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Un altro Amore

Un altro Amore è sempre possibile.

Anche quando non ci crediamo più, forse perchè la persona a cui tenevamo di più ora non c’è.

I motivi per cui si può restare affamati d’amore sono moltissimi e a volte affondano le radici nell’infanzia, se ci siamo sentiti poco amati, considerati, apprezzati, valorizzati.

Oppure avvertiamo il forte dolore di sentirci senza amore se veniamo abbandonati, se la vita pone ostacoli invincibili e la perdita può essere irreversibile.

Un altro Amore allora deve essere immaginato, anche in prospettiva lontana, lontanissima.

Senza perdere di vista che è sempre possibile. Certo non è una certezza, naturalmente, che presto si incontrerà di nuovo e migliore di quello perduto. Ma è un importante punto di vista che la psicologia ci insegna ad adottare, poco per volta.

Cioè il mondo delle possibilità, un mondo immenso che a volte attraversiamo senza farci caso.

Vorrei indicare qui un aspetto mentale soprattutto, dal quale deriverà in seguito una pace interiore ritrovata.

E’ difficile assumere un punto di vista possibilista perchè è proprio della natura dell’esperienza di perdita avvertire una stagnazione emotiva, agganciata inesorabilmente al dolore.

Cambiare avverbio aiuta a cambiare il corso dei pensieri:

non inesorabilmente ma inevitabilmente, nel senso che in questo specifico momento non si può evitare il dolore di non ritrovare Amore ma non è qualcosa che durerà per sempre.

E’ nel corso naturale delle cose, la mente umana ha in sè le risorse per attraversare i durissimi momenti della perdita d’amore. Attraversare appunto, quindi venirne infine fuori.

Ogni esperienza psicologica difficile appare immobile, eterna e immutabile ma la vita è mutamento.

Sarà necessario imparare a connettersi a questa parte di se stessi.

Ne ricaveremo la pace che abita ilmondo delle possibilità, della ritrovata forza di lasciarsi coinvolgere, col tempo, da nuove esperienze di vitalità.

E’ sempre possibile che accada ancora, che accada di nuovo, per tutti.

Solo non dobbiamo restare intrappolati in pensieri oscuri di sconfitta e di dolore, dobbiamo coltivare consapevolezza profonda per tutti gli stati mentali che attraversiamo, incontrarli e poi lasciarli andare.

Se abbiamo un disturbo di dipendenza affettiva o solo temiamo di soffrirne il percorso è completamente diverso per uscire dal dolore e ritrovare il sorriso, occorrerà l’aiuto professionale dello psicoterapeuta.

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il B E N E

.. il Bene… sappiamo ancora cosa è ? cosa esprimiamo davvero con questa parola ? così comune, tra le prime che impariamo.

il Bene che ritroviamo in una specie di acronimo che tutti abbiamo imparato a conoscere: TVB

Valeva proprio la pena di abbreviare una parola già breve e così generosa, al solo pronunciarla in consapevolezza ?

Chissà.. abbrevia, accorcia, corri, affrettati…. ci porterà da qualche parte, l’attuale rivoluzione tecnologica si porta dietro una potente rivoluzione culturale e voglio portare qui con noi un gigante del passato, Aristotele.

ecco il Bene per te

Diceva, riporto qui un pezzetto della “Metafisica” […] e infatti gli uomini, all’inizio come adesso, hanno preso lo spunto per filosofare dalla meraviglia poichè dapprincipio essi si stupivano dei fenomeni più semplici e di cui essi non sapevano rendersi conto […]

..le condizioni della Luna e quelle del Sole, le Stelle e l’origine dell’Universo. Anche chi ha interesse per le leggende è in certo modo filosofo, giacchè il mito è un insieme di cose meravigliose.

Gli uomini cercavano per puro amore del sapere […] e a questo sapere è subordinata l’Etica, scienza pratica che si occupa del Bene, del sommo Bene.

Come si sa Aristotele nacque nel 383 a.C. e già in quel tempo oggi lontano teorizzava che l’amore per il conoscere è iscritto nel cuore dell’uomo.

Conoscere, sapere, allarga a dismisura l’orizzonte del possibile e l’idea del Bene su cui ogni pensatore ha dedicato pensieri e pagine trova posto.

Oggi al contrario è più facile che la cultura, un certo tipo di cultura, ci mostri invece il volto del Male, in certa letteratura di fantasia distopica, in certi testi di canzoni, nella moda e a volte design che rimandano a mondi di tenebre.

Anche i film sembrano proporci horror e male in varie forme appariscenti, per non dire del male più sottile.

Chi non conosce l’oscurità, non può capire la luce…. e questo è l’inimitabile Enzo Avitabile insieme ad un musicista della Mauritania, li trovate qui, splendidi, nel Bene !

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Sentiamoci protetti

sentiamoci protetti in modo assoluto, la nostra casa può aiutarci e non è un modo di dire.

La comprensione dell’abitare si è molto aricchita negli ultimi anni, con studi di architettura e di psicologia.

Si chiama Psicologia dell’abitare, una branca della psicologia sociale che prepara a riconoscere gli elementi fondamentali per un vivere felice.

Sociale perchè mette in contatto con il mondo esterno, la propria casa è un porto sicuro per se stessi, per la propria famiglia, per la convivialità e le esperienze condivise.

Ci permette di comunicare prima con noi stessi e poi con gli altri, non è solo comodità ma è creare spazi funzionali a ciò che ci caratterizza.

Sentiamoci protetti nella nostra casa.

Sentiamoci protetti grazie alla casa, ecco come fare

Cominciamo ad immaginare gli spazi abitativi come uno specchio di noi, quali scelte facciamo, quanto spazio ci piace dedicare alla nutrizione del corpo ma anche del nostro cuore e della nostra mente.

Libri? musica? device aggiornatissimi? salotti accoglienti? bacheche di ricordi ? piante? colori o austerità?

Dedichiamo spazio a questa riflessione tutt’altro che banale, se così può sembrare a un primo sguardo, perchè ci porta dritti al cuore di noi stessi, indicandoci piano piano come sentirci protetti.

Sentirci protetti da cosa ?

Dal malumore, per esempio. O dallo stress. Dalla solitudine. Dalla noia. Dalla stanchezza e dalla Paura.

L’elenco potrebbe essere senza fine perchè ogni persona è diversa da ogni altra ed ha le sue specifiche aree del Sè che vuole accudire e nutrire.

La casa è la nostra prima forma di terapia, nel senso di cura verso noi stessi e fa miracoli nel migliorare lo stato d’animo e le relazioni, sia dentro casa che fuori di essa.

Sì, perchè ci sentiamo più forti, più capaci di ascoltarci e riusciamo a dare spazio a ciò che per ognuno è davvero importante.

Una casa senza amore non c’è, dall’amore per gli aspetti più materiali, o più personali e quelli più spirituali.

Poniamoci in ascolto attento e curioso. Con mente da principiante, suggeriscono tradizioni di saggezze lontane.

Un piccolo passo, piccolissimo: accettiamo che sia la nostra casa, qualunque essa sia, ad accogliere amore in cui stare. Sembra banale eppure è una chiave che nasce da rara profondità

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Una Storia d’Amore

Una storia d’amore è il sapore vero dell’esperienza umana.

Per questo può innalzarci alle vette indicibili dei sentimenti più alti, farci volare alto il cuore, disporre un sorriso speciale sul volto.

E da tali vertiginose altezze precipitarci in abissi oscuri di assenza, di dolore, di mancanza. Non possiamo fare a meno dell’amore e con esso intrecciare una storia.

ecco cosa è una storia d’amore

oggi si chiamano Storie una manciata di foto di scarsa qualità, istantanee di momenti, chissà poi perchè hanno chiamato così delle foto. Storie sono altro e le storie d’amore arricchiscono chi le vive e le persone intorno.

Costruiscno in due, tessuti resistenti, colorati, che danno colore e rinfrescano, come la seta.

Dell’Amore si è sempre in molti a beneficiare, quando si stende sui tetti delle nostre case e ci avvolge silenzioso.

Il poeta cileno Pablo Neruda ha scritto di amori straordinari, benevola follìa, raccontando l’ebbrezza e la felicità di amore corrisposto.

Molte di più sono però Storie d’amore dolente, che lasciano il cuore infranto, i pensieri si oscurano, la vita intera perde senso, il malessere invade tutta la persona, la sua vita, le sue attività.

Se i Sapiens fossero anche dotati di buon cuore ci penserebbero bene prima di intrecciare e poi di “strecciare” storie d’amore invece di muoversi tra i cuori come elefanti in una cristalleria, a volta anche insolenti.

Troviamo nella sapienza della civiltà della Grecia antica chi ha dedicato molta riflessione al tema dell’Amore, tra cui Platone: dall’Amore per una persona nel cuore e nel corpo si estende il sentimento al Bello e al Bene, fino a trascendere la persona e condurci ad amare il tutto superiore.

Ma oggi, 2500 anni dopo, questo attuale usa e getta dei sentimenti lascia davvero perplessi e addolorati, per i ragazzi che con noncuranza pongono limiti alle relazioni vivendole solo sul piano fisico. Impauriti e bloccati dall’esternare sentimenti

Non sanno amare, non sanno lasciarsi rapire da Eros, vivono nella fretta del tutto e subito, incuranti dell’impegno e dei risultati che li trasporterebbero altrove, nei cieli alti della gioia.

Cosa devi sapere

Se stai vivendo una storia d’amore così devi sapere che non è la tua, non è quella che la vita ti ha destinato piena di luce, di progetti, di futuro, di sviluppi, di grandezze… può essere anche pericolosa e per l’Anima sicuramente lo è.

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R O M A

Roma è conosciuta nel mondo per mille motivi storici, culturali, politici, sociali ecc. ecc.

Spesso è associata al nome di “Trastevere” – quest’area a cavallo del fiume che attraversa la città, conosciuta forse come la più caratteristica di Roma.

Nessuna eco di fasti e ricchezze barocche come a Roma è tipico, Trastevere è un quartiere popolare, vero cuore della città.

I romani ci vanno volentieri per una passeggiata dal sapore verace, per scoprire il dedalo di vicoli, le osterie che cercano di essere come una volta, i banchi di venditori artigiani di sapore etno-hippy.

Un quartiere di nostalgie del tempo che fu, per i cuori romantici, che fa dimenticare tante dissonanze che affliggono molte grandi città tentacolari e Roma tra queste.

Un passo dopo l’altro, la mente va a ricordi di altri anni e si addolcisce, sembra quasi un luogo sospeso che ci offre tregua da traffico e smog.

C’è un aspetto particolare e unico di Trastevere con echi di spiritualità, un po’ di folklore, un po’ di miracoli, un po’ di arte che psicologicamente sfiora il sentire di anime accorte e curiose.

Dove trovare le Madonnelle

Sono note come Madonnelle , visibili nella loro varietà agli angoli delle case, edicole votive dalle fogge più originali.

Sono conosciute con questo nome perché prevalentemente raffigurano la Madonna e in minor parte altre figure sacre;

oltre 1500 nella città e Trastevere ne è particolarmente ricco, forse proprio per il carattere popolare dell’abitudine di chiedere protezione dagli affanni a figure divine come la Grande Madre che tutto protegge.

Figure a cui si attribuiva una grande forza e potere miracoloso di cui nella Roma del 1600 fino al 1700 si sentiva molto bisogno e così ogni angolo aveva la sua madonnella fino a contarne 2.739 ! 

Spesso si vedono pezzi architettonicamente molto interessanti, in marmo con cornici a ghirlanda, decorazioni di foglie d’acanto, putti barocchi. Racchiudono tele dipinte ad olio datate 1700 circa, anche riproduzioni come la Madonna del Buon Consiglio a piazza Trilussa.

Spesso una lanterna in segno di devozione dei fedeli restava accesa giorno e notte, quando l’oscurità dei tempi in cui le vie non erano illuminate favoriva misfatti: si poteva spaccare il lume con una sassata ma in quel tempo contro immagini sacre questo sacrilegio era raramente compiuto.

Piccoli tesori, a cui le pie donne affidavano tremiti e affanni, fiduciose della protezione sulla via e sulle case, in un tempo in cui aggirarsi per le vie di una Roma papalina di intrighi poteva essere molto pericoloso.

Si respira, per chi è allenato a percepire i residui sottili di antiche atmosfere, un’aria di preghiere che chiedevano aiuto o ringraziavano per la grazia ricevuta.

La mente non allenata a questo corre via frettolosa ma se vogliamo recuperare un ritmo umano arricchito di echi passati e spiritualità, semplicità quasi infantile, alzare lo sguardo alle Madonnelle di Trastevere ci offre ancora oggi qualcosa:

allo studioso della psiche accenna ad un archetipo di Grande Madre positiva, una possibilità di connettersi alla propria sfera più profonda che non giudica, esiste da sempre e da sempre vigila silenziosa sulle umane faccende.

ROMA: Cosa dice la mitologia

Nella mitologia alla dea Ecate si attribuiva il potere, femminile, di vegliare benevola sulle strade, gli incroci, i passaggi, come momenti di transizioni e per questo più instabili.

Anche altre figure mitologiche tra cui Giano Bifronte che protegge passaggi e porte, l’entrata e l’uscita.

A ricordarci le umane paure anche celate da umana baldanza e la necessità di proteggere se stessi, da se stessi.

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SINNER

Sinner, una parola che è entrata da poco tempo nel vocabolario di tutti.

Identifica subito il giovane che porta questo nome, giovanissimo campione del mondo sportivo.

Il tennis non è mai stato uno sport seguito dalle folle, ritagliando una nicchia elitaria di chi poteva sostenere i costi, uno sport costoso, rispetto ad altri.

Invece con il giovane Sinner tutti si sono interessati a questa disciplina, hanno seguito con il fiato sospeso gli incontri, le finali, le premiazioni, l’esultanza.

E’ perchè con la sua squadra ha portato l’Italia protagonista vincitrice di un trofeo internazionale? certamente sì ma c’è anche qualche cosa in più, un carisma che è quasi una magìa.

E’ il ragazzo in sè che ha destato ammirazione, la sua bravura tale da suscitare un indiscusso rispetto per la disciplina ferrea di cui evidentemente è un esempio, per riuscire a raggiungere risultati sportivi del livello che abbiamo visto.

Dietro il sorriso diretto che lo sguardo di Sinner ci offre sempre, intravediamo un ragazzo sincero, onesto, disciplinato, capace di porsi obiettivi sfidanti e combattere duramente per raggiungerli.

Chi non vorrebbe un figlio così ? specialmente dopo la sua splendida frase in cui augurava a tutti i bambini di avere genitori come i suoi….

Accende vari livelli emotivi, in chi fa il tifo per lui.

Quali emozioni ci suscita Sinner ?

emulazione positiva visto l’aumento degli iscritti alle scuole tennis come ci informano le associazioni intevistate. Forse identificazione, sentendoci vincenti insieme a lui.

forse gratitudine ?

con il suo modo di fare unito al suo indiscusso talento ha tenuto incollati al teleschermo anche improbabili nuovi tifosi, regalando a tutti l’emozione di avere successo e in fondo di essere amati, come lui.

Chi non lo vorrebbe per amico, parente, conoscente, lui che si pone semplice, onesto, leale, carismatico, sorridente e vittorioso…

Un Eroe dei nostri tempi, suggerisce la psicologia analitica, che crede in sè e crea un seguito di persone immediatamente simpatizzanti per lui,

Un Eroe che semina passione e lascia intravedere la possibilità per ognuno di essere vincente, sicuro.

In questa epoca in cui le passioni tristi attraversano il mondo, in cui interi stati si lasciano trascinare da passioni violente, risalta una persona come Sinner ci ha lasciato intravedere di sè.

Ci ha fatto bene la sua vittoria.

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La psicologia oggi

Anche la psicologia risente dei cambiamenti veloci che caratterizzano il nostro tempo.

Tradizionalmente era il luogo mentale in cui affrontare i propri aspetti inconsci e così si rifletteva negli studi professionali che si occupano di psicologia.

Nello studio dello psicologo

Quasi a tutti era noto che varcare la porta di uno studio di psicoterapia o di analisi poteva aprire un varco speciale verso se stessi.

Un viaggio meraviglioso.

Una strada privilegiata su cui incamminarsi insieme ad una persona preparata da anni di studi ed esperienza in un settore così delicato.

Oggi siamo nel tempo del “mordi e fuggi” e anche chi si accosta alla propria sofferenza psicologica crede che si possa “aggiustare” tutto in breve tempo. Tre mesi già sembrano troppi.

Ma ci vogliamo rendere conto? come potrebbe mai uno studio serio di un caso clinico, vissuto da una persona, essere diagnosticato, prognosticato e trattato in tempi rapidi?

Chi crede questo si lascia sedurre dal mito della velocità “tutto e subito”,

Non si può delegare la “cura” del proprio sè al di fuori della propria anima, aspettandosi che il dottore di turno ripari il punto difettoso.

Quanto ci siamo allontanati irresponsabilmente dall’essenza del lavoro psicologico che una persona formata nel ruolo di psicoterapeuta rivolge al suo paziente !

Cura, prendersi cura, pazienza, attesa, esperienza, emozioni, fiducia, coinvolgimento, transfert e controtransfert…

hanno senso ancora oggi ?

La risposta è sì, infinte volte sì, per chi crede in questa missione personale di svolgere un mestiere nobile che nobilita ad ogni incontro, che ricuce i frammenti di psicologie smarrite e in crisi.

Quali campi del comportamento umano hanno rilevanza per la psicologia? TUTTI !

gia Terenzio diceva “nulla di umano mi è alieno”. e l’essenza profonda si rivela in manifestazioni psichiche che sono Miti.

I Miti agiscono sulla psiche personale e collettiva.

sia se sappiamo riconoscerli e farne il nostro farmaco o no.

Gli Dei di un tempo arcaico si sono eclissati oggi difronte alla crisi assoluta che affanna lo Spirito.

Le loro caratteristiche di onnipotenza, onniscienza, stra-potere, restano vive, spostate sulle singole persone o sul gruppo sociale più ampio, nei comportamenti che investono il collettivo.

Ecco come fare

Zeus, prima di dare inizio a tutte le cose dovette sconfiggere i Titani, giganti creature primitive votate all’accrescimento e all’espassione eterna senza confini.

Zeus sapeva che ciò non produceva Bene e li sconfisse, usando Saggezza e Misura (metis), con Arte e Sensibilità, con l’aiuto di Mnemosyne, madre delle muse.

Vogliamo imparare da Zeus ?

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Anedonia

diciamo anedonia per indicare sintomi residui dopo la risoluzione di episodi depressivi.

Può essere fisica se non riusciamo a trarre più piacere relativamente a comportamenti che riguardano la sfera corporea, come il cibo, il buon bere in compagnia, un’attività fisica.

La chiamiamo anedonia sociale quando non riusciamo a trarre piacere dalle relazioni interpersonali, anche quelle fidate, sicure, collaudate, e perdiamo gusto alla percezione di esse.

Questo tipo di anedonia, detto sociale, riduce la nostra percezione di “ricompensa” nel senso di gratificazione, dall’intimitò con l’altro.

E’ oggi del tutto acquisito che i legami telematici, senza nulla togliere all’importanza di internet e delle sue infinite opportunità, frantumano tuttavia i legami umani, in un processo di disconnessione all’interno della perpetua connessione.

Siamo felicemente connessi a pressochè tutto, grazie al web, ma la connessione con se stessi?

Nel mio lavoro ho il privilegio dell’analista di ascoltare: molte persone lamentano di non ritrovarsi, di perdere il proprio senso di sè, disperse tra contatti digitali da tutelare, alimentare, difendere, proteggere.

Oppure non hanno ben chiaro quanta energia utilizzano per il mantenimento di tutto questo, dichiarandosi infine soli, sfiduciati, svuotati…

Sicuri che sia nutriente tutto questo? nutriente per l’Anima intendo, per dirla con Hillman che osservava già anni fa quanto la tecnomediazione amplifichi il senso di solitudine.

Sentirsi soli mentre si chatta con mezzo mondo, o mondo intero, mentre si attendono trepidando risposte che non arrivano:

ormai c’è liceità di non rispondere, oltre ogni principio di buona educazione.

C’è la fretta, la scarsa capacità per molti di sintetizzare in pochi caratteri il proprio sentire e così preferiscono il nulla.

Tempo prezioso della vita si utilizza con grande interesse a pubblicare immagini sui propri telefonini relativi al piatto che stiamo per mangiare, o ai capelli sul pavimento del parrucchiere, appena sfoltiti.

Attraverso immagini di dove mi trovo, con chi, in quale atteggiamento, spiccano il volo informazioni e dati – chi non lo sa? – verso ripetitori o in qualche caso satelliti, numerosi intorno alla Terra.

Certo non solo questo, molti elementi positivi oggi sono alla portata di tutti

Ecco come distinguerli

E’ la consapevolezza a fare la differenza, non agire d’impulso, e invece pensare e riflettere prima di inviare all’altro messaggi, foto, immagini, faccine grafiche omologate, canzoni, frasi, poesie, sempre più immersi in una illusione di contatto vero.

Altrimenti il contatto vero con l’Altro che fine fa?

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Influenzer

Che vuoi fare da grande? chiedono i genitori a ragazzine tra gli 11 e i 18 anni. “Voglio fare l‘Influenzer”, questa la spiazzante risposta per genitori “Boomer”.

Termini anglosassoni che sottolineano il divario generazionale che sempre è stato complesso affrontare in modo proficuo.

L’influenzer chi è ??

oggi è una figura professionale che praticamente tutti sanno a cosa si riferisca e la associano a una attività superficiale, priva di competenze, futile e modaiola. E’ davvero così?

Ecco perchè non è sempre futile

Potremmo dire che ci sono Influenzer ed Influenzer, cioè alcuni fanno la differenza riuscendo ad applicare intelligenza, studi, strategie, inventiva, creatività al proprio lavoro.

Ma di che tipo di lavoro si tratta ?

Un tempo si parlava di Opinion Leader , sempre dall’inglese, mi raccomando! ad indicare chi sa trainare le opinioni altrui, creando consenso intorno a se stesso e dunque a ciò che propone.

Oggi si concentra sul fashion che per dire moda pare una parola più cosmopolita.

Non necessariamente l’influenzer si occupa solo di moda in senso di abiti.

Genera trend, immagine, tendenze di gusti relative ai modi in cui apparire per essere con il giusto outfit , dove oguno degli accessori indossati è frutto di scelte mai lasciate al caso.

Dal colore dei capelli all’armocromia, lo stile delle borse o del pareo sulla spiaggia, il tipo di borsone da palestra o di cintura, calzature sconcertanti, tutto fa tendenza, dettando un percorso di agognata bellezza.

Sbagliato ? non necessariamente, se si resta nella giusta misura, se si guarda a se stessi, alla propria autenticità, a come si è per poi disegnare come apparire all’esterno.

E’ una professione che si sviluppa tra varie competenze trasversali, informazione accurata, onestà di intenti e vera passione per il settore che ci può trasformare nell’immagine.

In questi giorni una celebre influenzer italiana, forse la più conosciuta e la più riuscita economicamente e non solo è finita al centro di battaglie legali.

Si vuole screditarla e danneggiarla, nella sua vita privata, familiare, economica, professionale, col pretesto di tutelare noi consumatori.

Quella di Chiara Ferragni è una storia di successo, partita da zero, costruendo una specifica competenza e conoscenza del settore, intrecciando relazioni, incontri, creando relazioni di stima e sviluppando un proprio brand internazionalmente noto, riuscendo a proporsi in modo sempre adeguato.

Milioni di ragazze la ammirano e uomini la desiderano, ma lei ha costruito la sua famiglia di amore, lavorando con passione e impegnandosi in campagne a sfondo ecologico e benefico.

Ha ricevuto inviti e proposte professionali importanti che ha svolto in modo ammirevole, autentica e attenta a valori positivi.

Una scalata e una vetta raggiunta con grinta e simpatia, non occorre molto altro per entrare nel mirino dell’invidia collettiva.

E l’invidia è una brutta bestia che in questi tempi dominati dai social network si scatena per distruggere l’oggetto di invidia. La psicoanalista dei primi anni del 900 Melanie Klein ne avrebbe da dire, a questo proposito.

Si è voluta vedere questa giovane donna in lacrime davanti a milioni di telespettatori, mentre offriva un milione di euro ad una buona causa (perchè la lascino in pace?). La tv del dolore vuole vedere, non solo in tv, che l’affondo spietato ha davvero colpito.

Avrà fatto probabilmente un errore, non conosco queste logiche dove ci si scaglia verso chi è in vetta mentre si nuota in un mondo di truffe, malafede, inganni, imbrogli, querele, accuse, insulti.

La giovane influenzer sicuramente ha peccato di leggerezza nel non informarsi fino in fondo dei risvolti legali di una campagna di pubblicità e la legge non ammette ignoranza.

Tuttavia ammette tranquilamente che la persona sia messa in croce, mediaticamente parlando.

Un Buon Anno a questa giovane intelligente donna che ha saputo ispirare tante ragazze in un mondo in cui l’ispirazione e la bellezza sono sepolte sotto l’oscurità dei nefandi tempi che viviamo.

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Inverno

Siamo decisamente dentro l’Inverno, la stagione che porta sosta, silenzio, fermarsi come la natura si ferma, attesa.

In immagine ho trovato una raffigurazione trecentesca dell’inverno, mirabile opera di Ambrogio Lorenzetti.

Per quanto la scarsa qualità dell’immagine che ho riportato consenta, è la raffigurazione di un uomo, come Re della Neve, ne è avvolto e ne ha fatto una palla.

Oltre la meraviglia della sintesi pittorica che sposa l’allegoria di un inverno caratterizzato da neve che fiocca tempestosa in grandi cristalli, possiamo vedere l’espressione dell’uomo:

treanquillo, sereno e forte, sguardo avanti deciso, imperturbabile.

Come l’inverno bianco o plumbeo si propone sempre al nostro immaginario, fin dal sussidiario di quando si era piccini.

Sul cappello è dipinta una corona, simbolo della regalità di una stagione che ci crea intorno una situazione di arresto dalle frenetiche consuete attività.

Uno stop alla fretta, al fare, in favore di un pensiero riflessivo, di un momento di riposo e di recupero.

Allegoricamente le immagini che nel tempo hanno voluto raffigurare la stagione invernale in modo antropomorfo, offrono allo sguardo l’idea di un vecchio che ha concuso il suo ciclo, come l’anno del calendario gregoriano ha concluso la sua corsa, momentaneamente.

Fermarsi a sentire ciò che finisce. Nelle festività del Capodanno si saluta il Nuovo che incalza più giovane e fresco, foriero di inizi e speranze.

Il Vecchio, archetipo che si incammina nella neve tormentosa, ha però il suo fascino se ci sappiamo fermare ad osservare i suoi simboli, i suoi colori, il suo significato.

Ci darà Forza da costituirsi piano piano durante i mesi, senza fretta.

Per chi può… un pochino quasi in letargo anche noi…

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