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Un altro Amore

Un altro Amore è sempre possibile.

Anche quando non ci crediamo più, forse perchè la persona a cui tenevamo di più ora non c’è.

I motivi per cui si può restare affamati d’amore sono moltissimi e a volte affondano le radici nell’infanzia, se ci siamo sentiti poco amati, considerati, apprezzati, valorizzati.

Oppure avvertiamo il forte dolore di sentirci senza amore se veniamo abbandonati, se la vita pone ostacoli invincibili e la perdita può essere irreversibile.

Un altro Amore allora deve essere immaginato, anche in prospettiva lontana, lontanissima.

Senza perdere di vista che è sempre possibile. Certo non è una certezza, naturalmente, che presto si incontrerà di nuovo e migliore di quello perduto. Ma è un importante punto di vista che la psicologia ci insegna ad adottare, poco per volta.

Cioè il mondo delle possibilità, un mondo immenso che a volte attraversiamo senza farci caso.

Vorrei indicare qui un aspetto mentale soprattutto, dal quale deriverà in seguito una pace interiore ritrovata.

E’ difficile assumere un punto di vista possibilista perchè è proprio della natura dell’esperienza di perdita avvertire una stagnazione emotiva, agganciata inesorabilmente al dolore.

Cambiare avverbio aiuta a cambiare il corso dei pensieri:

non inesorabilmente ma inevitabilmente, nel senso che in questo specifico momento non si può evitare il dolore di non ritrovare Amore ma non è qualcosa che durerà per sempre.

E’ nel corso naturale delle cose, la mente umana ha in sè le risorse per attraversare i durissimi momenti della perdita d’amore. Attraversare appunto, quindi venirne infine fuori.

Ogni esperienza psicologica difficile appare immobile, eterna e immutabile ma la vita è mutamento.

Sarà necessario imparare a connettersi a questa parte di se stessi.

Ne ricaveremo la pace che abita ilmondo delle possibilità, della ritrovata forza di lasciarsi coinvolgere, col tempo, da nuove esperienze di vitalità.

E’ sempre possibile che accada ancora, che accada di nuovo, per tutti.

Solo non dobbiamo restare intrappolati in pensieri oscuri di sconfitta e di dolore, dobbiamo coltivare consapevolezza profonda per tutti gli stati mentali che attraversiamo, incontrarli e poi lasciarli andare.

Se abbiamo un disturbo di dipendenza affettiva o solo temiamo di soffrirne il percorso è completamente diverso per uscire dal dolore e ritrovare il sorriso, occorrerà l’aiuto professionale dello psicoterapeuta.

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mano e manina

Il pensiero del Cuore

E’ da James Hillman, compianto autore post junghiano, come leggiamo da un frammento di una sua opera, quanto il nostro umano cuore, inteso simbolicamente, possa seguire una sua via, come fa il pensiero.

E qui Hillman, profondo conoscitore e studioso delle immagini che popolano la nostra mente, pensa al cuore per immagini, al loro ruolo irrinunciabile di guida per un felice equilibrio psico-fisico.

Vediamo come.

Immagini del cuore

Nella nostra cultura occidentale possiamo rintracciare tre grandi immagini del cuore e relativi significati culturali con il loro senso profondo:

quello che riguarda il coraggio, la passione ardente e la lealtà, è il cuor di leone.

quello come muscolo e organo del corpo, la nostra pompa di vita, cuore di Harvey.

Infine quello dei sentimenti, dell’anima, dell’amore e questo è il cuore di Agostino.

Il primo dei tre si manifesta nel mondo come credere con forza, desiderio, missione, può spingere all’azione e alla battaglia.

Questa immagine rimanda alla possibilità che si infiammi, il suo elemento alchemico è lo zolfo.

Per Jung, nell’alchimia lo zolfo indicava la sostanza attiva del sole (Opere, 14, I, pagina 124):

esprime anche il volto infiammabile del mondo, il desiderio e questo conduce in psicologia alla proiezione. E’ il cuore del Re.

Il successivo, da un testo del 1628 di Wiliam Harvey che scopre il sitema circolatorio, ci porta nell’era scientifica, sottolinea il ritmo, il pulsare, la macchina a cui fare manutenzione.

Questa forza occupa tutto il corpo e il cuore anatomico ne è l’organo visibile e percepibile.

Può recare un attacco alla persona stessa che dovrà averne cura, pensarlo, immaginarlo ed entrare in un rapporto consapevole con esso, senza dimenticarlo, macchina fonte di vita.

L’ultimo, chiamato di Agostino, vive di sentimento e di amore, nucleo profondissimo e intimità.

Non più solo come Re, o Macchina ma sede del Sentimento che mi fa muovere nel mondo.

Le figure immaginali autonome della psiche, contemplate dal cuore, si esperiscono così come cariche di sentimento.

Leggiamo Hillman con passione, oltre il tempo.

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Musicoterapia

Musicoterapia vuole indicare una forma di terapia o cura attraverso la musica, ascoltata o autoprodotta.

Fa parte delle cure naturali, olistiche che si propongono di produrre un miglioramento escludendo qualsiasi effetto avverso.

Nei fatti è così: la musicoterapia non fa male ma ci si chiede: fa realmente bene? cura qualche forma di disturbo o di patologia?

La musica genera emozioni che incidono sulla sfera affettiva, cognitiva, sull’attenzione, la memoria e il ragionamento.

Le basi biologiche degli stati affettivi sono studiate dalle neuroscienze affettive e si osservano le variazioni della frequenza cardiaca e respiratoria come della pressione arteriosa, prodotte dall’ascolto misicale.

Musica quale?

La musica vivace stimola le funzioni cardiocircolatorie, quella melodica ha effetto calmante mentre alcune con accenti molto lenti e gravi possono provocare risposte nurovegetative di tipo depressivo.

Anche durante il sonno la musica percepita in modo involontario sembra influire su alcune aree funzionali.

L’apparato muscolo scheletrico e il comportamento motorio sono direttamente influenzati dall’ascolto musicale come è esperienza di ognuno durante qualsisi tipo di ballo.

La psicologia dello Sport studia quali sequenze musicali siano più adatte al movimento che si vuole incentivare o accompagnare, come nella corsa o nelle attività motorie di allenamento.

Musica per il rilassamento del corpo e della mente durante le sessioni di yoga, di pilates o di rilassamento post allenamento intenso.

Musicoterapia efficace

dobbiamo concludere che gli effetti che la musica produce sulla mente e sul corpo sono ben visibili e misurabili. A volte produce sensazione di rifiuto a quel tipo di sonorità, o di noia ad un certo tipo di musica.

Questo perchè un percorso di musicoterapia deve sempre essere calibrato, pensato e studiato per la persona che si ha davanti e richiede l’intervento di miglioramento attraverso la musica. L’orecchio deve piano piano essere preparato.

Non tutte le musiche sono adatte a tutti per ottenere un determinato effetto, sia migliorare lo stato del sonno o affrontare l’insonnia o migliorare lo stato dell’umore o calmare da stati di agitazione.

Anche seguire meglio un regime alimentare restrittivo, somministrando pillole musicali a determinati orari.

ognuno può sperimentare da sè, senza controindicazioni, quali musiche riescono meglio sulla sua sensibilità musicale.

Senza dimenticare che proprio la sensibilità musicale va affinata con ascolto, meglio se ascolto guidato, ripetuto, attento e consapevole.

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RELAZIONI ISPIRANTI

Relazioni Ispiranti sono tutte quelle che si percepiscono di alta qualità, con effetto positivo sul bnessere personale.

E’ fondamentale avere relazioni ispiranti.

Come riconoscere le relazioni ispiranti

il segreto è nascosto proprio nel nome, sono quei rapporti tra persone che lasciano un segno quando ci si incontra o ci si sente o si legge un messaggio che l’altro ci sta rivolgendo.

Chi riceve, a sua volta, un segnale di amicizia o di empatia, o di affetto sarà portato a prolungare, dentro se stesso, l’effetto di tale contatto.

Ricevere gentilezza o sorrisi ci farà sentire bene insieme all’altra persona e l’effetto positivo alla fine è automatico, come un riverbero di luce e di benessere che continua a colorare i nostri pensieri o le nostre azioni.

Ci sentiamo vicini, come se la relazione ispirante fosse riuscita a cancellare distanze, ad ispirare sentimenti ed emozioni di benessere.

Relazioni ispiranti inoltre sono quelle che suggeriscono qualcosa, virtuosamente contagiano e ci mostrano nuove vie, come può essere una passione a cui non avevamo pensato, un nuovo interesse, un hobby da sviluppare.

Le relazioni ispiranti annullano le distanze perchè restano in mente a lungo e positivamente, mantengono il contatto interiore con l’altro anche quando ci siamo salutati senza sapere quando sarà ppossibile ritrovarsi.

Le relazioni ispiranti non sono esclusivamente con altre persone ma sono il legame che ci ispira profondamente tra noi stessi e una situazione, o con oggetti a cui dedichiamo cure e attenzioni, con animali , con paesaggi, con la musica o con la natura. Con lo Spirito e con un ricordo, Con persone che non vediamo più.

Lasciamoci ispirare dalle relazioni che portano abbondanza e fanno sentire pieni ed appagati.

Mi viene in mente anche la relazione con se stessi: può essere ispirante?

A volte è necessario un lavoro di attenzione al Sè, di cura verso noi stessi, per afferrare e mantenere il nucleo di ispirazione che possiamo offrire a noi stessi, prima che agli altri.

Come fare questo lavoro?

L’analisi psicologica è una strada collaudata e sempre possibile, che conduce dritta al cuore di Sè, una meta di straordinario valore. L’orientamento suggerito da Carl Gustav Jung, lo psichiatra svizzero del secolo scorso, è una guida potente.

Unica tra le molte psicoterapie a indicare all’analista e alla persona che a lui si rivolge un sentiero da percorrere insieme incontrando antichi Miti da decifrare e rendere attuali attraverso i simboli di cui abbondano. Seguendo lo Spirito vitale di ognuno, ascoltando i sogni e i mancati sogni, percorrendo vie appartenenti al mondo delle immagini, interiori ed esterne.

Un viaggio unico, una relazione ispirante forse più di ogni altra per la profonda partecipazione del terapeuta che accompagna con appassionato impegno il suo paziente….

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Psicoterapia o psicoanalisi?

La scelta di iniziare una psicoterapia o psicoanalisi spesso si ativa a partire da un malessere psicologico ma non necessariamente deve essere così.

La spinta può arrivare dal bisogno di conoscere meglio se stessi e in particolare il proprio mondo interno.

Per dirla con Freud, si vuol comprendere se stessi in profondità, conoscere il proprio inconscio, almeno in parte.

E’ nota la metafora freudiana che se paragoniamo la nostra mente ad un iceberg, la parte affiorante corrisponde alla parte psichica di cui abbiamo conoscenza.

Ma è la parte sotto il livello dell’acqua, molto più grande, la parte inconscia della mente.

nell’inconscio

E proprio da lì, dall’inconscio, partono tanti gesti quotidiani, o pensieri, o scelte o mancate scelte, idee, energie o tristezze, fino a sintomi vari o espressioni di malessere psicologico che si esprimono sul corpo, come insegna la psicosomatica.

Nel pensiero del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, nell’inconscio risiede anche tutto il contenuto psichico rimosso, per motivi di equilibri mentali e quadri clinici rispondenti alla storia individuale di ognuno.

L’inconscio è anche l’idea di un ricettacolo di aspetti che non riconosciamo come nostri, fantasie o accadimenti del passato che vengono come “dimenticati” e riportati alla coscienza solo con il lavoro psicoanalitico.

Ricordiamo anche che il termine psicoananlisi è riservato alla specifica tecnica emersa dalla teoria del suo fondatore, Freud per l’appunto.

Tutte le altre forme di psicoterapia orientate al disvelamento di parti che ancora non abbiamo incontrato sul piano di coscienza ma forse solo nei sogni o in fantasie o immaginazioni, rientrano nelle psicoterapie psicodinamiche.

Anche la psicologia elaborata da Carl Gustav Jung è psicodinamica, quindi ascolta i sogni, considera i miti, favorisce l’immaginazione attiva ma non è corretto identificarla col termine psicoanalisi riservato a Freud; si chiama invece psicologia analitica o psicologia complessa.

Ogni psicoterapia o psicoanalisi che dir si voglia in ogni caso ascolta il paziente, questo è l’elemento comune a tutte, forse l’unico.

Quell’ascolto diviene strumento terapeutico efficace quando torna al paziente rielaborato e amplificato per promuovere una nuova edizione dela sua storia.

psicoterapia

E’ tale ogni forma di intervento psicologico che, a cura di un professionista formato a norma di legge e specializzato successivamente alla laurea, si propone di sostenere la persona nei momenti critici, ne promuove lo sviluppo psicologico e ne favorisce la crescita personale.

Per un risultato di migliore conoscenza di sè e pienezza di vita, per trovare il senso alle proprie esperienze, percorrendo insieme un progetto terapeutico elaborato e proposto dal professionista.

Ai prossimi articoli! approfondiremo questi aspetti.

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COLORI

Colori nel test cromatico di Luscher, un reattivo di personalità predittivo di stati fisio-psicologici, ciò che conta per avere una risposta attendibile e significativamente valida, secondo il protocollo di somministrazione e interpretazione, è il gradimento al colore.

Se il colore viene percepito dal soggetto nello stesso identico modo della percezione della popolazione totale oppure viene percepito, come nel caso delle persone daltoniche, secondo una diversa gamma cromatica, non è determinante ai fini del valore predittivo del test.

Questo perché questo test è concepito per scegliere i colori in base al gradimento per il soggetto, non è un test sulla qualità dell percezione, nè di abilità alla scelta corretta. E’ invece  il grado di preferenza  o di rifiuto; la  capacità di rilevare istintivamente un colore oppure un altro è in termini di contrasto, cioè di risalto tra un colore e il suo sfondo. Si sceglieranno in ogni caso colori luminosi oppure più scuri, di assorbimento della luce.

Ciò perché il test misura il valore che simbolicamente è associato all’unità cromatica e le variazioni fisiologiche che intercorrono quando la retina è colpita da una oppure un’altra variazione di luce.

Per colore ricordiamo che si intende la percezione sensoriale con una determinata frequenza dello spettro luminoso.

In uno studio tedesco si dimostra  che l’anomalia di Deuter (cecità ai colori rosso – verde ) non aveva nessuna influenza nei riguardi della validità della diagnostica del test di Luscher. Di Lothar Steinke   del 1958 ” Il test di Luscher applicato ai disturbi sensoriali cromatici innati”, Clinica universitaria di oftalmologia di Basilea, Svizzera

 In conclusione il test rileva – in base ai colori preferiti e o scartati– e ai vari complessi calcoli di interpretazione e interrelazioni necessari, il grado di anabolismo o catabolismo necessario per l’organismo; il bisogno fisico e psichico viene rilevato dal test, che è di tipo proiettivo, quando ancora non è manifesto a livello cosciente.

Tutto questo ne fa uno strumento eccezionale adatto a tutti, nelle situazioni in cui si desideri avere uno sguardo sulla struttura psicologica, e sulla funzionalità degli stili adattivi, oltre che ottenere una diagnosi e prognosi sugli stati di salute e malattia non ancora evidenti.

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RIPRESA !

Con questa nuova fase 3 DI RIPRESA dopo l’emergenza del paese e del mondo si aprono pensieri e orizzonti, anche sul piano personale di ognuno.

L’emergenza è stata sanitaria, sociale, economica e per non poche persone anche psicologica.

Alcuni si sono trovati bloccati da paura, da panico, da ansia nei casi più lievi per la preoccupazione, sia del futuro che di sè nell’immediato.

Perchè ?

perchè molti si sono trovati in coabitazioni ristrette, con bambini o adolescenti, nel pieno cambiamento dei ritmi di tutti. Le ralzioni di alcuni hanno traballato e hanno mostrato lati deboli.

Per fortuna non per tutti è stato così, altre persone hanno appprezzato tempi più rilassati dalla calma di gestire la vita con ritmi rallentati.

Cosa fare adesso?

Il parere dello psicologo è che sia necessario e fondamentale ripartire da sè.

Cosa vuol dire esattamente?

Poichè potrà anche andar bene rispetto al lavoro, forse non perduto, rispetto alle proprie abitudini, forse non demolite ma molti eventi esterni cambieranno per sempre. E dobbimo essere attrezzati.

Ad esempio la prossimità sociale, la gita al mare, la cena romantica al ristorante, l’abbraccio dolce nell’oscurità del cinema o il ballo sfrenato nei grandi concerti pop-rock. Le nuove relazioni nascenti tra chi non si conosce ancora…

Sciocchezze, potremmo dire, rispetto alle grandi perdite umane e economiche di molti e forse è anche così.

Però le piccole e grandi abitudini riassunte sopra sono ciò che ci ha resi quello che siamo, come comunità umana. Inventeremo altro, certo, ma intanto il passaggio è molto incerto.

Ecco allora la ripresa a partire da Sè

Rafforziamo il nostro mondo interno per non cedere, per non crollare, per non deprimerci, per non ammalarci e saremo pronti per la nostra ripresa!

E’ molto importante che troviamo all’interno di noi stessi il nostro personale modo di affrontare le emergenze.

Anche del nostro sistema emotivo, delle difficoltà che stiamo superando.

Soltanto un Sè, come centro del nostro sistema psichico personale, ben struturato, saldo e radicato può fare da sostegno necessario ai cambiamenti che ci aspettano.

Resilienti affronteremo la Ripresa per raggiungere i nostri sogni…

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Analisi junghiana

Analisi junghiana… nell’analisi l’inconscio è sovrano, anche Woody Allen ironizzava che “l’inconscio ha più ragione della nostra ragione”.

L’analisi junghiana si è tirata fuori da un modello medico con il processo di individuazione che non è una “guarigione” ma una crescita emotiva.

E’ un monito perché l’analisi psicologica non si “riduca” alla sua dimensione clinica.

E il lettino, perchè?

Nella psicoanalisi di Freud è un classico ma nella psicologia analitica di Jung?

E’ una scelta possibile, se a giudizio del terapeuta possa giovare al paziente e in tal caso lo proporrà.

Il “lettino” permette di attenuare angosce, permette libertà al paziente e all’analista.

Anche SEPARA, mentre vis-à-vis si favorisce la regolazione affettiva.  La neutralità  dell’analista non è una deprivazione ma una frustrazione controllata, se utile.

Il Lettino permette la formazione del Sé accordando segnali diversi da quello visivo come nel neonato al seno materno, quando il Sé ancora è emergente.

Winnicott scrive della madre “sufficientemente buona” e si evoca il concetto di affettività che nell’antica cultura greca sottolineava diverse accezioni:

AMORE per i greci: eros amore sensuale che può capovolgersi nell’odio

Filìa è la tenerezza

Agàpe è la “caritas”, amore discendente, capace di volere il bene e dare.

L’amore innerva e sostanzia le azioni di accudimento – per Winnicott l’azione buona senza amore viene interiorizzata come vuoto (azione cattiva)

Bowlby ci parla di attaccamento sicuro o insicuro (quest’ultimo evitante, ambivalente) che non controlla l’angoscia di separazione.

Nell’analisi tutti questi aspetti trovano il giusto spazio, la parola, l’ascolto, la rielaborazione, la pace interiore, alfine.

Per Jung non è importante “tanto” la storia del paziente quanto la sua “visione del mondo” e capire le precondizioni che l’hanno costruita, alcune esperienze assumono tonalità affettive e risonanze diverse in base alla sensibilità di ognuno.

L’immaginazione attiva per Jung dà forma ai contenuti mescolati nella psiche

Con il processo di individuazione Jung si pone fuori del modello medico, non si parla di guarigione ma di crescita emotiva: non si torna come “prima” di ammalare ma si va oltre

Se la prima psicoanalisi freudiana tendeva a ridursi su una dimensione clinica di guarigione, si è arrivati ad una terapia della cultura, che è una rivoluzione irreversibile. Fa affacciare una dimensione interiore che tocca tutta la cultura, le espressioni creative, la letteratura.

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ROSA ROSAE

La rosa sempre ha rappresentato sentimenti. Dall’amore, all’orgoglio (le rose gialle), all’affetto. E’ un simbolo chiave.

In una famosa lettera che Galileo Galilei ricevette dalla figlia amata si legge questo passo: Molto illustre e Amatissimo Signor Padre (…)per maggiormente regalarLa, gli mando una rosa (…), figliuola Affezionatissima Suor Maria Celeste.

Angelus Silesius fu un mistico del ‘600 che diede un titolo particolare ad una composizione per canto soprano, mezzosoprano, tenore, basso e orchestra.

Il titolo è “la Rosa è senza perchè” e nel brano se ne sottolinea tutto il contrasto tra la bellezza e la dolcezza da una parte e il dolore provocato dalle sue spine.

Fu scelta dalla giovane figlia di Galileo evocando un gesto d’amore inscindibile dal dolore e dalla sofferenza, durante il processo e la condanna del padre.

Val la pena scrivere ancora qualche parola di questo testo toccante ed espressivo:

“la rosa è senza perchè

fiiorisce perchè fiorisce,

a sè stessa non bada,

che tu la guardi non chiede”

Delicate le parole, delicata la voce che le canta, delicato il fiore stesso.

Perchè ne parliamo ?

perchè a novembre ci sono fioriture tardive autunnali di rose, anche il Roseto Comunale della capitale ha riaperto i suoi cancelli alla visita prima delle piogge forti di questi giorni.

Guardare una rosa invita ad accostarsi ad essa, per sentire se c’è il profumo, per assaporare meglio il velluto dei suoi petali.

E così ci si può incantare un attimo come si fosse su un altro pianeta, dimenticando tutto, scivolando dentro la rosa, nella sua perfezione.

E questo processo attiva nel nostro cervello organico una serie di trasmissioni dai recettori periferici attraverso i nervi visivi, olfattivi e attraverso memorie sensoriali ed emotive.

Perchè una rosa sa emozionare, sa fermare un istante e funziona come una piccola meditazione:

provate a chiudere gli occhi durante la prossima meditazione e visualizzate una rosa, o tante in un cespuglio o tanti mazzi ad una festa.

O le rose recise al banco del fiorista, che sembrano chiamare il nostro sguardo solo per offrire ad esso un’emozione minima, gratuita.

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arte e psicologia

arte come aiuto psicologico se siamo padroni del nostro timone di vita.

L’arte ci dà una mano perchè ci dilata lo spazio mentale e arricchisce lo sguardo e le sensazioni migliori.

Nell’arte del secolo XVI abbondano esempi di ridondanti giardini affrescati, immagini di frutti e piante tratte dalla rigogliosa natura o dagli erbari che si curavano con attenzione.

Questa arte che colora il nostro sguardo che effetto produce sul nostro mondo psichico?

E’ interessante sapere che il nostro sguardo può nutrirci profondamente o al contrario denutrirci in modo preoccupante.

Non è neutro sulla nostra mente ciò che guardiamo, ciò su cui indugiamo con lo sguardo: può lasciare tracce salutari o cupe espressioni interiori che sul piano inconscio lasciano tracce negative.

Perchè?

Proprio come una medicina se prendiamo quella giusta ne avremo beneficio ma se assumiamo quella sbagliata gli effetti negativi saranno pesanti.

Così l’arte con le sue espressioni variegate è un prezioso alleato per la nostra salute interiore e priva di controindicazioni si lascia ammirare come una splendida dama che cattura la nostra attenzione e i nostri sensi.

L’arte antica abbondava di riferimenti al bello, con l’ausilio della mitologia, a scenari arcadici, paesaggi evocativi di mondi felici.

Ninfe e Dei raffigurati dall’arte tra acque e verdi colline, seduti su tronchi d’albero e nascosti tra fronde e rupi che simboleggiavano, quando vennero dipinti, potenti forze archetipiche.

Tuttora ai nostri sguardi le simboleggiano: la rappresentazione che ce ne facciamo interiormente trova spazio nei recessi della mente, e ci parla il linguaggio dell’eterno, che è il linguaggio dei miti.

Incontriamo la potenza divina, l’Amore, l’Inganno, lo Scherzo, la Trasformazione, il Sonno, e con lo splendido Tiziano alla Galleria Borghese di Roma ecco per noi l’Amor Sacro e Amor Profano. 

Si mostrano con l’arte figurativa sui grandi affreschi rinascimentali Narciso, Demetra e Core, Dei e ninfe, Eros e Thanatos  nella lotta continua delle pulsioni che incontriamo tra i nostri sogni e sul lettino dello psicoanalista..

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