Psicologia dello Sport:
nasceva oltre cento anni fa, in Svizzera, a Losanna, ad un convegno internazionale nel 1913.
Organizzato da Pierre de Coubertin che, come tutti i romani ben sanno, ha dato il nome ad una strada che circonda il palazzetto dello Sport, la più antica e autorevole espressione di luogo per le competizioni sportive nella capitale.
- Cosa si disse in questo convegno?
Gli aspetti psicologici e fisiologici nella pratica sportiva vennero messi in relazione scientifica per la prima volta. E questa fu una grande apertura mentale lungimirante per quegli anni.
- E oggi ?
Il contributo psicologico alle discipline sportive oggi si attua in programmi e progetti per diffondere questa sana abitudine all’attività fisica in tutte le fasi del ciclo di vita.
- Che succede quando pratichiamo attività fisica ?
Oltre ai ben noti benefici sul piano muscolo scheletrico, sulla funzionalità dei vari distretti corporei, sulla pressione arteriosa, il movimento condotto secondo continuativi piani di allenamento aumenta la produzione di endorfine, le nostre molecole del benessere psicologico.
La psicologia dello sport facilita accesso e mantenimento all’attività di movimento anche alle fasce più deboli della cittadinanza, bambini, anziani, e fasi particolari come la gravidanza, o la riabilitazione dopo infortuni. Anche per le disabilità di vario genere e grado il movimento del corpo è sempre indicato.
Le ricerche in ambito delle neuroscienze confermano e continuano a studiare gli effetti benefici del movimento nel trattamento post traumatico di eventi accidentali e di deterioramento o degenerazione del sistema neurologico.
- Quale ruolo per la psicologia dello Sport?
Preparazione psicologica degli atleti e delle squadre di alto livello rimane uno dei primi atti di intervento, con la costruzione di programmi specifici nel contesto agonistico dello Sport
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E in ambito accademico?