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Influenzer

Che vuoi fare da grande? chiedono i genitori a ragazzine tra gli 11 e i 18 anni. “Voglio fare l‘Influenzer”, questa la spiazzante risposta per genitori “Boomer”.

Termini anglosassoni che sottolineano il divario generazionale che sempre è stato complesso affrontare in modo proficuo.

L’influenzer chi è ??

oggi è una figura professionale che praticamente tutti sanno a cosa si riferisca e la associano a una attività superficiale, priva di competenze, futile e modaiola. E’ davvero così?

Ecco perchè non è sempre futile

Potremmo dire che ci sono Influenzer ed Influenzer, cioè alcuni fanno la differenza riuscendo ad applicare intelligenza, studi, strategie, inventiva, creatività al proprio lavoro.

Ma di che tipo di lavoro si tratta ?

Un tempo si parlava di Opinion Leader , sempre dall’inglese, mi raccomando! ad indicare chi sa trainare le opinioni altrui, creando consenso intorno a se stesso e dunque a ciò che propone.

Oggi si concentra sul fashion che per dire moda pare una parola più cosmopolita.

Non necessariamente l’influenzer si occupa solo di moda in senso di abiti.

Genera trend, immagine, tendenze di gusti relative ai modi in cui apparire per essere con il giusto outfit , dove oguno degli accessori indossati è frutto di scelte mai lasciate al caso.

Dal colore dei capelli all’armocromia, lo stile delle borse o del pareo sulla spiaggia, il tipo di borsone da palestra o di cintura, calzature sconcertanti, tutto fa tendenza, dettando un percorso di agognata bellezza.

Sbagliato ? non necessariamente, se si resta nella giusta misura, se si guarda a se stessi, alla propria autenticità, a come si è per poi disegnare come apparire all’esterno.

E’ una professione che si sviluppa tra varie competenze trasversali, informazione accurata, onestà di intenti e vera passione per il settore che ci può trasformare nell’immagine.

In questi giorni una celebre influenzer italiana, forse la più conosciuta e la più riuscita economicamente e non solo è finita al centro di battaglie legali.

Si vuole screditarla e danneggiarla, nella sua vita privata, familiare, economica, professionale, col pretesto di tutelare noi consumatori.

Quella di Chiara Ferragni è una storia di successo, partita da zero, costruendo una specifica competenza e conoscenza del settore, intrecciando relazioni, incontri, creando relazioni di stima e sviluppando un proprio brand internazionalmente noto, riuscendo a proporsi in modo sempre adeguato.

Milioni di ragazze la ammirano e uomini la desiderano, ma lei ha costruito la sua famiglia di amore, lavorando con passione e impegnandosi in campagne a sfondo ecologico e benefico.

Ha ricevuto inviti e proposte professionali importanti che ha svolto in modo ammirevole, autentica e attenta a valori positivi.

Una scalata e una vetta raggiunta con grinta e simpatia, non occorre molto altro per entrare nel mirino dell’invidia collettiva.

E l’invidia è una brutta bestia che in questi tempi dominati dai social network si scatena per distruggere l’oggetto di invidia. La psicoanalista dei primi anni del 900 Melanie Klein ne avrebbe da dire, a questo proposito.

Si è voluta vedere questa giovane donna in lacrime davanti a milioni di telespettatori, mentre offriva un milione di euro ad una buona causa (perchè la lascino in pace?). La tv del dolore vuole vedere, non solo in tv, che l’affondo spietato ha davvero colpito.

Avrà fatto probabilmente un errore, non conosco queste logiche dove ci si scaglia verso chi è in vetta mentre si nuota in un mondo di truffe, malafede, inganni, imbrogli, querele, accuse, insulti.

La giovane influenzer sicuramente ha peccato di leggerezza nel non informarsi fino in fondo dei risvolti legali di una campagna di pubblicità e la legge non ammette ignoranza.

Tuttavia ammette tranquilamente che la persona sia messa in croce, mediaticamente parlando.

Un Buon Anno a questa giovane intelligente donna che ha saputo ispirare tante ragazze in un mondo in cui l’ispirazione e la bellezza sono sepolte sotto l’oscurità dei nefandi tempi che viviamo.

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bambole come simbolo dell'umano

Immagini profonde

Immagini di ogni tipo popolano la nostra mente, ognuno ne fa esperienza in continuazione.

Sono importanti le immagini per la nostra psiche?

Importantissime.

Perchè sono importanti le immagini?

Perchè di esse si nutre e si alimenta tutta la sfera inconscia del nostro essere, il motore della nostra vita.

Stare con le nostre immagini è un lavoro centrale nell’esperienza psicoterapeutica.

E’ una chiave che apre molte porte per raggiungere una conscenza più ampia ed aperta del nostro funzionamento psicologico.

Immaginale è un aggettivo di parole quali approccio, o simbolismo o tecnica.

Vogliamo usarlo come sostantivo? ricordiamoci che vuole esprimere l’insieme delle immagini e dell’attività che le anima

A cosa servono esattamente?

Le immagini hanno forza psichica enorme, catalizzano energie e riescono a generare trasformazioni nello stato conscio della mente, mentre lavorano, come si dice nel gergo, sulle parti inconsce.

Ad un recente convegno di cui vi vorrei parlare qui ho ascoltato una storia di immagini che si facevano materia, con il lavoro artistico e creativo dell’autore.

Parlo delle Bambole realizzate da Michel Nedjar, un universo intero di sofferenza racchiuso in questi artefatti.

L’autore visse gli orrori della Shoa e successivamente con vecchi stracci realizzava questi oggetti-pupazzi.

Questi tiravano fuori da lui sentimenti e emozioni, in un processo primordiale, direi, come un dolente parto.

Le “poupèes” presentate in questo lavoro di studio esprimevano una presenza spirituale, dal mondo delle immagini, nella materia.

Erano costruite volutamente con vecchi stracci, bagnati e infangati, a ricostruire il mondo dell’acqua che libera e purifica e il mondo della terra che, in questo caso, insozza e rende orrore,

Questi corpi rappresentavano in chiave del tutto simbolico.evocativa, presenze non più in vita su questa terra, eppure volevano far rivivere la memoria, come in una esumazione.

Macabro forse, certo non bello esteticamente ma pregno di emozione e sentimento, di sofferenza altrimenti indicibile e attraverso questa attività sull’immagine, diremmo immaginale, rielaborato.

Il discorso su queste immagini si chiudeva con una frase dall’Ecclesiaste, nota e sempre efficace: ” c’è un tempo per ricucire” …

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