PSICOLOGIA, FELICITA' E HOME THERAPY
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La psicologia oggi

Anche la psicologia risente dei cambiamenti veloci che caratterizzano il nostro tempo.

Tradizionalmente era il luogo mentale in cui affrontare i propri aspetti inconsci e così si rifletteva negli studi professionali che si occupano di psicologia.

Nello studio dello psicologo

Quasi a tutti era noto che varcare la porta di uno studio di psicoterapia o di analisi poteva aprire un varco speciale verso se stessi.

Un viaggio meraviglioso.

Una strada privilegiata su cui incamminarsi insieme ad una persona preparata da anni di studi ed esperienza in un settore così delicato.

Oggi siamo nel tempo del “mordi e fuggi” e anche chi si accosta alla propria sofferenza psicologica crede che si possa “aggiustare” tutto in breve tempo. Tre mesi già sembrano troppi.

Ma ci vogliamo rendere conto? come potrebbe mai uno studio serio di un caso clinico, vissuto da una persona, essere diagnosticato, prognosticato e trattato in tempi rapidi?

Chi crede questo si lascia sedurre dal mito della velocità “tutto e subito”,

Non si può delegare la “cura” del proprio sè al di fuori della propria anima, aspettandosi che il dottore di turno ripari il punto difettoso.

Quanto ci siamo allontanati irresponsabilmente dall’essenza del lavoro psicologico che una persona formata nel ruolo di psicoterapeuta rivolge al suo paziente !

Cura, prendersi cura, pazienza, attesa, esperienza, emozioni, fiducia, coinvolgimento, transfert e controtransfert…

hanno senso ancora oggi ?

La risposta è sì, infinte volte sì, per chi crede in questa missione personale di svolgere un mestiere nobile che nobilita ad ogni incontro, che ricuce i frammenti di psicologie smarrite e in crisi.

Quali campi del comportamento umano hanno rilevanza per la psicologia? TUTTI !

gia Terenzio diceva “nulla di umano mi è alieno”. e l’essenza profonda si rivela in manifestazioni psichiche che sono Miti.

I Miti agiscono sulla psiche personale e collettiva.

sia se sappiamo riconoscerli e farne il nostro farmaco o no.

Gli Dei di un tempo arcaico si sono eclissati oggi difronte alla crisi assoluta che affanna lo Spirito.

Le loro caratteristiche di onnipotenza, onniscienza, stra-potere, restano vive, spostate sulle singole persone o sul gruppo sociale più ampio, nei comportamenti che investono il collettivo.

Ecco come fare

Zeus, prima di dare inizio a tutte le cose dovette sconfiggere i Titani, giganti creature primitive votate all’accrescimento e all’espassione eterna senza confini.

Zeus sapeva che ciò non produceva Bene e li sconfisse, usando Saggezza e Misura (metis), con Arte e Sensibilità, con l’aiuto di Mnemosyne, madre delle muse.

Vogliamo imparare da Zeus ?

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SEMPLIFICARE

Semplificare è il sogno di tutti!

Una vita più lineare, con meno problemi e problemini da risolvere quotidianamente fa gola sempre più nel nostro mondo affannato.

La realtà è estremamente complessa e qui vorrei mettere in guardia dalla tentazione di semplifcare ad ogni costo.

Semplificare troppo riduce i dettagli,

Se ci si interroga senza conoscere le basi su argomenti scientifici, tecnici, specialistici non porta a nulla di buono, anzi!

Spiego meglio:

Ci sono molti argomenti che per propria natura sono ricchi di interrelazioni, di concatenazioni al proprio interno e rispetto al contesto, per dirla in una parola sola, sono molto complessi.

E in questi casi semplificare fa un torto all’argomentazione e alla ricchezza di ciò di cui vogliamo discutere.

Anche soltanto con noi stessi.

Un argomento che presta il fianco a semplificazioni esagerate e indebite è la Psicologia. Poichè studia la psiche può venire automatico ritenere che, poichè la psiche è dentro di me, le idee che me ne faccio sono quelle giuste.

Chi meglio di me stesso può saperlo?

In realtà le cose psicologiche stanno molto diversamente. Ci sono secoli di studi alle nostre spalle che hanno reso la ricerca in psicologia una disciplina scientifica.

Ma cosa è la ricerca in psicologia?

E’ proprio quella mole di studi, sperimentazioni, ipotesi, tesi e infine teorie che finalmente fondano la prassi.

Una pratica psicologica sensata deve essere fondata scientificamente, cioè poggiare i propri presupposti clinici e terapeutici su una solida base teorica.

Ecco, qui in questo scritto si sta semplificando moltissimo, per ragioni di spazio ma qui la finalità è solo quella di chiarire alcune aree cieche del mondo psicologico, cieche ai profani.

E’ vero che la mente è custodita in ognuno di noi, oltre a quella inconsciamente collettiva, con buona pace di Jung, che è patrimonio ancestrale comune.

Non tutti però, se non hanno studi specifici e specialistici nel proprio bagaglio culturale, sanno come funziona la mente, perchè si ammala la psiche, quando possiamo definirla ammalata e quando normale.

Esistono stati di gravi disturbi di personalità nei quali la persona che ne soffre in realtà non ne soffre, o per meglio dire, non sa che si tratta di una psicopatologia e potrebbe ritenere che si tratti solo del proprio carattere e che sono gli altri intorno a lei ad essere in errore.

Ci sono dipendenze affettive gravi che vengono addirittura scambiate e confuse con il sentimenti dell’amore…..

Anche stati di manipolazione affettiva scambiati per interesse genuino dell’altro verso di noi mentre l’altro è affetto da narcisismo patologico e cerca solo le proprie distorte gratificazioni mentali.

La psicologia è complessa, non solo quella specifica dell’area di studi junghiana, proprio chiamata “psicologia complessa”.

Nel proprio interesse è doveroso rivolgersi a specialisti della psiche se sentiamo che nel nostro mondo interno qualcosa non va.

O semplicemente potrebbe andar meglio.

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Valori in crisi

Ho piacere di accogliere su questo blog le riflessioni di una persona che stimo per l’orientamento alla Natura che ci ospita, alla Vita e al Bene, unite all’impegno di promuovere cambiamento virtuoso e vitale, rifiutando ogni atto violento.

Graditi tutti i pensieri e i commenti dei lettori

Si ha l’impressione che l’umanità sia giunta ad un bivio,  ad un punto cruciale della sua storia; la sensazione che tutto sia fragile, precario, incerto, di essere come sul filo del rasoio in cui da un momento all’altro tutto potrebbe precipitare. I delitti si manifestano in modo sempre più numerosi e agghiaccianti. La povertà dilaga, la fame e le malattie imperversano, l’economia vacilla, la natura cade sotto la scure degli interessi economici, l’inquinamento ci impedisce di respirare, i media, al servizio di una cultura decadente improntata sul profitto, sull’apparenza e sulla volgarità, destabilizza le nuove generazioni e genera incertezza, paura, edonismo, povertà morale, ignoranza, maleducazione, volgarità, isolamento.

La crisi che si sta vivendo non è politica, sociale, economica, o culturale: è crisi ideali, di valori e mette sotto accusa la coscienza umana, la mancanza di punti di riferimento, di giustizia sociale, di onestà individuale, di apertura alla collaborazione, della responsabilità personale verso la collettività; valori che non si improvvisano.

Non basta dire giustizia, diritti, per avere giustizia e diritti. Non basta elencare ciò di cui ha bisogno l’essere umano per uscire dalla crisi, dal pantano:  se non c’è una forte volontà politica a livello nazionale e mondiale, di un progetto capillare di educazione delle masse ai valori fondamentali della vita, della pace, della giustizia sociale, all’onestà saremo condannati a permanere in questo stato di cose, con prospettive poco rassicuranti.

Tutto questo non è che l’effetto di un’umanità malata, smarrita, stordita, perché ha trascurato la componente fondamentale della sua natura: la sua dimensione etico/spirituale. Che è come aver dimenticato di mettere il carburante nell’automobile per poi chiedersi perché non cammina.  Dare valore allo spirito significa dare ascolto alla propria coscienza; significa credere nel bene collettivo che passa attraverso la vera maturità di se stessi: un cambio di stile di vita e di scelte personali;  significa credere nella dimensione a venire in cui il bene avrà il sopravvento sulla disarmonia, sul materialismo e sull’interesse di parte; significa credere nello spirito cosmico che tutto vivifica,  che tutto pervade e spinge tutti gli esseri verso la loro evoluzione; significa dar valore alle cose che non passano con la vita; significa identificarsi e incarnare in se stessi quell’ideale che vorremmo si realizzasse in questo mondo. Il resto è demagogia.

Franco Libero Manco

Associazione Vegan Animalista A.V.A.

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COVID19 e Freud

Covid 19 , malattia del corpo con esiti di varia gravità.

Qui ti dirò della mente

Ad esempio, in tempi di COVID19, come stiamo reagendo psicologicamente alla Paura, all’allarme per la propria incolumità e quella dei propri cari? Ai cambiamenti di vita che le norme di contenimento dei contagi impongono?

Spostiamoci nel tempo:

se tutto questo periodo difficile di questo anno fosse spostato indietro nel tempo, fino agli anni che segnarono gli inizi della terapia psicoanalitica. Cosa avrebbe scritto il Padre della psicoanalisi?

Oggi gli psicologi si stanno attrezzando per fornire aiuto e sostegno psicologico con le nuove metodologie tecnologiche, in tempi di covid19.

Si parla di terapie on line, colloqui attraverso il web, utilizzando la trasmissione internet dei dati.

Certo, anche di quelli sensibili e personali, mentre il paziente debitamente informato sottoscriverà la propria accettazione al trattamento.

Freud avrebbe fatto psicoterapia on line?

Al suo tempo si chiamava solo psicoanalisi ma era pur sempre una forma di psicoterapia.

Freud avrebbe pensato, riflettuto abbondantemente così da dirci il proprio pensiero. Secondo me non avrebbe fatto terapia on line, se fosse vissuto oggi.

Per il semplice motivo che vengono meno tanti criteri, cari al setting psicoterapeutico, così essenziali alla buona prassi del lavoro con la psiche, propria e altrui.

Lo sguardo, l’esitazione e la parola, risposta precipitosa, oppure esitata, la pausa, lo spazio del silenzio.

Con Skype???

Per riassumere, si può pensare il buon vecchio detto “ meglio di niente” che tuttavia non mi sento di sottoscrivere, in questo delicato caso.

Certo dipenderà dal tipo di paziente, dalla difficoltà presentata e dal tipo di terapeuta, dalla formazione di quest’ultimo e dal suo orientamento teorico.

Meglio scegliere da caso a caso.

Per farla breve, il mio studio ed io la nostra scelta l’abbiamo già fatta: lo studio resta aperto, come legge consente in quanto attività sanitaria e ora più che mai non faremo mancare ai nostri pazienti il consueto riferimento.

Non faremo venir meno la stabilità di cui tanto parliamo e richiediamo proprio a lui, in quanto paziente.

Quindi è certo che osserveremo con scrupolo, in scienza e coscienza, come sempre, ogni norma di contenimento di contagio, siamo già abituati a farlo in ambito psichico, sarà semplice farlo anche in ambito fisico.

Buona psicoterapia a tutti!

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Ansia e serenità

L’ansia è più diffusa della depressione?

Almeno nella mia esperienza professionale, sono moltissime le persone che combattono la propria ansia.

Per la sua manifestazione così sgradevole e spesso egodistonica, perché rende tesi, agitati e perennemente preoccupati.

Preoccupati a  buona ragione o senza alcun motivo, oltre misura, fuori controllo.

Se la preoccupazione diventa esagerata e governa il tempo psichico e i pensieri, allora possiamo parlare di stato d’ansia.

Se trascurato lo stato d’ansia cercherà di sedarsi, cercherà una tregua a questa condizione che attanaglia

E cosa accadrà per sedarsi?

A volte si creano sintomi e segni del quadro ossessivo compulsivo, i pensieri si fanno ripetitivi, reiterati e soprattutto incoercibili.

Sembra che i pensieri governino la mente, i gesti, il corpo e la persona tutta intera, una condizione definita intollerabile da molti pazienti. Allora il gesto compulsivo che obbliga a quella specifica azione sembra un’ancora di salvezza ma sarà una vittoria di Pirro.

Nel senso che dall’ansia andiamo dritti verso il comportamento ossessivo, a volte fobico, nel tentativo di  controllare… tutto.

L’idea di controllare è votata a sconfitta perché un desiderio di controllo che scaturisce da un disturbo non è un desiderio ma è un sintomo. Sintomo di ansia.

Controllare nasce dall’idea di escludere dalla propria esperienza qualsiasi imprevisto e ovviamente non sarà mai possibile.

Così ci si vota alla sconfitta mentre ci si condanna a una vita frustrante, preoccupata, impaurita credendo che se solo riuscissimo a controllare meglio e di più si starebbe meglio.

Non è così.

Per stare meglio occorrerà capire cosa sta succedendo nei propri pensieri, nelle proprie sensazioni, nello stato d’animo.

Occorrerà ascoltare la storia che la mente sta narrando a se stessa, spesso una storia fatta di sentimento e quale sentimento?

Quello di non sentirsi in grado, di non sentirsi all’altezza delle situazioni, quello di credersi inadeguati o non capaci di qualcosa.

Ricordiamo però che credersi così, non è esserlo realmente.

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ricamo e psiche

Ricamo,  un’arte antica.

Fa pensare a donne di oggi e dame di ieri intente a intrecciare  fili sottili, con lo sguardo a tele leggere e  candidi veli in cui prendono forma sotto le dita i colori, in disegni  fantastici.

Tra seta, cotone, lino e ogni altro tessuto si formano tra le mani immagini e forme di qualsiasi genere.

forme astratte di colori azzurri si intrecciano in armonia di forme ricamate

Non c’è alcun limite alla creatività, alla fantasia, all’immaginazione e si creano così, come per opera fatata, realizzazioni di gran pregio.

Nella storia i ricami hanno custodito tra i fili abiti sacri, abiti per le spose, per le occasioni speciali della vita.

Hanno segnato uniformi per le alte cariche degli stati, stemmi, bandiere fino ad arazzi e rivestimenti per diversi oggetti.

Fili di seta intrecciati insieme a fili di vero oro hanno permesso la filatura  di vesti  preziose di esclusivo appannaggio della famiglia imperiale  russa.

I più antichi frammenti di ricamo con oro filato risalgono al XIII secolo.

Il ricamo porta con sè la pazienza e la passione, qualità della mente che sono terapeutiche.

Ricamo è arte sicuramente ma è donna? 

donne ricamano e si riuniscono a condividere parole e idee

Non solo, in Italia Renato Parolin disegna e ricama e la sua meritata fama varca da tempo i confini nazionali.

E’ pur vero che la psiche femminile per la storia secolare che portiamo sulle spalle, si è trovata incoraggiata a sviluppare tante arti coltivabili nei luoghi sicuri della casa, dei salotti, dei conventi, lontano da guerre e politica.

Ma donne o uomini che siamo, ricamare è un modo di dipingere con fili di stoffa e tecniche raffinatissime sono sorte ovunque nel mondo. Ricamare ci riconnette con la psiche profonda, è una forma di meditazione.

Ieri ho imparato la tecnica del ricamo di Luneville, una cittadina della Lorena, in Francia e ho scoperto alcuni segreti per illuminare di perle un tessuto di organza e creare un mandala prezioso.

Grazie alla maestra Jelena Saveljeva, ma di tutto questo vi parlerò meglio nel prossimo post!

 

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Psicologia, bisogno di…

Psicologia, bisogno di…

Proseguiamo il pensiero dell’ultimo post: la vita che conduciamo in questa nostra epoca è conformata su tempi, ritmi, spazi, relazioni e attività che per propria natura sono molto distanti dalla natura umana.

Il cervello umano e il suo funzionamento si sono strutturati in milioni di anni e ancora molto cambierà ma si dimenticata con sconcertante facilità che abituarsi, con la struttura del cervello, ai nuovi compiti richederà migliaia di anni!!

E nel frattempo?

Ci ritroviamo ad adattarci perché il cervello umano è sommamente plastico ma consuma il proprio equilibrio, se possiamo dire così

In altri termini il prezzo che paghiamo per l’attuale stile di vita imposto dai cambiamenti sociali è il nostro equilibrio mentale, psicologico, fisico, emotivo.

La Psicologia è in grado di sostenere i vari disagi e il disorientamento che affliggono quotidianamente le persone e ne penalizzano la qualità di vita.

Anche se il disagio sofferto da una persona o da una famiglia sembra non essere di natura psicologica non c’è alcune dubbio che la psicologia possa intervenire per ridurre la sofferenza e orientare alla soluzione del problema.

Quello che abbiamo chiamato il “bisogno di psicologia” è molto diffuso ma non è riconosciuto come tale, spesso appare camuffato da un bisogno diverso: di denaro, di cambiare casa, di trovare o cambiare partner ecc.

Crescono velocemente le condizioni che generano problemi ad una velocità tale da non dare il tempo necessario a tutti per ritrovare i propri diversi equilibri.

Pensiamo agli anziani

Hanno bisogno di tempi diversi

Pensiamo ai bambini

Occorrono tempi e modi ancora diversi ma il bisogno di psicologia, inascoltato nella stragrande maggioranza di casi, si esprime in comportamenti e malattie.

E’ inascoltato perché comunica attraverso codici inusuali e simboli di cui si è persa la chiave di lettura immediata.

In altri termini il prezzo che paghiamo per l’attuale stile di vita imposto dai cambiamenti sociali è il nostro equilibrio mentale, psicologico, fisico, emotivo.

 

Pensiamo ai bambini

Occorrono tempi e modi ancora diversi ma il bisogno di psicologia, inascoltato nella stragrande maggioranza di casi, si esprime in comportamenti e malattie.

E’ inascoltato perché comunica attraverso codici inusuali e simboli di cui si è persa la chiave di lettura immediata.

Il Suggerimento:

portare dallo psicologo la sensazione che abbiamo, la difficoltà, il disorientamento è il primo passo di fiducia verso la scienza dell’uomo che si pone al servizio dell’uomo.

Buona psicologia a tutti!

 

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basilica cristiana

Jung, spiritualità

       Jung si è interessato approfonditamente  della spiritualità, cercando di definirne le caratteristiche e la funzione nella psiche umana. Come psichiatra C.G. Jung ha incrociato molti fenomeni psichici   comparsi nella mente dei suoi pazienti che si potrebbero considerare attinenti alla sfera spirituale e ha orientato le sue ricerche anche al vastissimo mondo spirituale e alle varie tradizioni di pensiero che nei tempi e nei luoghi diversi del mondo sono fiorite. Ad oggi C.G.Jung è considerato lo psicologo che più di ogni altro ha cercato con ricerche empiriche e studi comparati connessioni utili tra i fenomeni psichici e le risposte spirituali che l’umanità si è data nel tempo; tra gli studi di Jung e le conclusioni a cui è giunto, ha un posto di preminenza la fenomenologia psichica in rapporto alla religione, come espressione della mente, come luogo di espressione e manifestazione dello Spirito.

        Fu proprio l’opera di Jung  “Simboli della Trasformazione” , ricca di riferimenti alla simbologia dello Spirito, a segnare il punto di rottura con Freud.

        Oggi dalle pratiche dello Yoga alle varie altre arti marziali, le varie forme meditative sono presenti in molte proposte per lo sviluppo personale, si conducono corsi e ritiri, seminari di approfondimento e si riconosce l’importanza sul cervello e sulla salute in generale di tutte le pratiche meditative e spirituali in genere.

Jung si è recato in Oriente nei primi decenni del secolo scorso per accedere direttamente alla spiritualità indiana e buddhista e dice lui stesso:

“Non è stata la storia della religione né quella della filosofia ad avvicinarmi al mondo concettuale buddhistico; è stato il mio interesse personale di medico che si propone di curare le sofferenze condizionate dalla psiche, che mi ha spinto a voler conoscere le concezioni e i metodi di quel grande maestro dell’umanità, preoccupato soprattutto del dolore del mondo, della vecchiaia, della malattia e della morte”.

Con queste parole Jung apre la sua prefazione al testo di Karl Eugene Neumann nel 1955 sui discorsi di Gotama Buddha  e  nella stessa prefazione ci ricorda che

“i medici hanno cercato fin dall’antichità , una panacea, una medicina catholica, e grazie ai loro sforzi incessanti si sono inconsciamente avvicinati, e in misura sorprendente, alle idee centrali della religione e della filosofia orientali”.

Da anni l’Occidente si è notevolmente aperto alle concezioni orientali della spiritualità, dapprima affascinato da una impostazione così radicalmente diversa e quindi nuova per la mente occidentale e progressivamente gli studiosi e via via le persone semplicemente interessate e incuriosite si documentavano e approfondivano studi, conoscenze e pratiche cercando anche elementi di continuità con il pensiero occidentale.

Una continuità e infine una complementarietà si trova, studiando testi antichi, accostandosi a testi sacri, ricercando un’esegesi che renda ragione della continua ricerca umana a domande importanti del vivere, e del morire.

Domande che non hanno tempo e la cui risposta impegna la riflessione e il pensiero umani nella ricerca di senso per la propria esistenza; le pagine a cui Jung ha dedicato il proprio contributo sono molte, con innumerevoli contributi rintracciabili nella raccolta completa delle sue Opere edite da Boringhieri, che percorrono lo sviluppo del suo pensiero scientifico lungo tutto l’arco della sua vita, fino al 1961.

Le parole di Jung concludono dicendo:

 “Se perciò io, dal punto di vista medico, riconosco l’aiuto multiforme e l’incoraggiamento che devo proprio alla dottrina buddhistica, mi muovo su una linea tracciata, nella storia spirituale dell’umanità, da circa due millenni”.

Naturalmente questo è appena un riferimento alla vastità della ricerca junghiana inerente la spiritualità e sarà molto interessante trovare ulteriori spunti per approfondire questo argomento in interventi successivi.

angelo

figura celeste alata benevola e protettrice, cara all’anima, vicina al cuore

 

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IDENTITA’ tatuate

Sai cosa esprime il tuo tatuaggio?

è un’espressione della tua identità psicologica, riporta nei tratti grafici qualcosa che parla di te agli altri. Sul corpo disegni, identità espresse da simboli vistosi o appena visibili. Come Maori. La pelle scoperta mostra qualcosa di sè, raccontato simbolicamente da un simbolo; grafismi sulla pelle, tatuaggi, che in questo periodo estivo è più facile vedere su giovani e non, donne e uomini. Si stima per approssimazione che in Italia circa un milione siano le persone che ricorrono a questa forma di “Body art”.

Perché noi gente moderna e post moderna decidiamo ancora oggi di farci un tatuaggio? Quale è il significato psicologico di questa antichissima pratica, oggi che la nostra epoca tecnologico-scientifica sembra allontanarci da usanze del passato?

Sappiamo tutti che alcune popolazioni tribali sfoggiano  tatuaggi  cerimoniali o incisioni  sul corpo destinate a cheratinizzare il mesaggio simbolico sulla pelle, con scopi di iniziazione, oppure propiziatori, o di appartenenza a caste o gruppi sociali.

Da noi, sulle nostre spiagge fanno bella mostra di sè i disegni più svariati per motivi non così comprensibili e soprattutto non uguali per tutti: c’è chi ricorre al tatuaggio per abbellire, oppure esprimere la propria appartenenza a un gruppo, o comunicare una propria emozione simbolizzata, se pensiamo a cuori trafitti o al nome della persona amata, sempre evergreen.

L’idea di disegnare sul corpo che diventa la nostra tela da pittore elettiva è antichissima: il tatuaggio era uno strumento per esorcizzare e superare simbolicamente la paura della morte, con il suo rituale, il dolore fisico e forse un residuo di questa funzione è ancora presente in alcuni, a livello inconscio.

Attualmente la funzione più ricorrente è quella di comunicazione, attraverso simboli e creatività artistica di qualcosa del mondo affettivo della persona che sceglie il tatuaggio; a volte cerca di esprimere l’idea di un legame che vuole essere eterno e indelebile, come il tatuaggio stesso; la negazione di una fine o di un distacco; una pretesa di eternità, legame con una persona o evento che la figura o parola scelta si propone di rappresentare.

Ho visto tatuato in grande, sul braccio di un ragazzo ventenne, un nome di uomo un po’ desueto, non un nome giovane… e infatti il ragazzo racconta che è il nome di battesimo del  nonno, che non c’è più, una perdita vissuta con gran dolore a cui si cerca una reazione forte che si allinei con la propria anima ferita.

Viene da pensare che non ci si senta in grado, sopraffatti da alcune esperienze intense che la vita riserva, nel bene come nel male, di affidarci alla nostra memoria emotiva come custode speciale degli affetti; che non si senta la confortante fiducia che alcune cose restano con noi, diremmo “scolpite”, altro che tatuate!

Però è presente anche una più semplice  funzione estetica, di abbellimento di sé, mentre la funzione di trasgressione, di infrangere un tabù sociale si dice ormai superata. Indubbio il legame tra il tatuaggio e l’identità di chi lo porta, che ne risulta quasi sottolineata e rafforzata, trovando un’espressione di sè stessa soddisfacente attraverso i simboli che sceglie; ed i simboli, come spiega Jung, sono “catalizzatori di energia psichica

Spesso il tatuaggio è vissuto come costruzione di una immagine di sé positiva e compare in tal caso in persone che non hanno completa chiarezza sulla propria identità emotiva profonda e attraverso il motivo impresso sulla pelle rispondono all’esigenza di rivelare qualcosa di sé e contemporaneamente “fissare” la traccia del sentimento sfuggente dell’ identità. 

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