Festa di Carnevale porta alla mente Venezia, con le sue maschere così surreali, settecentesche, le commedie di Carlo Goldoni…

Maschere suggestive con pizzi e merletti, tessuti sontuosi, colori, sguardi celati sempre da piccole velette merlettate o dalle tipiche vere e proprie maschere sul viso intero, a coprire.

Lascia un senso di inquietudine, nella nostra cultura, un volto coperto ma nella Festa di Carnevale, si sa, tutto diventa lecito e riuscire a passeggiare tra la moltitudine di visi celati e muti, crea nello Spirito una atmosfera intrigante.

Qualcosa di Trasgresivo sicuramente si accenna, qualcosa di inganno o di scherzo.

La Maschera, in greco era Persona nel teatro e la Psicologia junghiana la mette in luce nello studio della personalità qualcosa di nascosto:

come l’insieme di ruoli o abiti che ognuno deve indossare nella propria vita

, qualche volta senza conoscere fino in fondo che cosa, di se stesso,  si celi dietro quella maschera.

Conoscere la Persona vera dietro la maschera di vita è un passo importante nel viaggio psicoanalitico.

Ad ogni Festa di Carnevale  è lecito  andar allegramente fuor dell’ordinario , anche dove si celebra tra giganteschi Carri in cartapesta, tra i balli ammiccanti di Rio o tra le maschere tradizionali della Commedia dell’Arte italiana.

Alla festa di Carnevale

A tal proposito in un paesino laziale, in una festa tra mascherine di bimbi giocosi mi resta in mente in particolare un bambino, con la sua mamma, vestito da Arlecchino !

Avrà avuto forse 5 anni, piccolino e fiero di tutti quei colori era davvero bellissimo, un richiamo delicato a carnevali antichi in cui Arlecchini e Colombine e Pulcinella erano molti.

Oggi le mode sono del tutto diverse e i bambini amano per qualche giorno diventare i loro eroi dei cartoni moderni, più Elsa di Frozen che Biancaneve…

Il Carnevale vanta antica storia e sembra perdersi questo aspetto in cui, con maschere tradizionali, a Roma il villico si vestiva da Re perchè era consentito il capovolgimento di ruoli per un giorno e alla fine è pure tradizione che si distrugga con la forza del fuoco la figura del pupazzo del Re Carnevale.

Serviva a  chiudere questo tempo di gioco, festa, scherzo, un po’ sospeso nell’immaginario e nel fantastico per piccoli e grandi e tornare infine, il mercoledì delle Ceneri, alla vita consueta.

In questi giorni ancora echi di guerre e vite spezzate da morte o spezzate perchè i propri cari sono dispersi, mutilati. Una violenza per la quale nel 2025, trionfando oggi la capacità tecnologica che tutto può, non ha parole più nessun saggio.

Evviva le maschere della Festa di Carnevale che per qualche momento ci fanno respirare coriandoli e musica….

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