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Violenza

Violenza è una parola evocativa di brutture fisiche e morali, angoscianti sopraffazioni, sentimenti malvagi, dolore, male assoluto. L’archetipo del Male. Thanathos.

Perchè la violenza?

Indubbio che essa non è necessaria. Mai. Qualsiasi questione che riguarda gli umani si può sempre dirimere in altri modi, capaci di far valere le proprie ragioni senza sopraffazione.

Proprio per questo ci chiamiamo Umani o anche, ironicamente, Sapiens; perchè ci siamo evoluti, abbiamo scalato il cammino evolutivo filogenetico sviluppando capacità cerebrali inimmagibabili.

Queste capacità del cervello organico si traducono in abilità comportamentali, condotte così intelligenti da traghettare il mondo intero verso mete prodigiose, fino a creare Intelligenza Artificiale, fino a viaggiare nello spazio siderale, verso le stelle.

Si costellano nei secoli molteplici azioni umane come esperienze di picco che hanno segnato punti di svolta, creando civiltà, rivoluzionando apparati sociali di ogni tipo verso nuove ispirazioni, scoperte della scienza, della tecnica.

Queste scoperte scientifiche e tecnologiche prontamente applicate hanno consentito di sostenere la salute e allungare la vita, procedendo attraverso di essa in modi più agevoli, efficaci, utili.

Eppure la Violenza non ha mai abbandonato il mondo, nemmeno per brevi periodi, e negli intervalli tra una guerra e un’altra, tra eccidi e stragi di massa, si è insinuata come veleno tra individui, famiglie, comunità senza risparmiare i più fragili.

L’eredità biblica di Caino non ci ha mai abbandonato.

Combattere la violenza

è possibile? sembra impossibile quando si attraversano momenti tragici eppure non dobbiamo perdere l’antidoto, anzi coltivarlo con assiduità.

E’antidoto ogni qualità benefica e salutare che la mente può immaginare e la persona può fare, solo aumentando le caratteristiche più alte e splendenti delle persone possiamo sperare in un futuro dove la violenza sia bandita.

Anche quella segreta, familiare, nel chiuso di una casa, o di un’automobile, di un vicolo.

Sostituita virtuosamente da armonie relazionali.

Si dovrà necessariamente passare per un’evoluzione diversa, dello spirito umano che nel XXI secolo mostra ancora i suoi tratti più barbarici.

Tratti di personalità sociopatici e pericolosi per tutti e per la persona disturbata probabilmente non potranno essere eliminati, allo stato attuale delle conoscenze.

Aspetti genetici e costituzionali delle psicopatologie potranno però essere controllati se si avrà estrema cura degli aspetti sociali, relazionali, affettivi in cui tutti gli individui vivono e sono immersi e potrebbero costruire terreni di scambi interperonali sostenuti dalla mente evoluta e “lavorata”.

E’ certo un lavoro enorme da pensare nelle società umane afinchè le piccole comunità, i centri aggreganti dove si studia, si fa sport, si cresce, si alimenta lo spirito profondo individuale e collettivo, possano crescere.

Crescano in direzioni virtuose di sviluppo ed evoluzione intelligente basate su rispetto, fiducia, affettività sana.

Un lavoro che non è utopia ma richiede tempo, attenzione, cura e accordi tra tutti.

E poi pensieri, riflessioni, progetti tra chi è competente, capace e sognatore.

Non è impossibile.

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mano e manina

Il pensiero del Cuore

E’ da James Hillman, compianto autore post junghiano, come leggiamo da un frammento di una sua opera, quanto il nostro umano cuore, inteso simbolicamente, possa seguire una sua via, come fa il pensiero.

E qui Hillman, profondo conoscitore e studioso delle immagini che popolano la nostra mente, pensa al cuore per immagini, al loro ruolo irrinunciabile di guida per un felice equilibrio psico-fisico.

Vediamo come.

Immagini del cuore

Nella nostra cultura occidentale possiamo rintracciare tre grandi immagini del cuore e relativi significati culturali con il loro senso profondo:

quello che riguarda il coraggio, la passione ardente e la lealtà, è il cuor di leone.

quello come muscolo e organo del corpo, la nostra pompa di vita, cuore di Harvey.

Infine quello dei sentimenti, dell’anima, dell’amore e questo è il cuore di Agostino.

Il primo dei tre si manifesta nel mondo come credere con forza, desiderio, missione, può spingere all’azione e alla battaglia.

Questa immagine rimanda alla possibilità che si infiammi, il suo elemento alchemico è lo zolfo.

Per Jung, nell’alchimia lo zolfo indicava la sostanza attiva del sole (Opere, 14, I, pagina 124):

esprime anche il volto infiammabile del mondo, il desiderio e questo conduce in psicologia alla proiezione. E’ il cuore del Re.

Il successivo, da un testo del 1628 di Wiliam Harvey che scopre il sitema circolatorio, ci porta nell’era scientifica, sottolinea il ritmo, il pulsare, la macchina a cui fare manutenzione.

Questa forza occupa tutto il corpo e il cuore anatomico ne è l’organo visibile e percepibile.

Può recare un attacco alla persona stessa che dovrà averne cura, pensarlo, immaginarlo ed entrare in un rapporto consapevole con esso, senza dimenticarlo, macchina fonte di vita.

L’ultimo, chiamato di Agostino, vive di sentimento e di amore, nucleo profondissimo e intimità.

Non più solo come Re, o Macchina ma sede del Sentimento che mi fa muovere nel mondo.

Le figure immaginali autonome della psiche, contemplate dal cuore, si esperiscono così come cariche di sentimento.

Leggiamo Hillman con passione, oltre il tempo.

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Storie d’amore

Storie d’amore dove “Storie” oggi ha un nuovo significato: due foto scattate col cellulare e pubblicate su profili social.

L’ambizione è che possano raccontare una “Storia” per l’appunto, nel desolato impoverimento della lingua italiana, il quale all’amore gioca tiri mancini:

ad esempio quando le foto immortalano il soggetto in un luogo diverso da quello dichiarato all’amato/a.

Oppure un pezzo di cena in cui uno dei due appare in compagnia di qualcun altro, magari lasciandolo volutamente solo intuire e pubblicando solo un frammento della giacca.

Che povertà assoluta! di linguaggio, di fantasia, di onestà intellettuale, di verità, di profondità.

E le storie d’amore? quelle romantiche, spumeggianti, palpitanti, vivide di sentimento e grondanti passione?

Perdute volontariamnte nel tempo recente passato e soppiantate da frammenti, stralci di psuedo gelosie, espedienti puerili per suscitare l’interesse dell’altro, per cercare di catturarlo, intrigarlo o ferirlo.

Per affidare a uno scatto di dubbia qualità fotografica l’incombenza di far capire che la storia d’amore è al capolinea. Generando dubbi, rancori, conflitti.

O per l’irresistibile seduttività al proprio narcisismo di postare immagini che dicano al mondo dove ci troviamo, con chi, a che ora, a fare cosa….

E le storie d’amore che fine hanno fatto, quelle vere?

Ne ho qui alcune, nate dalla fantasie di uno scrittore per ragazzi che apprezzo molto, raccolte in un piccolo libro illustrato a cui ha dato il titolo di “Storie d’amore”.

Cattura così l’autore Roberto Piumini il nostro umano desiderio di amare e di essere amati, con l’invito ad entrare nel mondo fiabesco dell’amore.

Almeno con un libro, almeno con Storie d’amore che siano davvero uno snodarsi di eventi come ogni storia che si possa chiamare così promette. Almeno per rilassare la mente nella lettura lieve di questo libro che fa parte delle collane per ragazzi.

Forse perchè da ragazzi ancora all’amore si pensa come un mondo di promesse e di beatitudine…

Consigliato a tutti i cuori che pensano all’amore.

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Emily Dickinson

Smise di farmi male, però talmente piano

che non vidi la pena allontanarsi –

ma solo guardando indietro seppi –

che qualcosa – aveva oscurato le sue tracce –

Nemmeno quand’era cambiata, potrei dire,

perchè l’avevo portata, ogni giorno,

di continuo come il grembiule che da piccola –

appendevo al gancio, la notte.

Ma nè nel dolore – che si era annidato a fondo

come aghi – che le signore premono pian piano

sulle guance del puntaspilli –

per tenerli a posto –

nè di ciò che l’aveva consolato, trovi il segno –

tranne che, dov’era desolato –

è meglio – è quasi pace.

Splendida poesia

indimenticabile e mirabile verso di Emily Dickinson

immortale cantore al femminile dei moti dell’animo,

sensibile allora , alla metà del 1800, come oggi.

Ci parla come un canto antico e attuale del dolore dell’animo che piano piano ci lascia e se ne va, lasciando traccia breve e spazio nuovo di pace.

E’ tempo di vacanze ma per molti non sarà, come sempre e da sempre. Ci sono luoghi e persone che non hanno spazi facili di gioia e il dolore o la pena dell’animo colpisce a volte di più, tra la speniseratezza stagionale di molti.

Lasciamoci allora cullare da questa voce sensibile di donna di altri secoli che sembra parlarci dolcemente per consolarci e dire: “su coraggio, osserva piano e vedrai il dolore che lascia spazio nuovo di pace in fondo al cuore”

Una donna americana Emily Dickinson nata in Massachussets il 10 dicembre 1830 e andata a miglior vita il 15 maggio 1886

Lasciamone vivere il canto, alto sulle umane pene, a confortare pene diverse, di oggi, umane come allora seppure in contesti del tutto diversi.

Lasciamoci prendere per mano…..

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Musicoterapia

Musicoterapia vuole indicare una forma di terapia o cura attraverso la musica, ascoltata o autoprodotta.

Fa parte delle cure naturali, olistiche che si propongono di produrre un miglioramento escludendo qualsiasi effetto avverso.

Nei fatti è così: la musicoterapia non fa male ma ci si chiede: fa realmente bene? cura qualche forma di disturbo o di patologia?

La musica genera emozioni che incidono sulla sfera affettiva, cognitiva, sull’attenzione, la memoria e il ragionamento.

Le basi biologiche degli stati affettivi sono studiate dalle neuroscienze affettive e si osservano le variazioni della frequenza cardiaca e respiratoria come della pressione arteriosa, prodotte dall’ascolto misicale.

Musica quale?

La musica vivace stimola le funzioni cardiocircolatorie, quella melodica ha effetto calmante mentre alcune con accenti molto lenti e gravi possono provocare risposte nurovegetative di tipo depressivo.

Anche durante il sonno la musica percepita in modo involontario sembra influire su alcune aree funzionali.

L’apparato muscolo scheletrico e il comportamento motorio sono direttamente influenzati dall’ascolto musicale come è esperienza di ognuno durante qualsisi tipo di ballo.

La psicologia dello Sport studia quali sequenze musicali siano più adatte al movimento che si vuole incentivare o accompagnare, come nella corsa o nelle attività motorie di allenamento.

Musica per il rilassamento del corpo e della mente durante le sessioni di yoga, di pilates o di rilassamento post allenamento intenso.

Musicoterapia efficace

dobbiamo concludere che gli effetti che la musica produce sulla mente e sul corpo sono ben visibili e misurabili. A volte produce sensazione di rifiuto a quel tipo di sonorità, o di noia ad un certo tipo di musica.

Questo perchè un percorso di musicoterapia deve sempre essere calibrato, pensato e studiato per la persona che si ha davanti e richiede l’intervento di miglioramento attraverso la musica. L’orecchio deve piano piano essere preparato.

Non tutte le musiche sono adatte a tutti per ottenere un determinato effetto, sia migliorare lo stato del sonno o affrontare l’insonnia o migliorare lo stato dell’umore o calmare da stati di agitazione.

Anche seguire meglio un regime alimentare restrittivo, somministrando pillole musicali a determinati orari.

ognuno può sperimentare da sè, senza controindicazioni, quali musiche riescono meglio sulla sua sensibilità musicale.

Senza dimenticare che proprio la sensibilità musicale va affinata con ascolto, meglio se ascolto guidato, ripetuto, attento e consapevole.

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RELAZIONI ISPIRANTI

Relazioni Ispiranti sono tutte quelle che si percepiscono di alta qualità, con effetto positivo sul bnessere personale.

E’ fondamentale avere relazioni ispiranti.

Come riconoscere le relazioni ispiranti

il segreto è nascosto proprio nel nome, sono quei rapporti tra persone che lasciano un segno quando ci si incontra o ci si sente o si legge un messaggio che l’altro ci sta rivolgendo.

Chi riceve, a sua volta, un segnale di amicizia o di empatia, o di affetto sarà portato a prolungare, dentro se stesso, l’effetto di tale contatto.

Ricevere gentilezza o sorrisi ci farà sentire bene insieme all’altra persona e l’effetto positivo alla fine è automatico, come un riverbero di luce e di benessere che continua a colorare i nostri pensieri o le nostre azioni.

Ci sentiamo vicini, come se la relazione ispirante fosse riuscita a cancellare distanze, ad ispirare sentimenti ed emozioni di benessere.

Relazioni ispiranti inoltre sono quelle che suggeriscono qualcosa, virtuosamente contagiano e ci mostrano nuove vie, come può essere una passione a cui non avevamo pensato, un nuovo interesse, un hobby da sviluppare.

Le relazioni ispiranti annullano le distanze perchè restano in mente a lungo e positivamente, mantengono il contatto interiore con l’altro anche quando ci siamo salutati senza sapere quando sarà ppossibile ritrovarsi.

Le relazioni ispiranti non sono esclusivamente con altre persone ma sono il legame che ci ispira profondamente tra noi stessi e una situazione, o con oggetti a cui dedichiamo cure e attenzioni, con animali , con paesaggi, con la musica o con la natura. Con lo Spirito e con un ricordo, Con persone che non vediamo più.

Lasciamoci ispirare dalle relazioni che portano abbondanza e fanno sentire pieni ed appagati.

Mi viene in mente anche la relazione con se stessi: può essere ispirante?

A volte è necessario un lavoro di attenzione al Sè, di cura verso noi stessi, per afferrare e mantenere il nucleo di ispirazione che possiamo offrire a noi stessi, prima che agli altri.

Come fare questo lavoro?

L’analisi psicologica è una strada collaudata e sempre possibile, che conduce dritta al cuore di Sè, una meta di straordinario valore. L’orientamento suggerito da Carl Gustav Jung, lo psichiatra svizzero del secolo scorso, è una guida potente.

Unica tra le molte psicoterapie a indicare all’analista e alla persona che a lui si rivolge un sentiero da percorrere insieme incontrando antichi Miti da decifrare e rendere attuali attraverso i simboli di cui abbondano. Seguendo lo Spirito vitale di ognuno, ascoltando i sogni e i mancati sogni, percorrendo vie appartenenti al mondo delle immagini, interiori ed esterne.

Un viaggio unico, una relazione ispirante forse più di ogni altra per la profonda partecipazione del terapeuta che accompagna con appassionato impegno il suo paziente….

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Amore e Jung

Negli ultimi anni mi capita sempre più spesso di occuparmi nel mio lavoro clinico di amori sofferenti

Cosa succede?

Amore è una parola, una formula magica che ci fa pensare ad un’isola felice dove regna dolcezza, sensualità, comprensione, empatia, collaborazione, appagamento dei sensi e dello spirito…

Ma è sempre così?

Pensiamo che tra le coppie più giovani sia più facile far andar bene le cose in amore? I sensi, la spinta ormonale e la facilità di piacere all’altro, complice la giovinezza, aiutano? Purtroppo non sempre è così.

Molte volte entrano dentro la giovane coppia le immaturità relazionali di ognuno, tutta la dinamica che ruota intorno a fantasie di possesso, paura di abbandono, competizione tra rivali..

In Amore allora come far funzionare le cose?.

un buon livello di maturità emotiva eviterà di far pagare all’altro ignaro partner tutte le dificoltà personali relative a bassa autostima, scarsa fiducia in sè e negli altri, propensione a tradire e trasgredire qualcosa ( ma cosa ?) per il gusto di sentirsi adulti.

L’altro della coppia invece è necessario percepirlo come “Altro” da noi stessi, per l’appunto, e non è facile nè automatico, è un passo di crescita interiore che porterà a non pretendere dal partner comportamenti o modi di fare che sono i nostri, non i suoi.

L’altro verrà allora rispettato nella propria natura nel senso profondo del termine e apprezzato ed amato proprio per alcune sue caratteristiche che lo rendono diverso dagli altri e unico.

La psicologia analitica complessa di Jung ci può illuminare al riguardo dell’Amore?

Certamente il tema della seduzione – dal latino se-ducere, condurre via – rimanda a una sensazione di rapimento profondo, come di una cattura interiore che chiama in causa gli archetipi con la loro numinosità, con tutte le caratteristiche della psiche umana che l’intero Pantheòn delle deità raccoglie attraverso i millenni per rappresentare gli umani. Anima si presenta nei sogni in forma di creatura femminile e Animus in forma di creatura maschile, anche se questa è una semplificazione, e l’incontro d’anime rimanda alle “Nozze Regali”, concetto già appartenente all’alchimia come unione di opposti in cui anche lo spirito Mercurio interviene nella sacra unione del principio femminile con quello maschile per la completezza dell’essere e, con la terminologia di Jung, la realizzazione del Sè superiore.

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NATALE

Natale segna il passo dell’anno che scorre, ogni anno ci offre i suoi simboli ricchi e carichi di fascino, simboli per piccini e per grandi.

festa religiosa

indubbiamente le liturgie celebrano Natale come una nascita importante, si officiano riti di nascita e simboli che rimandano alla luce del Nuovo Inizio e cosa più di una nascita evoca il Nuovo?

L’origine si data intorno al IV secolo mentre nei periodi antecedenti quello che si festeggiava era il Sole Invicto, con il solstizio; molta influenza sulle date si deve al Calendario che nei secoli è stato riveduto e corretto. E in epoca romana i Cristiani vollero sovrapporre alla festa pagana del Sole la nascita dellaSole più vero, la Luce del Cristo

festa simbolica a Natale

dal nascere del nuovo e le solenni celebrazioni religiose si sfuma nel valore simbolico di questo richiamo annuale e tutti gli oggetti e i colori di questo periodo natalizio offrono i loro significati nascosti a chi ha voglia di comprensone più profonde.

Quali simboli per Natale

Certamente candele con la piccola fiammella che è il fuoco della vita senza fine e emblema di Luce, nelle varie accezioni; ne troviamo nelle chiese, i luoghi rituali per eccellenza, nelle case, sulle tavole, come dono scambiato di buon augurio, o le disegnamo sui bigliettini di augurio pechè anche solo vederne il disegno, una traccia appena, ha effetto sulla mente che ricerca luce nuova.

Quindi presepi, piccole installazioni che rimandano al tema della natività e della famiglia, fissato in uno spazio-tempo irreale che non ha fine, per celebrare la forza di quanto non è vittima di usi e mode più effimere. Nel presepe si avvia la cultura del Dono, un gesto anche questo da piccolissimo a grande che vuol testimoniare sentimento, affetto, apprezzamento e generosità verso l’altro.

L’Albero, grandioso simbolo della Vita e dell’essere Umano, che si radica alle condizioni terrene e aspira verso l’altro e cresce poco alla volta, resiste e cresce, simbolo di resilienza per eccellenza.

Si addobba a Natale di angeli, luce, dolcetti, pacchetti e decori di ogni genere per renderlo più forte, più festoso, più bello affinchè abbia una parola, senza parlare, per ogni sguardo che si soffermi su di lui…

https://ftstudium.it/wp-admin/post.php?post=2643&action=edit

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IKIGAI

Ikigai è parola giapponese di non semplice traduzione, vediamo come può essere utile aggiungerla al nostro modo di pensare.

Ikigai cosa è?

In Occidente semplifichiamo il senso dell’Ikigai collegando questa parola alla ricerca della felicità.

E’ proprio così? in realtà è un concetto più complesso, pur se relativo al benessere, al sentirsi bene, sereni e soddisfatti.

Per la mentalità giapponese rispetto al buon vivere questo si può già chiamare felicità.

In occidente, nei miei corsi sulla conquista della felicità, mi accorgo che molte persone iniziano il percorso immaginando la felicità come qualcosa di fragoroso, di eclatante, un eccesso di gioia esplosiva che si protrae nel tempo.

Possiamo qui osservare la differenza con la mentalità del Sol Levante che rispetto al benessere è più attenta a richiami sottili:

un esempio

il richiamo di un piccolo uccellino che si sveglia su un ramo infreddolito pigolando dolcemente o il silenzio maestoso di un’alta montagna.

Ma l’Ikigai non è intuitivo da comprendere, si riferisce a una forma di energia, anche quieta ma vitale, capace di sprigionarsi anche dalle piccole cose: basta fare caso ad esse.

Apparentemente un concetto molto semplice ma la fretta, la frenesia, la velocità da cui ci lasciamo catturare mentalmente ci rendono distratti e colpiti dalla superficie delle cose, meno dalla loro profondità.

Un titolo celebre nella letteratura di contemplazione orientale parla di “mente da principiante”, riferito ad uno sguardo curioso, non legato da pregiudizi, forse un po’ tipico della prima infanzia, che posato su qualunque cosa la dota della sua autenticità e quindi della sua bellezza.

L’ikigai non insegue orpelli o ricchezze anzi, nel periodo Edo in Giappone nel 1603 ci fu addirittura uno Shogun Tokugawa che dispose la necessità di astenersi dal lusso.

Questo provvedimento alquanto estremo era dovuto alla sperequazione tra le classi sociali che destabilizzava l’assetto sociale e generava sofferenza in molti strati della popolazione.

Sono passati secoli e vuol solo essere qui un veloce richiamo storico per pensare all’ikigai come una semplicissima attitudine mentale che guidi le nostre azioni e i nostri progetti con le nostre energie verso un benessere genuino, fondato su principi etici solidi.

Per approfondimenti un neurosccienziato giapponese ne ha scritto, si chiama Ken Mogi.

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ANTI DEPRESSIONE

depressione, una parola che costella il linguaggio quotidiano, un termine mutuato dalla psichiatria ma è nell’uso corrente.

Depressione nel linguaggio di tutti perchè ci si sente giù di morale, perchè tristi; perchè qualche conoscente o amico dichiara di soffrirne.

E’ proprio cosi?

L’umore triste può far parte delle variazioni che rientrano nella norma e cercando tra le possibili cause a volte troviamo una insoddisfazione che riusciamo a decifrare; altre volte le radici dello stato umorale basso possono trovarsi nell’inconscio, in esperienze vissute o temute o mancate. Forse da piccoli.

In questa fase storica si è poco inclini a comprendere i messaggi della propria psiche, cosciente o profonda e si cavalca facilmente l’onda propinata da tanta pubblicità commerciale di essere invece frizzanti, vitali, gioiosi, energici.

E, come a volte aggiungo io, magari belli, allenati e abbronzati.

La vita non è così però, ci sono sempre fasi alterne e provare a capire l’umore triste, è un buon inizo per sentirsi meglio.

Depressione o tristezza?

Molte tecniche suggeriscono prime misure generali per non lasciarsi schiacciare dalla tristezza: come accade con il mal di testa, se preso ai primi accenni si evita che aumenti.

Intanto la postura, curare come ci siamo collocati nello spazio, il nostro spazio vitale, fa la differenza: raddrizzare il tronco, permettere al diaframma il corretto movimento, ascoltarsi mentre si respira è fondamentale.

Curare lo spazio che stiamo attraversando, in cui stiamo vivendo questi attimi che sembrano scivolare nella malinconia e il primo passo di cura di sè: la nostra esperienza di vita non finisce con il nostro corpo, si allunga all’ambiente di prossimità e quando saremo allenati non sarà difficile sentire che abitiamo uno spazio molto più vasto.

E questo ci rinfranca molto, specie se ci stiamo chiudendo dentro lo spazio angusto della propria scatola cranica: la mente può essere molto ampia, se le diamo spazio.

In conclusione spesso non è depressione ma solo uno stato passeggero di tristezza, anche molto intenso ma fa parte della propria esperienza e sapere come uscirne è una sfida che ci riempie di soddifazione.

Non è dificile, conoscendo le tecniche opportune.

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