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mano e manina

Il pensiero del Cuore

E’ da James Hillman, compianto autore post junghiano, come leggiamo da un frammento di una sua opera, quanto il nostro umano cuore, inteso simbolicamente, possa seguire una sua via, come fa il pensiero.

E qui Hillman, profondo conoscitore e studioso delle immagini che popolano la nostra mente, pensa al cuore per immagini, al loro ruolo irrinunciabile di guida per un felice equilibrio psico-fisico.

Vediamo come.

Immagini del cuore

Nella nostra cultura occidentale possiamo rintracciare tre grandi immagini del cuore e relativi significati culturali con il loro senso profondo:

quello che riguarda il coraggio, la passione ardente e la lealtà, è il cuor di leone.

quello come muscolo e organo del corpo, la nostra pompa di vita, cuore di Harvey.

Infine quello dei sentimenti, dell’anima, dell’amore e questo è il cuore di Agostino.

Il primo dei tre si manifesta nel mondo come credere con forza, desiderio, missione, può spingere all’azione e alla battaglia.

Questa immagine rimanda alla possibilità che si infiammi, il suo elemento alchemico è lo zolfo.

Per Jung, nell’alchimia lo zolfo indicava la sostanza attiva del sole (Opere, 14, I, pagina 124):

esprime anche il volto infiammabile del mondo, il desiderio e questo conduce in psicologia alla proiezione. E’ il cuore del Re.

Il successivo, da un testo del 1628 di Wiliam Harvey che scopre il sitema circolatorio, ci porta nell’era scientifica, sottolinea il ritmo, il pulsare, la macchina a cui fare manutenzione.

Questa forza occupa tutto il corpo e il cuore anatomico ne è l’organo visibile e percepibile.

Può recare un attacco alla persona stessa che dovrà averne cura, pensarlo, immaginarlo ed entrare in un rapporto consapevole con esso, senza dimenticarlo, macchina fonte di vita.

L’ultimo, chiamato di Agostino, vive di sentimento e di amore, nucleo profondissimo e intimità.

Non più solo come Re, o Macchina ma sede del Sentimento che mi fa muovere nel mondo.

Le figure immaginali autonome della psiche, contemplate dal cuore, si esperiscono così come cariche di sentimento.

Leggiamo Hillman con passione, oltre il tempo.

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RELAZIONI ISPIRANTI

Relazioni Ispiranti sono tutte quelle che si percepiscono di alta qualità, con effetto positivo sul bnessere personale.

E’ fondamentale avere relazioni ispiranti.

Come riconoscere le relazioni ispiranti

il segreto è nascosto proprio nel nome, sono quei rapporti tra persone che lasciano un segno quando ci si incontra o ci si sente o si legge un messaggio che l’altro ci sta rivolgendo.

Chi riceve, a sua volta, un segnale di amicizia o di empatia, o di affetto sarà portato a prolungare, dentro se stesso, l’effetto di tale contatto.

Ricevere gentilezza o sorrisi ci farà sentire bene insieme all’altra persona e l’effetto positivo alla fine è automatico, come un riverbero di luce e di benessere che continua a colorare i nostri pensieri o le nostre azioni.

Ci sentiamo vicini, come se la relazione ispirante fosse riuscita a cancellare distanze, ad ispirare sentimenti ed emozioni di benessere.

Relazioni ispiranti inoltre sono quelle che suggeriscono qualcosa, virtuosamente contagiano e ci mostrano nuove vie, come può essere una passione a cui non avevamo pensato, un nuovo interesse, un hobby da sviluppare.

Le relazioni ispiranti annullano le distanze perchè restano in mente a lungo e positivamente, mantengono il contatto interiore con l’altro anche quando ci siamo salutati senza sapere quando sarà ppossibile ritrovarsi.

Le relazioni ispiranti non sono esclusivamente con altre persone ma sono il legame che ci ispira profondamente tra noi stessi e una situazione, o con oggetti a cui dedichiamo cure e attenzioni, con animali , con paesaggi, con la musica o con la natura. Con lo Spirito e con un ricordo, Con persone che non vediamo più.

Lasciamoci ispirare dalle relazioni che portano abbondanza e fanno sentire pieni ed appagati.

Mi viene in mente anche la relazione con se stessi: può essere ispirante?

A volte è necessario un lavoro di attenzione al Sè, di cura verso noi stessi, per afferrare e mantenere il nucleo di ispirazione che possiamo offrire a noi stessi, prima che agli altri.

Come fare questo lavoro?

L’analisi psicologica è una strada collaudata e sempre possibile, che conduce dritta al cuore di Sè, una meta di straordinario valore. L’orientamento suggerito da Carl Gustav Jung, lo psichiatra svizzero del secolo scorso, è una guida potente.

Unica tra le molte psicoterapie a indicare all’analista e alla persona che a lui si rivolge un sentiero da percorrere insieme incontrando antichi Miti da decifrare e rendere attuali attraverso i simboli di cui abbondano. Seguendo lo Spirito vitale di ognuno, ascoltando i sogni e i mancati sogni, percorrendo vie appartenenti al mondo delle immagini, interiori ed esterne.

Un viaggio unico, una relazione ispirante forse più di ogni altra per la profonda partecipazione del terapeuta che accompagna con appassionato impegno il suo paziente….

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Simbolo Jung

Simbolo Jung: una provocazione teoretica per proporre una visuale del grande psichiatra svizzero come simbolo.

Simbolo

Carl Gustav Jung, psichiatra svizzero che aveva 25 anni quando Freud pubblicò la sua Interpretazione dei sogni, nel 1900, noto per gli approfondimenti sulla psiche, è stato protagonista di un cambio di passo negli studi psicologici.

Uomo di rara erudizione e di profonda passione per il mondo della mente e i suoi misteri ha dedicato l’intera sua vita alla conoscenza nei più vasti campi del sapere.

fatti psichici

Questo nella convinzione che ogni segmento dell’esperienza umana sia di fatto un atto psichico, che non può prescindere mai dallo stato in cui si trova la mente. Stato assai variabile,come è nell’esperienza diretta ognuno.

Percorso affascinante per ogni persona che studia i fenomeni psicologici, i movimenti della psiche, gli sviluppi, le reattività e gli stati emotivi di benessere e di malessere.

E dunque Jung, grande conoscitore di simboli, comparsi in ere arcaiche al fianco dell’esperienza umana e compagni fedeli di ogni esistenza. Possiamo esserne consci oppure no ma i simboli catalizzano l’energia psichica e per questo possono attivare modifiche di pensieri o comportamenti.

Il fondatore della psicologia analitica, il nostro Jung, non è più in vita dal 1961, le sue scoperte sono ferme ad allora ma cariche di attualità senza tempp:

Questo proprio perché elaborate a partire da luoghi remoti, genti diverse, tempi ancestrali, convinzioni collettive, come i miti che hanno accolto proiezioni psicologiche per produrre un nuovo senso alle esperienze che apparivano inesprimibili.

I miti, le leggende, le religioni, raccontando una versione della storia dell’umanità ricca di spirito vitale e senso profondo di umanità, sono un’ossatura importante per la comprensione.

Jung stesso oggi, pur nella sua realtà storica, scientifica, sapienziale può essere pensato anche come un simbolo ?

Direi di sì, perchè solo la sua immagine o la sua figura complessiva di uomo e di studioso, ha la forza di evocare mondi.

Quali mondi?

Mondi dei recessi psichici, della mente inconoscibile, della potenza con cui la mente produce immagini e trasformazioni.

Mondi in cui la mente crea, scopre, risolve, genera, distrugge, oscura la lucidità e risplende.

Evocare tali mondi e molti altri è già il primo passo per comprendee meglio se stessi, gli altri e la magìa della Vita.

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Psicoterapia o psicoanalisi?

La scelta di iniziare una psicoterapia o psicoanalisi spesso si ativa a partire da un malessere psicologico ma non necessariamente deve essere così.

La spinta può arrivare dal bisogno di conoscere meglio se stessi e in particolare il proprio mondo interno.

Per dirla con Freud, si vuol comprendere se stessi in profondità, conoscere il proprio inconscio, almeno in parte.

E’ nota la metafora freudiana che se paragoniamo la nostra mente ad un iceberg, la parte affiorante corrisponde alla parte psichica di cui abbiamo conoscenza.

Ma è la parte sotto il livello dell’acqua, molto più grande, la parte inconscia della mente.

nell’inconscio

E proprio da lì, dall’inconscio, partono tanti gesti quotidiani, o pensieri, o scelte o mancate scelte, idee, energie o tristezze, fino a sintomi vari o espressioni di malessere psicologico che si esprimono sul corpo, come insegna la psicosomatica.

Nel pensiero del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, nell’inconscio risiede anche tutto il contenuto psichico rimosso, per motivi di equilibri mentali e quadri clinici rispondenti alla storia individuale di ognuno.

L’inconscio è anche l’idea di un ricettacolo di aspetti che non riconosciamo come nostri, fantasie o accadimenti del passato che vengono come “dimenticati” e riportati alla coscienza solo con il lavoro psicoanalitico.

Ricordiamo anche che il termine psicoananlisi è riservato alla specifica tecnica emersa dalla teoria del suo fondatore, Freud per l’appunto.

Tutte le altre forme di psicoterapia orientate al disvelamento di parti che ancora non abbiamo incontrato sul piano di coscienza ma forse solo nei sogni o in fantasie o immaginazioni, rientrano nelle psicoterapie psicodinamiche.

Anche la psicologia elaborata da Carl Gustav Jung è psicodinamica, quindi ascolta i sogni, considera i miti, favorisce l’immaginazione attiva ma non è corretto identificarla col termine psicoanalisi riservato a Freud; si chiama invece psicologia analitica o psicologia complessa.

Ogni psicoterapia o psicoanalisi che dir si voglia in ogni caso ascolta il paziente, questo è l’elemento comune a tutte, forse l’unico.

Quell’ascolto diviene strumento terapeutico efficace quando torna al paziente rielaborato e amplificato per promuovere una nuova edizione dela sua storia.

psicoterapia

E’ tale ogni forma di intervento psicologico che, a cura di un professionista formato a norma di legge e specializzato successivamente alla laurea, si propone di sostenere la persona nei momenti critici, ne promuove lo sviluppo psicologico e ne favorisce la crescita personale.

Per un risultato di migliore conoscenza di sè e pienezza di vita, per trovare il senso alle proprie esperienze, percorrendo insieme un progetto terapeutico elaborato e proposto dal professionista.

Ai prossimi articoli! approfondiremo questi aspetti.

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Amore e Jung

Negli ultimi anni mi capita sempre più spesso di occuparmi nel mio lavoro clinico di amori sofferenti

Cosa succede?

Amore è una parola, una formula magica che ci fa pensare ad un’isola felice dove regna dolcezza, sensualità, comprensione, empatia, collaborazione, appagamento dei sensi e dello spirito…

Ma è sempre così?

Pensiamo che tra le coppie più giovani sia più facile far andar bene le cose in amore? I sensi, la spinta ormonale e la facilità di piacere all’altro, complice la giovinezza, aiutano? Purtroppo non sempre è così.

Molte volte entrano dentro la giovane coppia le immaturità relazionali di ognuno, tutta la dinamica che ruota intorno a fantasie di possesso, paura di abbandono, competizione tra rivali..

In Amore allora come far funzionare le cose?.

un buon livello di maturità emotiva eviterà di far pagare all’altro ignaro partner tutte le dificoltà personali relative a bassa autostima, scarsa fiducia in sè e negli altri, propensione a tradire e trasgredire qualcosa ( ma cosa ?) per il gusto di sentirsi adulti.

L’altro della coppia invece è necessario percepirlo come “Altro” da noi stessi, per l’appunto, e non è facile nè automatico, è un passo di crescita interiore che porterà a non pretendere dal partner comportamenti o modi di fare che sono i nostri, non i suoi.

L’altro verrà allora rispettato nella propria natura nel senso profondo del termine e apprezzato ed amato proprio per alcune sue caratteristiche che lo rendono diverso dagli altri e unico.

La psicologia analitica complessa di Jung ci può illuminare al riguardo dell’Amore?

Certamente il tema della seduzione – dal latino se-ducere, condurre via – rimanda a una sensazione di rapimento profondo, come di una cattura interiore che chiama in causa gli archetipi con la loro numinosità, con tutte le caratteristiche della psiche umana che l’intero Pantheòn delle deità raccoglie attraverso i millenni per rappresentare gli umani. Anima si presenta nei sogni in forma di creatura femminile e Animus in forma di creatura maschile, anche se questa è una semplificazione, e l’incontro d’anime rimanda alle “Nozze Regali”, concetto già appartenente all’alchimia come unione di opposti in cui anche lo spirito Mercurio interviene nella sacra unione del principio femminile con quello maschile per la completezza dell’essere e, con la terminologia di Jung, la realizzazione del Sè superiore.

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Ucraina guerra

Questa guerra ucraina genera orrore, distruzione, morte, sopraffazione, violenza.

L’umano si disumanizza.

Cosa lo ha reso possibile?

ai giorni nostri, in tempi illuminati (credevamo) , in luoghi della terra vicini all’Europa, come l’Ucraina ?

La psicologia junghiana chiede aiuto alla mitologia, ai vecchi miti che sono espressione della psiche senza tempo, per capire e non smarrire il pensiero.

Capire per non scivolare in stati di depressione e ansia aggravati da ciò che accade non lontano da noi e dalle nostre pseudo sicurezze occidentali.

C.G.Jung rifletteva già negli anni della prima guerra mondiale e poi tra le due guerre.

Il suo pensiero da scritti e conferenze è sviluppato anche nel 1933, tra fermenti di guerra che si potevano già prevedere e infine nel 1946, a guerra finita e devastazione residua sotto gli occhi di tutti.

Da Jung prendiamo spunto per collocare i giorni di morte di questa primavera 2022 in un continuum storico che dai secoli passati ci ricorda come gli Dei, un tempo appartenenti all’esperienza psichica, alla Natura, alla spiritualità, siano scacciati da secoli e siano sprofondati nell’inconscio, individuale e collettivo.

https://roma.repubblica.it/dossier-adv/eccellenze-lazio/2022/03/29/news/dalla_mente_che_si_generano_poi_i_comportamenti_e_quindi_gli_stati_danimo_che_ne_derivano-343300364/

La psiche contatta così lo Spirito della distruzione ogni volta che il Dio Marte impugna di nuovo le armi divine correndo come una furia devastatrice.

Pur nella attuale epoca razionale e tecnologica l’inconscio di alcuni singoli “agisce” sul piano di realtà queste potenze psichiche primoridali, risvegliate e attive come fossero reali.

Reali sono le qualità psichiche negative, votate al Potere e alla visione di realtà accecata da personalità prive del punto di equilibrio.

Da un articolo di Jung del 1945 dice lo psichiatra svizzero: “Forse in un’era più illuminata succederà che chiunque aspiri a una carica governativa debba prima farsi rilasciare da una commisione psichiatrica l’attestato di non essere portatore di bacili psichici (quante cose si sarebbero potute risparmare al mondo se questo provvedimento si fosse preso prima di…”)

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Jung

Parlare di Carl Gustav Jung oggi, periodo in cui si parla sempre di dati, numeri, tecnologia.

Di virus e di politica, di elezioni presidenziali che sottolineano la politica sordida, di Stati che ancora pensano a fare guerra.

Jung cosa scriverebbe dunque oggi, su questi temi attuali?

Secondo me osserverebbe che molto si evidenzia il Male, l’Oscuro, la Negatività che sempre ha abitato il mondo e la psiche, individuale e collettiva.

Oggi però tutto questo balza alla ribalta più che mai, diviene in primo piano, è il fil rouge di tanti eventi apparentemente lontani tra loro.

Oggi il Male è nei nostri pensieri più che mai, male di salute, con i virus da cui difenderci, Male economico con le crisi finanaziarie mondiali, Male relazionale con gli episodi di violenza, morte, sopraffazione, divisione che quotidianamente affliggono il mondo.

Jung forse potrebbe confortarci ricordandoci di cercare equilibrio tra gli opposti e tra le energie umane che operano per il Benessere ma possono farlo per il Malessere. Ci esorterebbe a guardarci dal pericolo psichico perchè “l’uomo è il più grande pericolo per l’uomo”come scrive nel 1944.

Il tempo della pandemia ha indotto tante riflessioni, privazioni, cambiamenti, mentre alcuni sono diventati ricchissimi, come aziende farmaceutiche o chi si occupa di spedizioni per l’e-commerce.

Ci si trova disorientati e faticoso sempre più tenere dritta la barra del timone, tra contraddizioni e fluidità fuori controllo tra persone e relazioni.

Tanta informazione, diritto civico faticosamente conquistato nei secoli, oggi ci rende bulimici di sapere:

notizie brevi e immediate di dubbia fonte e veridicità che sembrano offrire sicurezza mentre ci rendono sottilmente sempre più insicuri.

Gli attachi di panico sono in aumento e questo ci dovrebbe far riflettere.

Si alimentano paranoie e sfiducia nel prossimo mentre conquista fiducia lo stra-potere del web.

Come ci è riuscito?

Trattandoci come bambini, parlando al Puer in noi mentre ci offriva, negli ultimi anni, tutto e subito, senza pagare il becco di un quattrino.

O meglio qualcosa si paga ma l’obolo per essere iperconnessi alla rete 24 ore per 7 giorni viene percepito come un costo bassissimo o nullo in relazione al supposto beneficio che offre:

Quale è il beneficio ?

nutre senza alcun dubbio una sana sete di conoscere che appartiene all’umano ma sacrifica la profondità dell’informazione sull’altare della superficiale velocità e accumulo, strizzando l’occhio a vizi e virtù, dei più vari entrambi, che vengono alimentati.

La Scharoff ci mise già in guardia col suo studio sociologico in cui ci avvisa: se è gratis il prodotto sei tu…

Che tristezza da adulti pagare monete di cui non si conosce il valore, credendo sia gratis anche per l’anima, come bambini in un supermercato…

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TRASFORMAZIONE

La trasformazione attraverso il percorso psicoterapeutico concluso felicemente è una realtà.

Come possibile?

Quali parti sono soggette a trasformazione?

Quelle parti che sono di intralcio al pieno sviluppo di sè, che ostacolano il proprio cammino verso la realizzazione delle proprie potenzialità.

Carl Gustav Jung (1875 – 1961 ) osservò su se stesso che l’inconscio si trasforma o determina trasformazione, come nel processo alchemico, che a lungo aveva approfondito per capirne la vera essenza.

“L’inconscio è un processo e la psiche si trasforma o si sviluppa” dice Jung, in base alla relazione che l’Io intreccia con la parte inconscia della psiche.

Fu lo studio della trasformazione alchemica e dei suoi simboli a condurre Jung alla capacità di interpretare la realtà attraverso simbologie complesse.

In ogni persona c’è la spinta innata ad accogliere la totalità di se stessa e ad integrarla alla totalità universale.

Questo processo dà vita a ciò che è latente in ognuno sin dalle origini nell’attesa di essere riconosciuto, compreso, ascoltato e infine trasceso.

Come si ottiene?

Attraverso il processo di individuazione junghiano: in esso la persona- in un certo senso- realizza pienamente ciò che potenzialmente già è.

Si tratta di un potenziale umano importantissimo che rende il significato perduto alla nostra esistenza.

Ci fa sentire pienamente bene, al nostro meglio possibile.

come nella stanza di un vecchio alchimista medioevale possiamo tentare la nostra trasformazione, cercando il nostro personale elisir di felicità, pace e benessere psicologico

stiamo parlando per immagini e per simboli, come ci parla il nostro inconscio,

e così alludiamo a possibilità trasformative nell’essere umano verso le parti di sè che non lo aiutano.

diventeranno parti benefiche, sane a cui far ricorso in ogni frangente della vita quotidiana.

I processi analitici della psicoterapia ci prendono per mano e ci portano al cuore della trasformazione di noi in persone che amiamo di più, persone di cui sappiamo prenderci cura in profondità, cura di noi stessi per ritrovare la via…

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SOLITUDINE

Sulla Solitudine cito un passo di Jung, che trovate ne”Il problema psichico dell’uomo moderno”:

Occorre comprendere chiaramente che non basta vivere attualmente per essere moderni, perchè in tal caso oggi ognuno lo sarebbe, lo è soltanto colui che è consapevole del presente in cui vive.

[Già maestri e mistici circa 5000 anni fa sostenevano il concetto] ma prosegue Jung:

Colui che raggiunge questo grado di coscienza è necessariamente un solitario…

probabilmente un solitario è una persona da sola, ci auguriamo per propria matura scelta.

Ci sono diversi modi di avvertire la Solitudine, o perchè si è realmente molto soli , pur tra tante persone, e si percepisce uno stato del cuore, cioè delle emozioni, di non condivisione con alcuno.

Per lo più le persone oggi, come quando ne scrisse Jung, raccontano questo stato come negativo, carico di umore cupo ma non tutti avvertono così, anzi:

ci sono molte persone che raccontano un senso opposto.

di pienezza dell’essere, pur essendo da soli, se al cospetto di immensità della natura o del cosmo intero.

Il chiarore di un immenso ghiacciaio o una distesa marina azzurra che ci lascia intuire profondità sotto il pelo dell’acqua..

Sono come quelle che abbiamo nel nostro cuore, insondabili…

Proprio all’interno della propria solitudine si schiudono orizzonti ampi e profondi, chiarori dell’animo che nel frastuono non si farebbero avanti.

A volte la solitudine favorisce, al contrario, stati d’animo spietati, carichi di rancore o di rimpianto, di sensi di colpa, di rimuginazione mentale, di autcommiserazione.

Come passare da questi pesanti a quegli stati di solitudine invece beati e lievi?

Siamo già riusciti a diventare persone pacifiche?

che non si dilettano a coltivare emozioni oscure, divisive e invece, al contrario ascoltano con curiosità ciò che la propria natura ha ancora da rivelare ?

è importante lavorare su questo punto

Abbiamo tutti, in quanto persone umane, un bisogno di appartenenza qualche volta da noi stessi misconosciuto e cerchiamo di non subire la solitudine.

Nessuno vuol essere escluso.

In questo spazio fertile del nostro sentire psichico si può costruire il senso sano e buono della solitudine, a volte scelta liberamente, per creare un luogo privilegiato in cui stare con noi stessi, migliori amici di noi stessi…

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M. L. Von Franz

Su M. L. Von Franze si è tenuto poco tempo fa un convegno a Roma molto interessante.

Molto interessante per la partecipazione di studiosi della più celebre allieva di Carl Gustav Jung, arrivati a Roma dalla Svizzera, patria dei grandi della psicologia analitica.

Si celebravano i venti anni dalla scomparsa della  M.L.Von Franz ricordando i suoi punti salienti.

Il giornale Vogue le fece un’intervista ancora molto attuale e da questa riporto qualche stralcio illuminante:

 When Marie Louise Von Franz was an eighteen – year – old student, she met Carl Gustav Jung.

All she knew about him was that he was a famous psychologist.

What she knew of psychology  came down to the way a teacher had thought Hamlet with a freudian explanation and Faust with a junghian explanation.

A decisive turn into the conversation came when Jung told the group of student who’d come to see him about a female patient :

that patient had had a vision of being on the moon.

Questo incipit mi è parso alquanto sugestivo e volentieri riporto qalche altro brano dell’intervista, per gentile concessione della redazione che ne ha divulgato copia.

Intanto possiamo dire che la M.L. Von Franz in quegli anni era creatura alquanto razionale.

Lei stessa dice all’intervistatore di aver pensato ” but she wasn’t on the moon” !

Splendida la risposta di Jung che, guardandola negli occhi , come lei stessa ci dice, le rispose “Yes, she was”. 

Queste sintesi linguistiche sono tra quelle che a me fanno amare molto la lingua inglese.

E con ciò lo psichiatra svizzero le sintetizzò che ciò che accade psichicamente è reale, anche se ancora nessuno è mai andato sulla luna, a quel tempo .. e ciò che accade fuori può essere secondario, come conseguenza di quello.

La sera racconta l’autrice di aver pensato che le sarebbero occorsi almeno dieci anni per digerire questa impostazione che le aveva suggerito that old man ma poi ci dice che it took me all my life dove it è naturalmente riferito alle parole ascoltate.

 

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