario, l’ansia non è un meccanismo che uccide.

Estenua, sì. Impariamo però a capire meglio il meccanismo e avremo fatto il primo passo.

 

Read More

settembre post vacanze

A settembre da qualche anno ogni rotocalco riserva qualche spazio editoriale alla sindrome del rientro dalle vacanze.

Ce ne era davvero bisogno?

Siamo sempre nel rischio che praticamente ogni cosa diventi "moda" nel giro di breve tempo.
Ci sono tuttologi infaticabili sempre al lavoro per dire la loro.

A volte la semplicità aiuta, meglio dell'approfondimento ad ogni costo.
Settembre è uno splendido mese!

Si moltiplicano dalle pagine dei giornali e dalla voce delle trasmissioni televisive e radiofoniche consigli
per affrontare alcuni disagi psicologici e fisici che si presentano a vacanze finite.
Proverò ad affrontare la questione del periodo di settembre come fine delle vacanze da un punto di vista più comprensibile, privilegiando l'aspetto psicodinamico che sempre tenta di comprendere cosa succede alla nostra mente difronte a situazioni nuove.

Per “mente” qui intendo il modo in cui affrontiamo le nostre esperienze di vita, il nostro caratteristico e personale stile di pensiero, potremmo dire così.

Naturalmente è coinvolto il sistema neuroendocrino, i neurotrasmettitori, il livelli plasmatici di serotonina, dopamina e ogni aspetto biochimico della macchina incredibile che è il nostro organismo.

Influenzato anche, nel suo modo di funzionare, dagli aspetti interiori, legati allo spirito vitale che ci contraddistingue finchè siamo in vita.

Per spirito vitale si può intendere la nostra attitudine a rapportarci al mondo più ampio cui apparteniamo, la nostra idea di mondo e di mondi, di infinito e di assoluto.

Queste ultime suggestioni vogliono solo ricordare che coltivare anche questo tipo di riflessioni sviluppa il sentimento di fiducia, di sicurezza e di emozioni positive e vitali.

Sono queste che aiutano non poco il nostro intero organismo ad affrontare con successo i numerosi cambiamenti, piccoli e grandi, che incontriamo sul nostro cammino.

Tornare dalle vacanze è davvero un problema? chiedevo all’inizio. Chiediamocelo tutti, è il mio consiglio, in tempi in cui nel terzo millennio gli esseri umani patiscono in massa vessazioni di ogni tipo, guerre e quanto altro ognuno di noi ascolta dai media.

Un po’ di insonnia, un po’ di malinconia, chi fuma troppo, chi mangia male, chi si sente nervoso… proviamo a sentirci anche piuttosto fortunati ad essere nati nel mondo occidentale …

 

 

Read More

Ansia e serenità

L’ansia è più diffusa della depressione?

Almeno nella mia esperienza professionale, sono moltissime le persone che combattono la propria ansia.

Per la sua manifestazione così sgradevole e spesso egodistonica, perché rende tesi, agitati e perennemente preoccupati.

Preoccupati a  buona ragione o senza alcun motivo, oltre misura, fuori controllo.

Se la preoccupazione diventa esagerata e governa il tempo psichico e i pensieri, allora possiamo parlare di stato d’ansia.

Se trascurato lo stato d’ansia cercherà di sedarsi, cercherà una tregua a questa condizione che attanaglia

E cosa accadrà per sedarsi?

A volte si creano sintomi e segni del quadro ossessivo compulsivo, i pensieri si fanno ripetitivi, reiterati e soprattutto incoercibili.

Sembra che i pensieri governino la mente, i gesti, il corpo e la persona tutta intera, una condizione definita intollerabile da molti pazienti. Allora il gesto compulsivo che obbliga a quella specifica azione sembra un’ancora di salvezza ma sarà una vittoria di Pirro.

Nel senso che dall’ansia andiamo dritti verso il comportamento ossessivo, a volte fobico, nel tentativo di  controllare… tutto.

L’idea di controllare è votata a sconfitta perché un desiderio di controllo che scaturisce da un disturbo non è un desiderio ma è un sintomo. Sintomo di ansia.

Controllare nasce dall’idea di escludere dalla propria esperienza qualsiasi imprevisto e ovviamente non sarà mai possibile.

Così ci si vota alla sconfitta mentre ci si condanna a una vita frustrante, preoccupata, impaurita credendo che se solo riuscissimo a controllare meglio e di più si starebbe meglio.

Non è così.

Per stare meglio occorrerà capire cosa sta succedendo nei propri pensieri, nelle proprie sensazioni, nello stato d’animo.

Occorrerà ascoltare la storia che la mente sta narrando a se stessa, spesso una storia fatta di sentimento e quale sentimento?

Quello di non sentirsi in grado, di non sentirsi all’altezza delle situazioni, quello di credersi inadeguati o non capaci di qualcosa.

Ricordiamo però che credersi così, non è esserlo realmente.

Read More