PSICOLOGIA, FELICITA' E HOME THERAPY
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arte e psicologia

arte come aiuto psicologico se siamo padroni del nostro timone di vita.

L’arte ci dà una mano perchè ci dilata lo spazio mentale e arricchisce lo sguardo e le sensazioni migliori.

Nell’arte del secolo XVI abbondano esempi di ridondanti giardini affrescati, immagini di frutti e piante tratte dalla rigogliosa natura o dagli erbari che si curavano con attenzione.

Questa arte che colora il nostro sguardo che effetto produce sul nostro mondo psichico?

E’ interessante sapere che il nostro sguardo può nutrirci profondamente o al contrario denutrirci in modo preoccupante.

Non è neutro sulla nostra mente ciò che guardiamo, ciò su cui indugiamo con lo sguardo: può lasciare tracce salutari o cupe espressioni interiori che sul piano inconscio lasciano tracce negative.

Perchè?

Proprio come una medicina se prendiamo quella giusta ne avremo beneficio ma se assumiamo quella sbagliata gli effetti negativi saranno pesanti.

Così l’arte con le sue espressioni variegate è un prezioso alleato per la nostra salute interiore e priva di controindicazioni si lascia ammirare come una splendida dama che cattura la nostra attenzione e i nostri sensi.

L’arte antica abbondava di riferimenti al bello, con l’ausilio della mitologia, a scenari arcadici, paesaggi evocativi di mondi felici.

Ninfe e Dei raffigurati dall’arte tra acque e verdi colline, seduti su tronchi d’albero e nascosti tra fronde e rupi che simboleggiavano, quando vennero dipinti, potenti forze archetipiche.

Tuttora ai nostri sguardi le simboleggiano: la rappresentazione che ce ne facciamo interiormente trova spazio nei recessi della mente, e ci parla il linguaggio dell’eterno, che è il linguaggio dei miti.

Incontriamo la potenza divina, l’Amore, l’Inganno, lo Scherzo, la Trasformazione, il Sonno, e con lo splendido Tiziano alla Galleria Borghese di Roma ecco per noi l’Amor Sacro e Amor Profano. 

Si mostrano con l’arte figurativa sui grandi affreschi rinascimentali Narciso, Demetra e Core, Dei e ninfe, Eros e Thanatos  nella lotta continua delle pulsioni che incontriamo tra i nostri sogni e sul lettino dello psicoanalista..

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ricamando meditando

Ricamando… la nostra mente lascia scivolare via i pensieri.

Mentre si dedica ad un’unica attività e veicola l’attenzione su di essa.

La mente in questo modo  è concentrata.

Come sarà possibile ?

La parola terapia ha etimologia greca θεραπεία (therapeía),  riferisce al miglioramento di condizioni esistenti critiche verso condizioni risanate.

Naturalmente il preciso significato dipenderà dal significato che diamo a  malattia e a  salute

Il ricamo ha storia antica, a volte appannoggio esclusivo delle arti femminili ma non sempre  è stato così.

Utilizzando fili colorati o tele colorate, nascono sotto le mani lavori di creatività, di arte, figurativa o astratta che sembrano esplosioni di vita, attraverso i colori che si animano tra i fili.

fili colorati dano vita all’immagine e confortano l’anima assetata di vita

 

Così è possibile che ricamando noi si sperimenti l’effetto benefico della meditazione, grazie alla concentrazione attentiva della mente, unita all’effetto rivitalizzante dei colori.

Una sorta di cromoterapia spontanea:

la scelta cromatica è spesso dettata dalle esigenze profonde della persona che si accinge a disegnare con l’ago, ricamando.

Perchè la scelta dei colori cioè il gradimento di un colore che ci piace oppure non ci piace è in stretta connessione con l’apparato visivo ed emotivo, è una funzione della corteccia cerebrale.

Vuol dire che non è una risposta riflessa, anche quando ci appare così ma è il risultato dello sviluppo e dell’educazione.

E’ coinvolto il sitema endocrino attraverso l’ipofisi con meccanismi non ancora del tutto chiari.

Certo è che portiamo tracce filogenetiche rispetto alle nostre umane reazioni alla luce o alla sua assenza:

il buio per i nostri progenitori era sinonimo di pericolo e reazioni di paura mentre luce significava la possibilità di vedere e di difendersi all’occorrenza.

Quindi meccanismi antichi, dentro il nostro cervello supermoderno

 ricamare intrecciando fili colorati o candidi ci regala le sensazioni della meditazione sia come pace e rilassamento che come beneficio neuroendocrino.

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Hokusai, disegni

Disegni e pitture caratterizzano l’opera del maestro giapponese, Hokusai: « Sin dall’età di sei anni ho amato copiare la forma delle cose, e dai cinquant’anni pubblico spesso disegni, ma fino a quel che ho raffigurato a settant’anni non c’è nulla degno di considerazione. A settantatré ho un po’ intuito l’essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra lor signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato. Dichiarato da Manji il vecchio pazzo per la pittura. »
(Katsushika Hokusai, postfazione di Cento vedute del Monte Fuji, 1835[4][5])

Da pochi giorni si è conclusa a Roma l’esposizione di dipinti su seta del maesteo giapponese della prima metà del XIX secolo, Hokusai.

Questo è l’ultimo nome che il pittore si era dato, negli anni della maturità.

Leggendo la sua storia ci porta nel Giappone antico, lento, rispetto ad oggi, tradizionale, rispetto ad oggi.

Intendo le vecchie tradizioni della pittura su seta, l’arte di raffigurare con tratti piccoli e decisi, i vari momenti del quotidiano.

Ad esempio la traversata sul fiume con sottili barche di legno mentre dietro, immancabile, sembra proteggere il viaggio il monte Fuji.

La famosa Grande Onda di Kanagawa sembra arrotolarsi verso la distesa d’acqua e sulle cose con artigli uncinati, come osservò il nostro Vincent Van Gogh che ne restò affascinato.

Ritrae paesaggi, volti, tralci di fiori, animali, acqua e cieli.

beltà femminili sono ritatti di donne giapponesi nei loro kimono dell’epoca ottocentesca di cui Hokusai ci fornisce una serie importante e pregiata

 Cosa ci colpisce di più?

la precisione, l’accuratezza del tratto, come in ogni arte che in punta di dita sappia trasfrire realtà e fantasia sulla tela.

Mi ricorda il ricamo …………….

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