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Emily Dickinson

Smise di farmi male, però talmente piano

che non vidi la pena allontanarsi –

ma solo guardando indietro seppi –

che qualcosa – aveva oscurato le sue tracce –

Nemmeno quand’era cambiata, potrei dire,

perchè l’avevo portata, ogni giorno,

di continuo come il grembiule che da piccola –

appendevo al gancio, la notte.

Ma nè nel dolore – che si era annidato a fondo

come aghi – che le signore premono pian piano

sulle guance del puntaspilli –

per tenerli a posto –

nè di ciò che l’aveva consolato, trovi il segno –

tranne che, dov’era desolato –

è meglio – è quasi pace.

Splendida poesia

indimenticabile e mirabile verso di Emily Dickinson

immortale cantore al femminile dei moti dell’animo,

sensibile allora , alla metà del 1800, come oggi.

Ci parla come un canto antico e attuale del dolore dell’animo che piano piano ci lascia e se ne va, lasciando traccia breve e spazio nuovo di pace.

E’ tempo di vacanze ma per molti non sarà, come sempre e da sempre. Ci sono luoghi e persone che non hanno spazi facili di gioia e il dolore o la pena dell’animo colpisce a volte di più, tra la speniseratezza stagionale di molti.

Lasciamoci allora cullare da questa voce sensibile di donna di altri secoli che sembra parlarci dolcemente per consolarci e dire: “su coraggio, osserva piano e vedrai il dolore che lascia spazio nuovo di pace in fondo al cuore”

Una donna americana Emily Dickinson nata in Massachussets il 10 dicembre 1830 e andata a miglior vita il 15 maggio 1886

Lasciamone vivere il canto, alto sulle umane pene, a confortare pene diverse, di oggi, umane come allora seppure in contesti del tutto diversi.

Lasciamoci prendere per mano…..

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PRIMAVERA

Primavera è arrivata fiorita, sembrando nuova ogni anno. E’ vero, molti non la notano neppure.

E contiuano a dire che non esistono più le mezze stagioni… ma perchè??

Basta alzare il naso al cielo, alle gemme, al balcone di qualcuno, ai banchi al mercato, ai colori netti che da ogni parte si mostrano.

E’ vita ed è miracolo che si rinnova, se ci pensate senza che lo abbiamo chiesto e – chissà – senza che lo meriatiamo, qualche volta.

Ce la racconta già la mitologia greca, nel mito di Demetra e sua figlia Persefone: non la ricordate?

E’ la nascita della primavera per gli antichi che personificavano i simboli e così la dea custode della Terra e dei raccolti, Cerere per i Romani di allora, sommersa dal dolore per la perdita della figlia abbandonò tutto all’incuria.

Il dio degli Inferi Ade aveva rapito la giovane figlia Persefone e solo l’intervento di Zeus risolse un po’ le cose..

Il dio egli Inferi è sempre oscuro e trascinante ogni umana vitalità nelle sue caverne così accettò di restituire Persefone, Proserpina per i Romani, alla madre ma ad una condizione………….

Le offrì da mangiare chicchi di melograno e così la trattenne a lui, nelle profondità, per 4 mesi l’anno.

Demetra allora, ogni volta che rivedeva e riabbracciava la figlia, faceva fiorire la Terra, ebbra di gioia.

Fiori, frutti e grano in abbondanza poi, appena Persefone tornava agli inferi, il dolore della madre lasciava in abbandono ogni volta la terra, sopraffatta dal dolore, aprendo le porte all’inverno…

Trovo che sia un mito di grande suggestione nell’ambito di Eros che, non presente direttamente , connette nell’affetto e nell’amore la madre e la figlia; la madre poi si strazia nel dolore dell’assenza e ogni sua vitalità si spegne.

Il miracolo dell’incontro con l’Altro è qui narrato, il ritrovamento del Cuore e il trionfo della Vita, a simboleggiarlo Fiori profumati e colorati per tutto il mondo, per tutte le genti, per l’eternità…………….

Tra poco la Pasqua, sullo sfondo sempre l’oscura Pandemia, intanto lasciamoci accarezzare dalla Primavera.. Enjoy it !

Ascoltiamo che bella questa poesia di Roberto Piumini:

Quando la terra è giovane e fresca

quando la testa è piena di festa

quando la terra splende contenta

quando di erba odora il vento

quando di menta profuma la sera

……è PR I MA V E R A !!!

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Poesia -IL PRIMO GIORNO DELL’ANNO

Lo distinguiamo dagli altri come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli…
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,

lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.

Con questi versi di Pablo Neruda apriamo il 2021 !

Sono pieni di auguri, profondi e intensi, meditati e riflessi, nascosti tra le immagini che sanno di festa.

Bellissima Poesia che disegna per chi legge una scena, una dolcezza, una lirica. Così, in semplicità, ci prende per mano e ci stacca dalla quotidianità delle notizie televisive, dalle paure e dalla Pandemia…

Una Poesia sa fare tutto questo? quasi un miracolo per noi, da chi ha cuore di poeta, da chi sa scegliere parole con arte e simboli, con fantasia e metafora. Da chi attinge alla sua fonte profonda di creatività tra simboli, immagini soprattutto. La poesia arriva dritta dritta dall’inconscio dell’autore.

Poesia è balsamo in tempi difficili, è una carezza come un vento benefico in un giorno troppo caldo.

Poco coltivata o si potrebbe coltivare con maggior passione e simpatia, si potrebbe ricorrervi con fiducia, con tranquillità e troveremmo così insperati tesori.

Tra vecchi scaffali, tra pagine polverose qualcuno avrà scritto per noi in anni lontani o appena ieri i suoi voli della mente.

Sono per noi, non mandiamoli sprecati… Buona lettura e Buon Anno a tutti!

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FELICITA’ NUOVA

La Felicità è una cosa vecchia, non nuova, vero?

Ne parlano Filosofi dell’antica Grecia e qualche pittura rupestre più arcaica mostra pittogrammi sulle rocce forse per raccontare Felicità.

C’è qualcosa di nuovo nella felicità ?

Mi viene alla mente intanto uno stralcio che tutti ricordiamo a memoria dai tempi di scuola che dice

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d’antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.

ed è l’incipit de L’aquilone  di Giovanni Pascoli (1855-1912)

Questo ci aiuta a pensare che la Felicità è antica e nuova allo stesso tempo, un modo per dire che è eterna, non ha età, non muore.

Tuttavia ogni epoca trova i propri modi specifici per raccontare la propria gioia e se rileggete l’altra “antica” poesia, questa volta Guido Gozzano,  che disegna una forma di esuberanza felice vedrete quanto oggi fa sorridere.

E’ la poesia che ha per titolo “L’ amica di nonna Speranza” versi così lievi e delicati nell’ironia di tratteggiare un tempo che fu ma raccoglieva forme desuete di intensa gioia di fanciulle, la nonna diciottenne dell’autore e la sua amica del cuore.

E così sentirci felici non è così difficile, per ricordi antichi,  progetti futuri, speranze gloriose,  desideri che si realizzano.

la Gioia vive dentro la nostra mente.

Il regista Woody Allen, alla domanda: ” sei mai stato felice?” rispondeva serafico: “Mai più di sei ore di fila”.

Ci fa sorridere ma ci riporta a quanto la ricerca sulla felicità conferma: una volta raggiunta, si crea in noi una specie di assuefazione e non ci  più ci allieta più come prima, se possiamo dire così.

Tra i vari posti dove ama nascondersi la Gioia viene a trovarci dentro il mio corso di COSTRUZIONE DELLA FELICITA’, tra le parole, gli entusiasmi, le frasi, i racconti di ogni partecipante.

Ad ogni edizione è una sorpresa l’andamento… chiama o scrivi per notizie più dettagliate

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Libro tenero

Libro  tenero e di profonda riflessione.

Un libro scritto da una giovane  filosofa e teologa docente all’Università incuriosisce gli animi che cercano qualcosa, luce, quiete, interrogativi nuovi.

Se poi il libro ha per titolo TENEREZZA si può forse lasciarlo sullo scaffale?

 

Già la parola ci riporta alla nostra venuta al mondo, la prima tenerezza che abbiamo conosciuto. Leggiamo ancora e troviamo pensieri illuminanti, stralci di poesie, tentativi di riportare la tenerezza tra noi.

La rivoluzione gentile, come sottotitola l’autrice, ci salverà ?

Tra le pagine ma anche tra le persone, la rivoluzione del potere gentile, come scrive l’autrice, potrà cambiare molto più di quanto crediamo.

Lasciamo che entri nel nostro stile, nelle parole, nei pensieri di tutti i giorni…

 

Volentieri da questo libro riporto uno stralcio di poesia della compianta Szymborska che si chiama “Disattenzione”

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare
domande,

senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ci
ò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo
l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse pi
ù in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per
un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.

Nessun come e perché
e da dove
è saltato fuori uno così
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in
superficie nel muro
(e qui un paragone che mi
è mancato).

Non certo a caso la Szymborska è poetessa polacca premiata e amata, ci ricorda nella poesia che volenteri è trascritta in questo libro quale sia  il ruolo della nostra attenzione, uno dei livelli di vigilanza del cervello del cervello arcaico che ha garantito la sopravvivenza della specie.

L’attenzione è sempre più al centro di ricerche e studi per i suoi effetti negli stati meditativi, nella mindfulness e negli stati della mente vicini al benessere profondo. L’attenzione allenata e consapevole ci rende protagonisti dei nostri processi mentali e ci sostiene nei processi del cambiamento positivo.

 

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Musa ispiratrice

Poesia e psiche

            Poesia e poeti incontrano la nostra psiche quando iniziamo l’adolescenza…

poesie da scrivere

Una poesia di Virtudes Monserrat piacerà per le sue note semplici ma illuminanti, tra le letture estive, la riporto di seguito per chi è poeta e per chi poeta non è, una voce di donna spagnola contemporanea:

S’attarda la notte

in una pigrizia inusitata.

Le palpebre già sognano

un gusto di piume. Una pioggia di baci si arrende al riso

ed il lume di candela stenta

ad abbassare la fiamma.

Domani già bussa sulla mussola molle delle tende

e tu ancora indugi

sull’abbandono

del libro schiuso.

La poesia attinge all’inconscio e se per Freud   c’è un appagamento del desiderio (“Il Poeta e la fantasia” – 1908) ed un giocare come fa il bambino, giocare con parole e sentimenti, sensazioni ed emozioni e soprattutto simboli, per Jung la poesia esprime in modo diretto ciò che la psicologia complessa (analitica) cerca di comprendere e di spiegare.

La Poesia ricostruisce la realtà e ci offre una nuova visione di essa, sfumata, cantata, sognante: tra le Muse della mitologia ellenica che erano considerate il supremo ideale dell’Arte, Talia e Calliope presiedevano agli inni e ai cantici di poesia gaia ed epica.

Nel tempo i nomi delle muse si sono alternati nel presiedere alle diverse arti.

 Teocrito le definisce anche “Pieridi” in quanto nate nella Pieria, una parte della Macedonia ed è curioso e “poetico” osservare che Pieride è anche il nome scientifico che è stato attribuito ad una farfalla che vola tra i cespugli del biancospino, cioè le Muse ispiranti l’arte e la poesia, lievi come ali di farfalla, come farfalla sono cangianti, effimere, ammalianti e spettacolari.

E così è l’arte poetica che promuovono!

Ispiratrici ma anche protettrici queste figure mitologiche del variegato mondo delle Arti umane.

Poetare è quindi fare arte  ed è un ‘arte da proteggere , si tratta di un prodotto delicato da custodire e da difendere; ognuno di noi probabilmente  si cimenta in momenti particolari della vita nell’arte della poesia, comporre versi o solo lasciare libero il pensiero di esprimersi con logiche diverse dall’ordinario, quasi cantando sommessamente oppure urlando una gioia o una sofferenza immense.

Così l’inconscio si esprime, utilizzando anche la forma poetica, quando le sue istanze sono pressanti e non importa- a chi esprime parti di sé con versi da poeta- che la metrica sia corretta, la stesura realmente ricadente nel canone della poesia vera e propria.

Poetico diviene allora il nostro verso, il nostro canto, la nostra parola, quando a guidarla sono le pulsioni forti del sistema inconscio della mente, toccato da esperienze cariche di emozione: così la poesia ci libera e libera le nostre pulsioni dalla gabbia del quotidiano e dà voce immensa allo spirito che anima la vita

Nel 1917 Ungaretti scriveva così la sua “Mattina”, consegnandone all’eternità la memoria evocativa:

M’illumino d’Immenso      

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