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il B E N E

.. il Bene… sappiamo ancora cosa è ? cosa esprimiamo davvero con questa parola ? così comune, tra le prime che impariamo.

il Bene che ritroviamo in una specie di acronimo che tutti abbiamo imparato a conoscere: TVB

Valeva proprio la pena di abbreviare una parola già breve e così generosa, al solo pronunciarla in consapevolezza ?

Chissà.. abbrevia, accorcia, corri, affrettati…. ci porterà da qualche parte, l’attuale rivoluzione tecnologica si porta dietro una potente rivoluzione culturale e voglio portare qui con noi un gigante del passato, Aristotele.

ecco il Bene per te

Diceva, riporto qui un pezzetto della “Metafisica” […] e infatti gli uomini, all’inizio come adesso, hanno preso lo spunto per filosofare dalla meraviglia poichè dapprincipio essi si stupivano dei fenomeni più semplici e di cui essi non sapevano rendersi conto […]

..le condizioni della Luna e quelle del Sole, le Stelle e l’origine dell’Universo. Anche chi ha interesse per le leggende è in certo modo filosofo, giacchè il mito è un insieme di cose meravigliose.

Gli uomini cercavano per puro amore del sapere […] e a questo sapere è subordinata l’Etica, scienza pratica che si occupa del Bene, del sommo Bene.

Come si sa Aristotele nacque nel 383 a.C. e già in quel tempo oggi lontano teorizzava che l’amore per il conoscere è iscritto nel cuore dell’uomo.

Conoscere, sapere, allarga a dismisura l’orizzonte del possibile e l’idea del Bene su cui ogni pensatore ha dedicato pensieri e pagine trova posto.

Oggi al contrario è più facile che la cultura, un certo tipo di cultura, ci mostri invece il volto del Male, in certa letteratura di fantasia distopica, in certi testi di canzoni, nella moda e a volte design che rimandano a mondi di tenebre.

Anche i film sembrano proporci horror e male in varie forme appariscenti, per non dire del male più sottile.

Chi non conosce l’oscurità, non può capire la luce…. e questo è l’inimitabile Enzo Avitabile insieme ad un musicista della Mauritania, li trovate qui, splendidi, nel Bene !

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Sentiamoci protetti

sentiamoci protetti in modo assoluto, la nostra casa può aiutarci e non è un modo di dire.

La comprensione dell’abitare si è molto aricchita negli ultimi anni, con studi di architettura e di psicologia.

Si chiama Psicologia dell’abitare, una branca della psicologia sociale che prepara a riconoscere gli elementi fondamentali per un vivere felice.

Sociale perchè mette in contatto con il mondo esterno, la propria casa è un porto sicuro per se stessi, per la propria famiglia, per la convivialità e le esperienze condivise.

Ci permette di comunicare prima con noi stessi e poi con gli altri, non è solo comodità ma è creare spazi funzionali a ciò che ci caratterizza.

Sentiamoci protetti nella nostra casa.

Sentiamoci protetti grazie alla casa, ecco come fare

Cominciamo ad immaginare gli spazi abitativi come uno specchio di noi, quali scelte facciamo, quanto spazio ci piace dedicare alla nutrizione del corpo ma anche del nostro cuore e della nostra mente.

Libri? musica? device aggiornatissimi? salotti accoglienti? bacheche di ricordi ? piante? colori o austerità?

Dedichiamo spazio a questa riflessione tutt’altro che banale, se così può sembrare a un primo sguardo, perchè ci porta dritti al cuore di noi stessi, indicandoci piano piano come sentirci protetti.

Sentirci protetti da cosa ?

Dal malumore, per esempio. O dallo stress. Dalla solitudine. Dalla noia. Dalla stanchezza e dalla Paura.

L’elenco potrebbe essere senza fine perchè ogni persona è diversa da ogni altra ed ha le sue specifiche aree del Sè che vuole accudire e nutrire.

La casa è la nostra prima forma di terapia, nel senso di cura verso noi stessi e fa miracoli nel migliorare lo stato d’animo e le relazioni, sia dentro casa che fuori di essa.

Sì, perchè ci sentiamo più forti, più capaci di ascoltarci e riusciamo a dare spazio a ciò che per ognuno è davvero importante.

Una casa senza amore non c’è, dall’amore per gli aspetti più materiali, o più personali e quelli più spirituali.

Poniamoci in ascolto attento e curioso. Con mente da principiante, suggeriscono tradizioni di saggezze lontane.

Un piccolo passo, piccolissimo: accettiamo che sia la nostra casa, qualunque essa sia, ad accogliere amore in cui stare. Sembra banale eppure è una chiave che nasce da rara profondità

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R O M A

Roma è conosciuta nel mondo per mille motivi storici, culturali, politici, sociali ecc. ecc.

Spesso è associata al nome di “Trastevere” – quest’area a cavallo del fiume che attraversa la città, conosciuta forse come la più caratteristica di Roma.

Nessuna eco di fasti e ricchezze barocche come a Roma è tipico, Trastevere è un quartiere popolare, vero cuore della città.

I romani ci vanno volentieri per una passeggiata dal sapore verace, per scoprire il dedalo di vicoli, le osterie che cercano di essere come una volta, i banchi di venditori artigiani di sapore etno-hippy.

Un quartiere di nostalgie del tempo che fu, per i cuori romantici, che fa dimenticare tante dissonanze che affliggono molte grandi città tentacolari e Roma tra queste.

Un passo dopo l’altro, la mente va a ricordi di altri anni e si addolcisce, sembra quasi un luogo sospeso che ci offre tregua da traffico e smog.

C’è un aspetto particolare e unico di Trastevere con echi di spiritualità, un po’ di folklore, un po’ di miracoli, un po’ di arte che psicologicamente sfiora il sentire di anime accorte e curiose.

Dove trovare le Madonnelle

Sono note come Madonnelle , visibili nella loro varietà agli angoli delle case, edicole votive dalle fogge più originali.

Sono conosciute con questo nome perché prevalentemente raffigurano la Madonna e in minor parte altre figure sacre;

oltre 1500 nella città e Trastevere ne è particolarmente ricco, forse proprio per il carattere popolare dell’abitudine di chiedere protezione dagli affanni a figure divine come la Grande Madre che tutto protegge.

Figure a cui si attribuiva una grande forza e potere miracoloso di cui nella Roma del 1600 fino al 1700 si sentiva molto bisogno e così ogni angolo aveva la sua madonnella fino a contarne 2.739 ! 

Spesso si vedono pezzi architettonicamente molto interessanti, in marmo con cornici a ghirlanda, decorazioni di foglie d’acanto, putti barocchi. Racchiudono tele dipinte ad olio datate 1700 circa, anche riproduzioni come la Madonna del Buon Consiglio a piazza Trilussa.

Spesso una lanterna in segno di devozione dei fedeli restava accesa giorno e notte, quando l’oscurità dei tempi in cui le vie non erano illuminate favoriva misfatti: si poteva spaccare il lume con una sassata ma in quel tempo contro immagini sacre questo sacrilegio era raramente compiuto.

Piccoli tesori, a cui le pie donne affidavano tremiti e affanni, fiduciose della protezione sulla via e sulle case, in un tempo in cui aggirarsi per le vie di una Roma papalina di intrighi poteva essere molto pericoloso.

Si respira, per chi è allenato a percepire i residui sottili di antiche atmosfere, un’aria di preghiere che chiedevano aiuto o ringraziavano per la grazia ricevuta.

La mente non allenata a questo corre via frettolosa ma se vogliamo recuperare un ritmo umano arricchito di echi passati e spiritualità, semplicità quasi infantile, alzare lo sguardo alle Madonnelle di Trastevere ci offre ancora oggi qualcosa:

allo studioso della psiche accenna ad un archetipo di Grande Madre positiva, una possibilità di connettersi alla propria sfera più profonda che non giudica, esiste da sempre e da sempre vigila silenziosa sulle umane faccende.

ROMA: Cosa dice la mitologia

Nella mitologia alla dea Ecate si attribuiva il potere, femminile, di vegliare benevola sulle strade, gli incroci, i passaggi, come momenti di transizioni e per questo più instabili.

Anche altre figure mitologiche tra cui Giano Bifronte che protegge passaggi e porte, l’entrata e l’uscita.

A ricordarci le umane paure anche celate da umana baldanza e la necessità di proteggere se stessi, da se stessi.

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SINNER

Sinner, una parola che è entrata da poco tempo nel vocabolario di tutti.

Identifica subito il giovane che porta questo nome, giovanissimo campione del mondo sportivo.

Il tennis non è mai stato uno sport seguito dalle folle, ritagliando una nicchia elitaria di chi poteva sostenere i costi, uno sport costoso, rispetto ad altri.

Invece con il giovane Sinner tutti si sono interessati a questa disciplina, hanno seguito con il fiato sospeso gli incontri, le finali, le premiazioni, l’esultanza.

E’ perchè con la sua squadra ha portato l’Italia protagonista vincitrice di un trofeo internazionale? certamente sì ma c’è anche qualche cosa in più, un carisma che è quasi una magìa.

E’ il ragazzo in sè che ha destato ammirazione, la sua bravura tale da suscitare un indiscusso rispetto per la disciplina ferrea di cui evidentemente è un esempio, per riuscire a raggiungere risultati sportivi del livello che abbiamo visto.

Dietro il sorriso diretto che lo sguardo di Sinner ci offre sempre, intravediamo un ragazzo sincero, onesto, disciplinato, capace di porsi obiettivi sfidanti e combattere duramente per raggiungerli.

Chi non vorrebbe un figlio così ? specialmente dopo la sua splendida frase in cui augurava a tutti i bambini di avere genitori come i suoi….

Accende vari livelli emotivi, in chi fa il tifo per lui.

Quali emozioni ci suscita Sinner ?

emulazione positiva visto l’aumento degli iscritti alle scuole tennis come ci informano le associazioni intevistate. Forse identificazione, sentendoci vincenti insieme a lui.

forse gratitudine ?

con il suo modo di fare unito al suo indiscusso talento ha tenuto incollati al teleschermo anche improbabili nuovi tifosi, regalando a tutti l’emozione di avere successo e in fondo di essere amati, come lui.

Chi non lo vorrebbe per amico, parente, conoscente, lui che si pone semplice, onesto, leale, carismatico, sorridente e vittorioso…

Un Eroe dei nostri tempi, suggerisce la psicologia analitica, che crede in sè e crea un seguito di persone immediatamente simpatizzanti per lui,

Un Eroe che semina passione e lascia intravedere la possibilità per ognuno di essere vincente, sicuro.

In questa epoca in cui le passioni tristi attraversano il mondo, in cui interi stati si lasciano trascinare da passioni violente, risalta una persona come Sinner ci ha lasciato intravedere di sè.

Ci ha fatto bene la sua vittoria.

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La psicologia oggi

Anche la psicologia risente dei cambiamenti veloci che caratterizzano il nostro tempo.

Tradizionalmente era il luogo mentale in cui affrontare i propri aspetti inconsci e così si rifletteva negli studi professionali che si occupano di psicologia.

Nello studio dello psicologo

Quasi a tutti era noto che varcare la porta di uno studio di psicoterapia o di analisi poteva aprire un varco speciale verso se stessi.

Un viaggio meraviglioso.

Una strada privilegiata su cui incamminarsi insieme ad una persona preparata da anni di studi ed esperienza in un settore così delicato.

Oggi siamo nel tempo del “mordi e fuggi” e anche chi si accosta alla propria sofferenza psicologica crede che si possa “aggiustare” tutto in breve tempo. Tre mesi già sembrano troppi.

Ma ci vogliamo rendere conto? come potrebbe mai uno studio serio di un caso clinico, vissuto da una persona, essere diagnosticato, prognosticato e trattato in tempi rapidi?

Chi crede questo si lascia sedurre dal mito della velocità “tutto e subito”,

Non si può delegare la “cura” del proprio sè al di fuori della propria anima, aspettandosi che il dottore di turno ripari il punto difettoso.

Quanto ci siamo allontanati irresponsabilmente dall’essenza del lavoro psicologico che una persona formata nel ruolo di psicoterapeuta rivolge al suo paziente !

Cura, prendersi cura, pazienza, attesa, esperienza, emozioni, fiducia, coinvolgimento, transfert e controtransfert…

hanno senso ancora oggi ?

La risposta è sì, infinte volte sì, per chi crede in questa missione personale di svolgere un mestiere nobile che nobilita ad ogni incontro, che ricuce i frammenti di psicologie smarrite e in crisi.

Quali campi del comportamento umano hanno rilevanza per la psicologia? TUTTI !

gia Terenzio diceva “nulla di umano mi è alieno”. e l’essenza profonda si rivela in manifestazioni psichiche che sono Miti.

I Miti agiscono sulla psiche personale e collettiva.

sia se sappiamo riconoscerli e farne il nostro farmaco o no.

Gli Dei di un tempo arcaico si sono eclissati oggi difronte alla crisi assoluta che affanna lo Spirito.

Le loro caratteristiche di onnipotenza, onniscienza, stra-potere, restano vive, spostate sulle singole persone o sul gruppo sociale più ampio, nei comportamenti che investono il collettivo.

Ecco come fare

Zeus, prima di dare inizio a tutte le cose dovette sconfiggere i Titani, giganti creature primitive votate all’accrescimento e all’espassione eterna senza confini.

Zeus sapeva che ciò non produceva Bene e li sconfisse, usando Saggezza e Misura (metis), con Arte e Sensibilità, con l’aiuto di Mnemosyne, madre delle muse.

Vogliamo imparare da Zeus ?

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Inverno

Siamo decisamente dentro l’Inverno, la stagione che porta sosta, silenzio, fermarsi come la natura si ferma, attesa.

In immagine ho trovato una raffigurazione trecentesca dell’inverno, mirabile opera di Ambrogio Lorenzetti.

Per quanto la scarsa qualità dell’immagine che ho riportato consenta, è la raffigurazione di un uomo, come Re della Neve, ne è avvolto e ne ha fatto una palla.

Oltre la meraviglia della sintesi pittorica che sposa l’allegoria di un inverno caratterizzato da neve che fiocca tempestosa in grandi cristalli, possiamo vedere l’espressione dell’uomo:

treanquillo, sereno e forte, sguardo avanti deciso, imperturbabile.

Come l’inverno bianco o plumbeo si propone sempre al nostro immaginario, fin dal sussidiario di quando si era piccini.

Sul cappello è dipinta una corona, simbolo della regalità di una stagione che ci crea intorno una situazione di arresto dalle frenetiche consuete attività.

Uno stop alla fretta, al fare, in favore di un pensiero riflessivo, di un momento di riposo e di recupero.

Allegoricamente le immagini che nel tempo hanno voluto raffigurare la stagione invernale in modo antropomorfo, offrono allo sguardo l’idea di un vecchio che ha concuso il suo ciclo, come l’anno del calendario gregoriano ha concluso la sua corsa, momentaneamente.

Fermarsi a sentire ciò che finisce. Nelle festività del Capodanno si saluta il Nuovo che incalza più giovane e fresco, foriero di inizi e speranze.

Il Vecchio, archetipo che si incammina nella neve tormentosa, ha però il suo fascino se ci sappiamo fermare ad osservare i suoi simboli, i suoi colori, il suo significato.

Ci darà Forza da costituirsi piano piano durante i mesi, senza fretta.

Per chi può… un pochino quasi in letargo anche noi…

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Amore

Amore, l’Eros dei Greci antichi, c’è ancora posto per lui oggi tra le persone?

Gli amori di coppia risaltano sulle cronache per la violenza, Amore tossico cioè relazioni di coppia malate.

E’ sempre stato così sconfortante il declino bruto dell’Amore ?

Probabilmente sì, se andiamo indietro nei tempi della storia ma senza la risonanaza mediatica e le veloci trasmissoni di notizie odierne ne venivamo a conoscenza meno.

Quale Amore?

Non solo amore tra donna e uomo sentimentalmente legati, purtroppo la violenza, la tragedia e la brutalità si insinuano tra le pieghe di una società sofferente.

Tra baby gang, giovani vittime di bullismo, insegnanti di scuola aggrediti da genitori, figli che insultano i genitori, bande rivali e regolamento di conti sembra non esserci più spazio per relazioni umane normali.

Poco spazio per relazioni affettive sane, soffuse di tenerezza ed Eros vittorioso.

Eros nella mitologia esprimeva l’Incontro, il congiungimento, l’amore, il contatto gentile o appassionato tra anime, così nutrite.

Perchè l’anima, ci insegna già il Mito, non può prosperare senza l’altro, senza l’incontro virtuoso e l’avvicinamento,

rischiando così il mancato nutrimento emotivo e l’affievolirsi della vita dello Spirito, la nostra umana forza vitale.

Questo incontro di cui non possiamo fare a meno prende derive pericolose quando non si accompagna a consapevolezza, alla coscienza ampia e aperta.

Così l’Amore assume sembianze di possesso e non accetta il rifiuto da parte di un altro.

Qui il rifiuto proviene da se stessi in primo luogo e viene proiettato fuori, così è l’altro a vestire i panni del colpevole che dà sofferenza insopportabile.

Amore non è certo questa barbarie, ci fa dimenticare che con la stessa parola designamo la corrente speciale che avvolge una mamma e il suo bambino, una famiglia con tutti suoi membri, un padre con i suoi figli, un monaco in preghiera, un’associazione che salva vite umane.

Stessa parola, Amore, anche per designare un trasporto speciale verso il divino, verso l’alto, verso alcuni rami del sapere e della conoscenza.

Forme diverse, unite dalla forza del conforto alla natura umana difronte alle insidie dell’esistenza.

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Terapia junghiana

La terapia junghiana, che offre le sue particolarissime chiavi di lettura per i disagi psicologici e le meraviglie della psiche, è oggi sempre più richiesta.

Nonostante il tempo attuale veloce e frenetico, molte persone si rivolgono al mio studio perchè sono una psicoterapeuta junghiana.

Perchè scegliere una terapia junghiana?

Contro corrente al tempo attuale questa formadi psicoterapia non propone facili soluzioni, non promette tempi brevi di cura, non assicura risparmio sui conti.

E allora cosa affascina ancor oggi, di questo metodo antico, soprattutto tra i più giovani?

Secondo il mio pensiero le persone giovani stanno vivendo tempi davvero difficili, come tutti certamente, ma con l’aggravante di non aver potuto costruire alternative ai sistemi sociali che rifiutano e ignorano, quando non li distruggono del tutto.

E’ caratteristica elettiva del Puer archetipico portare tutta la propria energia giovane e fresca nella ricerca di mondi nuovi, mondi esterni da capovolgere per rinnovare in cui si riflettono mondi interni dove cercare la Luce ed illuminare le Tenebre che avvolgono le umane fragilità emotive.

Ne emerge un disorientamento angosciante perchè valori umani ritenuti obsoleti non trovano valori nuovi sostitutivi che abbiano la necessaria solidità itrinseca da reggere agli urti del mondo.

Crisi di valori ci sono sempre state, e così guerre ed efferati delitti.

Paure enormi di soccombere, di essere annientati.

Questa Psiche collettiva che deve affrontare il crollo di sentimenti e di passioni creative e immaginifiche si manifesta oggi con disagi psicologici, con serpeggianti pensieri di infelicità.

Abitiamo la Tecnica, retta dalla razionalità e patiamo lo scompenso di libertà irrazionali.

Sugli animi deboli e probabilmente sociopatici allora affiora la violenza verso il più debole, per seguire i propri impulsi drammatici. In Occidente dove viviamo tra pseudo sicurezze sono molto precari i riferimenti sicuri per tutti.

Come si svolge

La terapia junghiana, nel racconto che la persona fa di sè al terapeuta, propone uno sfondo, antico ed eterno a cui appoggiare i propri dubbi e sofferenze emotive, a cui appoggiarsi, con cui confrontarsi.

Uno sfondo di certezze tramandate da millenni che porta ancora incisa l’eco di battaglie epiche ed eroiche, per conquistare diritti che oggi diamo per scontati, tra simboli ed emozioni attuali.

In questo sfondo fanno capolino gli Dei dell’Olimpo mitologico, vestiti di miti diversi e sarà compito della coppia terapeutica dipanare il nome nuovo che assumono i miti di sempre. Eterni, oltre le umane cose.

Gli Dei così diventati malattie, come ricorda Hillman, chiedono a noi umani di poter guarire e la terapia junghiana ricerca connessioni tra realtà così lontane, figure interiori e paure da superare.

Ci riesce, per lo più.

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Guerre

Guerra, venti di guerre spazzano le coscienze Occidentali lasciandoci interdetti, tra Stupor e rigetto, orrore e compassione per quanta violenza le cronache ci mostrano, non troppo lontano da riuscire a voltarci dall’altra parte.

Lasciando agli esperti di storia considerazioni geopolitiche complesse e articolate, proviamo a tracciare una linea di lettura psicologica, rispetto alla Coscienza collettiva che assiste orripilata alle violenze e all’inconsio collettivo che ha radici antiche.

Guerre, una lettura psicologica

Secoli indietro l’anticulturale mancanza di relazioni internazionali ha dato il via alla terrbile barbarie della guerra, rendendo imperante la violenza collettiva, richiesta e sostenuta dai Re e Principi, ragione di vita e di morte dei Guerrieri.

Morire aveva un valore che oggi non ci appartiene e anche Vivere poggiava su diversi cardini delle società.

Si affidava l’Anima a Dio e si percepiva di compiere azioni che trasformavano uomini in Eroi gloriosi, nel tempo degli Dei e degli Eroi.

“[…] Ma nemmeno Dio stesso può prosperare in un’umanità spiritualmente denutrita” scrive C.G.Jung nel 1936 e noi oggi?

Abbiamo avuto decenni tremendi dopo queste illuminanti parole, genocidi nel mondo intero, abbiamo scavallato il millennio mentre le giovanissime generazioni si agganciano ai feticci moderni nell’illusione di connessione con il Tutto.

La psiche femminile difronte a questa “fame” potrebbe reagire diversamente…

Ecco come reagisce il Femminile alle Guerre

mentre il Logos che pianifica, elabora strategie, programma sopraffazioni, conquiste sanguinarie a spese di altre anime, abbiamo Eros, il perenne Dio dell’Incontro e dell’avicinamento che sostiene la psiche femminile e forse la donna ha qualche attitudine in più o diversa per un grandioso compito culturale che potrebbe riportare alla luce valori sepolti.

Oggi le donne combattono in guerra, non in tutte le culture, probabilmente abitate più da Wotan che da Eros, volendo scomodare gli Dei.

Wotan, come tutti gli Dei è rappresentazione e figurazione di forze psichiche, che appartengono al mondo inconscio dell’umanità. E’ dio della Tempesta e dell’Ebbrezza che può restare a riposo per secoli ma sempre può ridestarsi, come un vulcano spento.

Questo Dio della Distruzione è fattore psichico ed emozionale che travolge le zone di alta pressione culturale, sottolinea ancora Jung, afferra e travolge il popolo che così entra in uno stato di furore.

Difronte all’incontro dell’uomo di oggi con un Dio tribale che respira attraverso le azioni efferate, vengono trascinate via come secche foglie tutte le bellezze che pure avrebbero potere di cambiare le cose, culturalmente molte cose…

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mano e manina

Il pensiero del Cuore

E’ da James Hillman, compianto autore post junghiano, come leggiamo da un frammento di una sua opera, quanto il nostro umano cuore, inteso simbolicamente, possa seguire una sua via, come fa il pensiero.

E qui Hillman, profondo conoscitore e studioso delle immagini che popolano la nostra mente, pensa al cuore per immagini, al loro ruolo irrinunciabile di guida per un felice equilibrio psico-fisico.

Vediamo come.

Immagini del cuore

Nella nostra cultura occidentale possiamo rintracciare tre grandi immagini del cuore e relativi significati culturali con il loro senso profondo:

quello che riguarda il coraggio, la passione ardente e la lealtà, è il cuor di leone.

quello come muscolo e organo del corpo, la nostra pompa di vita, cuore di Harvey.

Infine quello dei sentimenti, dell’anima, dell’amore e questo è il cuore di Agostino.

Il primo dei tre si manifesta nel mondo come credere con forza, desiderio, missione, può spingere all’azione e alla battaglia.

Questa immagine rimanda alla possibilità che si infiammi, il suo elemento alchemico è lo zolfo.

Per Jung, nell’alchimia lo zolfo indicava la sostanza attiva del sole (Opere, 14, I, pagina 124):

esprime anche il volto infiammabile del mondo, il desiderio e questo conduce in psicologia alla proiezione. E’ il cuore del Re.

Il successivo, da un testo del 1628 di Wiliam Harvey che scopre il sitema circolatorio, ci porta nell’era scientifica, sottolinea il ritmo, il pulsare, la macchina a cui fare manutenzione.

Questa forza occupa tutto il corpo e il cuore anatomico ne è l’organo visibile e percepibile.

Può recare un attacco alla persona stessa che dovrà averne cura, pensarlo, immaginarlo ed entrare in un rapporto consapevole con esso, senza dimenticarlo, macchina fonte di vita.

L’ultimo, chiamato di Agostino, vive di sentimento e di amore, nucleo profondissimo e intimità.

Non più solo come Re, o Macchina ma sede del Sentimento che mi fa muovere nel mondo.

Le figure immaginali autonome della psiche, contemplate dal cuore, si esperiscono così come cariche di sentimento.

Leggiamo Hillman con passione, oltre il tempo.

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