Un libro a volte è bello. Molto bello.

Il libro di cui vi parlo oggi lo è con molta intensità.

Naturalmente è un giudizio soggettivo, per me un libro si può definire bello quando ci lascia emozioni positive, magari anche di dolcezza d’animo.

E’ un romanzo, una storia inventata, in un luogo inventato, una cittadina immaginata in Colorado che si chiama Holt.

Chi ama Kent Haruf ha già capito di che romanzo stiamo parlando, di Holt ce ne è una sola, così tranquilla nel suo accogliere vite di persone che si intrecciano tra loro mirabilmente, quasi senza volerlo.

tra le pagine di un libro si colorano i destini e le strade dove prendono forma le storie

Cosa accade in questo libro?

Si incontrano personaggi come per caso e a volte tra loro non va affatto bene. Ci sono risvolti drammatici e di enorme sofferenza. Oppure di levità e incastro perfetto.

In ogni caso la magìa di questo scritto è che questi personaggi sanno accudirsi l’un l’altro e questa la trovo una cosa assai rara, specie quando non si è creato un vincolo formale. Naturalmente la presenza dei pochi  personaggi meno sereni e francamente carichi di problemi psichici rende per contrasto più evidente e scorrevole la capacità di accudimento che per tutto il libro si respira.

Accadono cose in questa storia narrata, tra le persone, che ci trasportano in un mondo dove tutto può accadere e sembra possibile, mentre la quiete e la serenità d’animo alla fine intreccia in intrecci nuovi tutti i personaggi, restituendo anche un senso diverso alle loro storie, alla loro stanchezza e alla loro speranza.

Volete sapere come si chiama questo libro bello?

“Crepuscolo” è il titolo e a differenza di quanto potremmo pensare dal titolo non porta un’atmosfera crepuscolare.

Fa parte della serie che l’autore ha chiamato “Trilogia della pianura” che io sottotitolerei “L’atmosfera distesa” .

Sì, ricordate bene: è lo stesso autore di “Le nostre anime di notte”, scomparso nel 2014, di cui vi ho parlato.

 

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