PSICOLOGIA, FELICITA' E HOME THERAPY
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MedicinaNaturale

La medicina naturale ha tante declinazioni.

Sul web impazzano blog e siti e forum e chat (che altro ???) che propongono rimedi.

Cosa ci consigliano? 

Spesso di affrontare i nostri sintomi, dolori, malattie vere e proprie, facendo ricorso a rimedi naturali.

medicina naturale è con le piante (fitoterapia), con i Fiori (per i disturbi emotivi), con i cristalli (per i più new age), con intrugli vari per i più naif.

Ci possiamo fidare ?

Ieri sera in Tv una trasmissione in diretta ospitava medici ed esponenti della medicina omeopatica, sempre medici.

La questione era che una donna è morta per un melanoma, affrontato con cura omeopatica. La donna era sorella di un medico di medicina allopatica, resente in trasmissione.

Come è stato possibile?

C’era da essere increduli difronte a ritrovati messagi tra la paziente ormai deceduta, che comunicava con la dottoressa che la curava solo omeopaticamente. Inviava foto raccapricianti sullo stato di un neo sulle spalle, ne descriveva la natura maligna. In cambio riceveva nuove prescrizioni di granuli omeopatici e rassicurazioni.

La dottoressa è stata condannata solo a due anni di carcere (cosa??).

il fratello medico quando ha saputo del neo della sorella, che non gliene aveva parlato, ed è corso dai colleghi ha solo potuto sapere della presenza di avanzate metastasi.

Raccapricciante questo servizio in Tv. Ci chiediamo come si apossibile ancora affidarsi in modo così rischioso ad un settore della cura medica quale l’omeopatia non ancora legittimato dalle Organizzazioni Sanitarie e morire così, per aver trascurato di togliere un neo quando ancora questo avrebbe salvato la vita.

E la dottoressa omeopata che ha causato la morte della donna?

Sfuggente all’intervista, si è allontanata in fretta.

Non avrà nemmeno senso di colpa perchè l’ignoranza (ma è un medico !!!) rende ragione dove i torti sono enormi.

Ci tutela la Giustizia ?

mah, post mortem è utile ?

Va bene l’omeopatia ma cum grano salis forse va ancora meglio

 

 

 

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Casa natalizia

La Casa a Natale si veste  speciale.

La Home Therapy non può ignorare questo evento speciale dell’anima e della tradizione spirituale.

Decori di ogni tipo trovano spazio anche nelle casette più piccole.

Case di marzapane si affacciano sulle tavole e boscottini fragranti a forma di alberelli verdi si allineano sui piatti

Finiti i biscottini, ecco l’effige sorridente e rassicurante di Babbo Natale.

Si porta in casa il Natale, con simboli di ogni tipo, religiosi, pagani, della tradizione alimentare, di design per sentirlo più vicino al cuore.

 La Home Therapy può dirci qualcosa ?

Si, può dirci che la Casa raccoglie ogni emozione e ne diventa custode speciale specialmente quando il tempo è segnato da ricorrenze particolari.

La ricorrenza del 25 dicembre  simboleggia Nascita ed evoca Amore, riporta in primo piano il momento del dono che poi, nel suo valore smbolico, si vorrebbe tenere come idea per tutto l’anno.

il dono potrebbe restare come sana abitudine anche dopo natale e potrebbe  essere il nuovo segno che regola i rapporti: dono di un sorriso, del proprio tempo, del proprio aiuto, del proprio consiglio, del proprio gesto, del proprio lavoro.

L’importante sarebbe entrare nella logica del Donare, cioè offrire senza nulla in cambio, solo per far felice l’altro.

A Natale è  consuetudine che il dono si scambi, tu doni a me e io dono a te, a me piace pensare che voglia esseree un momento per ricordare poi a tutti quanto il dono sia bello e speciale.

Siamo capaci di donare oggi?

Non i doni costosi, nascosti nei  pacchetti col fiocco.

Donare qualcosa di noi, scambiare davvero con l’altro un’emozione, un gesto, un attimo intenso  ricco, ricco di umanità.

Qualche volta perfino uno sguardo o una parola possone essere un dono. Essere generosi di questi gesti in consapevolezza è importante.

La Home Therapy insegna i molti modi per rendere ogni ambiente della casa rappresentativo di come desideriamo sentirci, pieni di natale e pieni di doni, per noi e per tutti.

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Natale anticipato

Natale è neve, nel nostro emisfero.

E’ renne, slitta e Babbo Natale.

E’ pacchetti col fiocco, regali e consumismo sfrenato.

Per le vie di Roma e nelle campagne del centro Italia oggi è autunno dorato e splendente, foglie volteggianti che fanno mucchio ai lati delle strade. 

Gli alberi si stanno sfogliando a poco a poco, secondo il vento e non sono ancora del tutto spogli per caricarsi della neve che ancora è ben lontana da caderci sulla testa.

E’una suggestione diversa, un tempo di attesa che ancora non si è fatto inverno e si vive lasciando andare i colori caldi dell’estate mentre ancora ci meravigliamo di quanto sia presto buio e tramonti presto il sole.

Ci spingono a forza verso il Natale dalle vetrine anticipatissime, oggi il Black Friday americano sta dilagando. In una follìa collettiva nuova di cui potevamo fare a meno

Chi ci spinge?

Negozi, vetrine, commecio, crisi economica ed emotiva, soldi ?

Avidità, secondo me, è la parola giusta  e Ansia. L’avidità non ci fa accontentare, non ci riposa, non ci acquieta e ci vuole perennemente col portafoglio aperto ai famelici negozianti.

Hanno tante spese, chi può negarlo? ma quale brutta spirale ci sta avvolgendo….

Intanto che la classe politica e dirigente del Paese continua nel suo tenore di vita sempre altissimo di politici e famiglie , la classe media cerca di mantenere i redditi abituali e vede i consumatori come pollastri sempre da spennare.

A qualunque costo:

Hai già dieci paia di pantaloni nell’armadio?

e perchè non comparti l’undicesimo e il dodicesimo?

tanto li confezionano i bambini in estremo oriente, è estremo, che ti importa? come è estremo il terribile sfruttamento e pericolo a cui sono sottoposti.

Lavorano fuori da ogni norma di sicurezza, sono troppo picccoli per badare a non farsi male e lavorano comi piccoli uomini alle macchine per cucire i nostri pantaloni scontati col Black Friday, perdendo una mano o qualche dito.

Sì, negli ingranggi si mutilano gravemente e nei loro occhi, nei nostri telegiorali, si legge chiara la disperazione e lo spegnimento.

Natale è tra oltre un mese, keep calm………

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Jung, i fondamenti

 

Chi è Carl Gustav Jung?

Per i più giovani con lo sguardo incollato al telefonino Jung rischia di essere un nome del tutto sconosciuto.

Cercherò di definire dal suo vasto corpus teorico, frutto di studi e ricerche approfonditi come pochi, i nomi che nella pratica clinica di psicologi incontriamo tra i disturbi delle persone che vengono a consultarci.

Innanzitutto Jung parla di psicologia psicodinamica, cioè basata sulla parte inconscia della psiche, non immediatamente accessibile alla coscienza. Ricavabile tuttavia dalle sue manifestazioni attraverso sogni, fantasie, immaginazione, sintomi, lapsus linguae, atti mancati, opere artistiche, elaborati della mente creativa.

Iniziamo dal suo concetto di Inconscio, che non prescinde da quello da lui definito Inconscio Collettivo:

se il primo si riferisce all’esperienza personale di ciascun individuo,  l’altro è l’insieme di elementi che la psiche ha ereditato come modelli  a priori.

Per esempio:

trame mitologiche,  motivi e immagini che in ogni tempo e luogo possono formarsi indipendentemente da tradizioni e migrazioni storiche.

All’Inconscio Collettivo facciamo risalire, secondo questa impostazione metodologica, motivi universali rintracciabili nelle religioni, nelle leggende, nel folklore, nei miti.

Attraverso i simboli universali si esprimono istanze psichiche dell’umanità intera.

Una loro giusta lettura permette di comprendere molti comportamenti e azioni, a livello di masse ad esempio, altrimenti ben poco spiegabili.

Per giusta intendiamo una interpretazione capace di tenere in debito conto questo sfondo che agisce sul piano inconsapevole e tuttavia detta legge, in molti casi, per determinare comportamenti.

Per giungere a queste ipotesi di lavoro e di pensiero Jung, da medico e psichiatra, ha amplificato il proprio campo di coscienza e ha dedicato la sua vita (1875-1961) a studi comparati tra fenomeni che nei secoli si sono imposti.

Tra questi studi l’alchimia medioevale ha occupato un posto di primo piano per Jung.

Gli ha permesso di ritrovare gli stessi meccanismi e fasi psichiche attivi nell’uomo del XVI secolo  e nell’uomo di oggi, mutatis mutandis, come compaiono nei sogni, o nei disegni spontanei, attraverso simboli da interpretare.

Quale è lo scopo degli uomini di allora e di oggi?

Sempre la ricerca della felicità

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Psicologia Analitica

Tra le teorie dell’Inconscio, la psicologia analitica  è il corpus teorico del pensiero sulla psiche proposto da C.G. Jung.

Comprende alcuni punti cardine intorno ai quali si sono sviluppati  pensieri, riflessioni, ricerche e modelli teorici per il lavoro clinico sull’inconscio

Qualisono  le caratteristiche della psicologia analitica?

Oltre le 4 funzioni psicologiche di cui abbiamo già accennato nell’articolo precedente su questo blog, il concetto di Inconscio Collettivo è uno dei concetti più celebri.

Di cosa si tratta?

E’ un aspetto inconscio che non è solo personale perché non ha contenuti individuali, tipici e unici di una persona. Invece ha contenuti diffusi universalmente allo stesso modo.

Jung ci dice che i fatti inconsci più sono profondi e oscuri e più perdono la loro singolarità  individuale.

Assumono un carattere sempre più collettivo. In questa dimensione che Jung definisce Inconscio Collettivo troviamo gli archetipi e gli istinti.

Dalle parole di Jung in una conferenza a Londra del 1935:

“tutto ciò che so ma a cui al momento non penso;

ciò di cui una volta sono stato cosciente ma che ora ho dimenticato;

quello che i miei sensi percepiscono ma la mia coscienza non nota;

le cose che sento, penso, ricordo, voglio e faccio senza intenzione e senza farci attenzione, cioè inconsciamente;

 le cose future che si preparano in me e verranno alla coscienza solo più tardi”.

Tutto questo è il contenuto dell’inconscio.

Ma al di là di questo troviamo nell’inconscio non solo le qualità acquisite individualmente ma anche quelle ereditate, dunque gli istinti, come impulsi a compiere azioni senza una motivazione cosciente.

Il concetto di Inconscio Collettivo ha permesso a Jung di affiancare ai processi psichici di un singolo individuo molti elementi tratti da un contesto più ampio che si ritrova in ogni tempo e ogni cultura, attraverso miti, leggende, folklore, alchimia, mitologia e religione.

La psiche umana diviene così patrimonio collettivo che si eredita dai nostri avi, in alcuni tratti, accomunandoci a popoli e tempi anche molto lontani da noi in un quadro concettuale in cui riconoscere alcuni tratti della  nostra esperienza esistenziale e meglio comprendere alcune emozioni, paure, scelte, percorsi.

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Modello psichico

Il modello psichico proposto dalla psicologia analitica è uno dei più noti e accessibili concetti.

Aiuta a  comprendere come funziona la mente, si tratta di un modello quadripartito.

L’autore ha immaginato quattro funzioni della psiche  che, graficamente rappresentate, si fronteggiano e si incrociano.

Quando  una funzione è prevalente nel funzionamento abituale di una persona,   la sua opposta e  complementare diviene la funzione inferiore, secondo Jung, nel senso di minor utilizzo consapevole.

La funzione inferiore  è attiva prevalentemente nell’ inconscio della personalità e si può manifestare, ad esempio, in espressioni psicosomatiche.

La si può trovare anche in  atti mancati, lapsus e  in espressioni che la psiche conscia non riconosce immediatamente come proprie.

Facciamo un esempio

Pensiero/Sentimento sono due funzioni opposte e posizionate in questo modello psichico alle estremità di una linea.

Questa linea interseca a croce un’altra linea ai cui estremi poniamo le altre due funzioni psichiche: Sensazione/ Intuizione

Utili nel lavoro clinico?

Per un terapeuta che utilizza il modello junghiano questo schema essenziale di modello psichico è una prima chiave di orientamento nel labirintico funzionamento psicologico.

Possiamo cercare di cogliere dall’altro a quale funzione fa maggiormente ricorso e quale utilizza di meno.

Cercheremo di attivare la possibilità terapeutica di risvegliare con opportune tecniche le funzioni meno presenti.

In questo lavoro saranno i sogni ad offrire aiuto per comprendere e per procedere,come indicazioni di percorso.

Intanto una definizione di coscienza da Jung:  “ una relazione con l’Io di fatti psichici “ e con “ Io” si intende qui “un complesso di fatti psichici”

E’ sufficiente questo per capire qualcosa?

No, occorre un lavoro capillare e articolato di tipo interpretativo e conoscenza delle tecniche che fondano il modello.

I contenuti della coscienza sono in relazione con le impressioni che ricaviamo dal mondo circostante e la psiche che percepisce e osserva è lo stesso oggetto osservato

Quest’ultima caratteristica si osserva solo nelle scienze psicologiche e mentre rappresenta un limite evidente ne è pure una delle ragioni di fascino assoluto.

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Trickster

Il Trickster o Briccone Divino è un archetipo.

Lo immagino fare capolino , nel senso di attivazione di energia psichica , in una azione o in un comportamento o in una vicenda in cui la prospettiva sia in un certo senso “doppia” o ingannevole, con equivoci o ambiguità.

Il Trickster non è bello né brutto, è semplicemente una prospettiva.

L’energia psichica che ciò che chiamiamo archetipo smuove, attraverso i simboli che lo stesso archetipo incarna, è molto potente e nelle storie e leggende è quella che mette in moto cambiamenti impensabili e imprevedibili, attraverso l’archetipo che conosciamo come Trickster

In un racconto proprio dal Trickster  prende le mosse una forza psichica operante attivamente, la quale  genera l’spetto avventuroso o di intrigo interessante.

E per chi legge si attiva una uguale forza e così  l’interesse viene catturato.

L’esempio più classico è rappresentato dal Mercurio mitologico, tra gli Dei il Messaggero, Ermes per la Grecia classica che, ancora in fasce, rubò con l’inganno alcuni buoi a suo fratello Apollo. Quando fu scoperto, davanti al consesso degli Dei dell’Olimpo, negò tutto e si mise a suonare la lira che aveva appena costruito con un guscio di tartaruga.

E’ facile per noi qui riconoscere il comportamento tipico dei bambini, quando vengono scoperti con le mani nel sacco.

Apollo appena sentì quella musica soave lo perdonò e si mise a ridere affascinato sia dalla musica ma anche dalla spudoratezza infantile di Ermes.
Zeus, ridendo anche lui di quell’impresa compiuta da un bambino così piccolo ma già così furbetto, lo nominò messaggero degli dei perché per questo ruolo occorreva una certa dote di eloquenza, della quale Mercurio divenne il Dio riconosciuto.

Dal suo nome deriva anche il termine ermeneutica, l’arte dell’interpretazione, e rappresentò anche il Dio dell’astuzia, della scaltrezza, del trasformismo: ad Ermes si innalzavano cumuli di pietre, ai bivii in cui si era incerti sulla direzione da prendere, per chiedere consiglio.

Si riteneva Ermes una figura intermedia che non apparteneva del tutto al mondo degli Dei né a quello degli uomini e dunque estraneo alle norme che regolano ciascuno di questi due mondi ma proprio per questo motivo capace di operare ai margini dell’uno e dell’altro, capace di mettere in contatto tra loro ambiti altrimenti destinati a rimanere eternamente divisi e separati dall’incomunicabilità.

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Archetipo Briccone

L’Archetipo del Briccone Divino si è affacciato  tra le righe di racconti brevi, di  autore esordiente, nei suoi travestimenti.

Anche noto come  Burlador   viene indicato e studiato da Jung nelle sue ricerche comparate sugli archetipi.

Il libello in questione raccoglie racconti lievi, in cui si rintraccia un contesto dove un inganno, o  scandalo,  o mistero, o paradosso anima la scena scritta.

Sorpresa è l’elemento più interessante del Briccone Divino o Trickster in inglese, che compare all’improvviso a far saltare piani prevedibili, a generare intrecci grotteschi o esilaranti.

Archetipo, nell’espressione di Jung, è quella prospettiva psicologica, arcaica, fondata su concetti psichici  collettivi che sono presenti da sempre e dovunque tra gli esseri umani e ne animano la vita psichica.

Cosa si intende per archetipo ?

 Sono elementi strutturali dell’inconscio collettivo, motivi psichici universali.

Dove si trova?

Si trovano archetipi, cioè forme tipiche costanti,  nei diversi gruppi culturali e periodi storici. Sono contenuti nei livelli più profondi della psiche inconscia, mai accessibili direttamente.

Affiorano nel linguaggio figurato, nei miti, nei simboli onirici, nei prodotti della fantasia. Li troviamo quindi in un romanzo come in un film, che vestono i panni dell’Eroe, un esempio classico.

Qualche esempio ?

Alcuni esempi rintracciabili in molti prodotti del sogno o della fantasia sono il Vecchio Saggio, la Grande Madre, il Puer Aeternus, la Paura, o il Sé.

Con questo termine – – si intende il risultato della psiche realizzata che è giunta a compimento delle sue potenzialità.

Il Trickster , come fu chiamato da Jung inizialmente, si riferiva ad un’opera di fine 800 in cui si parlava dei Delight makers (giullari) cioè coloro che sanno dire scomode verità tra il sorriso e l’inganno bonario.

Giocano tiri mancini e sanno fare abili scherzi. Il riferimento non è ad una persona singola in carne e ossa ma indica una compenetrazione di temi mitologici diversi.

Approfondimenti nel prossimo articolo a seguire.

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psicologia dello sport

Psicologia dello Sport:

nasceva oltre cento anni fa, in Svizzera, a Losanna, ad un convegno internazionale nel 1913.

Organizzato da Pierre de Coubertin che, come tutti i romani ben sanno, ha dato il nome ad una strada che circonda il palazzetto dello Sport, la più antica e autorevole espressione di luogo per le competizioni sportive nella capitale.

  • Cosa si disse in questo convegno?

Gli aspetti psicologici e fisiologici nella pratica sportiva vennero messi in relazione scientifica per la prima volta. E questa fu una grande apertura mentale lungimirante per quegli anni.

 

  • E oggi ?

Il contributo psicologico alle discipline sportive oggi si attua in programmi e progetti per diffondere questa sana abitudine all’attività fisica in tutte le fasi del ciclo di vita.

 

  • Che succede quando pratichiamo attività fisica ?

Oltre ai ben noti benefici sul piano muscolo scheletrico, sulla funzionalità dei vari distretti corporei, sulla pressione arteriosa, il movimento condotto secondo continuativi piani di allenamento aumenta la produzione di endorfine, le nostre molecole del benessere psicologico.

 

La psicologia dello sport facilita accesso e mantenimento all’attività di movimento anche alle fasce più deboli della cittadinanza, bambini, anziani, e fasi particolari come la gravidanza, o la riabilitazione dopo infortuni. Anche per le disabilità di vario genere e grado il movimento del corpo è sempre indicato.

Le ricerche in ambito delle neuroscienze confermano e continuano a studiare gli effetti benefici del movimento nel trattamento post traumatico di eventi accidentali e di deterioramento o degenerazione del sistema neurologico.

  • Quale ruolo per la psicologia dello Sport?

Preparazione psicologica degli atleti e delle squadre di alto livello rimane uno dei primi atti di intervento, con la costruzione di programmi specifici nel contesto agonistico dello Sport

  • E in ambito accademico?

Ad oggi si contano nel mondo oltre 4000 Cattedre universitarie per l’insegnamento di psicologia dello Sport, in crescita il numero delle riviste scientifiche internazionali.

Inoltre articoli di psicologia dello sport vengono regolarmente pubblicati in ambiti più ampi della psicologia, sociale, dello sviluppo, cognitiva e della  salute.

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SPORT E PSICOLOGIA

Sport è lealtà, sport è psicologia, è sfida,  è allenamento.

E’ autodisciplina, è motivazione. E’ duro lavoro, è impegno.

Caratteristica comune a tutti gli sport è l’alimentazione corretta, nutrirsi in modo sano, tenendo conto dello sforzo e dell’impegno muscolare richiesto.

Questo conduce di nuovo all’autodisciplina e alla motivazione, a volte alla rinuncia, per esempio al tempo, a qualche cibo desiderato, a qualche evento dove non possiamo andare perché siamo impegnati nella nostra attività sportiva.

Ci sono poi le relazioni tra gli sportivi, con lo staff, con la famiglia, negli sport di squadra nascono grandi relazioni interpersonali intense e amichevoli come grandi attriti e conflitti.

Si gioisce e si esulta insieme ma a volte si creano fratture insanabili, ci sentiamo delusi, traditi.

L’attività sportiva  allora mobilita risorse e attività psicologiche, accanto a quelle fisiche imprescindibili. 

Quando il corpo è da allenare senza SE e senza MA non crediamo che con la psiche sia diverso, occorre allenarsi con costanza anche lì, senza eccezioni di età, di genere di sport, di averne voglia oppure no.

Fatica raddoppiata allora?

Niente affatto, perché la mente AIUTA il corpo, lo sostiene e lo sorregge addirittura. E’ enorme il potere e la potenzialità dell’attività mentale sui risultati delle performance sportive, come ben sa la  psicologia dello sport.

L’allenamento fisico va di pari passo con l’allenamento mentale e ormai si moltiplicano gli studi e le ricerche accademiche per dimostrare scientificamente di quanto migliora e aumenta in termini percentuali l’abilità sportiva, la resistenza, il miglioramento globale della prestazione negli atleti che si affidano anche allo psicologo che si occupa delle attività sportive.

Cosa fa lo psicologo dello Sport per gli sportivi?

Ti insegna a rilassarti con metodo e con piacere, per gestire gli stati d’animo, le paure, le forme d’ansia che la normale tensione prima di una gara importante può assumere. Così non vivrai più ogni gara come un incubo  coi nervi a fior di pelle  ma come una piacevole e intensa sfida con te stesso verso la vittoria.

Psicologia è per sentirsi meglio e per eccellere, anche nel mondo sportivo.

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