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Mandala

Il Mandala rappresenta, secondo i buddisti, il processo con cui si è formato il cosmo, dal suo centro.

Attraverso un articolato simbolismo consente una sorta di viaggo iniziatico che permette di crescere interiormente.

Mandala è il circolo dell’universo, una parola che può essere tradotta come assemblea sacra.

Esprime l’unione perfetta dei cinque elementi che abbiamo in natura i quali sono: etere, acqua, aria, terra, fuoco.

Viene utilizzato per condurre la mente ad uno stato puro nel movimento dell’energia del mandala: dal centro verso l’esterno e viceversa.

Il mandala è simbolo di equilibrio e di guarigione.

Ha un ruolo importantissimo in Tibet e in Oriente: quello di conservare l’ordine psichico quando esiste o consentire di ristabilirlo se mancante.

La rappresentazione classica è a forma di cerchio, anche i rosoni delle cattedrali e delle chiese romaniche della tradizione cattolica ne sono un esempio.

Osserviamo insieme un mandala, uno qualsiasi: è un simbolo e sarà facile trovarne ovunque accanto a noi, come un piatto colorato, il ricamo circolare su una stoffa, un nido di uccelli di paglia intrecciata, un medaglione, una vecchia moneta..

il sole come un mandala simbolico giallo e vibrante

Se lasciamo il nostro sguardo posato con semplicità su un disegno mandalico ascolteremo presto gli effetti che produce:

una sensazione di tranquillità e di equilibrio di forme e colori che si trasmette all’osservatore, inevitabilmente.

Simboleggia l’impermanenza perchè è tradizione che i monaci dei monasteri tibetani, dopo averlo con calma e perizia costruito con le sabbie colorate, lo distruggono per esprimere che nulla resta fermo al suo posto.

I disegni che si ritrovano in tratti geometrici nei mandala orientali esprimono forme tradizionali attraverso le quali è lo stesso principio divino a manifestarsi.

Pensando al mandala ci viene in mente quello di sabbia perchè esprime la caducità delle cose e la rinascita, poichè la forza distruttrice è anche una forza che dà vita.

 

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il Femminile

Dolcezza, accoglienza grazia, bellezza e cura sono l’essenza del femminile.

Guarisce le ferite accumulate nel cuore. Gli uomini possono comprendere la delicatezza del cuore femminile ed è nella mia prativa di lavoro quotidiano con i miei pazienti uomini che ho la gioia di constatarlo.

Il Maschile sa e conosce quanto l’essenza del femminile sia benefica nel mondo, i più sani la cercano e la omaggiano, i più patologici la uccidono.

Ci sono tanti modi per uccidere l’essenza del mondo femminile.

Anima, nel pensiero di C.G.Jung, piange se trova sbarrata la strada al suo sviluppo, se Animus non riesce ad incontrarla.

Storicamente leggiamo che l’energia della donna è stata nei millenni sepolta o sottomessa. Nascosta dalle donne più accorte.

In psicoterapia ho conosciuto donne capaci di essere veramente libere e sentirsi veramente donne, protagoniste del mondo femminile che le abita. Traumi e ferite del passato, a volte solo mancata cura nel sorreggerne lo sviluppo, rendono monco il futuro della psiche di Anima.

Rendono alcune donne tremendamente agguerrite nel “fissare” la diversità di genere.

Ma prima della rivendicazione, il potere del femminile deve riconoscere se stesso sul volto di ogni donna, già nello specchio al mattino.

E’ un potere di dolcezza – come scrivevo all’inizio – e di comprensione profonda.

volto di giovanissima donna accosta la fragranza delicata di un fiore leggero

Per quelle donne che non riescono ad avvertirlo è solo perché ne hanno preso troppa distanza ed oggi non riescono a vedere in se stesse questa luce speciale che crea.

Il femminile crea, attente a non dimenticarne. Genera nuova vita e riproduce. Anche in modi diversi dalla procreazione fisiologica di un figlio.

E’ capace di attivare sincera fiducia, adeguatamente sorretto se fa fatica a farlo; risveglia così le intuizioni dell’anima, utili a percepire la pura essenza dell’essere femminile.

Questa energia è dinamica, soffre tremendamente se intrappolata, lasciamola sempre libera di fluire e ascoltiamo le sue profonde intuizioni.

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settembre post vacanze

A settembre da qualche anno ogni rotocalco riserva qualche spazio editoriale alla sindrome del rientro dalle vacanze.

Ce ne era davvero bisogno?

Siamo sempre nel rischio che praticamente ogni cosa diventi "moda" nel giro di breve tempo.
Ci sono tuttologi infaticabili sempre al lavoro per dire la loro.

A volte la semplicità aiuta, meglio dell'approfondimento ad ogni costo.
Settembre è uno splendido mese!

Si moltiplicano dalle pagine dei giornali e dalla voce delle trasmissioni televisive e radiofoniche consigli
per affrontare alcuni disagi psicologici e fisici che si presentano a vacanze finite.
Proverò ad affrontare la questione del periodo di settembre come fine delle vacanze da un punto di vista più comprensibile, privilegiando l'aspetto psicodinamico che sempre tenta di comprendere cosa succede alla nostra mente difronte a situazioni nuove.

Per “mente” qui intendo il modo in cui affrontiamo le nostre esperienze di vita, il nostro caratteristico e personale stile di pensiero, potremmo dire così.

Naturalmente è coinvolto il sistema neuroendocrino, i neurotrasmettitori, il livelli plasmatici di serotonina, dopamina e ogni aspetto biochimico della macchina incredibile che è il nostro organismo.

Influenzato anche, nel suo modo di funzionare, dagli aspetti interiori, legati allo spirito vitale che ci contraddistingue finchè siamo in vita.

Per spirito vitale si può intendere la nostra attitudine a rapportarci al mondo più ampio cui apparteniamo, la nostra idea di mondo e di mondi, di infinito e di assoluto.

Queste ultime suggestioni vogliono solo ricordare che coltivare anche questo tipo di riflessioni sviluppa il sentimento di fiducia, di sicurezza e di emozioni positive e vitali.

Sono queste che aiutano non poco il nostro intero organismo ad affrontare con successo i numerosi cambiamenti, piccoli e grandi, che incontriamo sul nostro cammino.

Tornare dalle vacanze è davvero un problema? chiedevo all’inizio. Chiediamocelo tutti, è il mio consiglio, in tempi in cui nel terzo millennio gli esseri umani patiscono in massa vessazioni di ogni tipo, guerre e quanto altro ognuno di noi ascolta dai media.

Un po’ di insonnia, un po’ di malinconia, chi fuma troppo, chi mangia male, chi si sente nervoso… proviamo a sentirci anche piuttosto fortunati ad essere nati nel mondo occidentale …

 

 

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Blue

Pensando al colore Blu cosa si evoca alla mente e alle sensazioni?

Dipende da quale sfumatura di blu, azzurro, celeste, celeste cielo, celeste pallido, blu notte abbiamo in mente.

Nel mondo britannico è invalso l’uso di chiamare “blue” lo stato depressivo dell’umore.

Blu non è però un colore che associamo alla depressione, semmai al rilassamento.

Certamente tutte le tonalità del blu come colore freddo portano uno stato emotivo di calma e di tranquillità.

in fondo al blu delo scenario di mare si illumina un faro che indica la via

Per questo in cromoterapia ogni utilizzo del blu, sia pittorico che in cibi, bevande, fiori ,  tessuti, viene utilizzato per indurre calma e contrastare stati irritati, ansie e attivazione del sistema nervoso eccessiva.

Nella simbologia ebraica Jahvè sedeva su un trono azzurro, e Zeus tra i greci posava i piedi sull’azzurrità del Cielo. Per la cristianità è sempre azzurro il manto della Madre celeste.

Addirittura l’azzurro è stato preso ad emblema di origini divine e lo si può ritrovare nell’antico blasone dei Re di Francia con tre gigli su fondo blu, proprio per questa intenzione di evocare il Divino,

Sapete a cosa risale il dire che la nobiltà ha il “sangue blu“?

E’ un aneddoto interessante, sentite:

il nome della divinità in forma blasfema è sempre stato presente nei linguaggi pesanti e scurrili di ogni popolo, non frenato dal tabù del divieto di nominare il nome di Dio, ecco quindi il deprecabile uso di bestemmiare.

Nel Medioevo anche i nobili, sempre privilegiati, ne ebbero il divieto assoluto e così, in Francia, non riuscendo a desistere dalla parola pesante della bestemmia, trasformarono la parola incriminata e così par Dieu  divenne Parbleu e fu così che la servitù parlando dei propri signori li definissero “signori blu”

Il blu così si associa anche ad aspirazioni spirituali, ad elevarsi, probabilmente per ragioni filologiche di guardare in alto, al Cielo, che è variamente Blu.

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Pasqua

Domenica prossima è Pasqua.

Quanto ci coinvolgiamo oggi con il significato originario di questa festività?

Pasqua è la ricorrenza principale del mondo cristiano eppure tra le persone comuni, probabilmente non tra i fedeli e adepti del culto, è  il Natale che ricopre un ruolo di maggiore enfasi.

Sembra che le persone siano più toccate dalle festività natalizie e arrivando  fino alla saggezza popolare dei proverbi si usa dire “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”.

Il primo rievoca il calore della famiglia, Pasqua invece il richiamo della primavera che promette festa e amenità non necessariamente familiari.

Certo è che Natale parla di nascita e Pasqua al contrario parla di morte, nei giorni che la precedono e vengono ritualzzati, fino a culminare nella Resurrezione dalla morte e, come direbbe lo psicologo, negando così l’evento mortifero, celebrandolo come superato.

Sono complesse da comprendere nei significati queste feste rituali del mondo religioso, la Pasqua è carica di simboli molto interessanti, anche vedere come sono modificati o rimasti intatti nel tempo è uno studio carico di suggestioni e fascino.

L’uovo è forse il simbolo che per primo risalta alla nostra attenzione, fino a chiamarsi Uovo di Pasqua.

Oggi siamo però nella settimana che precede la Pasqua quindi nell’ultima settimana di quaresima, delle quattro settimane che chiamiamo quaresima.

Questo periodo evoca digiuno, penitenza, preghiera, elemosina, atti di bontà vari e accostamento alla vita dello Spirito in generale.

Il digiuno è una pratica che si trova in tutte le religioni monoteiste, nell’islam con il Ramadan e nella religione ebraica il Kippur.

Tutte pratiche con modalità diverse ma tese alla purificazione del corpo e dell’anima.

Nei nostri tempo attuali il senso del mangiare poco è invece di ben diversa natura, è un modo del tutto mondano di approcciare il problema del mantenimento della linea, del restar ein linea, del sentirsi bene ma anche del seguire stili e mode che ci vogliono in linea.

E’ un argomento vastissimo e ricco di implicazioni, su cui torneremo presto…

 

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psicoterapia

Qual è la storia della parola “Psicoterapia” ?

E’ un termine usato per la prima volta in epoca positivista, da Bernheim.

Che però si riferiva al metodo da lui usato alla fine del secolo XIX di suggestione e ipnosi.

Oggi la parola psicoterapia racchiude innumerevoli visuali e orientamenti che mettono in rilievo aspetti diversi della psiche e della personalità.

Esiste un psicoterapia “unica?

Potrei con facile ironia e arroganza intellettuale dire con certezza “La mia!” invece no, anche se però la mia junghiana… ci porta a scherzare un po’ per mettere levità nelle parole che si accostano all’anima.

Psicoterapia unica è quella di ogni psicoterapeuta serio, formato e appassionato del proprio lavoro, di chi fonda le proprie ipotesi di lavoro su solidi cardini scientificamente convalidati.

Per molti “psicoterapia” resta una parola che evoca fantasmi.

Perchè?

Perchè nella fantasia ingenua ogni nome astratto evoca fantasie eidetiche e facilmente si proiettano contenuti propri su una pseudo obiettività.

Allora “Psicoterapia” è nomen evocativo di cose sconosciute che possono mettere in allarme alcuni, in curiosità altri.

Purtroppo prevale il modello medico nella coscienza di molti “non addetti ai lavori” che porta al vertice la simbologia allusiva e potente del curare, come disse un vecchio professore quando ero all’Università.

E invece nel lavoro dell psicoterapeuta che sa bene di non essere un medico non c’è questa impostazione e si privilegia un modello di lavoro e un’idea che porti ogni persona a conoscersi meglio.

Conoscersi in profondità …

Cosa significa in sostanza?

Significa cercare e trovare i propri simboli, la voce che sceglie la propria anima per manifestare le proprie risorse e la propria generosità nell’essere prodiga di sostegno al Sé, al cuore della personalità.

E riconoscere così le necessità vere della propria personalità, le sue ali per spiccare il suo vero volo.

Ed essere finalmente in sintonia con ciò che di più maestoso ci partorisce, ci alleva, ci nutre e ci sostiene alla vita….

 

 

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Archetipo dello Spirito

Rileggendo Jung a proposito dello Spirito trovo passi interessanti che condivido qui con voi, dalle sue parole, che cito testualmente:

Devo porre una domanda al razionalista illuminato: la sua ragionevole riduzione ha portato a un benefico dominio sulla materia e sullo spirito? 

Egli accennerà con orgoglio ai progressi della fisica e della medicina e alla liberazione dello spirito dall’ottuistà medioevale;  da cristiano benevolo anche alla redenzione dall’angoscia dei demoni.

Ma noi domandiamo ancora:

a che han portato tutte le conquiste della civiltà?

la tremenda risposta sta davanti ai nostri occhi: non siamo liberati da alcuna angoscia, un tenebroso incubo pesa sul mondo.

La ragione è finora miseramente fallita e proprio ciò che tutti vogliono evitare accade con orribile progressione.

Lottando, l’uomo ha fatto conquiste prodigiose nel campo dell’utilità ma per questo egli ha anche spalancato l’abisso del mondo e dove si fermerà?

dove potrà fermarsi?

Dopo l’ultima guerra mondiale si è sperato nella ragione e vi si spera ancora ma già si è affascinati dalle possibilità della fissione dell’uranio e ci si propone u’età dell’oro: il mezzo migliore perchè crescano smisuratamente gli orrori della devastazione.

E chi compie tutto ciò?

il cosiddetto innocente, ingegnoso, inventivo, ragionevole spirito umano che purtroppo è inconscio nella sua parte oscura.

Ma niente psicologia che potrebbe portare all’autoconoscenza !

Piuttosto guerre delle quali è sempre colpevole l’Altro mentre nessuno vede che tutti fanno come ossessi quel che si fugge e si teme.”

Questo estratto da un testo più ampio di ricerche scritto da Jung nella seconda metà degli anni 40 del secolo scorso, porta il titolo “La Simbolica dello Spirito”.

Non è sorprendente come possa risultare attuale dopo quasi ottanta anni?

non siamo cambiati da allora?

non è questa l’osservazione, è cambiata la società, i costumi, molto dell’animo delle persone, dello Zeitgeist direbbe C.G.Jung ma lo Spirito resta una componente complessa della organizzazione psichica umana della quale ancora molto abbiamo da comprendere, nonostante mole di studi e ricerche vastissime da parte di ogni cultura.

senza forma ma forte energia manifesta l’archetipo dello Spirito, onnipresente nei tempi e nelle culture

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Sogni archetipi e inconscio collettivo

                 Nel sogno e nel sonno espletiamo ancora una volta il compito dell’umanità primitiva…Voglio dire: come l’uomo ancora oggi ragiona in sogno, così l’umanità ragionò  anche nella veglia per molti millenni : la prima causa che si presentava alla mente per spiegare qualcosa che abbisognava di spiegazione, le bastava ed era ritenta verità…Nel sogno continua ad agire in noi questa antichissima parte di umanità perché essa è la base sulla quale si sviluppò e ancora si sviluppa in ogni uomo la superiore ragione; il sogno ci porta indietro in molti stadi di civiltà umana e fornisce il mezzo per comprenderli meglio.

Il testo da cui è tratto questo brano è “Umano, troppo umano”, vol 1, 12 e 13 , di Nietszsche.

Perchè questa citazione?

Può essere utile come base per una riflessione intorno all’idea di Archetipo , che appartiene ai primi secoli della  nostra era.

E’ nei sogni che con più evidenza appaiono al clinico specializzato in questa area gli Archetipi, una nozione che ci accosta subito a Jung ma come lui stesso specifica, non è certo di sua invenzione.

Si tratta di una teoria delle idee originarie preconsce, già in Platone, che preesisterebbero alla esperienza cosciente di ognuno e si stratificano nel dare luogo all’inconscio collettivo. Quest’ultimo, oltre a plasmare in qualche modo sottile e latente lo spirito del tempo, lo Zeitgeist , e modellare dunque una serie di prospettive dalle quali léggere la realtà sociale, si affaccia con vitale forza psichica alla mente singola di ognuno. Si affaccia nei nostri sogni, ci lascia il sapore di un esperienza numinosa, che sembra appartenere a sfere dell’esperienza non ordinarie né consuete.

A cosa si riferiscono i nostri sogni bizzarri?

I sogni a volte si riferiscono a livelli della coscienza che esistevano secoli dietro le nostre spalle e alcuni contenuti inconsci dei sogni possono essere considerati come sopravvivenze di condizioni spirituali storicamente ricorrenti. Si tratta di studi affascinanti che riescono a connettere il nostro sogno di una notte a epoche,  a storie, a spiriti appartenuti ad epoche arcaiche e in un epoca di iperconnessione come la nostra …

…scusate se è poco!

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basilica cristiana

Jung, spiritualità

       Jung si è interessato approfonditamente  della spiritualità, cercando di definirne le caratteristiche e la funzione nella psiche umana. Come psichiatra C.G. Jung ha incrociato molti fenomeni psichici   comparsi nella mente dei suoi pazienti che si potrebbero considerare attinenti alla sfera spirituale e ha orientato le sue ricerche anche al vastissimo mondo spirituale e alle varie tradizioni di pensiero che nei tempi e nei luoghi diversi del mondo sono fiorite. Ad oggi C.G.Jung è considerato lo psicologo che più di ogni altro ha cercato con ricerche empiriche e studi comparati connessioni utili tra i fenomeni psichici e le risposte spirituali che l’umanità si è data nel tempo; tra gli studi di Jung e le conclusioni a cui è giunto, ha un posto di preminenza la fenomenologia psichica in rapporto alla religione, come espressione della mente, come luogo di espressione e manifestazione dello Spirito.

        Fu proprio l’opera di Jung  “Simboli della Trasformazione” , ricca di riferimenti alla simbologia dello Spirito, a segnare il punto di rottura con Freud.

        Oggi dalle pratiche dello Yoga alle varie altre arti marziali, le varie forme meditative sono presenti in molte proposte per lo sviluppo personale, si conducono corsi e ritiri, seminari di approfondimento e si riconosce l’importanza sul cervello e sulla salute in generale di tutte le pratiche meditative e spirituali in genere.

Jung si è recato in Oriente nei primi decenni del secolo scorso per accedere direttamente alla spiritualità indiana e buddhista e dice lui stesso:

“Non è stata la storia della religione né quella della filosofia ad avvicinarmi al mondo concettuale buddhistico; è stato il mio interesse personale di medico che si propone di curare le sofferenze condizionate dalla psiche, che mi ha spinto a voler conoscere le concezioni e i metodi di quel grande maestro dell’umanità, preoccupato soprattutto del dolore del mondo, della vecchiaia, della malattia e della morte”.

Con queste parole Jung apre la sua prefazione al testo di Karl Eugene Neumann nel 1955 sui discorsi di Gotama Buddha  e  nella stessa prefazione ci ricorda che

“i medici hanno cercato fin dall’antichità , una panacea, una medicina catholica, e grazie ai loro sforzi incessanti si sono inconsciamente avvicinati, e in misura sorprendente, alle idee centrali della religione e della filosofia orientali”.

Da anni l’Occidente si è notevolmente aperto alle concezioni orientali della spiritualità, dapprima affascinato da una impostazione così radicalmente diversa e quindi nuova per la mente occidentale e progressivamente gli studiosi e via via le persone semplicemente interessate e incuriosite si documentavano e approfondivano studi, conoscenze e pratiche cercando anche elementi di continuità con il pensiero occidentale.

Una continuità e infine una complementarietà si trova, studiando testi antichi, accostandosi a testi sacri, ricercando un’esegesi che renda ragione della continua ricerca umana a domande importanti del vivere, e del morire.

Domande che non hanno tempo e la cui risposta impegna la riflessione e il pensiero umani nella ricerca di senso per la propria esistenza; le pagine a cui Jung ha dedicato il proprio contributo sono molte, con innumerevoli contributi rintracciabili nella raccolta completa delle sue Opere edite da Boringhieri, che percorrono lo sviluppo del suo pensiero scientifico lungo tutto l’arco della sua vita, fino al 1961.

Le parole di Jung concludono dicendo:

 “Se perciò io, dal punto di vista medico, riconosco l’aiuto multiforme e l’incoraggiamento che devo proprio alla dottrina buddhistica, mi muovo su una linea tracciata, nella storia spirituale dell’umanità, da circa due millenni”.

Naturalmente questo è appena un riferimento alla vastità della ricerca junghiana inerente la spiritualità e sarà molto interessante trovare ulteriori spunti per approfondire questo argomento in interventi successivi.

angelo

figura celeste alata benevola e protettrice, cara all’anima, vicina al cuore

 

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