PSICOLOGIA, FELICITA' E HOME THERAPY
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Silenzi

Silenzi di tanti tipi e diversi significati, contemplativi, carichi di emozione, irritanti, imbarazzanti o psicoanalitici.

Questo mi è congeniale, per il lavoro di analista.

Silenzi di attesa, di accoglienza, di condivisione dello spazio relazionale.

A volte i silenzi sono pieni di commozione.

E’ anche il titolo di un racconto breve che volentieri offro ai miei lettori, scritto da un abile scrittore e caro amico, Claudio Maioli, col suo stile impeccabile e di gran classe.

Del racconto mi ha affascinata il rimando alla psiche, turbata dal disturbo che affligge il protagonista che ad un tratto si trova a sostituire idee e parole con un gesto che alla fine ci sorprenderà. Sceglierà il silenzio.

Lo riporto integralmente, su articoli successivi. Graditi tutti i vostri commenti.

SILENZI

«… primi a sparire furono gli avverbi, primissimi quelli in -mente, i più inutili, che ogni volta che uno ti diceva praticamente tu subito a chiedere e teoricamente?, insomma così, tra le tue manie e la lingua sciatta dei più era un inferno e guai se qualcuno suggeriva di darti una calmata, che non erano quelle le cose importanti della vita, ti ci irritavi ancor più, santiddìo… e gli articoli? ti venne ascoltando certi slavi sul regionale, “e mettetelo
diosànto qualche cristo di straccio di articolo, nooo? qualche minchia di preposizione anche, magari, che vi costa? un decimo di respiro in più! eddài! che ci vuole!”, hai pure rischiato, la volta che senza accorgerti pensavi a alta voce e il tizio, manco a dirlo un omone energumeno, ti stava proprio di fronte, avevi quasi le sue ginocchia in bocca e comunque sopra le tue che va da sé erano parecchio più in basso, braccia più grandi delle tue coscette pavide, braccione vistose tatuate, manco a dirlo, grosse grosse che
ci stavano pure tutte e tre le guerre puniche o l’arazzo di Bayeux o la conquista traiana della Dacia, hai visto mai che è romeno, che anche loro, certi di loro risparmiano sugli articoli… e allora se così ha da essere eliminiamoli, no? no, non gli slavi o i romeni, gli articoli… e poi i verbi, gli aggettivi, insomma tutte le parti del discorso…» Così ha inizio un training continuo, ostinato, tra lui e il mondo c’è un diaframma solido e spesso quanto trasparente, non di acquario – i moti non sono più fluidi di prima, quel ch’è a scatti resta a scatti – ma il suono: il suono resta dall’altra parte. Filtrano invece gli odori.
Questo fu prima. Quando un treno preso per caso divenne irrinunciabile. Da allora e fino alla fine di quella vita – che numero era: la sua terza, la sua quarta? – , stessa tratta stesso orario, giorno dopo giorno.

«… ora sei qui che inali, hai deposto gli sdegni orto-sintattici e inali miscele di calce, sudore, tabacco, rudità e cattiva colonia, dita grosse ruvide, qualcuno segnato di striscio dal frullino, salde sui poggiabracci, li guardi non visto, così credi, e quanto vorresti almeno una mezza occhiata anche di sguincio.”

Lite breve e intensa, turbini normanni, Guglielmo I a guidarli in Albione tra Dacia e Cartagine, braccia sedate presto da un uomo in divisa, braccia avvolte nella Storia inconsapevoli come lo è il pesce del suo cartoccio, l’aria si mescola, scappa qua e là un po’ condizionata e un po’ no dai finestrini senza sigillo e torna con l’aroma aggiunto dei ferodi mentre
la ventola cigola incerta e tra gli scrocchi si annuncia un ritardo.
Afrore. Giurerebbe che fosse un tabù, la lista proibita di parole che mai e poi mai al mondo. Eppure eccolo nella coscienza. Un segnale. Quasi si perdono i sensi. Si cambia ancora.
Ma non sa quanto né per quanto né per dove.
E un giorno arriva qui.



Foto di Mystic Art Design da Pixabay

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PSICOPATIA e amigdala

Psicopatia è molto diverso da psicopatologia.

Una persona psicopatologica infatti non è uno psicopatico.

Perchè parlarne? C’entra l’amigdala ?

Perchè lo psicopatico è una creatura umana molto pericolosa anche se non delinque in modo diretto, può non essere un criminale ma in ogni caso soggiace ad un funzionamento mentale pericoloso.

Per fare un esempio la coppia tristemente famosa di Erba (ricorderete) è una coppia di psicopatici.

Direte: ma cosa ci importa? io non conosco psicopatici! la mia amigdala probabilmente funziona bene! 🙂

Ebbene i numeri della statistica ci dicono che c’è uno psicopatico ogni cento persone, è un dato enorme. Dove li troviamo, nello studio dell psicoterapeuta?

No, lì no perchè non ci vanno.

In carcere ce ne sono pochissimi in proporzione perchè spesso non commettono crimini diretti o non è semplice trovarli e arrestarli.

E allora dove stanno? triste a dirsi ma sono in mezzo alla popolazione normale, pericolosi tra noi.

Dicevamo all’inizio che lo psicopatologico può essere ognuno di noi con un funzionamento mentale che scivola, a volte solo temporaneamente, nella malattia mentale. E’ una persona sofferente e disfunzionale.

Invece si può parlare di psicopatia quando il comportamento della persona non crea sofferenza al soggetto ma a coloro che sono stati presi di mira.

Perchè lo fa? l’eziologia fa risalire a cause diverse e diverse teorie il punto d’innesco della psicopatia. Per alcuni pare che sia di ridotte dimensioni l’amigdala, il nucleo  amigdaloideo, che è la ghiandola che gestisce le emozioni tra cui la paura.

Certo è che alcune emozioni non possone essere esperite dalla persona psicopatica e tra queste emozioni non possibili c’è il rimorso, il senso di colpa, il senso morale.

Manca la capacità di riconoscere sul volto dell’altro alcune emozioni, come la richiesta di pietà.

In buona sostanza è la differenza tra il bene e il male che non si costruisce nella mente dello psicopatico.

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