PSICOLOGIA, FELICITA' E HOME THERAPY
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Anedonia

diciamo anedonia per indicare sintomi residui dopo la risoluzione di episodi depressivi.

Può essere fisica se non riusciamo a trarre più piacere relativamente a comportamenti che riguardano la sfera corporea, come il cibo, il buon bere in compagnia, un’attività fisica.

La chiamiamo anedonia sociale quando non riusciamo a trarre piacere dalle relazioni interpersonali, anche quelle fidate, sicure, collaudate, e perdiamo gusto alla percezione di esse.

Questo tipo di anedonia, detto sociale, riduce la nostra percezione di “ricompensa” nel senso di gratificazione, dall’intimitò con l’altro.

E’ oggi del tutto acquisito che i legami telematici, senza nulla togliere all’importanza di internet e delle sue infinite opportunità, frantumano tuttavia i legami umani, in un processo di disconnessione all’interno della perpetua connessione.

Siamo felicemente connessi a pressochè tutto, grazie al web, ma la connessione con se stessi?

Nel mio lavoro ho il privilegio dell’analista di ascoltare: molte persone lamentano di non ritrovarsi, di perdere il proprio senso di sè, disperse tra contatti digitali da tutelare, alimentare, difendere, proteggere.

Oppure non hanno ben chiaro quanta energia utilizzano per il mantenimento di tutto questo, dichiarandosi infine soli, sfiduciati, svuotati…

Sicuri che sia nutriente tutto questo? nutriente per l’Anima intendo, per dirla con Hillman che osservava già anni fa quanto la tecnomediazione amplifichi il senso di solitudine.

Sentirsi soli mentre si chatta con mezzo mondo, o mondo intero, mentre si attendono trepidando risposte che non arrivano:

ormai c’è liceità di non rispondere, oltre ogni principio di buona educazione.

C’è la fretta, la scarsa capacità per molti di sintetizzare in pochi caratteri il proprio sentire e così preferiscono il nulla.

Tempo prezioso della vita si utilizza con grande interesse a pubblicare immagini sui propri telefonini relativi al piatto che stiamo per mangiare, o ai capelli sul pavimento del parrucchiere, appena sfoltiti.

Attraverso immagini di dove mi trovo, con chi, in quale atteggiamento, spiccano il volo informazioni e dati – chi non lo sa? – verso ripetitori o in qualche caso satelliti, numerosi intorno alla Terra.

Certo non solo questo, molti elementi positivi oggi sono alla portata di tutti

Ecco come distinguerli

E’ la consapevolezza a fare la differenza, non agire d’impulso, e invece pensare e riflettere prima di inviare all’altro messaggi, foto, immagini, faccine grafiche omologate, canzoni, frasi, poesie, sempre più immersi in una illusione di contatto vero.

Altrimenti il contatto vero con l’Altro che fine fa?

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Stare bene

Stare bene è istintivo ma quante volte ci riesce davvero?

Siamo in grado di generare il nostro stare bene?

Cominciamo con una chiave utile: dobbiamo individuare i principali ostacoli al benessere, le cose che ci allontanano dalla condizione di stare bene.

Qui vi dico come fare per Stare Bene:

Per prima cosa utilzzaimo la memoria per ricordarci al meglio possibile l’ultima volta che siamo stati bene, quali fattori sono rimasti impressi?

Poi pensiamo a cosa ha interrotto quello stato positivo e identifichiamo così i nostri personali nemici dello stare bene.

Uno è spesso l’impazienza, non riuscire a darci tempo, non trovare quello stato interno di quieta attesa e fiducia verso il miglioramento delle cose che ci riguardano.

Parallelamente è logico che dovremo muoverci attivamente per andare incontro al nostro benessere, mettendo in campo tutte le strategie che conosciamo.

Qui vi svelo un segreto per Stare Bene:

Stare bene è naturale ma molti ostacoli intervengono e per questo è inutile restare passivi ad aspettare uno stato, anche se è naturale, dobbiamo attivarlo.

Ogni persona è diversa do ogni altra e non c’è una regola valida per tutti , oltre quella di attivarsi in direzione dei propri desideri profondi e individuare cosa si frappone alla loro realizzazione.

Spesso, con la giusta chiarezza e il giusto grado di realismo è molto più semplice e realizzabile di quanto si possa credere in un primo momento.

Sarà utile pianificare, porre un obiettivo per volta, dare un ordine sul calendario alle azioni che una dopo l’altra svolgeremo per raggungerlo.

E di cosa abbiamo bisogno?

Abbiamo necessita di aiuti, come nelle store di fiaba in cui arriva sempre un aiutante ad aiutare appunto il protagonista:

Possono essere altre persone naturalmente, ma sono aiuti anche la capacità di ricaricare le proprie energie e di mantenere la propria mente salda e calma.

E questo come si fa?

Si realizza con tecniche specifiche, di rilassamento, di meditazione, di focusing, di attività psico-corporea, di visualizzazione guidata.

Senza dimenticare di ascoltare se stessi in profondità e con fiducia dedicarsi a ciò che, tra le cose salutari, su ognuno ha l’effetto migliore

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ancora (in)felici

Felici è una parola grossa, di questi tempi.

il periodo pandemico ci riserva ulteriori sorprese negative, dopo un anno passato dal mondo intero cercando di superare il pericolo.

Possiamo essere felici in questo periodo?

Certo non è facile

però conviene non dimenticare, proprio in tempi che si preannunciano di nuovo cupi, che è nel centro di noi stessi che possiamo ritrovare pace.

Se non felici almeno con la pace nel cuore è possibile.

Continuando ad alimentare il senso di gratitudine per quanto di bello e di buono la Nostra Terra che ci ospita ha per noi. Ha anche i virus d’accordo.

Servono a qualcosa?

Non siamo qui virologi, rimaniamo nel nostro target di competenza possiamo affermare che almeno il virus è virtualmente servito a farci aprire gli occhi.

Su cosa?

su tante cose:

una cosa è la solita sperequazione del mondo che ha un continente africano dove i nostri beneamati vaccini arriveranno chissà quando,,

intanto che in Europa dimentichiamo terre lontane, ora che non possiamo andare lì coi nostri viaggi

stiamo invece dedicando la politica a tempo pieno a fare lotta sul tema vaccini.

Prima io, più tutela a me, soldi e ristori a me, libertà di uscire di casa per me….

questo “io” sempre al primo posto, inflazionato da una volontà centrata sul limitato confine di se stessi.

Che tristezza, vero? era l’occasione buona , dicevano, per ritrovarci altruisti e generosi invece continuano omicidi verso il mondo, verso e donne, verso il cuore…

e poi ancora il Covid ci dà un insegnamento grandioso

Sapete qual è?

su quanto sia povera cosa l’essere umano difronte al minuscolo virus invisibile a occhio nudo,

quanto i disegni della natura siano potenti e quanto dovremmo proprio deporre le umane manie di onnipotenza.

Poi l’insegnamento non finisce qui, perchè abbiamo la facoltà di renderci conto di quanto siano importanti i legami che prima bellamente trascuravamo, il contatto umano che abbiamo snobbato in favore di tanto digitale, il bacio e l’abbraccio, spesso non dati…

Finirà certo e chi avrà avuto poca polvere sulgli occhi – come insegnava Paramahansa Yogananda – avrà colto la sua opportunità di crescita…

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Depressione 2

La depressione impensierì alcuni governanti illuminati già una decina di anni fa, in Gran Bretagna.

Leggiamo un progetto universitario inglese  sulla depressione denominato “Nessuna Salute Senza Salute Mentale” del 2010

Con esso il governo inglese stanziò 221 milioni di Euro per impegnare e retribuire nell’assistenza di base migliaia di terapeuti.

La Gran Bretagna per molte cose è lungimirante e per noi è un modello troppo distante:

loro si sposano in carrozza, diventano duchi e duchesse, la Regina sembra sempre la fatina della fiaba.

Per noi guardare le loro avventure e disavventure, compresa la Brexit, sembra sempre un fatto che ci riguarda solo da lontano.

 Ricerche epidemiolgiche  invece  confermano che sull’aspettativa di vita i disturbi psicopatologici hanno pesanti effetti e la depressione in primis.

Come il fumo e più  dell’obesità a causa delle cattive abitudini di vita che comportano.

Il fumo, a volte le droghe, la sedentarietà, la cattiva nutrizione, la vita sociale sottotono durante la depressione sono utili esempi

Qualsiasi psicologo sottolineerebbe l’infelicità di fondo che blocca la vita delle persone colpite da depressione.

Il costo di una psicoterapia per un paziente depresso è stimato intorno a mille euro, come dato indicativo.

Per la società  c’è invece un guadagno di circa 1400 euro sui costi diretti, riducendosi le spese sanitarie.

A queste cifre vengono aggiunti circa 4000 euro secondo calcoli della Quality Adjusted Life Years, unità di misura impiegata nell’analisi costi – benefici, equivalente all’aspettativa di vita di un anno in condizioni di buona salute.

I promotori dei programmi di queste analisi e ricerche, relative alla ricaduta sulla spesa pubblica dei costi della malattia depressiva, ripetono che la psicoterapia non costa nulla perché si paga da sé.

In Italia risultano risparmiati euro 75 mila  in un anno da un progetto che ha visto lo psicologo affiancare il medico di base: il taglio alla spesa è essenzialmente riferibile al costo risparmiato in farmaci.

Ricoveri, visite, esami strumentali vari non sono al momento ancora quantificati.

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