Analisi junghiana… nell’analisi l’inconscio è sovrano, anche Woody Allen ironizzava che “l’inconscio ha più ragione della nostra ragione”.
L’analisi junghiana si è tirata fuori da un modello medico con il processo di individuazione che non è una “guarigione” ma una crescita emotiva.
E’ un monito perché l’analisi psicologica non si “riduca” alla sua dimensione clinica.
E il lettino, perchè?
Nella psicoanalisi di Freud è un classico ma nella psicologia analitica di Jung?
E’ una scelta possibile, se a giudizio del terapeuta possa giovare al paziente e in tal caso lo proporrà.
Il “lettino” permette di attenuare angosce, permette libertà al paziente e all’analista.
Anche SEPARA, mentre vis-à-vis si favorisce la regolazione affettiva. La neutralità dell’analista non è una deprivazione ma una frustrazione controllata, se utile.
Il Lettino permette la formazione del Sé accordando segnali diversi da quello visivo come nel neonato al seno materno, quando il Sé ancora è emergente.
Winnicott scrive della madre “sufficientemente buona” e si evoca il concetto di affettività che nell’antica cultura greca sottolineava diverse accezioni:
AMORE per i greci: eros amore sensuale che può capovolgersi nell’odio
Filìa è la tenerezza
Agàpe è la “caritas”, amore discendente, capace di volere il bene e dare.
L’amore innerva e sostanzia le azioni di accudimento – per Winnicott l’azione buona senza amore viene interiorizzata come vuoto (azione cattiva)
Bowlby ci parla di attaccamento sicuro o insicuro (quest’ultimo evitante, ambivalente) che non controlla l’angoscia di separazione.
Nell’analisi tutti questi aspetti trovano il giusto spazio, la parola, l’ascolto, la rielaborazione, la pace interiore, alfine.
Per Jung non è importante “tanto” la storia del paziente quanto la sua “visione del mondo” e capire le precondizioni che l’hanno costruita, alcune esperienze assumono tonalità affettive e risonanze diverse in base alla sensibilità di ognuno.
L’immaginazione attiva per Jung dà forma ai contenuti mescolati nella psiche
Con il processo di individuazione Jung si pone fuori del modello medico, non si parla di guarigione ma di crescita emotiva: non si torna come “prima” di ammalare ma si va oltre
Se la prima psicoanalisi freudiana tendeva a ridursi su una dimensione clinica di guarigione, si è arrivati ad una terapia della cultura, che è una rivoluzione irreversibile. Fa affacciare una dimensione interiore che tocca tutta la cultura, le espressioni creative, la letteratura.