PSICOLOGIA, FELICITA' E HOME THERAPY
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biblioterapia

biblioterapia è una forma di psicoterapia?

Alcuni psicologi dicono di sì e si dedicano a questa innovativa forma di offerta di aiuto psicologico, con successo e minor spesa per gli utenti.

Biblioterapia prende spunto da un testo di narrativa, lo psicoterapeuta propone il testo selezionato con cura, al gruppo.

Sì, di solito si effettua come terapia di gruppo.

La lettura suscita emozioni, stimola stati d’animo, risveglia fantasie o timori, risonanze a vissuti remoti o sepolti nell’inconscio, personali o collettivi.

Il gruppo ne accoglie il riverbero, il terapeuta guida le associazioni e le riflessioni che emergono, tenendo a mente l’obiettivo che ognuno nel gruppo si è dato.

Obiettivo benessere, come sempre, e i libri sono strumenti moderni e antichi, insuperabili per veicolare stati d’animo.

Biblioterapia per viaggiare nel tempo, per spostarsi in ogni parte del mondo o in altri mondi lontani e fantastici, senza muoversi dal divano.

Eroi quotidiani oppure eroi dell’immaginario accompagnano i lettori pagina dopo pagina, nel libro che viene scelto con accuratezza estrema, dopo aver conosciuto il gruppo e tutti i suoi componenti,

La libroterapia schiude porte, portoni, scenari da fiaba o orizzonti profondamente umani.

Un’esperienza da provare perchè, a mio parere, il contatto guidato con i simboli che ogni storia narrata racchiude è profondamente vivificante.

Per chi è già lettore accanito sarà un modo diverso di accostarsi agli amati libri, scoprendone potenzialità trasformative impensabili.

Per chi non è abituato alla lettura sarà un inizio fecondo di un sano, sanissimo, modo di approcciare al proprio mondo interno.

I libri sono preziosi, le storie che narrano sono balsamo per la mente, gli autori che nei secoli li hanno scritti sono Maestri.

Certo è che la scelta del libro che accompagnerà il gruppo sarà scelto con cura e competenza, sia di libri che di psiche umana.

Seguite la Libreria Lilli, all’Appio Latino a Roma che si avvia ad ospitare la prossima edizione di questo affascinante percorso di approfondimento. Notizie e aggiornamenti utili al prossimo post…

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Neuroinfiammazione

Neuroinfiammazione e depressione, una realtà da capire.

Tensione, esaurimento, sovraffaticamento, in una sola parola ‘stress’.

Dallo stress si può scivolare direttamente nella depressione.

perchè?

Può accadere perchè lo stress grave e persistente può scatenare processi neuroinfiammatori e da qui sviluppare stati depressivi.


E’ stata isolata una nuova terapia contro la neuroinfiammazione, che può tenere sotto controllo le alterazioni del sistema nervoso e del connesso stress ossidativo localizzato.

QUALI STUDI CI SONO?

Si studiano effetti positivi e utili per contrastare le patologie di natura non solo neurodegenerativa ma anche neuropsichiatrica.

L’ipotesi e’ anche avallata dall’esistenza di un’elevata comorbidita’ della depressione con le malattie croniche, ad esempio quelle cardiache, condizioni in cui i processi neuroinfiammatori hanno un ruolo importante.

Si è dimostrato che nella schizofrenia, disturbo bipolare e depressione maggiore, tutte malattie psichiatriche gravi, esiste un’alterazione generale dei parametri neuroinfiammatori sia in relazione alla patologia sia rispetto alla sintomatologia e alle caratteristiche morfofunzionali del cervello.

Sebbene la depressione maggiore non possa essere annoverata tra le malattie primariamente neuroinfiammatorie, lo sviluppo di nuove terapie o di adiuvanti alle terapie esistenti non possono non tener conto della presenza dei processi infiammatori tra le caratteristiche fondamentali della malattia.

Qual e’ allora il migliore approccio terapeutico per controllare e contrastare i processi neuroinfiammatori?

Accanto alla scoperta della ricerca biochimica di nuove molecole terapeuticamente utilizzate, si raccomanda sempre e comunque, in qualsiasi caso, l’approccio terapeutico della psicoterapia.

Mentre i medici potranno sostenere la parte biologica del disturbo, lo psicoterapeuta potrà restituire al paziente il significato profondo di ciò che gli accade.

Da qui progressivamente accompagnarlo fuori dal tunnel depressivo per una riedizione inedita di se stesso, della propria esperienza vitale, della propria unicità.

Soltanto in questo modo ogni paziente riprenderà il timone della propria vita, pur nella esperienza depressiva dolorosa, e ritrovare il proprio orientamento alla naturale felicità che gli spetta.

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Stress e Depressione

Sapevate che elevati livelli di stess possono condurre a Depressione?

Se ci sentiamo esausti, affaticatissimi e carichi di tensione stiamo accumulando stress.

Lo ignoriamo?

improbabile che passi da sè, più facile rischio di depressione.

Come succede questo passaggio?

A livello biochimico lo stress avvia modifiche che possono scatenare processi neuroinfiammatori, da cui possono sviluppare disordini depressivi.

Gli studi e ricerche attuali intorno allo stress ossidativo localizzato che induce alterazioni anche del sistema nervoso, evidenziano che possono derivarne patologie di tipo neurodegenerativo ma anche neuropsichiatrico.

Esiste una nuova terapia anti-neuroinfiammazione, capace di controllare le alterazioni del sistema nervoso, come pubblicato dall’Università di Messina, Farmacologia, professor Cuzzocrea.

Molte malattie croniche determinano depressione proprio a causa di processi neuroinfiammatori.

E’ dimostrato che nei pazienti psichiatrici gravi affetti da schizofrenia, disturbo bipolare e depressione maggiore, i parametri neuroinfiammatori risultano alterati sia per la patologia in se stessa che rispetto a caratteristiche morfofunzionali del cervello.

Spostando inevitabilmente il focus sul piano psicosociale, lo stress per condizioni di lavoro, familiari, abitative, economiche, relazionali, evidenzia la comparsa della sintomatologia depressiva.

Anche il dolore psicoemotivo con somatizzazioni, e umore depresso, conducono ad alterazioni gravi dei nostri equilibri.

Ciò può arrivare a depressione, malattie cardiache, diabete e condizioni che presentano un’elevata comorbidita’ con la depressione maggiore la quale non è malattia neuroinfiammatoria ma comporta processi infiammatori.

Quale approccio terapeutico per controllare e contrastare i processi neuroinfiammatori?

Sicuramente un intervento farmacologico mirato e monitorato per riportare equilibrio alle funzioni biochimiche che caratterizzano la nostra biologia sana al quale io non esiterei ad affiancare un trattamento psicoterapeutico.

Per ritrovare il senso perduto di quanto ci sta accadendo, per imparare a lasciar andare il senso disperato che prende posto tra i pensieri consumando vitalità e voglia di vivere.

La vita è tutto, per sentirci umani e capaci di cambiare le cose che non ci piacciono in questo mondo su cui siamo capitati, per incontrare esperienze straordinarie, per sentirci appartenere, insieme agli altri, ad un prodigio che si rinnova continuamente, in un processo ricco di significato…

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casetta e quarantena

Casetta, continuiamo a riflettere ancora una volta sul senso profondo di questo periodo.

Un “restare a casetta” non proprio scelto, per qualcuno si è rivelato un’opportunità, per qualcuno addirittura una “benedizione”, per altri una specie di iattura.

Home Therapy ci ricorda le numerosissime occasioni che la nostra casetta offre per proteggerci, per custodire i nostri cuori e i nostri pensieri.

La propria casa è un porto sicuro, un nido di sentimenti.

Non dimentichiamocene così spesso…

Il corona virus e il periodo davvero lungo di chiusura in casa che impone però ha visto anche scenari meno idilliaci: case che appaiono strette, che appaiono rumorose, che inducono alla pigrizia.

Case che invece di sviluppare i nostri talenti, raccoglierne la crescita, hanno preferito tarpare le ali.

Tutto questo fa parte delle differenze individuali, numerosissime.

Un fatto però è comune a tutti noi che viviamo da protagonista l’esperienza di quarantena stiamo facendo i conti con l’assenza.

Per chi vive da solo in primis è l’assenza dei propri cari.

Per altri assenza di confortevoli routine magari con colleghi che sono diventati amici quotidiani o con il bar e la persona che preparava giornalmente la colazione.

Assenze più grandi e gravi per alcuni, quella di non aver potuto salutare chi non c’è più.

E l’assenza più grande è quella dalle persone che in questa pandemia non ce l’hanno fatta, quindi assenza di affetti forti. La reazione emotiva ed affettiva di chi si è ritrovato a fare i conti con la perdita deve trasformarsi in una attività psichica che crea un lavorìo interno, elaborativo dell’esperienza.

A volte difronte al dolore della perdita la reazione che si installa nella psiche è una negazione difensiva e la persona non riesce a concedere a se stessa di soffrire, in un ‘apparente impossibilità a soffrire.

Non voglio soffrire, non sono capace, non ho la forza di soffrire; queste alcune delle frasi che lo psicoterapeuta ascolta da alcuni pazienti.

La buona notizia invece eccola qui: siamo tutti, nessuno escluso, capaci di soffrire, tutti noi ne abbiamo facoltà e se ci lasciamo andare alla reazione normale di soffrire un’assenza, quando non addirittura una perdita, ne usciremo inevitabilmente rinforzati.

Rigenerati e più consapevoli. Più grandi di quanto fossimo prima. Non felici, non è questa l’occasione di sperimentare felicità. Questo è tempo di volgere la luce all’interno, come dice il taoismo, di restare con se stessi, di non aver paura e alimentare un sentimento fiducioso, sereno e spazioso dentro il cuore.

La nostra casa ci raccoglie, ci sostiene e ci aiuta coi suoi angoli, col suo giardino, con i suoi oggetti, con le sue finestre.

Home Therapy lo sa e ce lo ricorda.

Qui è il caso di chiudere con il famigerato “chiedimi come”…

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PSICOTERAPEUTA

Psicoterapeuta per alleviare la sofferenza mentale: è ancora attuale?

E’ ancora efficace, soprattutto?

Certamente la risposta è affermativa, anche tra infinite proposte di benessere che si moltiplicano e ci confondono.

La tecnologia offre a buon mercato o del tutto gratis promesse senza riferimenti, nè normativi, ne di buon senso.

Così ci armiamo di tastiera telematica in cerca di sollievo.

Oggi come un tempo la sofferenza del proprio mondo interno si fa strada nei soliti modi, sono cambiati solo gli spunti che scatenano la difficoltà emotiva.

Sono aumentati, nel nostro tempo ricco di tutto, sovrabbonda tanta difficoltà a vivere felici, spesso a vivere sereni.

E lo psicoterapeuta cosa fa ?

Si fa strada tra tastiere di smartphone o video così alla moda, sfreccia anche tra social di continua novità.

E inoltre lo psicoterapeuta attende le persone che hanno bisogno di lui, nel suo studio accogliente.

Lo studio dove la parola si fa balsamo e il silenzio si fa crescita, attesa, pazienza.

Occorre pazienza affinchè la mente elabori nuove esperienze.

Lo psicoterapeuta favorisce nuove esprienze emotivo correttive, mentre le parole disegnano scenari emotivi nel panorama interiore della persona.

La stanza del terapeuta è un luogo sospeso, dal disagio sa generare luoghi interiori più confortevoli e stabili, in cui sperimentarsi più saldi e meritevoli di felicità.

Lo psicoterapeuta così riesce ad attivare potenzialità e benessere, nel luogo silenzioso e riservato dove prendono voce situazioni irrisolte che chiedono di esprimersi.

Perchè oggi tra tecnologici mezzi che sembrano esaudire i desideri, le persone continuano a vivere sentimenti di isolamento, quando non addirittura di solitudine.

Sentimenti di delusione da chi si conosce, di frustrazione da chi sembra sfuggente e – per dirla col buon Bauman – rende liquida e inconsistente l’esperienza.

lo psicoterapeuta ci restituisce all’incontro autentico con l’altro e con noi stessi, mentre ci facilita la ricerca di senso e di profonda significatività alle nostre vicende.

Come fa?

Lo scriverò la prossima volta…

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Depressione 2

La depressione impensierì alcuni governanti illuminati già una decina di anni fa, in Gran Bretagna.

Leggiamo un progetto universitario inglese  sulla depressione denominato “Nessuna Salute Senza Salute Mentale” del 2010

Con esso il governo inglese stanziò 221 milioni di Euro per impegnare e retribuire nell’assistenza di base migliaia di terapeuti.

La Gran Bretagna per molte cose è lungimirante e per noi è un modello troppo distante:

loro si sposano in carrozza, diventano duchi e duchesse, la Regina sembra sempre la fatina della fiaba.

Per noi guardare le loro avventure e disavventure, compresa la Brexit, sembra sempre un fatto che ci riguarda solo da lontano.

 Ricerche epidemiolgiche  invece  confermano che sull’aspettativa di vita i disturbi psicopatologici hanno pesanti effetti e la depressione in primis.

Come il fumo e più  dell’obesità a causa delle cattive abitudini di vita che comportano.

Il fumo, a volte le droghe, la sedentarietà, la cattiva nutrizione, la vita sociale sottotono durante la depressione sono utili esempi

Qualsiasi psicologo sottolineerebbe l’infelicità di fondo che blocca la vita delle persone colpite da depressione.

Il costo di una psicoterapia per un paziente depresso è stimato intorno a mille euro, come dato indicativo.

Per la società  c’è invece un guadagno di circa 1400 euro sui costi diretti, riducendosi le spese sanitarie.

A queste cifre vengono aggiunti circa 4000 euro secondo calcoli della Quality Adjusted Life Years, unità di misura impiegata nell’analisi costi – benefici, equivalente all’aspettativa di vita di un anno in condizioni di buona salute.

I promotori dei programmi di queste analisi e ricerche, relative alla ricaduta sulla spesa pubblica dei costi della malattia depressiva, ripetono che la psicoterapia non costa nulla perché si paga da sé.

In Italia risultano risparmiati euro 75 mila  in un anno da un progetto che ha visto lo psicologo affiancare il medico di base: il taglio alla spesa è essenzialmente riferibile al costo risparmiato in farmaci.

Ricoveri, visite, esami strumentali vari non sono al momento ancora quantificati.

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psicoterapia

Qual è la storia della parola “Psicoterapia” ?

E’ un termine usato per la prima volta in epoca positivista, da Bernheim.

Che però si riferiva al metodo da lui usato alla fine del secolo XIX di suggestione e ipnosi.

Oggi la parola psicoterapia racchiude innumerevoli visuali e orientamenti che mettono in rilievo aspetti diversi della psiche e della personalità.

Esiste un psicoterapia “unica?

Potrei con facile ironia e arroganza intellettuale dire con certezza “La mia!” invece no, anche se però la mia junghiana… ci porta a scherzare un po’ per mettere levità nelle parole che si accostano all’anima.

Psicoterapia unica è quella di ogni psicoterapeuta serio, formato e appassionato del proprio lavoro, di chi fonda le proprie ipotesi di lavoro su solidi cardini scientificamente convalidati.

Per molti “psicoterapia” resta una parola che evoca fantasmi.

Perchè?

Perchè nella fantasia ingenua ogni nome astratto evoca fantasie eidetiche e facilmente si proiettano contenuti propri su una pseudo obiettività.

Allora “Psicoterapia” è nomen evocativo di cose sconosciute che possono mettere in allarme alcuni, in curiosità altri.

Purtroppo prevale il modello medico nella coscienza di molti “non addetti ai lavori” che porta al vertice la simbologia allusiva e potente del curare, come disse un vecchio professore quando ero all’Università.

E invece nel lavoro dell psicoterapeuta che sa bene di non essere un medico non c’è questa impostazione e si privilegia un modello di lavoro e un’idea che porti ogni persona a conoscersi meglio.

Conoscersi in profondità …

Cosa significa in sostanza?

Significa cercare e trovare i propri simboli, la voce che sceglie la propria anima per manifestare le proprie risorse e la propria generosità nell’essere prodiga di sostegno al Sé, al cuore della personalità.

E riconoscere così le necessità vere della propria personalità, le sue ali per spiccare il suo vero volo.

Ed essere finalmente in sintonia con ciò che di più maestoso ci partorisce, ci alleva, ci nutre e ci sostiene alla vita….

 

 

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Parole junghiane

Parole che curano, Talking cure, come disse una paziente di Freud agli inizi del secolo scorso rendendosi conto che la terapia psicoanalitica consisteva in parole, parole che curano.

Il discorso analitico si dipana tra paziente e analista, alternando voce e silenzi.

Parole spontanee del paziente, e poi scelte del terapeuta.

Un racconto che svela il senso profondo che un discorso narrato dal paziente può significare nella storia della sua vita.

A volte le parole sono quasi una traduzione in altro linguaggio di ciò che un simbolo, a volte un sintomo, cercano di dire.

Il simbolo si fa voce rappresentativa di un mondo interno inaspettato e sorprendente che si esprime per immagini, che sono il linguaggio dell’inconscio.

Quando diciamo che le parole curano, stiamo sottendendo che le parole costruiscono una relazione, un filo di connessione tra il paziente e il terapeuta, e quella relazione sarà la vera cura.

Come avverrà la cura,  il miglioramento dei sintomi che il paziente porta dal l’analista?

E’ la relazione che cura.

Importante e fondamentale diviene così la personalità del curante, la sua capacità di aver conosciuto se stesso e le proprie dinamiche inconsce.

Questo permetterà alla cura, o terapia psicologica analitica, di procedere senza incagliarsi in letture miopi di quanto avviene al’interno della relazione psicoteraputica, senza “agiti” nei cinquanta minuti di lavoro terapeutico che fraintendano i contenuti profondi sottostanti.

Proviamo a spiegarci meglio:

Da parte di un terapeuta adeguatamente formato, competente ed esperto non è ammissibile un “agito”,

cioè  mettere in atto,senza consapevolezza, parole o comportamenti che nascono dal proprio inconscio.

Da parte del paziente ogni “agito” sarà il suo modo di essere dentro la relazione e dovrà essere cura del terapeuta osservarlo, se è il caso mostrare al paziente stesso il senso profondo di quella comunicazione.

In quel momento stesso o successivamente, quando il paziente sarà nella condizione di afferrarne il significato e l’utilità per se steso e il proprio cambiamento.

 

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