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psy-covid19

Psy- covid19 che cosa è?

E’ solo un nome di fantasia che mi è venuto in mente.

psy-covid19 che significherebbe?

vuole riassumere in una parola di fantasia tutti i risvolti psicologici del periodo di estrema difficoltà che il Paese sta vivendo.

Il Paese? O il mondo intero?

Sì, il Paese siamo noi tutti, stretti nella morsa dell’emergenza, con i comportamenti modificati dalle nuove indicazioni di tutela.

Covid 19 è’ un virus, chi non lo sa?

Pertanto può contagiare il corpo, fino a forme anche gravi e pericolose per la propria e altrui salute.

psy-covid19 però non è il nome del virus , è il nome di fantasia che ho dato ai pervasivi effetti che questa emergenza sta avendo in questi giorni sullo stato psicologico delle persone:

si attivano paure, a volte francamente fobie, stati della mente confusi e/o agitati.

Le persone mi dicono che non sanno cosa fare, che sono molto preoccupate per la salute ma anche per i rapporti privati, sociali, familiari, di relazione, messi a dura prova, che si sentono infelici.

Stare lontani gli uni dagli altri…

E’ obbligatorio, non si nega, ma come riverbera dentro di noi? un distacco improvviso e obbligatorio anche dal contatto visivo, tra amici lontani, tattile, tra le persone care che incontriamo.

O che nemmeno riusciamo ad incontrare.

Insomma ci troviamo in uno stato di isolamento e ci rifugiamo nei mezzi della tecnologia per avere un fittizio abbraccio virtuale, intenzionale, che non faccia sentire drammaticamente soli.

Solitudine si evoca, intorno a psy-covid19.

Anche contagio. Malattia e fantasmi di Thanatos, di morte.

Psiche è sempre qui pronta a ricordarci Eros, dall’Olimpo degli Dei dove fu accolta da Venere .

Eros è il dio dell’Incontro e del contatto forte e profondo con l’altro.

Banalmente chiamato “il Dio dell’Amore”

Dove non c’è Eros si spiana la strada per Thanatos.

Ovviamente sono simboli, nomi di antiche Deità, sempre utili però a raccontare un decorso psicologico non di una malattia bensì di un filo di pensieri che crea stati d’animo…

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CORONAVIRUS

CORONAVIRUS , una parola del gergo medico entrata di prepotenza nel linguaggio comune.

PERCHE’ parlare di coronavirus in un blog di riflessioni psicologiche?

Senza entrare nell’area medica e virologica che non compete, un pensiero va allo stato d’animo, non solo delle persone coinvolte ed ammalate ma a tutti noi.

Ci siamo accorti quanto sia pervasivo il sentimento che accompagna questo periodo?

Quarantena o comunque ritiro, isolamento e modifica di tutte le condizioni sociali a cui siamo abituati.

Non frequentiamo più i ” nostri ” luoghi, quelli a cui siamo abituati da sempre, che ci danno sicurezza e contribuiscono a creare la nostra identità.

Forse non si era mai generata una condizione con risvolti sociali così caratterizzati, negli ultimi decenni.

Dobbimo inventare nuovi modi, in questi giorni, per stare con gli altri.

Forse si riscopre il tempo in famiglia, per chi ce l’ha.

O il tempo sul web, per i più.

Anche i nostri anziani più ammalati, che vivono in case di riposo, si sono visti azzerare le visite dall’esterno.

Certo siamo d’accordo sulla necessità di tali misure governative e fiduciosi che siano utili e presto tutto si normalizzerà.

Se tuttavia dovesse rendersi necessario un periodo più lungo allora certe abitudini costruiranno nuove attitudini: a stare da soli, a uscire poco, a non frequentare i luoghi di riunione.

Potrebbe intensificarsi il tempo di tutte quelle attività che richiedono solitudine, come leggere, suonare uno strumento, imparare altre cose nuove, studiare, parlare al telefono con persone care e forse selezionare molto di più.

Forse vedere meno programmi televisivi che saturano il mercato della paura e della fobia del virus.

Ci servirà alla fine questa esperienza del coronavirus, come tutte le prove e le sfide a cui la vita ci sottopone, ci insegnerà qualcosa e forse ci renderà protagonisti di scentai diversi,

Speriamo utili e generativi di nuove opportunità.

Si studierà di più in questi giorni? o si starà come al solito a ottundersi con i video giochi?

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Analisi junghiana

Analisi junghiana… nell’analisi l’inconscio è sovrano, anche Woody Allen ironizzava che “l’inconscio ha più ragione della nostra ragione”.

L’analisi junghiana si è tirata fuori da un modello medico con il processo di individuazione che non è una “guarigione” ma una crescita emotiva.

E’ un monito perché l’analisi psicologica non si “riduca” alla sua dimensione clinica.

E il lettino, perchè?

Nella psicoanalisi di Freud è un classico ma nella psicologia analitica di Jung?

E’ una scelta possibile, se a giudizio del terapeuta possa giovare al paziente e in tal caso lo proporrà.

Il “lettino” permette di attenuare angosce, permette libertà al paziente e all’analista.

Anche SEPARA, mentre vis-à-vis si favorisce la regolazione affettiva.  La neutralità  dell’analista non è una deprivazione ma una frustrazione controllata, se utile.

Il Lettino permette la formazione del Sé accordando segnali diversi da quello visivo come nel neonato al seno materno, quando il Sé ancora è emergente.

Winnicott scrive della madre “sufficientemente buona” e si evoca il concetto di affettività che nell’antica cultura greca sottolineava diverse accezioni:

AMORE per i greci: eros amore sensuale che può capovolgersi nell’odio

Filìa è la tenerezza

Agàpe è la “caritas”, amore discendente, capace di volere il bene e dare.

L’amore innerva e sostanzia le azioni di accudimento – per Winnicott l’azione buona senza amore viene interiorizzata come vuoto (azione cattiva)

Bowlby ci parla di attaccamento sicuro o insicuro (quest’ultimo evitante, ambivalente) che non controlla l’angoscia di separazione.

Nell’analisi tutti questi aspetti trovano il giusto spazio, la parola, l’ascolto, la rielaborazione, la pace interiore, alfine.

Per Jung non è importante “tanto” la storia del paziente quanto la sua “visione del mondo” e capire le precondizioni che l’hanno costruita, alcune esperienze assumono tonalità affettive e risonanze diverse in base alla sensibilità di ognuno.

L’immaginazione attiva per Jung dà forma ai contenuti mescolati nella psiche

Con il processo di individuazione Jung si pone fuori del modello medico, non si parla di guarigione ma di crescita emotiva: non si torna come “prima” di ammalare ma si va oltre

Se la prima psicoanalisi freudiana tendeva a ridursi su una dimensione clinica di guarigione, si è arrivati ad una terapia della cultura, che è una rivoluzione irreversibile. Fa affacciare una dimensione interiore che tocca tutta la cultura, le espressioni creative, la letteratura.

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Psicoanalisi cara

come iniziando una lettera ad un amico importante chiediamo alla Psicoanalisi: “come stai?”

e se potesse rispondere forse ci direbbe: “gli anni passano e non sono più sulla cresta dell’onda come al tempo del papà Freud..”

“ma ti stanno dimenticando adirittura”? chiederemmo ancora con sollecitudine.

“Mi stanno sottovalutando”.

“Sei rimasta sempre di poche parole” io le ribatterei, ma vogliamo capire meglio..

“Come te la passi, Psicoanalisi cara? come va oggi negli studi col lettino in quell’atmosfera unica e speciale?..”

“Dicono che sono cara ma si riferiscono ai soldi, al costo economico, non a quanto sono cara al cuore, ai sentimenti, alla vita, agli animi nobili, alle personalità…!

“Psicoanalisi cara non ti crucciare, per cara che tu possa essere è inestimabile il valore che restituisci alle persone !!”

Mi risponde, con la consueta serietà e obiettività: ” Lo pensi tu e gli altri psicoanalisti ma le persone che soffrono, hanno perso di vista il valore della propria personalità”

Cintinua così: “Stenterai a crederci, dottoressa, ma le persone credono oggi che per prendersi cura della loro personalità e così “curare” i loro disagi psicologici, non ci sia da spendere soldi.”

” e come fanno?” chiedo.


“Incauti, affidano la cosa più preziosa che hanno, la propria personalità, a colloqui gratuiti o rilasciati per una manciata di spiccioli !”

“E’ evidente quanto siano poco avezzi a dare valore a parti di sè'”

” Hanno bisogno in primis di sentire e percepire il proprio valore, di contattare parti di sè sane e ricche e allearsi ad esse, per cominciare a sentirsi meglio.”

Mi chiedo allora e rifletto come facciano oggi le persone che avvertono il proprio disagio psichico ed ho capito che in grande parte si sono lasciate inutilmente sedurre dal nostro tempo fatto di velocità.

Cercano anche per la propria delicatissima psiche il “tutto e subito”, pervasi dalla fretta, che si sta trasformando in una sorta di smania di esperienze.

Esperienze consumate, con echi bulimici, dimenticando la profondità dei recessi della mente umana;

dimenticando il Tempo, lungo e prezioso, di cui la mente ha bisogno per assaporare, per appropriarsi della multivariegata ricchezza nascosta nelle cose.

Sommario
Titolo
Psicoanalisi cara
Descrizione
è cara la psicoanalisi? è un trattamento prezioso da riservare alla propria mente e alla propria personalità, in contrasto con i tempi veloci di consumo odierni. un dialogo surreale ce lo svela
Autore
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Passeggiata

La passeggiata di Robert Walser è un testo celebre pubblicato nel 1919.

Perchè parlare oggi de “La passeggiata”?

Oggi che i libri di svago sono caratterizzati dal nostro tempo odierno lacerato, triste, drammatico, veloce, angustiato?

Un tempo di drammi e romanzi tragici, di storie di efferati delitti e gorghi mentali spaventosi.

Probabilmente ogni tempo ha avuto i suoi racconti oscuri, pesanti da mandare giù, noir o semplicemente duri e aspri.

La letteratura del resto riflette come uno specchio fedele proprio il tempo in cui l’autore riesce a collocarsi.

Se pensiamo ai racconti di Poe c’è poco da stare allegri ma l’immaginazione e il tocco irreale e fantastico trasportano i lettori in lungo e in largo.

Walser, nella sua passegiata, ci trasporta con lui, nella sua Svizzera e con lui ci pare di incontrare avventori strampalati, viali alberati tra lame di sole che lasciano una dolce luce tra le case basse e tranquille che si incontrano lungo il cammino.

La campagna di Walser sembra fuori dal mondo, lui stesso passeggia come svago profondo, in un vagabondare dello Spirito che si fa archetipo di un passaggio libero dalle ambasce del quotidiano vivere.

Questo testo, agile libro di un secolo fa, può ancora essere interessante?

Per contrasto alla vita di fretta, alle uscite con un preciso scopo, alle incombenze che attanagliano tutti, la risposta è sì.

Interessante perchè disegna ai nostri occhi un paesaggio interiore di assoluta calma e di curiosità pacifica.

Perchè lascia intuire uno spazio dedicato all’incontro con l’altro.

Perchè tra ironia e incontri bislacchi ci rilassa come se anche noi, con l’autore, lo accompagnassimo nella sua passeggiata, senza meta.

Uno stralcio:

“Ciò che vedevo era insieme povero e grande, piccolo e colmo di significato, leggiadro quanto modesto, buono quanto caldo e amabile.

Particolare gioia mi dettero due case, che nella chiara luce solare se ne stavano l’una accanto all’altra come due figure a riscontro, vive e cordiali.

Attraverso la lieve affabilità dell’aria, delizia si avvicendava a delizia, passava un tenue tremito di piacere.

Sommario
Passeggiata
Titolo
Passeggiata
Descrizione
La Passeggiata, dal titolo del breve racconto dello svizzero Walser, come archetipo del ristoro del Spirito e mezzo per ritrovare sguardo attento e curioso del mondo semplice
Autore
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