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la mente rilassata ama semplificare

SEMPLIFICARE SEMPRE

Semplificare la propria vita è il sogno di molti.

Ci troviamo molte volte incagliati in scogli che ci confondono, frenano i nostri slanci e rallentano le nostre attività. Soprattutto ci fanno sentire molto stanchi.

La psicologia analitica di C.G.Jung si definisce psicologia complessa. Potremo dire che è molto complesso, per non dire complicato, tutto ciò che riguarda la psiche e per Jung la teoria dei Complessi è uno dei cardini del pensiero.

Complessi

Ci si riferisce all’idea che l’energia psichica può creare una sorta di “ingorgo” in cui non riesca a fluire al servizio dell’Io e perde così di funzionalità ottimale.

Con le parole di Jung un complesso si definisce “un insieme di rappresentazioni, pensieri, ricordi, in parte o del tutto inconsci, dotati di una forte carica affettiva”.

Jung parla di “complessi a tonalità affettiva” quando le reazioni osservabili sono sovradimensionate rispetto alle effettive situazioni scatenanti, a causa di un eccesso di energia psichica.

In tali casi le persone possono sperimentare una situazione di minaccia alla propria stabilità e quiete interiore, percepire un vissuto inquieto e di arousal intenso che porta ad agire sul piano di realtà emozioni forti di smarrimento, risalenti a periodi precedenti dello sviluppo.

Quindi “semplificare” come si dice nel titolo di questo articolo non è sempre cosa agevole o immediata in psicologia, quando sono attive forze complessuali la cui radice è nell’inconscio della persona.

Tuttavia molti altri casi invece sono carichi di complessità eliminabile, dovuta alla tendenza a sovraccaricare la mente, tendenza che diventa una abitudine e orienta le scelte in un dedalo di scelte, di opportunità, di possibilità del nostro tempo in cui sembra che non ci siano limiti.

Almeno non più i limiti a cui si era abituati.

Semplificare

La vita attuale propone e teorizza modelli di esistenza in cui ci si sente capaci di molte o troppe cose, divenuti invincibili anche a costo di indiscriminate assunzioni di sostanze psicoattivanti.

L’invito qui è a far caso alle minacce potenziali di una vita off limits e a rivalutare il senso della semplificazione per ritrovare il senso della misura e della nostra efficacia: a volte ci si può sentire inadatti o inefficaci solo perchè si sta chiedendo troppo a se stessi.

Fateci caso.

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Amore e Jung

Negli ultimi anni mi capita sempre più spesso di occuparmi nel mio lavoro clinico di amori sofferenti

Cosa succede?

Amore è una parola, una formula magica che ci fa pensare ad un’isola felice dove regna dolcezza, sensualità, comprensione, empatia, collaborazione, appagamento dei sensi e dello spirito…

Ma è sempre così?

Pensiamo che tra le coppie più giovani sia più facile far andar bene le cose in amore? I sensi, la spinta ormonale e la facilità di piacere all’altro, complice la giovinezza, aiutano? Purtroppo non sempre è così.

Molte volte entrano dentro la giovane coppia le immaturità relazionali di ognuno, tutta la dinamica che ruota intorno a fantasie di possesso, paura di abbandono, competizione tra rivali..

In Amore allora come far funzionare le cose?.

un buon livello di maturità emotiva eviterà di far pagare all’altro ignaro partner tutte le dificoltà personali relative a bassa autostima, scarsa fiducia in sè e negli altri, propensione a tradire e trasgredire qualcosa ( ma cosa ?) per il gusto di sentirsi adulti.

L’altro della coppia invece è necessario percepirlo come “Altro” da noi stessi, per l’appunto, e non è facile nè automatico, è un passo di crescita interiore che porterà a non pretendere dal partner comportamenti o modi di fare che sono i nostri, non i suoi.

L’altro verrà allora rispettato nella propria natura nel senso profondo del termine e apprezzato ed amato proprio per alcune sue caratteristiche che lo rendono diverso dagli altri e unico.

La psicologia analitica complessa di Jung ci può illuminare al riguardo dell’Amore?

Certamente il tema della seduzione – dal latino se-ducere, condurre via – rimanda a una sensazione di rapimento profondo, come di una cattura interiore che chiama in causa gli archetipi con la loro numinosità, con tutte le caratteristiche della psiche umana che l’intero Pantheòn delle deità raccoglie attraverso i millenni per rappresentare gli umani. Anima si presenta nei sogni in forma di creatura femminile e Animus in forma di creatura maschile, anche se questa è una semplificazione, e l’incontro d’anime rimanda alle “Nozze Regali”, concetto già appartenente all’alchimia come unione di opposti in cui anche lo spirito Mercurio interviene nella sacra unione del principio femminile con quello maschile per la completezza dell’essere e, con la terminologia di Jung, la realizzazione del Sè superiore.

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Ucraina guerra

Questa guerra ucraina genera orrore, distruzione, morte, sopraffazione, violenza.

L’umano si disumanizza.

Cosa lo ha reso possibile?

ai giorni nostri, in tempi illuminati (credevamo) , in luoghi della terra vicini all’Europa, come l’Ucraina ?

La psicologia junghiana chiede aiuto alla mitologia, ai vecchi miti che sono espressione della psiche senza tempo, per capire e non smarrire il pensiero.

Capire per non scivolare in stati di depressione e ansia aggravati da ciò che accade non lontano da noi e dalle nostre pseudo sicurezze occidentali.

C.G.Jung rifletteva già negli anni della prima guerra mondiale e poi tra le due guerre.

Il suo pensiero da scritti e conferenze è sviluppato anche nel 1933, tra fermenti di guerra che si potevano già prevedere e infine nel 1946, a guerra finita e devastazione residua sotto gli occhi di tutti.

Da Jung prendiamo spunto per collocare i giorni di morte di questa primavera 2022 in un continuum storico che dai secoli passati ci ricorda come gli Dei, un tempo appartenenti all’esperienza psichica, alla Natura, alla spiritualità, siano scacciati da secoli e siano sprofondati nell’inconscio, individuale e collettivo.

https://roma.repubblica.it/dossier-adv/eccellenze-lazio/2022/03/29/news/dalla_mente_che_si_generano_poi_i_comportamenti_e_quindi_gli_stati_danimo_che_ne_derivano-343300364/

La psiche contatta così lo Spirito della distruzione ogni volta che il Dio Marte impugna di nuovo le armi divine correndo come una furia devastatrice.

Pur nella attuale epoca razionale e tecnologica l’inconscio di alcuni singoli “agisce” sul piano di realtà queste potenze psichiche primoridali, risvegliate e attive come fossero reali.

Reali sono le qualità psichiche negative, votate al Potere e alla visione di realtà accecata da personalità prive del punto di equilibrio.

Da un articolo di Jung del 1945 dice lo psichiatra svizzero: “Forse in un’era più illuminata succederà che chiunque aspiri a una carica governativa debba prima farsi rilasciare da una commisione psichiatrica l’attestato di non essere portatore di bacili psichici (quante cose si sarebbero potute risparmare al mondo se questo provvedimento si fosse preso prima di…”)

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GUERRA

Si sono sollevati venti di guerra anche in Europa, sempre più turbolenti e le popolazioni coinvolte direttamente ci fanno piangere.

Qualsiasi mente ragionevole era convinta che la Guerra non fosse pensabile, nell’Occidente ricco, evoluto, tecnologico, organizzato, dopo il 1945.

Leggendo Jung, che sulla guerra scrisse molte riflessioni di ampio respiro, condivido qui alcuni pensieri.

Jung ci lascia uno scritto sulla guerra nel 1936, quando venti di paura preannunciavano bufere di morte e scrive:

“Già la guerra tra nazioni civili era considerata quasi una vecchia favola; una simile assurdità sembrava sempre meno possibile in questo mondo ragionevole, a organizzazione internazionale”

e continua ricordando che quel che seguì alla prima guerra mondiale fu una “tragedia vera: crolli fantastici, mutamenti di carte geografiche, regressi politici verso modelli medioevali e antichi, Stati che ne fagocitano altri […] e per finire un’incursione piratesca intrapresa a cuor leggero ai danni di un pacifico popolo in via di sviluppo.

Wotan

Il pensiero che Jung ci offre, a cui anche oggi possiamo pensare per comprendere da un’angolatura diversa cosa sta accadendo, corre agli archetipi, all’inconsio collettivo, al dio Wotan, dio della Tempesta e dell’ebbrezza, da millenni a riposo ma improvvisamente ridestato, come un vulcano spento da anni.

Wotan era il dio nordico che suscitava litigi, un viandante senza pace che il cristianesimo trasformò nella figura del demonio.

Naturalmente oggi noi nel 2022, come già C.G.Jung nel 1936, crediamo di spiegare il mondo razionalmente in base a fattori economici, politici e psicologici ma la psicologia complessa di Jung alza lo sguardo alla prospettiva archetipica e il vecchio Wotan potrebbe essere la nostra ipotesi causale: una furia che sfugge ala logica consueta, che distrugge e devasta e uccide incurante di conseguenze e disastri che attraverseranno il mondo. Non è un fatto razionale o soltanto politico, la politica sono gli esseri umani, non è altro…

Ogni guerra, anche la più piccola guerriglia interna a piccoli mondi interni a continenti lontani è sempre segnata da devastazione incomprensibile e dolore per tutti.

In Europa tuttavia ne siamo più colpiti, non solo per la vicinanza ma per il crollo di paradigmi di ragionevolezza a cui ci eravamo abituati.

Wotan è una caratteristice della psiche e sparirà, forse anche tra millenni, quando i tempi gli saranno contrari…

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L’ANALISTA

COME SCELGO IL MIO ANALISTA?

E’ una scelta molto complessa che richiede attenzione, come ogni cosa complessa;

e regalerà frutti inimmaginabili proprio come fanno solitamente le cose molto complesse se riusciamo a districarci bene.

Quali elementi devo considerare?

L’analista ti accompagnerà lungo i sentieri della tua psiche, scandaglierà insieme a te regolarmente il tuo spirito vitale e ti aiuterà a risvegliarlo, se addormentato.

Ci sarà sempre e – in qualsiasi caso – è dalla tua parte.

Come mi potrei sentire?

Ti sentirai accolto e ascoltato. Compreso, perchè l’analista, dove vuol capire meglio, chiederà la tua opinione.

Sarai tu il centro di ogni seduta, la persona veramente importante, in una progressione che ti porterà a capire molto sulla tua psiche inconscia, per poter restituire significato alle tue esperienze e per trarre insegnamento da esse.

Sarai dentro un cerchio magico, o meglio potremmo dire un’area di lavoro per te, in cui esplorerai, ti sentirai sempre sostenuto in questo lavoro, anche quando ti sembrerà che non è così.

L’analista giusto per me

Primo consiglio. Telefonate. Se avete più segnalazioni, telefonate a tutti. E andate a trovarli. Vi costerà il prezzo di una seduta. Qualcuno (il più generoso, il più furbo, il più seduttivo?) il primo colloquio non lo fa pagare. Così li guarderete in faccia, questi analisti da cui rischiate di andare per qualche anno una, due, tre volte alla settimana.

Si paga il primo colloquio?

Il paragrafo sopra avvia una riflessione su questo punto che fa riferimento alle fantasie inconsce che questo elemento scatena, mai dare niente per scontato. E le fantasie inconsce sarà compito dell’analista portarle alla luce, per guardare insieme anche la mente profonda della persona, cosa chiede, cosa si aspetta, cosa ritiene suo diritto e cosa suo dovere.

Fidarsi ed affidarsi… le parole da ascoltare dentro se stessi… con profonda fiducia…

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TRASFORMAZIONE

La trasformazione attraverso il percorso psicoterapeutico concluso felicemente è una realtà.

Come possibile?

Quali parti sono soggette a trasformazione?

Quelle parti che sono di intralcio al pieno sviluppo di sè, che ostacolano il proprio cammino verso la realizzazione delle proprie potenzialità.

Carl Gustav Jung (1875 – 1961 ) osservò su se stesso che l’inconscio si trasforma o determina trasformazione, come nel processo alchemico, che a lungo aveva approfondito per capirne la vera essenza.

“L’inconscio è un processo e la psiche si trasforma o si sviluppa” dice Jung, in base alla relazione che l’Io intreccia con la parte inconscia della psiche.

Fu lo studio della trasformazione alchemica e dei suoi simboli a condurre Jung alla capacità di interpretare la realtà attraverso simbologie complesse.

In ogni persona c’è la spinta innata ad accogliere la totalità di se stessa e ad integrarla alla totalità universale.

Questo processo dà vita a ciò che è latente in ognuno sin dalle origini nell’attesa di essere riconosciuto, compreso, ascoltato e infine trasceso.

Come si ottiene?

Attraverso il processo di individuazione junghiano: in esso la persona- in un certo senso- realizza pienamente ciò che potenzialmente già è.

Si tratta di un potenziale umano importantissimo che rende il significato perduto alla nostra esistenza.

Ci fa sentire pienamente bene, al nostro meglio possibile.

come nella stanza di un vecchio alchimista medioevale possiamo tentare la nostra trasformazione, cercando il nostro personale elisir di felicità, pace e benessere psicologico

stiamo parlando per immagini e per simboli, come ci parla il nostro inconscio,

e così alludiamo a possibilità trasformative nell’essere umano verso le parti di sè che non lo aiutano.

diventeranno parti benefiche, sane a cui far ricorso in ogni frangente della vita quotidiana.

I processi analitici della psicoterapia ci prendono per mano e ci portano al cuore della trasformazione di noi in persone che amiamo di più, persone di cui sappiamo prenderci cura in profondità, cura di noi stessi per ritrovare la via…

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SEMPLIFICARE

Semplificare è il sogno di tutti!

Una vita più lineare, con meno problemi e problemini da risolvere quotidianamente fa gola sempre più nel nostro mondo affannato.

La realtà è estremamente complessa e qui vorrei mettere in guardia dalla tentazione di semplifcare ad ogni costo.

Semplificare troppo riduce i dettagli,

Se ci si interroga senza conoscere le basi su argomenti scientifici, tecnici, specialistici non porta a nulla di buono, anzi!

Spiego meglio:

Ci sono molti argomenti che per propria natura sono ricchi di interrelazioni, di concatenazioni al proprio interno e rispetto al contesto, per dirla in una parola sola, sono molto complessi.

E in questi casi semplificare fa un torto all’argomentazione e alla ricchezza di ciò di cui vogliamo discutere.

Anche soltanto con noi stessi.

Un argomento che presta il fianco a semplificazioni esagerate e indebite è la Psicologia. Poichè studia la psiche può venire automatico ritenere che, poichè la psiche è dentro di me, le idee che me ne faccio sono quelle giuste.

Chi meglio di me stesso può saperlo?

In realtà le cose psicologiche stanno molto diversamente. Ci sono secoli di studi alle nostre spalle che hanno reso la ricerca in psicologia una disciplina scientifica.

Ma cosa è la ricerca in psicologia?

E’ proprio quella mole di studi, sperimentazioni, ipotesi, tesi e infine teorie che finalmente fondano la prassi.

Una pratica psicologica sensata deve essere fondata scientificamente, cioè poggiare i propri presupposti clinici e terapeutici su una solida base teorica.

Ecco, qui in questo scritto si sta semplificando moltissimo, per ragioni di spazio ma qui la finalità è solo quella di chiarire alcune aree cieche del mondo psicologico, cieche ai profani.

E’ vero che la mente è custodita in ognuno di noi, oltre a quella inconsciamente collettiva, con buona pace di Jung, che è patrimonio ancestrale comune.

Non tutti però, se non hanno studi specifici e specialistici nel proprio bagaglio culturale, sanno come funziona la mente, perchè si ammala la psiche, quando possiamo definirla ammalata e quando normale.

Esistono stati di gravi disturbi di personalità nei quali la persona che ne soffre in realtà non ne soffre, o per meglio dire, non sa che si tratta di una psicopatologia e potrebbe ritenere che si tratti solo del proprio carattere e che sono gli altri intorno a lei ad essere in errore.

Ci sono dipendenze affettive gravi che vengono addirittura scambiate e confuse con il sentimenti dell’amore…..

Anche stati di manipolazione affettiva scambiati per interesse genuino dell’altro verso di noi mentre l’altro è affetto da narcisismo patologico e cerca solo le proprie distorte gratificazioni mentali.

La psicologia è complessa, non solo quella specifica dell’area di studi junghiana, proprio chiamata “psicologia complessa”.

Nel proprio interesse è doveroso rivolgersi a specialisti della psiche se sentiamo che nel nostro mondo interno qualcosa non va.

O semplicemente potrebbe andar meglio.

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Stress e Depressione

Sapevate che elevati livelli di stess possono condurre a Depressione?

Se ci sentiamo esausti, affaticatissimi e carichi di tensione stiamo accumulando stress.

Lo ignoriamo?

improbabile che passi da sè, più facile rischio di depressione.

Come succede questo passaggio?

A livello biochimico lo stress avvia modifiche che possono scatenare processi neuroinfiammatori, da cui possono sviluppare disordini depressivi.

Gli studi e ricerche attuali intorno allo stress ossidativo localizzato che induce alterazioni anche del sistema nervoso, evidenziano che possono derivarne patologie di tipo neurodegenerativo ma anche neuropsichiatrico.

Esiste una nuova terapia anti-neuroinfiammazione, capace di controllare le alterazioni del sistema nervoso, come pubblicato dall’Università di Messina, Farmacologia, professor Cuzzocrea.

Molte malattie croniche determinano depressione proprio a causa di processi neuroinfiammatori.

E’ dimostrato che nei pazienti psichiatrici gravi affetti da schizofrenia, disturbo bipolare e depressione maggiore, i parametri neuroinfiammatori risultano alterati sia per la patologia in se stessa che rispetto a caratteristiche morfofunzionali del cervello.

Spostando inevitabilmente il focus sul piano psicosociale, lo stress per condizioni di lavoro, familiari, abitative, economiche, relazionali, evidenzia la comparsa della sintomatologia depressiva.

Anche il dolore psicoemotivo con somatizzazioni, e umore depresso, conducono ad alterazioni gravi dei nostri equilibri.

Ciò può arrivare a depressione, malattie cardiache, diabete e condizioni che presentano un’elevata comorbidita’ con la depressione maggiore la quale non è malattia neuroinfiammatoria ma comporta processi infiammatori.

Quale approccio terapeutico per controllare e contrastare i processi neuroinfiammatori?

Sicuramente un intervento farmacologico mirato e monitorato per riportare equilibrio alle funzioni biochimiche che caratterizzano la nostra biologia sana al quale io non esiterei ad affiancare un trattamento psicoterapeutico.

Per ritrovare il senso perduto di quanto ci sta accadendo, per imparare a lasciar andare il senso disperato che prende posto tra i pensieri consumando vitalità e voglia di vivere.

La vita è tutto, per sentirci umani e capaci di cambiare le cose che non ci piacciono in questo mondo su cui siamo capitati, per incontrare esperienze straordinarie, per sentirci appartenere, insieme agli altri, ad un prodigio che si rinnova continuamente, in un processo ricco di significato…

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due figure stilizzate indicano le due persone nel colloqqui psicologico

psicologi in studio

siamo psicologi che non hanno paura, con le dovute e fondamentali precauzioni, di contagi dai nostri pazienti.

Siamo gli psicologi che vedono i pazienti nel giusto setting.

Gli psicologi che non sospendono le sedute e non fanno mancare ai pazienti il necessario senso di stabilità e di continuità.

Anche adesso ?

In questo momento più che mai.

crediamo nell’importanza del contatto diretto, di sguardi e di ascolti reciproci.

Ascoltiamo i pazienti, fiduciosi nella lunga tradizione della psicoterapia ormai di ben oltre cento anni.

Per questo sappiamo che la psicoterapia si fonda su alcuni criteri imprescindibili.

Primo tra questi il setting.

Che cosa è?

E’ l’assetto fisico e mentale che forma la cornice di ogni seduta e accoglierà le trasformazioni positive e salutari del paziente.

Se abbiamo studiato, ai tempi dell’Università, è facile che ricordiamo bene perchè il setting sia così basilare fin dall’impostazione di una psicoterapia scientificamente fondata.

La psicoterapia procede tra simboli e metafore e così forniscebl’aiuto a guardare la realtà con sguardo limpido.

senza restare offuscati dalle proprie proiezioni, meccanismi di difesa, alterazioni del proprio equilibrio.

Per favorire l’uscita dai problemi, accompagnati dallo psicoterapeuta, noi siamo psicologi che credono fermamente nell’importanza della relazione che si instaura tra il paziente e il suo psicoterapeuta.

E’ una relazione sottile e salda che non conviene a nessuno rendere fluida o forse “liquida” perche, esattamente al contrario, occorre che rimandi stabilità e continuità.

I mezzi cambiano, chi può negarlo, ma alcune cose, come il valore solido e direi anche adamantino della relazione psicoterapeutica non cambia.

Gli istanti di silenzio o di esitazione o di lacrima solo accennata, come i silenzi necessari e importanti, le emozioni, le rabbie furiose e silenti…

Non crediamo che passino sul web.

Passano tanti dati, troppi, parole, storie, racconti e proprio in rete, per le psicoterapie on line che vi ricorrono, la riservatezza come sappiamo non è proprio di casa.

Internet è il “luogo” più contaminato della tecnologia, si sa.

Proprio lì ci sembra adeguato accogliere il disagio psichico e la sofferenza dei nostri pazienti ?

Auspico un da parte degli psicologi un serio pensiero riflessivo.

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Analisi junghiana

Analisi junghiana… nell’analisi l’inconscio è sovrano, anche Woody Allen ironizzava che “l’inconscio ha più ragione della nostra ragione”.

L’analisi junghiana si è tirata fuori da un modello medico con il processo di individuazione che non è una “guarigione” ma una crescita emotiva.

E’ un monito perché l’analisi psicologica non si “riduca” alla sua dimensione clinica.

E il lettino, perchè?

Nella psicoanalisi di Freud è un classico ma nella psicologia analitica di Jung?

E’ una scelta possibile, se a giudizio del terapeuta possa giovare al paziente e in tal caso lo proporrà.

Il “lettino” permette di attenuare angosce, permette libertà al paziente e all’analista.

Anche SEPARA, mentre vis-à-vis si favorisce la regolazione affettiva.  La neutralità  dell’analista non è una deprivazione ma una frustrazione controllata, se utile.

Il Lettino permette la formazione del Sé accordando segnali diversi da quello visivo come nel neonato al seno materno, quando il Sé ancora è emergente.

Winnicott scrive della madre “sufficientemente buona” e si evoca il concetto di affettività che nell’antica cultura greca sottolineava diverse accezioni:

AMORE per i greci: eros amore sensuale che può capovolgersi nell’odio

Filìa è la tenerezza

Agàpe è la “caritas”, amore discendente, capace di volere il bene e dare.

L’amore innerva e sostanzia le azioni di accudimento – per Winnicott l’azione buona senza amore viene interiorizzata come vuoto (azione cattiva)

Bowlby ci parla di attaccamento sicuro o insicuro (quest’ultimo evitante, ambivalente) che non controlla l’angoscia di separazione.

Nell’analisi tutti questi aspetti trovano il giusto spazio, la parola, l’ascolto, la rielaborazione, la pace interiore, alfine.

Per Jung non è importante “tanto” la storia del paziente quanto la sua “visione del mondo” e capire le precondizioni che l’hanno costruita, alcune esperienze assumono tonalità affettive e risonanze diverse in base alla sensibilità di ognuno.

L’immaginazione attiva per Jung dà forma ai contenuti mescolati nella psiche

Con il processo di individuazione Jung si pone fuori del modello medico, non si parla di guarigione ma di crescita emotiva: non si torna come “prima” di ammalare ma si va oltre

Se la prima psicoanalisi freudiana tendeva a ridursi su una dimensione clinica di guarigione, si è arrivati ad una terapia della cultura, che è una rivoluzione irreversibile. Fa affacciare una dimensione interiore che tocca tutta la cultura, le espressioni creative, la letteratura.

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