PSICOLOGIA, FELICITA' E HOME THERAPY
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ft studium

Ho dato al mio studio di psicologia e psicoterapia il nome di ftstudium.

Perchè?

Facili latinismi per dare un tono di scientificità?

No, la risposta è un’altra.

Vediamo l’etimologia, che sempre aiuta nella comprensione:

dal lat. studium ‘applicazione, zelo, amore, passione…’; connesso con il verbo lat. studere ‘applicarsi a, dedicarsi a, studiare, desiderare’ (exercere studia ‘dedicarsi agli studi’).

Ne consegue per studiare il significato di ‘fare oggetto di applicazione mentale costante e metodico una disciplina, un argomento, un’arte o una tecnica al fine di apprenderla, valendosi del sussidio di libri o di altri strumenti, spesso sotto la guida di un insegnante’

Ecco che la spiegazione mi è parsa la vera essenza del mio lavoro con i miei pazienti di sempre:

porre passione  e dedizione nello studiare, da parte mia, per mantenere sempre approfondito e aggiornato il mio contributo alle persone che chiedono il mio intervento.

e sia applicazione, da parte dei pazienti che frequentano il mio studio, di quanto andiamo insieme ragionando.

Lasciamo da parte il latino per ricordare che nella nostra lingua italiana studiare concentra in sé i nuclei fondamentali che hanno caratterizzato l’antecedente latino fin dalle prime attestazioni: passione, assiduità, applicazione, pratica, dedizione profonda, desiderio (di imparare).

Il tutto finalizzato alla conoscenza.

Le altre accezioni del termine (‘impegno, cura in un’attività, in un obiettivo che ci si prefigge’ così come il significato di ‘ricercatezza, artificio’ ad esempio nel vestire, nel comportarsi in un certo modo, o come quello di ‘gesto calcolato’) sono da ritenersi secondarie.

Queste premesse ci raccontano un senso profondo di accoglienza, verso chi bussa alla porta del mio studio, per procedere insieme a “studiare” il percorso migliore per il paziente.

Ogni vita, periodicamente, ha bisogno di un punto di sosta per riflettere e disegnare la nuova via che le circostanze nuove richiedono:

un’analisi junghiana a mio parere resta più che mai oggi la via elettiva.

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FELICITA’ NUOVA

La Felicità è una cosa vecchia, non nuova, vero?

Ne parlano Filosofi dell’antica Grecia e qualche pittura rupestre più arcaica mostra pittogrammi sulle rocce forse per raccontare Felicità.

C’è qualcosa di nuovo nella felicità ?

Mi viene alla mente intanto uno stralcio che tutti ricordiamo a memoria dai tempi di scuola che dice

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d’antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.

ed è l’incipit de L’aquilone  di Giovanni Pascoli (1855-1912)

Questo ci aiuta a pensare che la Felicità è antica e nuova allo stesso tempo, un modo per dire che è eterna, non ha età, non muore.

Tuttavia ogni epoca trova i propri modi specifici per raccontare la propria gioia e se rileggete l’altra “antica” poesia, questa volta Guido Gozzano,  che disegna una forma di esuberanza felice vedrete quanto oggi fa sorridere.

E’ la poesia che ha per titolo “L’ amica di nonna Speranza” versi così lievi e delicati nell’ironia di tratteggiare un tempo che fu ma raccoglieva forme desuete di intensa gioia di fanciulle, la nonna diciottenne dell’autore e la sua amica del cuore.

E così sentirci felici non è così difficile, per ricordi antichi,  progetti futuri, speranze gloriose,  desideri che si realizzano.

la Gioia vive dentro la nostra mente.

Il regista Woody Allen, alla domanda: ” sei mai stato felice?” rispondeva serafico: “Mai più di sei ore di fila”.

Ci fa sorridere ma ci riporta a quanto la ricerca sulla felicità conferma: una volta raggiunta, si crea in noi una specie di assuefazione e non ci  più ci allieta più come prima, se possiamo dire così.

Tra i vari posti dove ama nascondersi la Gioia viene a trovarci dentro il mio corso di COSTRUZIONE DELLA FELICITA’, tra le parole, gli entusiasmi, le frasi, i racconti di ogni partecipante.

Ad ogni edizione è una sorpresa l’andamento… chiama o scrivi per notizie più dettagliate

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Pasquetta

Pasquetta si chiamerebbe “Lunedì dell’Angelo”.

Tutti i  calendari lo riportano con questa dicitura.

Perchè chiamarla Pasquetta allora ?

Sembra invalso un uso popolare del termine, a ricordare che è un seguito del giorno di Pasqua che celebra la Festa principale.

E’ Festa il giorno di Pasquetta?

E’ stata introdotta come festività, senza obbligo di ascoltare la Messa della liturgia cattolica per i credenti alla fine degli anni quaranta, quando il periodo storico richiedeva di ricostruire anche il tessuto socile, di affetti e di relazioni.

Tragedia della guerra come sempre lascia ceneri e sgomento e così creare una nuova occasione collettiva per srtare con gli altri, per non isolarsi, per festeggiare insieme, è stata istituita da vari Stati.

E così oggi festeggiamo di nuovo Pasquetta, i prati vicono casa popolati di persone e pic nic, papaveri incredibili di aprile rosseggiano a ridosso di un muro.

Come vogliamo celebrare questa occasione che ci viene offerta per vivere una bella giornata, che ci lasci dentro qualcosa?

La mia ricetta ideale è piena di parole d’ordine, con le quali creare ognuno il proprio giorno ideale:

primavera, azzurrità, odore di prato, persone con cui mangiare qualcosa, cibi nutrienti che strizzano l’occhio a ricette più estive, cioccolata (di ieri!), palloni e giochi, sorrisi, calma, ascolto degli altri, un pisolino, musica, canti, bicicletta.

Oppure o più tardi, letture, disegni, lavori manuali, riordino se è un piacere e voglia di chiarezza, remise en forme di se stessi o della casa.

Forse una spiaggia calma o il progetto di un prossimo piccolo viaggio…

Una giornata proprio ricca, questa di Pasquetta…

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Pasqua

Domenica prossima è Pasqua.

Quanto ci coinvolgiamo oggi con il significato originario di questa festività?

Pasqua è la ricorrenza principale del mondo cristiano eppure tra le persone comuni, probabilmente non tra i fedeli e adepti del culto, è  il Natale che ricopre un ruolo di maggiore enfasi.

Sembra che le persone siano più toccate dalle festività natalizie e arrivando  fino alla saggezza popolare dei proverbi si usa dire “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”.

Il primo rievoca il calore della famiglia, Pasqua invece il richiamo della primavera che promette festa e amenità non necessariamente familiari.

Certo è che Natale parla di nascita e Pasqua al contrario parla di morte, nei giorni che la precedono e vengono ritualzzati, fino a culminare nella Resurrezione dalla morte e, come direbbe lo psicologo, negando così l’evento mortifero, celebrandolo come superato.

Sono complesse da comprendere nei significati queste feste rituali del mondo religioso, la Pasqua è carica di simboli molto interessanti, anche vedere come sono modificati o rimasti intatti nel tempo è uno studio carico di suggestioni e fascino.

L’uovo è forse il simbolo che per primo risalta alla nostra attenzione, fino a chiamarsi Uovo di Pasqua.

Oggi siamo però nella settimana che precede la Pasqua quindi nell’ultima settimana di quaresima, delle quattro settimane che chiamiamo quaresima.

Questo periodo evoca digiuno, penitenza, preghiera, elemosina, atti di bontà vari e accostamento alla vita dello Spirito in generale.

Il digiuno è una pratica che si trova in tutte le religioni monoteiste, nell’islam con il Ramadan e nella religione ebraica il Kippur.

Tutte pratiche con modalità diverse ma tese alla purificazione del corpo e dell’anima.

Nei nostri tempo attuali il senso del mangiare poco è invece di ben diversa natura, è un modo del tutto mondano di approcciare il problema del mantenimento della linea, del restar ein linea, del sentirsi bene ma anche del seguire stili e mode che ci vogliono in linea.

E’ un argomento vastissimo e ricco di implicazioni, su cui torneremo presto…

 

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ricamando meditando

Ricamando… la nostra mente lascia scivolare via i pensieri.

Mentre si dedica ad un’unica attività e veicola l’attenzione su di essa.

La mente in questo modo  è concentrata.

Come sarà possibile ?

La parola terapia ha etimologia greca θεραπεία (therapeía),  riferisce al miglioramento di condizioni esistenti critiche verso condizioni risanate.

Naturalmente il preciso significato dipenderà dal significato che diamo a  malattia e a  salute

Il ricamo ha storia antica, a volte appannoggio esclusivo delle arti femminili ma non sempre  è stato così.

Utilizzando fili colorati o tele colorate, nascono sotto le mani lavori di creatività, di arte, figurativa o astratta che sembrano esplosioni di vita, attraverso i colori che si animano tra i fili.

fili colorati dano vita all’immagine e confortano l’anima assetata di vita

 

Così è possibile che ricamando noi si sperimenti l’effetto benefico della meditazione, grazie alla concentrazione attentiva della mente, unita all’effetto rivitalizzante dei colori.

Una sorta di cromoterapia spontanea:

la scelta cromatica è spesso dettata dalle esigenze profonde della persona che si accinge a disegnare con l’ago, ricamando.

Perchè la scelta dei colori cioè il gradimento di un colore che ci piace oppure non ci piace è in stretta connessione con l’apparato visivo ed emotivo, è una funzione della corteccia cerebrale.

Vuol dire che non è una risposta riflessa, anche quando ci appare così ma è il risultato dello sviluppo e dell’educazione.

E’ coinvolto il sitema endocrino attraverso l’ipofisi con meccanismi non ancora del tutto chiari.

Certo è che portiamo tracce filogenetiche rispetto alle nostre umane reazioni alla luce o alla sua assenza:

il buio per i nostri progenitori era sinonimo di pericolo e reazioni di paura mentre luce significava la possibilità di vedere e di difendersi all’occorrenza.

Quindi meccanismi antichi, dentro il nostro cervello supermoderno

 ricamare intrecciando fili colorati o candidi ci regala le sensazioni della meditazione sia come pace e rilassamento che come beneficio neuroendocrino.

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