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Pasquettina

Pasquettina è il nome di una contadina del Polesine che in una fiaba nordica trova sempre il modo di essere piena di Speranza e felice, tra le varie avversità.

Felice come una Pasqua!

Non esiste, come è ovvio, una festa chiamata “Pasquettina” e i giorni di pausa dal quotidiano che abbiamo associato alle festività pasquali sono irrimediabilmente conclusi.

Con la Pasquetta. Basta, si torna al lavoro.

Ma con questo incipit vorrei introdurre il pensiero e la riflessione su un tema presente nella nostra vita.

A volte presente anche solo per la sua assenza, che lo rende elemento persecutorio perchè assente.

Mi riferisco al tema della FELICITA‘, quando va a braccetto con la Speranza.

Parole di uso comune che la psicologia analizza nelle implicazioni, nelle possibilità trasformative insite, vere o irreali ?

Una ricerca accademica ci arriva dal Kansas, curata dal Prof. Rick Snyder ha voluto mettere in luce quanto sia importante saper avere, nel proprio repertorio reattivo alle cose e persone, una sana capacità di sperare.

Secondo il Professore citato  molti successi sono legati in modo convincente da dati statistici alla capacità de restare speranzosi.

Concordo con Snyder che non ci riferiamo agli  ottimisti ad oltranza ma a persone con la  caratteristica cognitiva di orientarsi verso la risoluzione dei  problemi.

Risolvere problemi ci orienta a stabilire obiettivi chiari e molto concreti e ad incamminarci risolutamente verso di essi.

E le difficoltà inevitabili che ci sbarrano la strada? lì entra in gioco l’attitudine, da sviluppare, a risolvere  ed esaudire, a darsi da fare per ottenere.

Abolite quindi tutte le parole (le parole sono pensiero) che hanno a che fare con lamento, proliferazione mentale, ruminazione dei pensieri.

Proseguendo su queste linee se l’auspicio che le nostre cose si avviano a migliorare e le abbiamo allineate ai nostri valori esistenziali più alti, la Speranza ci porta in direzione della Felicità.

Forse la ricerca che pur misura dati quantitativi interessanti non è un risultato scientifico esorbitante ma senza dubbio ci porta a riflettere ancora su dove sia la nostra Felicità!

 

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Pasquetta

Pasquetta si chiamerebbe “Lunedì dell’Angelo”.

Tutti i  calendari lo riportano con questa dicitura.

Perchè chiamarla Pasquetta allora ?

Sembra invalso un uso popolare del termine, a ricordare che è un seguito del giorno di Pasqua che celebra la Festa principale.

E’ Festa il giorno di Pasquetta?

E’ stata introdotta come festività, senza obbligo di ascoltare la Messa della liturgia cattolica per i credenti alla fine degli anni quaranta, quando il periodo storico richiedeva di ricostruire anche il tessuto socile, di affetti e di relazioni.

Tragedia della guerra come sempre lascia ceneri e sgomento e così creare una nuova occasione collettiva per srtare con gli altri, per non isolarsi, per festeggiare insieme, è stata istituita da vari Stati.

E così oggi festeggiamo di nuovo Pasquetta, i prati vicono casa popolati di persone e pic nic, papaveri incredibili di aprile rosseggiano a ridosso di un muro.

Come vogliamo celebrare questa occasione che ci viene offerta per vivere una bella giornata, che ci lasci dentro qualcosa?

La mia ricetta ideale è piena di parole d’ordine, con le quali creare ognuno il proprio giorno ideale:

primavera, azzurrità, odore di prato, persone con cui mangiare qualcosa, cibi nutrienti che strizzano l’occhio a ricette più estive, cioccolata (di ieri!), palloni e giochi, sorrisi, calma, ascolto degli altri, un pisolino, musica, canti, bicicletta.

Oppure o più tardi, letture, disegni, lavori manuali, riordino se è un piacere e voglia di chiarezza, remise en forme di se stessi o della casa.

Forse una spiaggia calma o il progetto di un prossimo piccolo viaggio…

Una giornata proprio ricca, questa di Pasquetta…

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Pasqua

Domenica prossima è Pasqua.

Quanto ci coinvolgiamo oggi con il significato originario di questa festività?

Pasqua è la ricorrenza principale del mondo cristiano eppure tra le persone comuni, probabilmente non tra i fedeli e adepti del culto, è  il Natale che ricopre un ruolo di maggiore enfasi.

Sembra che le persone siano più toccate dalle festività natalizie e arrivando  fino alla saggezza popolare dei proverbi si usa dire “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”.

Il primo rievoca il calore della famiglia, Pasqua invece il richiamo della primavera che promette festa e amenità non necessariamente familiari.

Certo è che Natale parla di nascita e Pasqua al contrario parla di morte, nei giorni che la precedono e vengono ritualzzati, fino a culminare nella Resurrezione dalla morte e, come direbbe lo psicologo, negando così l’evento mortifero, celebrandolo come superato.

Sono complesse da comprendere nei significati queste feste rituali del mondo religioso, la Pasqua è carica di simboli molto interessanti, anche vedere come sono modificati o rimasti intatti nel tempo è uno studio carico di suggestioni e fascino.

L’uovo è forse il simbolo che per primo risalta alla nostra attenzione, fino a chiamarsi Uovo di Pasqua.

Oggi siamo però nella settimana che precede la Pasqua quindi nell’ultima settimana di quaresima, delle quattro settimane che chiamiamo quaresima.

Questo periodo evoca digiuno, penitenza, preghiera, elemosina, atti di bontà vari e accostamento alla vita dello Spirito in generale.

Il digiuno è una pratica che si trova in tutte le religioni monoteiste, nell’islam con il Ramadan e nella religione ebraica il Kippur.

Tutte pratiche con modalità diverse ma tese alla purificazione del corpo e dell’anima.

Nei nostri tempo attuali il senso del mangiare poco è invece di ben diversa natura, è un modo del tutto mondano di approcciare il problema del mantenimento della linea, del restar ein linea, del sentirsi bene ma anche del seguire stili e mode che ci vogliono in linea.

E’ un argomento vastissimo e ricco di implicazioni, su cui torneremo presto…

 

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FELICITA’

Oggi è la Giornata mondiale della Felicità !!!

Che vuol dire?

Saremo più felici ?

potremo quantomeno ricordarcene ed è la prima cosa da fare.

Spesso ci aspettiamo che la Felicità ci arrivi addosso, come una giornata di sole dopo il freddo.

E’ una delle possibilità e probabilmente la più desiderata e la più attesa, quando pensiamo alla Felicità.

Felicità però non è solo questo, non solo così: possiamo “costruirla” dentro di noi

Cioè gettare le fondamenta e poi cominciare a mettere i pilastri fondamentali, alzare anche i muri per custodire quello che vogliamo ci stia dentro e quello che vogliamo lasciare fuori. Un tetto per ripararla, delle finestre da tenere sempre pulite e chiare per guardare fuori, per lasciare entrare la luce, per curiosare fuori.

Stiamo parlando della costruzione di una casa sembra, vero?

Ma se rileggiamo è lo stesso identico procedimento che dovremo seguire per mettere le basi della  nostra personale Felicità.

Basta questo a dirci “felici” ? ovviamente no, non basta, ma è una base ineliminabile.

Certo non eviterà che milioni di bambini lontani dal nostro rassicurante occidente muoiano di sete, si ammalino per denutrizione, che guerre assurde tronchino giovani vite. Per questo occorre altro e molto di più.

 La nostra personale disposizione d’animo però avrà il potere sicuro di darci lucidità, comprensione, attenzione alle cose, tranquillità, calma, una base serena da cui volgere lo sguardo intorno, vicono e lntano da noi.

Raggiungere questo è possibile per tutti.

Basta un “click” ??

Sì ma non un click sulla tecnologia, ci vuole un giusto “click” nel nostro modo di pensare che lo sappia commutare in un modo di pensare sano e proficuo, benefico per noi stessi e per gli altri.

E’ enorme la quantità di felicità mancata che sappiamo creare con il modo di pensare malsano della mente, con pensieri che ci avvolgono stretti e non ci fanno nemmeno respirare bene.

Ecco, ho rivelato un segreto, il primo e basilare.

Per la Felicità posso allenarvi …………  😉 

basta chiedere…

 

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Affetti

Cosa vuole significare in psicologia la parola “Affetti ” , “affettività” ?

Può sembrare una ovvietà ma non lo è.

La psicologia attribuisce significati specifici ai termini che fanno parte del proprio gergo, sia esplicativo che terapeutico.

E così succede che dallo psicologo sentiamo parlare a volte di “Complesso affettivo” oppure “Complesso a tonalità affettiva”.

Non si intendere qui il semplice sentimento positivo, di amore o di  affetto che proviamo verso persone care.

E’ un concetto più complesso che gia Freud e sulla stessa scia anche Jung hanno utilizzato descrittivamente.

Per descrivere cosa? 

Descrive uno stato emotivamente attivo, è  usato anche come sinonimo di Emozione e come tale non è possibile controllarlo.

Invece i sentimenti come li intendiamo comunemente possono essere controllati, possiamo pensare per esempo alla rabbia.

Quando un affetto  nel  senso sopra detto esplode, la persona ne viene invasa e si ha una temporanea sopraffazione dell’Io da parte appunto della tonalità affettiva.

L’affetto si produce nel punto in cui siamo più deboli nel processo di adattamento dell’Io e nello stesso tempo ci spiega anche la ragione della debolezza.

A questa considerazione giunse Jung agli inizi dei suoi studi con i primi esperimenti di associazione verbale.

L’affetto rivela la forza e la natura dei valori psicologici della persona e se viene toccata una ferita psichica viene immediatamente uscitato l’affetto corrispondente.

In questo modo durante un’analisi psicologica ad orientamento psicodinamico, cioè che svela i tratti inconsci della personalità, quando compare un affetto in forma di emozione e / o sentimento carico, l’analista riesce a risalire ad una ferita psichica che spesso la persona nemmeno sa di avere.

Purtroppo conosce soltanto gli esiti di tale ferita e ne soffre spesso tremendamente, senza riuscire a darsi un perchè.

Questo uno dei motivi per i quali è indicata una analisi psicologica quando la sofferenza non ha un perchè, ricordando che se Freud ricercava soprattutto il “perche” come motivo originario, Jung ricercava il “perchè” come finalità. 

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psicoterapia

Qual è la storia della parola “Psicoterapia” ?

E’ un termine usato per la prima volta in epoca positivista, da Bernheim.

Che però si riferiva al metodo da lui usato alla fine del secolo XIX di suggestione e ipnosi.

Oggi la parola psicoterapia racchiude innumerevoli visuali e orientamenti che mettono in rilievo aspetti diversi della psiche e della personalità.

Esiste un psicoterapia “unica?

Potrei con facile ironia e arroganza intellettuale dire con certezza “La mia!” invece no, anche se però la mia junghiana… ci porta a scherzare un po’ per mettere levità nelle parole che si accostano all’anima.

Psicoterapia unica è quella di ogni psicoterapeuta serio, formato e appassionato del proprio lavoro, di chi fonda le proprie ipotesi di lavoro su solidi cardini scientificamente convalidati.

Per molti “psicoterapia” resta una parola che evoca fantasmi.

Perchè?

Perchè nella fantasia ingenua ogni nome astratto evoca fantasie eidetiche e facilmente si proiettano contenuti propri su una pseudo obiettività.

Allora “Psicoterapia” è nomen evocativo di cose sconosciute che possono mettere in allarme alcuni, in curiosità altri.

Purtroppo prevale il modello medico nella coscienza di molti “non addetti ai lavori” che porta al vertice la simbologia allusiva e potente del curare, come disse un vecchio professore quando ero all’Università.

E invece nel lavoro dell psicoterapeuta che sa bene di non essere un medico non c’è questa impostazione e si privilegia un modello di lavoro e un’idea che porti ogni persona a conoscersi meglio.

Conoscersi in profondità …

Cosa significa in sostanza?

Significa cercare e trovare i propri simboli, la voce che sceglie la propria anima per manifestare le proprie risorse e la propria generosità nell’essere prodiga di sostegno al Sé, al cuore della personalità.

E riconoscere così le necessità vere della propria personalità, le sue ali per spiccare il suo vero volo.

Ed essere finalmente in sintonia con ciò che di più maestoso ci partorisce, ci alleva, ci nutre e ci sostiene alla vita….

 

 

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libro bello

Un libro a volte è bello. Molto bello.

Il libro di cui vi parlo oggi lo è con molta intensità.

Naturalmente è un giudizio soggettivo, per me un libro si può definire bello quando ci lascia emozioni positive, magari anche di dolcezza d’animo.

E’ un romanzo, una storia inventata, in un luogo inventato, una cittadina immaginata in Colorado che si chiama Holt.

Chi ama Kent Haruf ha già capito di che romanzo stiamo parlando, di Holt ce ne è una sola, così tranquilla nel suo accogliere vite di persone che si intrecciano tra loro mirabilmente, quasi senza volerlo.

tra le pagine di un libro si colorano i destini e le strade dove prendono forma le storie

Cosa accade in questo libro?

Si incontrano personaggi come per caso e a volte tra loro non va affatto bene. Ci sono risvolti drammatici e di enorme sofferenza. Oppure di levità e incastro perfetto.

In ogni caso la magìa di questo scritto è che questi personaggi sanno accudirsi l’un l’altro e questa la trovo una cosa assai rara, specie quando non si è creato un vincolo formale. Naturalmente la presenza dei pochi  personaggi meno sereni e francamente carichi di problemi psichici rende per contrasto più evidente e scorrevole la capacità di accudimento che per tutto il libro si respira.

Accadono cose in questa storia narrata, tra le persone, che ci trasportano in un mondo dove tutto può accadere e sembra possibile, mentre la quiete e la serenità d’animo alla fine intreccia in intrecci nuovi tutti i personaggi, restituendo anche un senso diverso alle loro storie, alla loro stanchezza e alla loro speranza.

Volete sapere come si chiama questo libro bello?

“Crepuscolo” è il titolo e a differenza di quanto potremmo pensare dal titolo non porta un’atmosfera crepuscolare.

Fa parte della serie che l’autore ha chiamato “Trilogia della pianura” che io sottotitolerei “L’atmosfera distesa” .

Sì, ricordate bene: è lo stesso autore di “Le nostre anime di notte”, scomparso nel 2014, di cui vi ho parlato.

 

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Archetipo dello Spirito

Rileggendo Jung a proposito dello Spirito trovo passi interessanti che condivido qui con voi, dalle sue parole, che cito testualmente:

Devo porre una domanda al razionalista illuminato: la sua ragionevole riduzione ha portato a un benefico dominio sulla materia e sullo spirito? 

Egli accennerà con orgoglio ai progressi della fisica e della medicina e alla liberazione dello spirito dall’ottuistà medioevale;  da cristiano benevolo anche alla redenzione dall’angoscia dei demoni.

Ma noi domandiamo ancora:

a che han portato tutte le conquiste della civiltà?

la tremenda risposta sta davanti ai nostri occhi: non siamo liberati da alcuna angoscia, un tenebroso incubo pesa sul mondo.

La ragione è finora miseramente fallita e proprio ciò che tutti vogliono evitare accade con orribile progressione.

Lottando, l’uomo ha fatto conquiste prodigiose nel campo dell’utilità ma per questo egli ha anche spalancato l’abisso del mondo e dove si fermerà?

dove potrà fermarsi?

Dopo l’ultima guerra mondiale si è sperato nella ragione e vi si spera ancora ma già si è affascinati dalle possibilità della fissione dell’uranio e ci si propone u’età dell’oro: il mezzo migliore perchè crescano smisuratamente gli orrori della devastazione.

E chi compie tutto ciò?

il cosiddetto innocente, ingegnoso, inventivo, ragionevole spirito umano che purtroppo è inconscio nella sua parte oscura.

Ma niente psicologia che potrebbe portare all’autoconoscenza !

Piuttosto guerre delle quali è sempre colpevole l’Altro mentre nessuno vede che tutti fanno come ossessi quel che si fugge e si teme.”

Questo estratto da un testo più ampio di ricerche scritto da Jung nella seconda metà degli anni 40 del secolo scorso, porta il titolo “La Simbolica dello Spirito”.

Non è sorprendente come possa risultare attuale dopo quasi ottanta anni?

non siamo cambiati da allora?

non è questa l’osservazione, è cambiata la società, i costumi, molto dell’animo delle persone, dello Zeitgeist direbbe C.G.Jung ma lo Spirito resta una componente complessa della organizzazione psichica umana della quale ancora molto abbiamo da comprendere, nonostante mole di studi e ricerche vastissime da parte di ogni cultura.

senza forma ma forte energia manifesta l’archetipo dello Spirito, onnipresente nei tempi e nelle culture

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Simboli universali

Il Simbolo si può definire come un catalizzatore di energia psichica, secondo C.G.Jung 

La parola “simboli” e “simbolici” ha avuto enorme diffusione e viene utilizzata in molti contesti differenti.

Vi voglio oggi raccontare quante cose importanti nuove e interessnti ho appreso ad un Convegno, a Roma, pochi giorni fa. A Proposito di Universi Simbolici!

Venite con me, mentre scrivo gli appunti !

E’ stata riferita una ricerca accademica, italiana, di Psicologia sociale e il modo con cui stiamo al mondo viene definito “Universo Simbolico

La premessa è che la crisi socio-istituzionale richiede nuovi modelli di costruzione di valore.

Come ognuno di noi e le istituzioni che ci rappresentano nella democrazia interpretiamo l’mbiente in cui ci troviamo è legato alle nostre funzioni cognitive.

Già l’atto percettivo interpreta, selezionando l’informazione.

Questa Interpretazione dell’ambiente, e le scelte che ne deriveranno, è un atto non solo razionale.

Il Simbolo darà nuova organizzazione e nuovo senso a ciò che viviamo e alle nostre democrazie.

A proposito, il Convegno del quale qui vi parlo, era appunto relativo alla Democrazia come tema e come valore.

Ci si è chiesti quale mondo culturale, quale dinamica culturale ci spinge all’azione e la fa apparire “normale”.

Qui per “cultura” si intende la significazione, cioè il dare significato.

Se occorre promuovere il processo trasformativo di una cultura, come si interviene?

Questa la domanda alla quale la ricerca accademica ha cercato di dare una risposta.

Il campione è stato di diecimila persone in sedici differenti paesi europei e sono emersi con gli opportuni rilievi statistici cinque “universi simbolici” del milieu culturale, inteso come “modo di stare al mondo”.

Ognuno dei Simboli Universali, o meglio detto Universi Simbolici rappresenta come le persone che vi “rientrano” lo accolgono come proprio modello inconscio di stare al mondo.

Sono emersi:

Il Mondo Ordinato

Il Legame Interpersonale

la Società che si prende cura

La Nicchia di Appartenenza

Il Mondo è degli Altri (di chi ha potere)

Ora ditemi voi se non valga la pena di approfondire tutto questo!

Al prossimo articolo l’approfondimento !!

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ricamo di Luneville su organza di seta

errore!

errata corrige !

C’è un errore, così direbbero i latini in riferimento all’ultimo post. O meglio correzione dell’errore

Parlavo del ricamo e del mio entusiasmo per il ricamo di Luneville, ricorderete:

la gentile insegnante Jelena mi ha corretto l’errore: l’uncinetto  non si chiama come in errore avevo scritto Kantan ma più semplicemente uncinetto di Luneville.

Infatti si usa solo per questa specifica tecnica e a buon diritto ne prende il nome!

gli errori sono sempre i benvenuti, insegnano sempre qualcosa !

Volentieri segnalo la correzione, e spero che in molte vorrete provare a sentirvi meglio e meditare attraverso questo meravigliosa antica tecnica di ricamo !

Sto avviando uno studio per codificare con basi documentate i benefici sulla sfera cognitiva delle attività manuali di relax, il ricamo tra queste.

E perchè non proprio Luneville in particolare?

Sarà il progetto Mandala che ad una junghiana non può mai lasciare indifferente o la leggerezza dell’organza di seta che lo sostiene ad affascinare così delicatamente?

Comunque se qualcuno vuole collaborare cn me a rintracciare dati utili per fare di questa attività una forma indirettamente e informalmente terapeutica, ascolto volentieri ogni contributo.

 

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