Ricamo, un’arte antica.
Fa pensare a donne di oggi e dame di ieri intente a intrecciare fili sottili, con lo sguardo a tele leggere e candidi veli in cui prendono forma sotto le dita i colori, in disegni fantastici.
Tra seta, cotone, lino e ogni altro tessuto si formano tra le mani immagini e forme di qualsiasi genere.
Non c’è alcun limite alla creatività, alla fantasia, all’immaginazione e si creano così, come per opera fatata, realizzazioni di gran pregio.
Nella storia i ricami hanno custodito tra i fili abiti sacri, abiti per le spose, per le occasioni speciali della vita.
Hanno segnato uniformi per le alte cariche degli stati, stemmi, bandiere fino ad arazzi e rivestimenti per diversi oggetti.
Fili di seta intrecciati insieme a fili di vero oro hanno permesso la filatura di vesti preziose di esclusivo appannaggio della famiglia imperiale russa.
I più antichi frammenti di ricamo con oro filato risalgono al XIII secolo.
Il ricamo porta con sè la pazienza e la passione, qualità della mente che sono terapeutiche.
Ricamo è arte sicuramente ma è donna?
Non solo, in Italia Renato Parolin disegna e ricama e la sua meritata fama varca da tempo i confini nazionali.
E’ pur vero che la psiche femminile per la storia secolare che portiamo sulle spalle, si è trovata incoraggiata a sviluppare tante arti coltivabili nei luoghi sicuri della casa, dei salotti, dei conventi, lontano da guerre e politica.
Ma donne o uomini che siamo, ricamare è un modo di dipingere con fili di stoffa e tecniche raffinatissime sono sorte ovunque nel mondo. Ricamare ci riconnette con la psiche profonda, è una forma di meditazione.
Ieri ho imparato la tecnica del ricamo di Luneville, una cittadina della Lorena, in Francia e ho scoperto alcuni segreti per illuminare di perle un tessuto di organza e creare un mandala prezioso.
Grazie alla maestra Jelena Saveljeva, ma di tutto questo vi parlerò meglio nel prossimo post!