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autunno ancora

Autunno illumina le nostre giornate e i nostri pensieri.

Come Saturno richiede da noi un impegno preciso, per mostrarci i suoi doni e ricchezze.

Quale impegno richiede? quello di lasciar andare e questo è un insegnamento molto prezioso per la vita.

Banalmente come le foglie che cadono in autunno leggere e bellissime, volteggiando, lasciando il posto al nuovo che verrà.

L’albero è simbolo cosmico, come Yggdrasyl, l’albero primigenio nella cultura persiana sull’origine del mondo.

E l’albero autunnale si spoglia, si lascia spogliare dalla forza del vento, dall’ineluttabile della natura, dai cicli che scorrono.

L’albero è simbolo dell’Uomo, nel senso di Essere Umano, radicato a terra, proteso in alto.  Forte e imbattibile, solo la forza di un fulmine lo spezza, se questo è il suo destino. Ma niente altro ne sconfigge la resistenza

Racchiude in se stesso il segreto di resistere, perfetto esempio di resilienza per noi umani.

Segnala il tempo della raccolta,  nei prodotti che gli alberi sono pronti a cedere, cibo e nutrimento per uomini e animali.

Si prepara con calma e tranquillità, nell’oro della luce di questi giorni, il tempo che verrà più fermo, stagione nuova.

Vivere l’autunno cercando tra i suoi riti più semplici il sapore del tempo che cambia, in senso simbolico. Cambia il tempo, si avvicenda una stagione di nuove promesse e la nostra psiche si adagia su questi cambiamenti, se siamo pronti a consentirlo. Lasciandoci andare alle foglie che cadono e con loro molte nostre cose.

Lasciamo andare, panta rei, senza attaccarci ai doni più luminosi che ci sono stati offerti e avremo un premio ancora, quello di sentirci fluire nel tempo, con il tempo, dentro una lieve e piacevole corrente che scorre: la nostra vita.

Buona autunno di consapevolezza, i significati che impariamo fin dalla scuola primaria, foglie, castagne, noci, San Martino, sono insegnamento profondo per la vita adulta.

 

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Sei ansioso? antidoto!

L’ansia qualche volta diventa il nemico numero uno della nostra vita. Sei ansioso.

Se non è curata, diventa insopportabile e così la mente stessa prova a liberarsene.

Produce un antidoto.

Purtroppo questo è uno dei casi in cui non riesce a produrre un antidoto sano, efficace e opportuno

Cosa fa? Vi chiederete …

Produce un nuovo sintomo per liberarsi della sofferenza del primo sintomo, che era l’ansia.

Quale è questo nuovo sintomo dell’ansioso?

L’ossessione dei pensieri e / o dei comportamenti.

Si scivola nel disturbo ossessivo compulsivo che si impone alla natura razionale della persona “obbligandola” con forza indomabile a ripercorrere circuiti di pensiero o di gestualità che non hanno nulla di comprensibile o di utile.

La persona che ne è afflitta è la prima a non voler compiere questi rituali

 ricerca ossessiva di una parola che non torna in mente

l’oggetto che non sappiamo più dove si trovi, magari lo abbiamo visto per ultima volta tanti anni fa.

Queste coercizioni mentali compaiono in modo improvviso, ogni volta che l’ansia, legata a circostanze di vita anche banali, si rende intollerabile.

Questo passaggio dall’ansia al meccanismo ossessivo nella sua ripetitività diventa presto un passaggio rapidissimo, dell’ordine di un quarto di secondo e quindi non è percepito dal livello di coscienza ordinario.

Il risultato è che la persona si trova imprigionata nel “dover compiere” azioni, comportamenti o pensieri assillanti anche in situazioni inappropriate.

Al lavoro, a scuola, in famiglia.

Quando il problema si mantiene a lungo negli anni diventa ingestibile al soggetto stesso che ne è afflitto

egli ricorre contro ogni propria ragionevolezza e volontà a questi espedienti ossessivi che, nell’immediato, danno uno pseudo sollievo dall’ansia che ha scatenato tutto il fenomeno.

Ne consegue che molte persone “candidate” a questo disturbo trovano sollievo in ansiolitici prescritti dal medico in modo terapeutico, cioè come cura , non all’occorrenza.

 

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ancora settembre

A settembre molte persone scelgono di partire, di allontanarsi per cercare il relax in una atmosfera speciale.

Settembre E’ speciale: non conosce caos e privilegia colori nitidi, senza canicola a livellare i contorni.

Riempie il cielo di candide nubi a ciuffi  che si rincorrono, lasciandoci vedere squarci di un azzurro abbagliante.

L’aria fresca si rende odorosa di profumi intensi e i colori intorno vanno cambiando ogni giorno, virando all’oro.

Perché accenniamo questi pensieri che sanno di vecchia poesie scolastiche probabilmente?

Tra l’altro le vecchie poesie scolastiche a volte per alcuni sono state l’unica occasione di incontrare un linguaggio lirico che disegna davanti allo sguardo paesaggi, senza pennelli ma con i colori dell’Anima.

Il motivo primario per cui ne accenniamo è però da riferire a quali sentimenti proviamo?

Settembre ci suscita sentimenti diversi?

Credo che ci sia insito in questo periodo dell’anno una dolcezza, una nostalgia insieme ad una accensione di fiducia, verso ciò che andremo ad intraprendere.

Sopra ogni cosa però abbiamo il potere di osservare dentro noi stessi un sentimento specialissimo, portatore di vita e secondo le ultime ricerche anche di longevità.

E’ il sentimento della gratitudine.

Obsoleto per molti, non è di moda.

O meglio sta tornando di moda tra i pensieri di stampo new age ma non è a questi che ci riferiamo.

Invece ci riferiamo a un sentimento profondo che nasce dalla consapevolezza di noi stessi e dalla capacità di cogliere le interconnessioni che ci legano, sostenendoci, a ogni cosa.

Non importa comprendere a cosa ci legano, non cerchiamo coincidenze improbabili, quanto invece cerchiamo di essere dentro il tutto che avvolge la vita.

Lasceremo andare allora il troppo spesso frequente riferimento a noi stessi, che restringe la vastità del pensare e sarà naturale e spontaneo sentirci grati.

Nonostante gli acciacchi? Le preoccupazioni? Le paure? I litigi e le rabbie?

Sì, il sentimento di gratitudine poggia sull’aver compreso piani più alti del nostro io e dedicarlo sempre più spesso a noi e agli altri è di infinito beneficio.

 

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settembre post vacanze

A settembre da qualche anno ogni rotocalco riserva qualche spazio editoriale alla sindrome del rientro dalle vacanze.

Ce ne era davvero bisogno?

Siamo sempre nel rischio che praticamente ogni cosa diventi "moda" nel giro di breve tempo.
Ci sono tuttologi infaticabili sempre al lavoro per dire la loro.

A volte la semplicità aiuta, meglio dell'approfondimento ad ogni costo.
Settembre è uno splendido mese!

Si moltiplicano dalle pagine dei giornali e dalla voce delle trasmissioni televisive e radiofoniche consigli
per affrontare alcuni disagi psicologici e fisici che si presentano a vacanze finite.
Proverò ad affrontare la questione del periodo di settembre come fine delle vacanze da un punto di vista più comprensibile, privilegiando l'aspetto psicodinamico che sempre tenta di comprendere cosa succede alla nostra mente difronte a situazioni nuove.

Per “mente” qui intendo il modo in cui affrontiamo le nostre esperienze di vita, il nostro caratteristico e personale stile di pensiero, potremmo dire così.

Naturalmente è coinvolto il sistema neuroendocrino, i neurotrasmettitori, il livelli plasmatici di serotonina, dopamina e ogni aspetto biochimico della macchina incredibile che è il nostro organismo.

Influenzato anche, nel suo modo di funzionare, dagli aspetti interiori, legati allo spirito vitale che ci contraddistingue finchè siamo in vita.

Per spirito vitale si può intendere la nostra attitudine a rapportarci al mondo più ampio cui apparteniamo, la nostra idea di mondo e di mondi, di infinito e di assoluto.

Queste ultime suggestioni vogliono solo ricordare che coltivare anche questo tipo di riflessioni sviluppa il sentimento di fiducia, di sicurezza e di emozioni positive e vitali.

Sono queste che aiutano non poco il nostro intero organismo ad affrontare con successo i numerosi cambiamenti, piccoli e grandi, che incontriamo sul nostro cammino.

Tornare dalle vacanze è davvero un problema? chiedevo all’inizio. Chiediamocelo tutti, è il mio consiglio, in tempi in cui nel terzo millennio gli esseri umani patiscono in massa vessazioni di ogni tipo, guerre e quanto altro ognuno di noi ascolta dai media.

Un po’ di insonnia, un po’ di malinconia, chi fuma troppo, chi mangia male, chi si sente nervoso… proviamo a sentirci anche piuttosto fortunati ad essere nati nel mondo occidentale …

 

 

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PSICOANALISI d’estate

Quando arriva l’estate pensiamo alle ferie, alle vacanze, alle partenze e spesso desideriamo prendere una pausa dal rigore di date e scadenze dell’anno.

La psicoanalisi va in ferie?

Pensiamo ad un cammino, tranquillo come in una passeggiata in compagnia di una persona fidata, con le sue pause e i suoi momenti di buona lena.

Dobbiamo raggiungere la vetta che ci siamo prefissati e se ci fermiamo troppo non arriveremo mai, forse. Anche se corriamo troppo senza soste rischiamo di bruciare le tappe e di nuovo, non arrivare mai.

L’insegnamento tradizionale della psicologia invece ci ricorda la millenaria saggezza che c’è un tempo per ogni cosa, anche se qui è più il Senex a parlare. Il Puer intemperante cerca di seguire l’impulso del momento.

In molti casi è molto proficuo e benefico non effettuare lunghe pause dal proprio percorso di analisi.

perché ?

Perchè l’Analisi Psicologica crea valore, nella persona e intorno ad essa, donando un nuovo sguardo con cui approcciare al proprio mondo e riuscendo così a trovare il valore che le cose sempre possono offrire.

ogni caso però è diverso da un altro.

E’ il patrimonio immateriale di ogni persona che valorizza se stessa con l’analisi, permettendo di vivere una relazione di alta qualità con l’analista.

L’eredità storica che porta tocca chiunque ci si accosti e il costo in denaro in molti casi elevato paga l’unicità del cammino che si percorre e la nostra propria unicità.

Unicità da conoscere e apprezzare, a poco a poco, da amare e poi da offrire agli altri, con molta serenità e pace nell’animo

In tutto questo processo sensibile il capitale culturale del consumatore viene investito al meglio che sia possibile e come ogni buon investimento non mancherà di restituire i suoi frutti, migliorati e spendibili.

All’obiezione che in tempi di crisi la psicoanalisi sia “cara” nel senso di costosa, io ci tengo molto a sottolinearne l’aspetto di “cara” nel senso latino di “carus” che significa amato, costoso evocando qualcosa di prezioso, pregiato, importante.

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ESTATE

Tempo indolente l’Estate. Invita a pensare leggero, alla mobilità del nostro essere.

Eppure è tempo pigro che, come fanno i gatti,  ci suggerisce riposo, alla luce se non al sole, allungandoci senza stress.

Sono lunghe le giornate di sole, si fanno lunghi i nostri tempi perché sembra che le giornate riescano ad accogliere più cose del solito.

Così anche le serate, che si caricano di esperienze condivise, di profumi, di luoghi in cui andiamo a sostare assaporando quel che c’è.

E cosa si trova, dentro l’estate?

Spesso la sensazione di possibilità vicine, probabilmente dovuta alla sensazione di avere più tempo, possibilità che si aprono al nuovo.

Così esplorare nuovi luoghi, a volte solo con i pensieri, mete da raggiungere, a volte molto lontane,  a volte distanti soprattutto come modo di vivere.

Fantasie di nuove conoscenze, nuovi amici, nuovi amori, nuovi incontri, nuovi luoghi, nuove esperienze…

Questo ci porta l’estate, frammisto al caldo e alla nostra insofferenza ad esso: apre le porte alle serate in cui il tramonto si tinge di arancio e illumina di sfumature rubino terrazze, aperitivi, sorrisi.

E’ un tempo caro l’Estate se non ci lasciamo cadere nella spirale del pensiero insofferente che subisce il caldo afoso e si abbatte.

Se lasciamo che resti socchiusa la porta del nuovo e anche lo specchio può rimandarci ogni mattina il piccolo nuovo che siamo riusciti a lasciar depositare sulla pelle: qualche volta scuriti leggermente dall’esposizione al sole ci si può sentire diversi e senza meno più belli.

La vita all’aria aperta se pure non ci dà l’abbronzatura così fashion ci regalo un aspetto più sano, in cui tutti i nostri pori hanno respirato più vita attraverso passeggiate, sport, immersioni nelle acque marine e non, respirando più vicini alle vette montane.

E poi feste alla sera, con lanterne cinesi accese che traghettano desideri verso le alte vette dei cieli e musica di ogni tipo che sembriamo più disposti ad ascoltare con molto gusto …

Buona estate allora …

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Ansia e serenità

L’ansia è più diffusa della depressione?

Almeno nella mia esperienza professionale, sono moltissime le persone che combattono la propria ansia.

Per la sua manifestazione così sgradevole e spesso egodistonica, perché rende tesi, agitati e perennemente preoccupati.

Preoccupati a  buona ragione o senza alcun motivo, oltre misura, fuori controllo.

Se la preoccupazione diventa esagerata e governa il tempo psichico e i pensieri, allora possiamo parlare di stato d’ansia.

Se trascurato lo stato d’ansia cercherà di sedarsi, cercherà una tregua a questa condizione che attanaglia

E cosa accadrà per sedarsi?

A volte si creano sintomi e segni del quadro ossessivo compulsivo, i pensieri si fanno ripetitivi, reiterati e soprattutto incoercibili.

Sembra che i pensieri governino la mente, i gesti, il corpo e la persona tutta intera, una condizione definita intollerabile da molti pazienti. Allora il gesto compulsivo che obbliga a quella specifica azione sembra un’ancora di salvezza ma sarà una vittoria di Pirro.

Nel senso che dall’ansia andiamo dritti verso il comportamento ossessivo, a volte fobico, nel tentativo di  controllare… tutto.

L’idea di controllare è votata a sconfitta perché un desiderio di controllo che scaturisce da un disturbo non è un desiderio ma è un sintomo. Sintomo di ansia.

Controllare nasce dall’idea di escludere dalla propria esperienza qualsiasi imprevisto e ovviamente non sarà mai possibile.

Così ci si vota alla sconfitta mentre ci si condanna a una vita frustrante, preoccupata, impaurita credendo che se solo riuscissimo a controllare meglio e di più si starebbe meglio.

Non è così.

Per stare meglio occorrerà capire cosa sta succedendo nei propri pensieri, nelle proprie sensazioni, nello stato d’animo.

Occorrerà ascoltare la storia che la mente sta narrando a se stessa, spesso una storia fatta di sentimento e quale sentimento?

Quello di non sentirsi in grado, di non sentirsi all’altezza delle situazioni, quello di credersi inadeguati o non capaci di qualcosa.

Ricordiamo però che credersi così, non è esserlo realmente.

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Cromoterapia verde

Verde si ottiene combinando il giallo e il blu.

E’ il colore predominante nella natura dalla primavera all’autunno.

È simbolo della speranza perché indica il rifiorire della vita stessa anche dopo condizioni avverse.

In altre tradizioni il Verde si ritrova, ad esempio, sul volto di Visnù nell’induismo e lo è anche il corpo della Venere di Fidia.

E’ verde il mantello di Kherz, il grande saggio che illuminò Mosè.  Pure la cappa di San Giorgio che sconfigge il drago viene raffigurata di questo colore.

Nella mitologia celtica rintracciamo il predominante colore dei prati nei Pascoli delle Isole Felici, come lo è lo stemma di Irlanda.

Nell’antico Egitto l’animale sacro che non si può uccidere è il Gatto ed ha gli occhi verdi.

Il raggio verde che la tradizione popolare vuole come ultimo istante della luce solare prima che il sole scompaia dietro l’orizzonte è quello capace di trapassare ogni cosa, come la luce dello smeraldo a cui lo associa l’alchimia di Paracelso.

Quindi è un colore confortante, che calma e rassicura, come Madre Natura, rinfrescante e tonificante.

rami di felce freschi di ombra verde

Si dice anche però verde di invidia o anche essere al verde proponendo così l’aspetto bipolare di ogni simbolo, buono  e positivo ma anche dal doppio significato.

Nei sogni, in considerazione alle associazioni del sognatore, si tiene presente anche un aspetto rappresentativo di desideri non ancora realizzati, come una natura non ancora fiorita, e così anche pulsioni latenti.

Interessante osservare che questo tono cromatico evoca emozioni “acide” se unito a una punta di giallo. Invece diventa rassicurante, pur mantenendo la prerogativa di colore freddo quando si carica di una punta di blu, rafforzativa della calma.

In Home Therapy viene suggerito per creare ambienti che inducano calma, nel senso di serenità, quindi non un riposo quieto ma suggerisce un luogo operativo.

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TEATRO e psiche

 “Non c’è niente che l’umorismo intelligente non possa sciogliere in una risata, nemmeno il nulla” (A. Petitjean, Imagination e réalisation)

Psycomedy sdrammatizza la pesantezza di alcuni vissuti emotivi, con effetto orientato al benessere personale, restituendo alla persona la propria capacità di accostarsi alle emozioni piacevoli.

Una idea nuova per trasformare una esperienza difficile, lavorativa o personale, in un momento di cambiamento.

Utilizziamo la rappresentazione  scenica della propria capacità di cercare e ritrovare la risata, il divertimento, il paradosso,  l’ironia,  la comicità spontanea…

L’apporto innovativo ed essenziale di questo lavoro psicologico è  la tecnica dell’improvvisazione teatrale.

Essa  si differenzia dal teatro di testo perché mentre quest’ ultimo porta in scena i frutti di una ricerca, l’improvvisazione mette in scena…la Ricerca stessa ed il suo possibile fiorire in esiti nuovi e migliori.

L’improvvisazione è  quasi un pop-up , è più azione che pensiero

Non c’è nulla di preparato prima,  c’ solo il “qui e ora” del rapporto fra due o più attori…

Psycomedy è la nostra proposta per le persone che scelgono di mettersi in gioco, letteralmente, per il miglioramento delle condizioni psicologiche personali o di relazione interpersonale

nella nostra esperienza i partecipanti soprattutto apprendono un metodo, per il recupero delle risorse individuali orientate al benessere globale

si genera nel gruppo dei partecipanti  una attitudine mentale per raggiungere o ripristinare il livello ottimale di salute psicologica, quello in cui le migliori idee trovano spazio e sviluppo

le persone si orientano  a pensare secondo parametri di eccellenza, direzionandosi al sentimento di gioia, con energia ed equilibrio.

Il progetto di lavoro psicologico e teatro di improvvisazione si rivolge ad ogni persona interessata alla propria intelligenza emotiva, a coloro che desiderno  conoscere come svilupparla in modo piacevole e sano.

In azienda si è rivelata una buona leva applicabile alla formazione per il problem solving che sempre più richiede, per risultare efficace e competitiva, uno sforzo innovativo nei metodi e negli strumenti utilizzati, con il sostegno di solide teorie di riferimento e di buone prassi operative.

Le radici storiche di questo lavoro si rintracciano nella storia del teatro, nella storia della risata, della psicoanalisi, e del pensiero umano.

 

 

 

 

 

 

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ricamo di Luneville su organza di seta

Ricamo 2

Vi sto parlando del ricamo, da qualche tempo, perchè ho avuto una magnifica esperienza da condividere.

Dopo tanti pensieri e riflessioni che ho qui scritto sul senso del ricamo ho pensato che fosse ora di realizzarne almeno uno.

E di questo corso di ricamo che oggi  vi voglio parlare.

Ho incontrato una bravissima insegnante di nome Jelena che ci ha insegnato questa antica arte del ricamo, come realizzare con uno speciale Mandala  !

Se mi avete letta negli altri miei articoli saprete bene quanto significato profondo abbiano i Mandala e quanto l’oriente ne sia affascinato.

Con la perizia che ci vuole per farli, come in una meditazione, del tutto dediti a creare e riempire forme circolari con i colori e poi??

Poi una volta conclusa l’opera, costruito il Mandala viene distrutto da coloro che l’hanno fatto, sul serio!

Si vuole così esprimere in forma simbolica la legge dell’impermanenza, che nulla resta,  come anche Eraclito nel celebre aforisma panta rei riprese nella cultura greca cinquecento anni più tardi.

Ma torniamo al nostro progetto Mandala, come Jelena ha chiamato il nostro corso intensivo di ricamo: in due giornate ci ha messe in grado di maneggiare l’uncinetto speciale del ricamo di Luneville.

Che cosa è?

E’ una tecnica francese che già nel XVIII secolo compare sulla scena, ma in forma diversa addirittura molto prima.

Produce col suo magico uncinetto Kantan ricami leggeri e preziosi utilizzati nell’alta moda parigina e non solo e chi diventa bravo come Jelena realizza lavori di sogno.

Se vi siete incuriositi di saperne di più, questa brava maestra la potete trovare in rete con le sue iniziali JS Embroideries.  Si capisce conoscendola che ama molto il ricamo speciale e prezioso ed ha studiato molto e approfondito a Parigi e a Londra le sue tecniche.

Io ve la consiglio proprio tanto!

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