Pensiero e pensare… quanto ne sappiamo nella nostra vita quotidiana?
Che fine fa il nostro pensiero quando sembra scomparire?
A volte non tornano mai più, alcuni pensieri, pur avendoci creato un massacro mentale a lungo.
Interessante approfondire questi temi non tanto dal punto di vista fisiologico o delle neuroscienze su cui tomi sono scritti in abbondanza.
Invece pensando insieme- per l’appunto – pensieri del nostro quotidiano, come esperienza diretta.
Se ne occupa un grande del nostro pensiero filosofico contemporaneo, al Festival della Filosofia, Galimberti.
Secodo il filosofo l’uomo si trova fuori dalla storia, cavalca la sua macchina dove il pensiero è sempre più estromesso.
La scuola ha il compito, tra i tanti, di educare al pensiero, nel senso latino di educere, tirare fuore.
Siamo bravi a pensare ?
Insegnare ai ragazzi a pensare, una sfida a cui troppo poco si pensa.
Pensiero nuovo in tempi nuovi eppure continua a farsi presente la vena polemica, la tendenza alla sopraffazione, la logica del violento.
Per non dire delle psicopatie gravi che camminano tra noi in preoccupante quantità, addirittura uno ogni cento persone, e a volte esplodono in delitti di cronaca.
Ci dice il filosofo che in questo momento storico la technè ci orienta a valutare tutto in base alla funzionalità: tace il sacro, l’arte, il sentimento profondo e articolato, quello sfumato sfumato.
Pensiero nell’uomo di ogni epoca si fa a volte dolore ma anche immaginazione e a volte creatività e la mente tecnologica non ne ha coscienza.
Si è generato un inconscio collettivo che vive di tecnicismi e il pensiero umano ne risente, perde colpi, perde dimestichezza con le sue altezze vertiginose.
Con la sua capacità di portare ognuno che pensi in modo sano ed evoluto, ampio e affettivo, ad altezze felici.
Se dominano altri fattori sul pensiero, inconsci, privi di consapevolezza, al servizio delle nevrosi e delle difese più primitive, c’è ben poco spazio per nutrire il proprio pensare di pensieri opportuni