Cosa vuole significare in psicologia la parola “Affetti ” , “affettività” ?

Può sembrare una ovvietà ma non lo è.

La psicologia attribuisce significati specifici ai termini che fanno parte del proprio gergo, sia esplicativo che terapeutico.

E così succede che dallo psicologo sentiamo parlare a volte di “Complesso affettivo” oppure “Complesso a tonalità affettiva”.

Non si intendere qui il semplice sentimento positivo, di amore o di  affetto che proviamo verso persone care.

E’ un concetto più complesso che gia Freud e sulla stessa scia anche Jung hanno utilizzato descrittivamente.

Per descrivere cosa? 

Descrive uno stato emotivamente attivo, è  usato anche come sinonimo di Emozione e come tale non è possibile controllarlo.

Invece i sentimenti come li intendiamo comunemente possono essere controllati, possiamo pensare per esempo alla rabbia.

Quando un affetto  nel  senso sopra detto esplode, la persona ne viene invasa e si ha una temporanea sopraffazione dell’Io da parte appunto della tonalità affettiva.

L’affetto si produce nel punto in cui siamo più deboli nel processo di adattamento dell’Io e nello stesso tempo ci spiega anche la ragione della debolezza.

A questa considerazione giunse Jung agli inizi dei suoi studi con i primi esperimenti di associazione verbale.

L’affetto rivela la forza e la natura dei valori psicologici della persona e se viene toccata una ferita psichica viene immediatamente uscitato l’affetto corrispondente.

In questo modo durante un’analisi psicologica ad orientamento psicodinamico, cioè che svela i tratti inconsci della personalità, quando compare un affetto in forma di emozione e / o sentimento carico, l’analista riesce a risalire ad una ferita psichica che spesso la persona nemmeno sa di avere.

Purtroppo conosce soltanto gli esiti di tale ferita e ne soffre spesso tremendamente, senza riuscire a darsi un perchè.

Questo uno dei motivi per i quali è indicata una analisi psicologica quando la sofferenza non ha un perchè, ricordando che se Freud ricercava soprattutto il “perche” come motivo originario, Jung ricercava il “perchè” come finalità. 

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