Ricamando… la nostra mente lascia scivolare via i pensieri.
Mentre si dedica ad un’unica attività e veicola l’attenzione su di essa.
La mente in questo modo è concentrata.
Come sarà possibile ?
La parola terapia ha etimologia greca θεραπεία (therapeía), riferisce al miglioramento di condizioni esistenti critiche verso condizioni risanate.
Naturalmente il preciso significato dipenderà dal significato che diamo a malattia e a salute
Il ricamo ha storia antica, a volte appannoggio esclusivo delle arti femminili ma non sempre è stato così.
Utilizzando fili colorati o tele colorate, nascono sotto le mani lavori di creatività, di arte, figurativa o astratta che sembrano esplosioni di vita, attraverso i colori che si animano tra i fili.
Così è possibile che ricamando noi si sperimenti l’effetto benefico della meditazione, grazie alla concentrazione attentiva della mente, unita all’effetto rivitalizzante dei colori.
Una sorta di cromoterapia spontanea:
la scelta cromatica è spesso dettata dalle esigenze profonde della persona che si accinge a disegnare con l’ago, ricamando.
Perchè la scelta dei colori cioè il gradimento di un colore che ci piace oppure non ci piace è in stretta connessione con l’apparato visivo ed emotivo, è una funzione della corteccia cerebrale.
Vuol dire che non è una risposta riflessa, anche quando ci appare così ma è il risultato dello sviluppo e dell’educazione.
E’ coinvolto il sitema endocrino attraverso l’ipofisi con meccanismi non ancora del tutto chiari.
Certo è che portiamo tracce filogenetiche rispetto alle nostre umane reazioni alla luce o alla sua assenza:
il buio per i nostri progenitori era sinonimo di pericolo e reazioni di paura mentre luce significava la possibilità di vedere e di difendersi all’occorrenza.