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Ansia mai più?

Torniamo all’Ansia.

Come affrontare quei momenti di tensione e agitazione emotiva che arrivano improvvisamente?

E’ intuitivo che diventa prioritario calmarsi

Sicuri di sapere come si fa?

Ci sono tecniche specialistiche, dal training autogeno di consolidata tradizione psicoterapeutica a molto semplici respirazioni.

Anche sulla semplice respirazione tuttavia nella mia pratica clinica rilevo che moltissime persone in qualche modo sbagliano

Intanto è bene sottolineare QUESTO:

per generare uno stato di calma quando sta arrivando l’ansia, cioè si stanno attivando sistemi neuroendocrini precisi che mobilitano all’azione, indurre uno stato disteso e tranquillo non è immediato.

Non è intuitivo soprattutto.

Occorre ESPIRARE fuori l’aria che già è nei pomoni, questo è il primo punto.

Inutile fare dei grossi respironi che sono inspirazioni profonde, da non fare in questo mometo.

prima FUORI L’ARIA e quindi la andiamo a riprendere in modo lento per poi tornare a focalizzarci sul buttarla fuori, svuotare i polmoni.

Senza esagerare, prendo aria e la espiro fuori, senza trattenerla, senza spingere nè in entrata nè in uscita.

prendo aria e poi fuori aria.

Giova ripeterselo, come un mantra, proprio con queste parole.

Lentamente, dentro di sè continuare a ripetere, e a fare, questo semplice quanto vitale piccolo esercizio.

In realtà basterebbero pochi secondi, ma se siamo molto bloccati, preoccupati, impauriti e tesi ci può volere qualche minuto.

Se ci pensiamo è un minuto piacevole, ci stiamo dando la libertà di respirare col ritmo naturale, tranquillo e calmo che è proprio dei mammiferi in stato di normale riposo.

Se vogliamo proprio strafare potremmo anche cercare di abbassare le spalle, sempre troppo contratte ed aprire il torace, come a voler distendere la zona dei muscoli pettorali.

Ampia, si apre alla luce (di notte è la stessa cosa) in una suggestione di pensiero di “prendere luce ed aria sul petto”.

Facile davvero, ditemi poi come è andata!

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indicatori d’ansia

indicatori d’ansia permettono di capire di cosa stiamo soffrendo, si tratta di una accentuazione della sensazione di paura, anche se non viene identificata necessariamente in questo modo.

ci sono indicatori d’ansia che possiamo imparare:

Sentirsi agitati, in tensione come se ci fosse un pericolo, questo è un indictore d’ansia

Questo senso di minaccia si esprime con molte sensazioni avvertite sul corpo perchè ci sono correlati fisici alla sensazione emotiva.

Il linguaggio corporeo deve essere inteso bene altrimenti diventa esso stesso fonte e motivo di preoccupazione.

Nello stato di ansia sono indicatori:

variazioni del ritmo del respiro che diventa accelerato

palpitazioni

vertigini, nausea

cefalea

bocca secca (utile per molte persone bere piccoli sorsi di acqua semplice e non gelida, lentamente)

nodo alla gola

dolori muscolare (parti del corpo sembrano bloccarsi)

oppressione gastrica o toracica

sensazione di sbandamento

confusione

calore o brividi di freddo

affanno.

Importante ricordare che queste sensazione non sono pericolose, in nessun caso.

Altresì sono altamente fastidiose a volte dolorose e in ogni caso difficili da tollerare. Si tratta comunque di sensazioni spiacevoli che tuttavia possono essere tollerate, fino a che non vanno via.

E la buona notizia è che vanno via.

Giova a tutte le persone che soffrono di crisi di ansia o della sua più forte manifestazione che è l’attacco di panico, rivolgersi ad uno psicologo.

Non al pronto soccorso, non allo psichiatra. O meglio lo psichiatra potrà prescrivere farmici che alleviano la condizione sofferente, trattando il prooblema come una malattia da estirpare.

La psicologia invece tratta l’ansia come un segnale, per quanto sgradevole, come un segnale da capire prima di tutto, prima di eliminarlo. Capire cosa vuole dirci attraverso il corpo, quale è la cosa che non va nella mente, nella psicologia personale del soggetto.

I vari tipo di psicoterapia a disposizione sono tutti validissimi nel risolvere i problemi legati all’ansia; la psicologia junghiana accompagnerà la persona a scoprire dentro di sè la soluzione personale al problema più ampio che si cela sotto l’ansia, confrontando i sogni, l’inconscio, i simboli di trasformazione che chiedono di essere ascoltati per promuovere il felice cambiamento della persona.

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disturbo ossessivo compulsivo

L’ansia qualche volta diventa il nemico numero uno della nostra vita e produce il disturbo ossessivo compulsivo.

Se non è curata, diventa insopportabile e così la mente stessa prova a liberarsene.

Produce un antidoto. L’ossessione mentale.

Purtroppo questo è uno dei casi in cui non riesce a produrre un antidoto sano, efficace e opportuno

Cosa fa? Vi chiederete …

Produce un nuovo sintomo per liberarsi della sofferenza del primo sintomo, che era l’ansia.

Quale è questo nuovo sintomo? una nuova ossessione.

L’ossessione dei pensieri e / o dei comportamenti.

Si scivola nel disturbo ossessivo compulsivo che si impone alla natura razionale della persona “obbligandola” con forza indomabile a ripercorrere circuiti di pensiero o di gestualità che non hanno nulla di comprensibile o di utile.

La persona che ne è afflitta è la prima a non voler compiere questi rituali: quali sono?

la ricerca ossessiva di una parola che non torna in mente, l’oggetto che non sappiamo più dove si trovi, forse lo abbiamo visto per ultima volta tanti anni fa.

Queste coercizioni mentali compaiono in modo improvviso, ogni volta che l’ansia, legata a circostanze di vita anche banali, si rende intollerabile.

Questo passaggio dall’ansia al meccanismo ossessivo nella sua ripetitività diventa presto un passaggio rapidissimo, dell’ordine di un quarto di secondo e quindi non è percepito dal livello di coscienza ordinario.

Il risultato è che la persona si trova imprigionata nel “dover compiere” azioni, comportamenti o pensieri assillanti anche in situazioni inappropriate.

Al lavoro, a scuola, in famiglia.

Quando il problema si mantiene a lungo negli anni diventa ingestibile al soggetto stesso che ne è afflitto che ricorre contro ogni propria ragionevolezza e volontà a questi espedienti ossessivi.

Nell’immediato, possono dare uno pseudo sollievo dall’ansia che ha scatenato tutto il fenomeno.

Ne consegue che molte persone “candidate” a questo disturbo trovano sollievo in ansiolitici prescritti dal medico in modo terapeutico, cioè come cura e  con la frequenza prescritta, non all’occorrenza.

 

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Sei ansioso? antidoto!

L’ansia qualche volta diventa il nemico numero uno della nostra vita. Sei ansioso.

Se non è curata, diventa insopportabile e così la mente stessa prova a liberarsene.

Produce un antidoto.

Purtroppo questo è uno dei casi in cui non riesce a produrre un antidoto sano, efficace e opportuno

Cosa fa? Vi chiederete …

Produce un nuovo sintomo per liberarsi della sofferenza del primo sintomo, che era l’ansia.

Quale è questo nuovo sintomo dell’ansioso?

L’ossessione dei pensieri e / o dei comportamenti.

Si scivola nel disturbo ossessivo compulsivo che si impone alla natura razionale della persona “obbligandola” con forza indomabile a ripercorrere circuiti di pensiero o di gestualità che non hanno nulla di comprensibile o di utile.

La persona che ne è afflitta è la prima a non voler compiere questi rituali

 ricerca ossessiva di una parola che non torna in mente

l’oggetto che non sappiamo più dove si trovi, magari lo abbiamo visto per ultima volta tanti anni fa.

Queste coercizioni mentali compaiono in modo improvviso, ogni volta che l’ansia, legata a circostanze di vita anche banali, si rende intollerabile.

Questo passaggio dall’ansia al meccanismo ossessivo nella sua ripetitività diventa presto un passaggio rapidissimo, dell’ordine di un quarto di secondo e quindi non è percepito dal livello di coscienza ordinario.

Il risultato è che la persona si trova imprigionata nel “dover compiere” azioni, comportamenti o pensieri assillanti anche in situazioni inappropriate.

Al lavoro, a scuola, in famiglia.

Quando il problema si mantiene a lungo negli anni diventa ingestibile al soggetto stesso che ne è afflitto

egli ricorre contro ogni propria ragionevolezza e volontà a questi espedienti ossessivi che, nell’immediato, danno uno pseudo sollievo dall’ansia che ha scatenato tutto il fenomeno.

Ne consegue che molte persone “candidate” a questo disturbo trovano sollievo in ansiolitici prescritti dal medico in modo terapeutico, cioè come cura , non all’occorrenza.

 

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Ansia, come eliminarla

Avere problemi da risolvere conduce a soffrire emotivamente.

Compare ansia dentro di noi.

Gli esseri umani viventi hanno problemi, chi di più chi di meno.

L’ansia è una reazione normale, tutti svariate volte nella vita ne fanno esperienza, anche se con frequenza molto variabile da persona a persona e da situazione a situazione.

L’ansia è una dimensione inevitabile del vivere umano con cui ci dobbiamo confrontare.

Fenomeno complesso e universale l’ansia appartiene alla sfera delle emozioni avvertite come sgradevoli.

Si manifesta con  una sensazione di attesa indefinita, quasi una minaccia incombente.

Comporta uno stato di irrequietezza psichica.

La reazione di allarme non dovrebbe allarmarci per se stessa: è comune anche agli animali ed è la migliore possibilità che abbiamo per riconoscere pericoli veri da quelli fslsi.

Nell’animale tutti i comportamenti di attacco o di fuga comportano cambiamenti fisici come l’aumento del battito cardiaco, della vigilanza, della sudorazione, la  diminuzione della salivazione eccetera.

Per fortuna anche l’essere umano è un animale e dispone nel proprio patrimonio filogenetico di queste stesse risorse.

Risorse??

E’ importante afferrare bene il concetto che l’ansia, per quanto sgradevole e a volte terribile non è affatto pericolosa ma anzi ci aiuta a capire la situazione e a prendere le giuste misure del caso.

A patto che non ci facciamo catturare dalla paura di aver paura e quindi la vediamo come una nemica da combattere, invece che una risorsa che ci sta dicendo qualcosa di noi.

Cosa ci sta dicendo?

Che dobbiamo stare all’erta, che forse è presente un pericolo, che occorrono tutte le nostre forze e le nostre capacità.

Infine ci dice pure che possiamo farcela, altrimenti saremmo già morti da millenni e invece, per quanto possa sembrare a volte il contrario, l’ansia non è un meccanismo che uccide.

Estenua, sì. Impariamo però a capire meglio il meccanismo e avremo fatto il primo passo.

 

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ANGOSCIA

Un nodo d’angoscia rimane in fondo al cuore, o in fondo alla gola.

Ci sentiamo tristi come non mai e ci sembra che niente ci stia riuscendo a risollevare

Però ….

Se imapriamo a fare attenzione alle nostre sensazioni emotive più sottili vedremo che dietro quei sentimenti pesanti di angoscia e di buio interiore si muove qualcosa.

Se stiamo seguendo un trattamento con un professionista potremo notare insieme a lui/lei i piccoli miglioramenti che la relazione d’aiuto non manca mai di mettere in moto.

Sono molte le volte in cui l’angoscia ci continua a stringere il cuore e quella meravgliosa sensazione di cuore aperto e leggero sembra perduta per sempre, sembra non appartenere più a noi, appannaggio invidiato di altri…

Ricordiamoci però che la relazione che cura sta seminando le sue gemme e come ogni seme giusto avrà bisogno dei vari fattori di crescita: direbbe Peter Sellers in Oltre il Giardino che ci vorrà humus, acqua e c fertilizzante, sole aria e cure appropriate.

Ricordate il vecchio film?

Con quanta delicatezza parafrasava sulla metafora di giardino i fattori di cambiamento e di crescita applicabili alla esperienza esistenziale di ognuno?

Chance Giardiniere insegnò molto a quelle generazioni e oggi è ancora piacevole ricordarne la pazienza di coltivatore, la cura, la relazione che instaurava con l’oggetto delle sue cure.

I giardinieri e i terapeuti hanno qualcosa in comune? A me piace pensare di sì, pensando ai migliori griardinieri e ai migliori terapeuti.

E sarebbe la dedizione verso il risultato di vita, di crescita e di cambiamento, il rigoglioso vigore che porta la pianta a sopportqre le difficoltà e fiorire a tempo debito.

la pianta come l’anima e la psiche ha estremo bisogno di cure, di attenzioni premurose e di ascolto delle necessità; fatto questo le basterà sole aria acqua e terra.

Sono i quattro elementi che in tutte le tradizioni legano la vita in un equilibrio formidabile e fertile…

 

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PSICOANALISI d’estate

Quando arriva l’estate pensiamo alle ferie, alle vacanze, alle partenze e spesso desideriamo prendere una pausa dal rigore di date e scadenze dell’anno.

La psicoanalisi va in ferie?

Pensiamo ad un cammino, tranquillo come in una passeggiata in compagnia di una persona fidata, con le sue pause e i suoi momenti di buona lena.

Dobbiamo raggiungere la vetta che ci siamo prefissati e se ci fermiamo troppo non arriveremo mai, forse. Anche se corriamo troppo senza soste rischiamo di bruciare le tappe e di nuovo, non arrivare mai.

L’insegnamento tradizionale della psicologia invece ci ricorda la millenaria saggezza che c’è un tempo per ogni cosa, anche se qui è più il Senex a parlare. Il Puer intemperante cerca di seguire l’impulso del momento.

In molti casi è molto proficuo e benefico non effettuare lunghe pause dal proprio percorso di analisi.

perché ?

Perchè l’Analisi Psicologica crea valore, nella persona e intorno ad essa, donando un nuovo sguardo con cui approcciare al proprio mondo e riuscendo così a trovare il valore che le cose sempre possono offrire.

ogni caso però è diverso da un altro.

E’ il patrimonio immateriale di ogni persona che valorizza se stessa con l’analisi, permettendo di vivere una relazione di alta qualità con l’analista.

L’eredità storica che porta tocca chiunque ci si accosti e il costo in denaro in molti casi elevato paga l’unicità del cammino che si percorre e la nostra propria unicità.

Unicità da conoscere e apprezzare, a poco a poco, da amare e poi da offrire agli altri, con molta serenità e pace nell’animo

In tutto questo processo sensibile il capitale culturale del consumatore viene investito al meglio che sia possibile e come ogni buon investimento non mancherà di restituire i suoi frutti, migliorati e spendibili.

All’obiezione che in tempi di crisi la psicoanalisi sia “cara” nel senso di costosa, io ci tengo molto a sottolinearne l’aspetto di “cara” nel senso latino di “carus” che significa amato, costoso evocando qualcosa di prezioso, pregiato, importante.

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Ansia o depressione?

Ansia è la parola che usiamo spesso per descrivere il nostro stato d’animo inquieto.

Spesso non si tratta di ansia come categoria nosografica psichiatrica però ci sentiamo agitati, carichi di tensioni e in uno stato di sgradevole preoccupazione.

Vorremmo che una specie di bacchetta magica ce la scrollasse via di dosso.

Che fare?

L’umore si fa ancora più inquieto e facilmente diventa uno stato di malinconia diffusa.

Tristezza, malinconia e siamo pronti per dichiararci in preda a depressione.

Ansia e depressione sono due termini purtroppo tristemente diffusi, è il caso di dirlo, ma molte volte non siamo realmente colpiti da questi disordini affettivi come la psichiatria li ha descritti e classificati.

Probabilmente non abbiamo bisogno di farmaci.

Cosa possiamo fare allora?

Sicuramente provare ad ascoltarci, in silenzio e quiete, se ci è possibile, prestiamo attenzione e ascolto interiore a cosa sta succedendo dentro noi stessi.

Potremmo renderci conto di aver sempre desiderato qualcosa che ancora non abbiamo raggiunto o di aver bisogno di qualcosa che mai è stato nostro.

Forse il senso di sentirsi al sicuro, protetti, non così esposti al mutevole variare degli eventi.

Invece forse potremmo incontrare dentro di noi un ricordo di qualcosa che in questa fase della nostra vita non è più con noi.

Non è semplice decodificare nei suoi elementi costituenti lo stato complesso che qualifichiamo come ansia o come depressione e possiamo anche confondere questi due diversi modi di essere della psiche che a volte si presentano insieme.

Cosa ci gioverà?

Senza alcun dubbio trarremo un giovamento, anche piccolissimo, dal dedicare qualche istante all’ascolto interiore.

Non fuggire quindi dallo stato difficile e doloroso ma cercare di “stare con” il nostro stato d’animo, non abbandonare noi stessi, non ignorare quello che la nostra psiche sta cercando di segnalarci.

Respirare sarà un altro piccolo aiuto che possiamo dare a noi stessi, con calma e lentamente.

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Depressione 2

La depressione impensierì alcuni governanti illuminati già una decina di anni fa, in Gran Bretagna.

Leggiamo un progetto universitario inglese  sulla depressione denominato “Nessuna Salute Senza Salute Mentale” del 2010

Con esso il governo inglese stanziò 221 milioni di Euro per impegnare e retribuire nell’assistenza di base migliaia di terapeuti.

La Gran Bretagna per molte cose è lungimirante e per noi è un modello troppo distante:

loro si sposano in carrozza, diventano duchi e duchesse, la Regina sembra sempre la fatina della fiaba.

Per noi guardare le loro avventure e disavventure, compresa la Brexit, sembra sempre un fatto che ci riguarda solo da lontano.

 Ricerche epidemiolgiche  invece  confermano che sull’aspettativa di vita i disturbi psicopatologici hanno pesanti effetti e la depressione in primis.

Come il fumo e più  dell’obesità a causa delle cattive abitudini di vita che comportano.

Il fumo, a volte le droghe, la sedentarietà, la cattiva nutrizione, la vita sociale sottotono durante la depressione sono utili esempi

Qualsiasi psicologo sottolineerebbe l’infelicità di fondo che blocca la vita delle persone colpite da depressione.

Il costo di una psicoterapia per un paziente depresso è stimato intorno a mille euro, come dato indicativo.

Per la società  c’è invece un guadagno di circa 1400 euro sui costi diretti, riducendosi le spese sanitarie.

A queste cifre vengono aggiunti circa 4000 euro secondo calcoli della Quality Adjusted Life Years, unità di misura impiegata nell’analisi costi – benefici, equivalente all’aspettativa di vita di un anno in condizioni di buona salute.

I promotori dei programmi di queste analisi e ricerche, relative alla ricaduta sulla spesa pubblica dei costi della malattia depressiva, ripetono che la psicoterapia non costa nulla perché si paga da sé.

In Italia risultano risparmiati euro 75 mila  in un anno da un progetto che ha visto lo psicologo affiancare il medico di base: il taglio alla spesa è essenzialmente riferibile al costo risparmiato in farmaci.

Ricoveri, visite, esami strumentali vari non sono al momento ancora quantificati.

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Depresse ?

In Italia 5 milioni di persone soffrono di  depressione, diagnosticate, secondo i dati dell’OMS.

Il 15% sono donne e  l’8% uomini, circa il 10% sarebbero adolescenti tra 14 e 24 anni.

Nel mondo intero sempre le stime dell’OMS riferiscono 330 milioni di persone in depressione.

Si tratta di cifre spaventose, per la sofferenza personale che portano, tutti ce ne rendiamo conto.

Naturalmente, da altri punti di vista, il problema delle persone con depressione causerebbe scarsa produttività lavorativa per ricorrente assenteismo.

In realtà la depressione è un fenomeno ad altissima complessità troppo spesso liquidato con cure farmacologiche.

Il primo rischio da valutare è che la sintomatologia depressiva possa essere il risultato di gravissime patologie a carico del cervello o anche di altri distretti corporei, di mancanza di nutrienti vitali, di eccesso di alimentazione squilibrata nel metabolismo degli zuccheri semplici e complessi.

Tra le patologie gravi e gravissime che producono anche un quadro depressivo troviamo il cancro, l’ictus, il Parkinson, il diabete e malattie cardiovascolari.

E’ stato stimato dalle proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di morte e disabilità mentre nel 2030 diventerà la prima causa.

E’ noto  il primo rischio  a carattere suicidario.

Inoltre la patologia determina una così scarsa propensione all’azione che i pazienti tendono a trascurare se stessi e il proprio stato di salute generale.

Non sono interessati a nulla e tantomeno a occuparsi delle pratiche di prevenzione di vari malanni anche molto gravi.

Si tratta di un problema planetario, al pari dei cambiamenti climatici, a cui sono  chiamati a fare fronte  i governi nazionali.

Viene in mente a questo punto il nostro governo che si impantana con incredibile facilità dietro al miraggio concretizzato di poltrone e vantaggi personali e non esita, ancora nel terzo millennio, a raccontare favole agli elettori.

Il punto di vista dello psicologo:

una sorta di Check up periodico delle proprie condizioni psicologiche, anche in assenza di sintomi e/o psicopatologie, gioverebbe infinitamente ad avere sottomano la propria situazione psicodiagnostica.

Utile per orientarsi nei vari marosi dell’esistenza.

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