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Effetti quarantena

Quali effetti di qurantena il periodo appena trascorso ha su di noi?

Avevo già fatto riferimento alle ricerche in Antartide.

Ricordate? i ricercatori universitari del mondo interessati all’astronomia, alla glaciologia, alla fisica dell’atmosfera e alla sismologia si trasferiscono volontariamente in regione antartica, dove la Base si chiama Concordia (interessante il nome, vero?).

Base di ricerca scientifica in Antartide

Volontari, a differenza di noi che che in quarantena non lo eravamo ma subiscono temperature esterne anche a -80°, buio costante e raffiche di vento che impedicono di uscire.

La mente e il corpo di queste persone subiscono effetti negativi e lo studio di questi parametri può essere utile per capire meglio quali facoltà umane è necessario nutrire.

Ebbene, quando si è costretti dalla situazione ad isolarsi dai propri cari e restare confinati nello stesso ambiente sempre con le stesse persone, lo studio ha evidenziato innalzamenti del picco di cortisolo, il nostro valore ematico che segnala stress.

Inoltre l’espressione genica e l’umore dei partecipanti sono risultati alterati e gli effetti non scompaiono all’immediato termine della missione e rientro a casa.

Tuttavia i vari studi condotti sono in grado di dirci come contrastare gli effetti di isolamento prolungato:

il tratto di personalità relativo all’ “attaccamento sicuro” predispone a ritenere di saper superare condizioni di difficoltà.

Inoltre fiducia interiore e sicurezza in se stessi sono risultate essere le caratterisctiche principali per adattarsi e superare condizioni di stress prolungato, come quello dei ricercatori che si trovano a poco più di 1600 Km dal polo sud.

Sono proprio risposte biologiche a cui siamo giunti dopo milioni di anni che caratterizzano le possibilità umane di resilienza.

I risultati di queste ricerche ci permetteranno di capire cosa aspettarci dalla popolazione mondiale sottoposta allo stress della pandemia.

Ancora dubbi sull’importanza di coltivare fiducia in se stessi risoluta e vigorosa?

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RIPRESA !

Con questa nuova fase 3 DI RIPRESA dopo l’emergenza del paese e del mondo si aprono pensieri e orizzonti, anche sul piano personale di ognuno.

L’emergenza è stata sanitaria, sociale, economica e per non poche persone anche psicologica.

Alcuni si sono trovati bloccati da paura, da panico, da ansia nei casi più lievi per la preoccupazione, sia del futuro che di sè nell’immediato.

Perchè ?

perchè molti si sono trovati in coabitazioni ristrette, con bambini o adolescenti, nel pieno cambiamento dei ritmi di tutti. Le ralzioni di alcuni hanno traballato e hanno mostrato lati deboli.

Per fortuna non per tutti è stato così, altre persone hanno appprezzato tempi più rilassati dalla calma di gestire la vita con ritmi rallentati.

Cosa fare adesso?

Il parere dello psicologo è che sia necessario e fondamentale ripartire da sè.

Cosa vuol dire esattamente?

Poichè potrà anche andar bene rispetto al lavoro, forse non perduto, rispetto alle proprie abitudini, forse non demolite ma molti eventi esterni cambieranno per sempre. E dobbimo essere attrezzati.

Ad esempio la prossimità sociale, la gita al mare, la cena romantica al ristorante, l’abbraccio dolce nell’oscurità del cinema o il ballo sfrenato nei grandi concerti pop-rock. Le nuove relazioni nascenti tra chi non si conosce ancora…

Sciocchezze, potremmo dire, rispetto alle grandi perdite umane e economiche di molti e forse è anche così.

Però le piccole e grandi abitudini riassunte sopra sono ciò che ci ha resi quello che siamo, come comunità umana. Inventeremo altro, certo, ma intanto il passaggio è molto incerto.

Ecco allora la ripresa a partire da Sè

Rafforziamo il nostro mondo interno per non cedere, per non crollare, per non deprimerci, per non ammalarci e saremo pronti per la nostra ripresa!

E’ molto importante che troviamo all’interno di noi stessi il nostro personale modo di affrontare le emergenze.

Anche del nostro sistema emotivo, delle difficoltà che stiamo superando.

Soltanto un Sè, come centro del nostro sistema psichico personale, ben struturato, saldo e radicato può fare da sostegno necessario ai cambiamenti che ci aspettano.

Resilienti affronteremo la Ripresa per raggiungere i nostri sogni…

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coronavirus oggi

Il coronavirus che ha bloccato il mondo dall’inizio del 2020 è ancora con noi, il nuovo scenario coronavirus si sta immaginando

Come stiamo?

Assetati di notizie aggiornate per avere nuove speranze di rapidità per uscire dalla crisi, stiamo affrontando tutti questa indita difficoltà con grande dignità e capacità.

E’ straordinario ciò che accade, a vari livelli.

Certo ci sono le notizie drammatiche di vite spezzate, quelle inquietanti del proseguire di nuovi contagi, quelle che ci paventano difficoltà economiche nuove.

Non fa più notizia che siamo tutti a casa, chi lavorando e chi no. la quarantena è diventata esperienza quasi abituale.

Naturalmente moltissimi lavorano sui posti di lavori per garanrire il funzionamento della macchina collettiva.

Forse solo adesso comprendiamo meglio quanto sia complessa, tra servizi essenziali, rifornimenti, produzioni, servizi sociali.

Scenario nuovo…

Quello del pensero su quanto sta accadendo

Quello scenario fatto di riflessioni da parte dei tanti rami dell’albero del Sapere.

Una maggiore consapevolezza di quanto accade e delle ripercussioni che potremo aspettarci nel futuro prossimo e remoto.

Tornerà tutto come prima?

Questa domanda si è formata fin dall’inizio tra tutti noi, presi dal dubbio e dallo sconforto del cambiamento in atto, non sapendo nemmeno in quale direzione ci avrebbe portato.

Adesso da più parti si coglie il pensiero che questa pandemia di Coronavirus sta cambiando il nostro scenario abituale per sempre e come in ogni grande cambiamento della società umana, indietro non si torna.

E in avanti allora? siamo in grado di conoscere le nuove prospettive?

Forse ancora no, non tutti, anche perchè bisogna tornare ad immaginare e lo sforzo immaginativo non è allenato da tempo.

Sedotti irrimediabilmente dalla società dell’immagine, che immagina per noi e ci propone quadretti belli e confezionati, ha dis-allenato la nostra capacità immaginativa.

E’ diventato difficile, a livello neuronale, immaginare il futuro che non c’è mentre anche la capacità descrittiva si fa indietro e cede il passo a immagini, di nuovo, che non chiedono di essere descritte e immaginate col pensiero astratto ma ci vengono poste sotto il naso.

Sì, proprio come si fa con i bambini piccoli che ancora non hanno formato nel pensiero la propria capacità immaginativa nè quella descrittiva.

Ci serviranno molto, alleniamole…

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RESILIENZA

Con il termine RESILIENZA cosa intendiamo esattamente?

Intendiamo la capacità di rialzarsi dopo essere caduti e in senso figurato esprime un modo di superare le avversità.

La parola ‘resilienza’, non è nuova, risale al Settecento, in Italia, e l’etimologia è latina: resiliens, participio passato di resilire (‘saltare indietro’), si associano a ciò che rimbalza, ciò che risponde attivamente

Se hanno resilienza le persone si dicono “resilienti”, da non confondere con “resistenti”. Se resistenza evoca un’idea di forza da contrapporre per non essere abbattuti, la resilienza evoca un tipo di forza diversa.

Non è una opposizione ma un cedimento, attraverso il quale e dopo di esso, la persona riesce a ripartire; come se avesse assorbito e digerito il colpo è in grado di ricominciare.

Subire un evento che ci traumatizza o anche molti più semplici eventi che ci sfiancano per la loro portata emotiva o per la loro ripetuta quantità in tempi brevi, quasi eventi banali ma troppi, ecco che potremmo sentirci schiacciati.

A questo punto due scelte: scivoliamo nell’autocommiserazione e ci sentiamo sconfitti oppure ci concediamo un tempo di recupero, di convalescenza, di ristoro e poi siamo pronti a ripartire.

Resilienza vuol dire allora non lasciarsi abbattere, non piangersi addosso, non sentirsi distrutti per poter farne tesoro e cominciare da dove siamo stati interrotti.

Sono le persone resilienti, quelle che affrontano con resilienza i vari contrattempi che riescono a ritrovare lo slancio necessario, uscendo anche più forti dalla dolorosa esperienza.

Non è un’esperienza felice da persone “forti”, c’è un duro lavoro di elaborazione, di fiducia, di capacità di fermarsi e di ascoltare, di attendere.

Di non perdersi d’animo, direbbe la saggezza popolare, cioè non perdere la facoltà mentale più vicina allo spirito vitale, non perdere l’anima ma coccolarla, ristabilirla e di nuovo affidarsi ad essa per continuare la strada intrapresa.

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